CRASH!
Un
vaso di cristallo si infranse contro il muro,
creando una cascata luccicante i cui frammenti andarono in parte a
colpire la
ragazza che si era spostata appena in tempo per evitare il colpo, con
un
sogghigno .
«puoi
tirarmi quanti vasi ti pare ma non cambierà il
fatto che sei più porco tu di quelli nelle stalle!»
«cosa
devo fare per ficcarti in testa che non stavo
frugando nel tuo cassetto
dell’intimo?!» l’uomo
evitò per un soffio un soprammobile lanciatogli dalla
ragazza, in risposta al vaso «stavo semplicemente rimettendo
a posto quelle
cose che hai l’ardire di chiamare mutande, perché
almeno uno di noi due dovrà
pure pensare a lavare i panni!!!...tsk. Viziata e pure
perversa…»
«darling, ti
faccio notare che ti ho visto distintamente con in mano delle mutande
pulite
che hai preso dal fondo del cassetto…»
«tu
non puoi vedere qualcosa “distintamente”. Sei
continuamente sbronza».
Era
il preludio ad una delle loro classiche
litigate, in armonia con il preludio ad un temporale di
entità indefinita segnalato
dalle nubi che si stavano ammassando sul cielo romano.
Una
lotta era forse la degna conclusione a quella
giornata. Era da diverse ore che a Warsman era venuta una gran voglia
di
torcerle il collo: precisamente da quando quella bastarda, dopo avergli
chiesto
di fermarsi parcheggiando vicino al fiume il vespone che avevano preso
a
noleggio, lo aveva distratto col trucco più vecchio del
mondo, “che roba è
quella”?...e appena lui si era voltato gli aveva tirato un
calcio nel sedere
facendolo finire giù nel biondo -mah. Ormai non
più tanto- Tevere. E oltre a
ridere come una beota invece di dargli una mano ad uscire
dall’acqua, aveva
anche azzardato l’ipotesi che dopo quel bagno potesse
spuntargli un membro in
più.
“bwahahahahah
un vecchio porcello bifallico!
Già, che ne faresti? Non
trovi il modo di usarne nemmeno uno…”
Roba
da ucciderla, veramente. Ma gli era stato
impedito dall’arrivo di alcuni carabinieri, che se non fosse
stato per Emerald
che aveva prontamente confermato la caduta
“accidentale” del russo, forse lo
avrebbero pure arrestato dopo avergli fatto pagare una multa
salatissima. C’era
crisi, i comuni si attaccavano a tutto pur di mettere insieme qualche
spicciolo; sicuramente era meglio dare addosso ai poveri cittadini e ai
turisti, piuttosto che ridurre gli stipendi a quella larga parte di dipendenti statali il cui unico compito risiedeva nello scaldare le sedie dei propri uffici.
«non
per un paio di birre!» ribatté la ragazza
scagliandosi contro di lui.
«un
paio di
casse di birra da dodici, se mai»
replicò pronto l’altro riuscendo ad
evitare il colpo e ad immobilizzarle le braccia dietro la schiena.
«e
beh…fa…lo stesso!» Emerald
riuscì ad assestargli
una gomitata all’altezza dello stomaco che lo costrinse a
liberarla, e gli
diede una forte spinta che lo fece crollare sopra al tavolino di legno
che
ovviamente finì a pezzi.
Prima
che Warsman riuscisse a rialzarsi Emerald gli
fu addosso, e tutto quel che poteva fare era cercare di trattenerle le
braccia,
cosa complicata considerando che la ragazza aveva un braccio potenziato
artificialmente!
Alla
fine Warsman le assestò una potente testata, e
tentò con successo di ribaltare la situazione con un colpo
di reni.
«piantala!!!
Non ti pare di aver già fatto
abbastanza per oggi?!»
«ce
l’hai ancora con me per quel bagnetto? A
proposito, al tuo fratellino è nato o no il fratello
gemellooooh!!!» spostò la
testa appena in tempo per evitare un pugno che fracassò il
parquet.
«vai
all’inferno, Lancaster!!!»
Emerald
stava per rispondergli a tono, quando il
rombo di un potente tuono fece tremare i vetri della casa, e la ragazza
istintivamente si strinse al suo Nemico Numero Uno nascondendo il viso
contro
il suo petto, mentre tremava leggermente.
Non
le erano mai piaciuti i tuoni, e se di solito
comunque si sforzava di sopportarli
aveva reazioni impulsive come quella se questi erano
improvvisi.
Il
rumore della pioggia era diventato martellante,
le gocce colpivano il vetro colando su di esso in complicati arabeschi
che
proiettavano la loro ombra sui due litiganti.
«non
dirmi che hai paura di un po’di pioggia»
mormorò lui sarcastico.
«vai
al diavolo».
No,
non aveva paura della pioggia. La pioggia le
piaceva, e anche molto. Trovava rilassante guardarla, ed anche il suo
suono…
Finì
suo malgrado a stringersi di nuovo a lui quando
sentì il rumore di un nuovo tuono.
Erano
quelli a non piacerle, ma proprio per niente.
Con
un braccio il russo spostò lontani i frammenti
di legno alla sua sinistra, e si sdraiò sullo spazio libero
appena creato.
C’era un tappeto lì, molto morbido, che rendeva
comoda la permanenza sul
parquet. Nel fare ciò aveva lasciato che Emerald rimanesse
stretta a lui, e al
momento la ragazza stava usando il suo petto come cuscino.
«a
me la pioggia piace» disse piano l’uomo. Lei si
voltò a guardare fuori dall’ampia vetrata, sempre
rimanendo sopra di lui.
«anche
a me. I tuoni di meno».
«i
tuoni non ti fanno niente, Emerald».
«non
mi piacciono lo stesso, ok?!»
«eppure
come DJ dovresti essere abituata al rumore».
«ehi.
Il mio non è rumore».
«hai
ragione, è baccano agh»
la guardò male quando lei gli diede un pugno al petto
«puttanella manesca».
«c’è
ancora quella questione delle mutande in-»
sobbalzò al nuovo tuono «…in
sospeso».
«tsk».
Dopo
questo entrambi rimasero in silenzio a guardare
la pioggia, a lungo. Ed Hammy non si opponeva nei momenti in cui lui la
stringeva a sé, quando c’erano i tuoni.
Tutto
sommato aveva ragione, non potevano farle
niente, facevano un mucchio di casino e basta.
Non
potevano farle niente…finché c’era lui
vicino.