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Autore: The son of rage and love    03/08/2014    3 recensioni
Kurt Gallagher è un ragazzo buono, intelligente, suona la chitarra da quando era piccolo e ha una band.
Ma il destino gli ha fornito delle pessime carte, portandolo su cattive strade e rendendo la sua esistenza un totale fallimento. La musica è l'unica a non averlo mai abbandonato, e con lei è riuscito a rialzarsi e a riprendere in mano la sua vita.
I problemi ci sono ancora, sempre, ma tutto sommato la sua vita ha preso una piega positiva, finché un giorno non incontrerà qualcuno: una ragazza, un esempio per molte persone, ma che in quel momento non può essere l'esempio di nessuno. Come lui, avrà perso la sua strada e Kurt cercherà di aiutarla a ritrovarla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Kurt c'è la polizia davanti a casa tua. -
- Mh mh, c'hai provato - Dissi sarcastico senza neanche sollevare lo sguardo verso il finestrino dell'auto, intento a girarmi una canna.
- Non sto scherzando. - Continuò il ragazzo alla guida, rallentando il passo.
Io allora sollevai lo sguardo e la luce blu inconfondibile dei lampeggianti della polizia mi fece trasalire.
- Ma che cazzo stai dicendo? - Chiesi, più a me stesso che ai miei due amici, staccando la schiena dal sedile posteriore dell'auto e sporgendomi in avanti.
Ci furono alcuni istanti di silenzio, si sentiva solo il rumore dell'auto che avanzava sull'asfalto.
- Che cazzo fai, rallenta! Fermati! - Esclamai a bassa voce, quasi come se avessi paura che i poliziotti mi sentissero.
Accostammo, e senza che nessuno avesse il coraggio di dire nulla ci mettemmo a fissare casa mia, quasi nella speranza che gli agenti uscissero e se ne andassero.
- Ma... Sono venuti per te? Hai roba in casa? - Chiese di punto in bianco il ragazzo sul sedile del passeggero.
Lo guardai male, con quella domanda aveva appena rovinato il mio trip dovuto ai funghetti allucinogeni che avevamo preso neanche un'ora prima.
- Beh mi pare ovvio che non ne abbia la più pallida idea! - Risposi visibilmente agitato e anche terrorizzato.
- Oh, sta calmo, chiedevo soltanto. - Sollevò le mani, come in segno di resa, tornando a fissare la casa e la volante della polizia che era ancora parcheggiata nel vialetto.
Sospirai e chinai il capo, passandomi una mano sul volto. Cominciavo a sudare freddo.
- Comunque... Credo di no. Dovrei essere pulito. - Mormorai.
Altri istanti di silenzio nei quali cominciai ad immaginarmi in un carcere federale con una tuta arancione e con catene a polsi e caviglie.
- Kurt devi andare a casa. - Esordì il ragazzo al volante.
- Cosa? - Chiesi, sconcertato da quell'affermazione.
- Se tu sei pulito non ti faranno niente, se prendono anche noi siamo nella merda. - Continuò senza neanche guardarmi.
- Ha ragione, Kurt, siamo tuoi amici non puoi farci questo. - Aggiunse l'altro tipo.
Li guardai entrambi. Corrugai la fronte e da una tasca dei pantaloni tirai fuori un sacchettino d'erba, porgendolo ai due.
- Se mi accorgo che ve la siete fumata vi spacco il culo. - Dissi con una punta di ironia.
Sorrisero e presero il sacchettino, augurandomi in bocca al lupo.
Scesi dall'auto che subito ripartì con una sgommata, allontanandosi velocemente.
- Andiamo Kurt, non farti salire un trip paranoico proprio adesso. - Mi dissi tra me e me prendendo un grande respiro ed entrando nel vialetto.
Suonai il campanello e dopo alcuni istanti un agente aprì la porta. I nostri sguardi si incrociarono e il pensiero di scappare a gambe levate davanti a quell'armadio balenò nella mia testa.
- Tu devi essere Kurt. - Disse l'uomo, serio.
- S-si. - Risposi io timidamente.
Lo vidi sospirare e abbassare lo sguardo, non ne capii subito il motivo, almeno finché non mi accompagnò in salotto dove mia madre era in lacrime seduta sul divano.
Mi fecero sedere accanto a lei e in quegli infernali minuti di silenzio il mio cervello aveva già cominciato a formulare varie ipotesi: sarei finito in un carcere minorile, o in qualche riformatorio da incubo dove mi avrebbero fatto a pezzi.
Ma poi qualcos'altro si insinuò nella mia testa: perché c'era solo mia madre? Dov'erano papà e Michael? La partita doveva essere finita.
- Mamma... Dov'è papà? Dov'è Michael? - Chiesi con voce spezzata.
Il pianto di mia madre si intensificò e in quell'attimo, probabilmente, capii  cos'era successo.
- Kurt, dobbiamo parlarti di tuo padre e di tuo fratello. - Esordì l'agente che mi aveva aperto la porta, sedendosi di fronte a me.
Presi un grande respiro, quell'attesa era snervante.
- Mentre tornavano verso casa... Tuo padre deve aver perso il controllo dell'auto, si è inserito in un incrocio e... Si sono scontrati con un tir. - Continuò l'uomo, guardandomi dritto negli occhi  - Sono... Non ce l'hanno fatta. - Concluse abbassando lo sguardo.
Tenevo gli occhi puntati sul poliziotto, ma non lo vedevo, sentivo solo le sue parole che mi rimbombavano nella testa e il pianto di mia madre che faceva da sottofondo.
Papà, Michael. Era tutta colpa mia. E mia madre lo sapeva.


Un suono squillante e fastidioso mi martellava nella testa. Allungai un braccio fuori dal letto e lasciai cadere la mano sulla sveglia che segnava l'inizio di un'altra noiosa giornata di lavoro.
Rimasi immobile nel letto per alcuni secondi, cercando di non ricominciare a pensare al passato e di metabolizzare l'idea di dovermi alzare.
Quattro anni. Erano già passati quattro lunghi anni.
Mi avviai verso il bagno stropicciandomi un occhio, con l'aria di chi si era appena svegliato da un coma, e sfruttando tutta la mia forza di volontà aprii l'acqua della doccia e mi ci lanciai dentro, sperando che quella bastasse per svegliarmi e farmi esclamare ehi, oggi a lavoro sarà fantastico!.
Beh, mi sbagliavo.



ANGOLO DELL'AUTORE

Saaalve a tutti ragazzi e ragazze, se siete arrivati fino a qui significa che questo prologo non vi ha ucciso annoiato :D
Ammetto che questa è la primissima fanfiction che scrivo perciò vi chiedo di recensire un casino, magari scrivendomi anche dei consigli. Potete, anzi dovete, recensire negativamente se ne sentite il bisogno, così che io possa capire dove sbaglio e magari migliorare (:
L'idea per questa storia mi è venuta dopo un'attenta analisi di bilancio del mercato su... No a dire il vero una notte non riuscivo a prendere sonno e allora ho cominciato a fantasticare :')
Che dire, i Paramore sono stati un po' la colonna sonora della mia infanzia e adolescenza insieme a molte altre band (quali Green Day, Strokes, Blink-182, Black Keys, Sum 41, White Stripes ecc.) e Hayley Williams è... Molto semplicemente Hayley Williams, e mi sono sentito in dovere di scriverci qualcosa su.
Ok, ancora dei Paramore non c’è nemmeno l’ombra, ma suvvia, siamo solo al prologo :’)
Allora, se non mi rompo tutte le dita delle mani dovrei riuscire a pubblicare una volta a settimana, ma se dovessero esserci problemi per la pubblicazione state tranquilli che vi avvertirei per tempo (:

Bene, cari lettori, al prossimo capitolo!

Peace.
  
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