I soliti pensieri nella notte di stelle:

Yukine era disteso nuovamente sul duro pavimento di legno di qualche tempio, sentiva russare Yato ma non era per questo che il sonno non lo veniva a prendere, no, il motivo era un altro. Con lo sguardo volto al cielo puntellato di stelle cercava di frenare un po’ il ritmo di quei pensieri che gli affollavano la mente ogni volta che calava il sole. Era come una rutine. Quei concetti arrivavano puntuali, solitamente quando era ora di coricarsi, impedendogli così di poter dormire serenamente. Quello più ossessivo era più che altro una domanda: lui era davvero morto? Ancora la sua mente non riusciva a inglobare quell’ immagine. Era troppo spaventosa soprattutto se si teneva conto della sua conto della sua tenera età. Voleva credere fosse tutto un sogno ma una piccola parte del suo cuore diceva che non era così: non era una fantasia. Chiuse gli occhi e sospirò.
-Se non è un sogno… fa così schifo essere morto?- chiese in un piccolo sussurro. Il silenzio invase la sua testa, sembrava avesse trovato il modo per zittire le sue voci interiori. Poi una ricominciò a parlare un po’ titubante.
“Allora avere conosciuto Hiyori e Yato ti fa schifo?” Yuki si sentì improvvisamente colpevole di aver detto quella frase. Quei due lo avevano aiutato spesso, probabilmente se non fosse morto non li avrebbe mai incontrati. Poteva essere un lato positivo quello? Sì, molto probabilmente.
“Però ci sono molti lati negativi” disse un’altra voce impertinente.
“Non puoi fare quello che tutti i ragazzi della tua età fanno.” Yukine strinse gli occhi ancora chiusi. Quel discorso cominciava ad infastidirlo.
“Non litighi con i tuoi genitori, non puoi andare a scuola, gli altri non possono vederti… per questo non hai amici. Sei solo.” Yuki si alzò a sedere di scatto aprendo gli occhi altrettanto velocemente. ‘Solo’. Quella parola era troppo per lui. Era un taboo nel suo vocabolario.
“Io non sono solo!” si disse rabbioso.
“Ma davvero?” chiese ancora la voce.
“E dimmi chi sarebbero i tuoi amici?” Il ragazzo rimase zitto per qualche secondo, rimestando nei suoi ricordi alla ricerca di una risposta degna a quella provocazione causata dalla sua mente.
“I-Io ho Hiyori e… Yato…”
“Sarebbero solo quelli i tuoi amici?”
“E… e poi ho Kofuku!” oramai era in preda al panico. Si sentiva ridicolo. Spaventato da sé stesso, era davvero così debole da temere la sua persona?
“Sono solo tre e poi Kofuko la conosci appena. Ammettilo, sei solo.”
“Già sei solo!” disse un’altra.
“Sì solo.” Sopraggiunse un’altra ancora.
-Basta! Non è vero!- gridò con tutto il fiato che aveva in gola. Sentiva le voci nella sua testa ridere a quel gesto. Yukine si tappò le orecchie e strinse gli occhi.
-Basta! Basta, non è vero!- cominciò a piangere, disperato. Una mano si poggiò sulla sua spalla. Le voci ammutolirono. Due brillanti occhi azzurri scintillavano nel buio, Yuki si voltò. Yato lo guardava sorridente.
-Va tutto bene, Yukine.- disse. Il ragazzo lo abbracciò continuando a piangere. Rimasero in quella posizione a lungo, fino a che il pianto del giovane non sfumò fino a diventare una serie di sospiri intrisi di tristezza.
-Va meglio?- chiese il dio. Lui annuì brevemente. Yato gli poggiò una mano sulla testa.
-Bene ora cerca di riposare, domani dobbiamo alzarci presto.- si stese.
-Dobbiamo sturare un altro gabinetto!- disse entusiasta. Yuki lo guardò con sufficienza.
-E tu saresti una divinità?!- chiese schifato. Poi sorrise, era bello fare squadra con quella sottospecie di dio. Era bello avere degli amici.