Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Katnip_GirlOnFire    06/08/2014    5 recensioni
- «Forse non sono stata chiara»
Emma estrasse il pugnale dal fodero e lo piantò con forza sul tavolo, appena qualche centimetro di distanza dalla mano buona del capitano. «Insisto perché lei prenda seriamente in considerazione la mia richiesta, capitano»
----
- Chi ha detto che una donna non può essere un pirata?
---
Una long ambientata nella foresta incantata.
La maledizione è avvenuta in modo diverso da come l'abbiamo vista nel telefilm. Tutti sono rimasti dove stavano, ma Emma ha comunque perso i suoi genitori, per motivi a lei ignoti.
Riuscirà a far luce sul suo passato? Si ricongiungerà con la sua famiglia, o si lascerà accecare dal risentimento?
-IN SOSPESO
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Resindence on board of the Jolly Roger
La cabina del capitano era grande e tutta in legno scuro.
In un angolo vi era un grande letto con una coperta ruvida, e in un altro un tavolo su cui erano sparse carte nautiche e strumenti di ogni genere. Posta accanto a questo vi era una teca di vetro contenente uncini di ogni genere, di ogni materiale, e decorati in modo diverso l'uno dall'altro.
Accanto alla grande finestra c'era una libreria traboccante di ogni tipo di volumi relegati in pelle e con incisioni particolareggiate. Su uno degli scaffali vi era un sestante di ottone lucidato di fresco.
Deve tenerci particolarmente, pensò Emma.
Le mani legate con una fune spessa le impedivano di muoversi liberamente, per questo doveva sbrigarsi a liberarsene e fuggire, prima che il capitano finisse tutto il rum contenuto nella sua fiaschetta e decidesse di tornare a bordo.
Fortunatamente aveva un altro pugnale nascosto nello stivale. Quei poveri idioti che l'avevano trascinata sulla nave non avevano neanche sospettato che avesse altre armi.
Si sedette sul pavimento e dopo qualche contorsione riuscì a sfilarsi lo stivale e a raggiungere il pugnale. Si liberò della fune e rimise lo stivale.
Gioiendo ineriormente fece per uscire dalla cabina, ma si fermò sull'uscio.
Se non poteva restare sulla quella nave e doveva trovarsi qualcun altro, avrebbe avuto bisogno di altro denaro.
Ritornò a guardarsi intorno.
Se fossi un dannatissimo pirata senza un briciolo di onore, dove nasconderei il mio oro?
Cercò sotto il letto, tastò il pavimento in cerca di un'asse sospetta, frugò nei cassetti e fra i libri.
Niente. Assolutamente niente.
Imprecò sottovoce.
Poi una mezza idea le attraversò la mente.
Si voltò verso la prima cosa che aveva attirato la sua attenzione quando era stata spinta nella cabina.
Un quadro di medie dimensioni.
Il ritratto di un uomo con la divisa della marina reale, in posa diritta e con in mano un sestante. Lo stesso sestante d'ottone che aveva visto su quello scaffale della libreria.
Perchè mai un pirata avrebbe dovuto essere in possesso di un quadro raffigurante un uomo della marina reale? Che collegamento vi era con il sestante? Un legame affettivo di qualche genere?
Emma si avvicinò e alzò con delicatezza un lato della cornice.
Ma guarda!
Una cassaforte.
Un ghigno vittorioso le illuminò il volto.
Si sfilò dai capelli una forcina e cominciò ad armeggiare con il lucchetto. Lo aveva imparato da un giovane ladro di campagna. Era così che si procurava da vivere quando era più giovane.
Ci volle un po'.
«Dannazione, apriti» imprecò nuovamente.
Con un click silenzioso il lucchetto scattò, quasi ad obbedire al suo ordine rabbioso.
Emma esultò, infilando le mani nella stretta cavità.
Ciò che le sue dita toccarono fu stoffa.
Eh?
Dalla cassaforte, Emma tirò fuori un vestito. Un vestito da donna.
Era senza dubbio il vestito più bello che avesse mai visto. Di un rosso scuro, la gonna cadeva a morbide pieghe fino a terra, senza maniche, con una scollatura a cuore sul davanti.
Infilò di nuovo la mano nella cavità, in cerca di altro, ma niente. Com'era possibile?
«L'oro è nel baule degli indumenti, se ti interessa» esordì una voce alle sue spalle.
Emma si girò di scatto, il vestito ancora tra le mani e incontrò lo sguardo indecifrabile del capitano, appoggiato con nonchalanche allo stipite della porta.
Boccheggiò in cerca di qualcosa da dire, ma era a corto di idee.
Hook avanzò verso di lei, esaminandosi l'uncino.
«Dovevo sapere che avresti trovato la cassaforte» continuò. «Sei furba, dolcezza»
Le tolse il vestito dalle mani, e lo ripiegò con cura.
«Perchè tieni un vestito da donna nella tua cassaforte?»
Si era accorta, Emma, che era una domanda stupida da fare in quelle circostanze. Avrebbe dovuto cercare un modo per filarsela, piuttosto. Ma era sinceramente curiosa.
«Non sono affari tuoi» rispose il capitano con voce affabile, allungando il braccio per infilare di nuovo l'indumento al suo posto. Nell'atto, la manica della sua veste di pelle si alzò sul polso, rivelando un tatuaggio. Mila, c'era scritto.
Emma si fece da parte permettendogli di chiudere la cassaforte di nuovo, ma non riuscì a trattenersi dal domandare.
«Era di Mila?»
Le dita di Hook si congelarno sul lucchetto al suono di quel nome.
Si voltò lentamente, cercando di nascondere il dolore celato nel fondo dei suoi occhi blu.
Emma fece un cenno verso il suo braccio.
«Il tuo tatuaggio» spiegò.
«Non ti saresti tatuato il nome di una donna, e custodito in una cassaforte un vestito da donna, per niente. Dico bene?»
«Sei una tipa piuttosto perspicace, non è vero, tesoro?»
Si complimentò con se stesso per il tono disinteressato che riuscì a imprimere nella sua voce.
Emma fece spallucce.
«Chi è?»
«Era» la corresse Hook. Non seppe neppure per quale motivo stesse rispondendo. «Una persona che non c'è più, e non un tuo affare»
Si sedette dietro il tavolo, e la scrutò, giocherellando con gli innumerevoli anelli che portava alle dita.
«Ora, bisogna decidere cosa fare di te» mormorò fra se, quasi come se lei non ci fosse.
Emma si irrigidì immediatamente.
«Oh, rilassati, dolcezza» ghignò per la sua reazione. «Non avrei nessun problema a ucciderti seduta stante, ma non oserei neanche sfiorarti in quel senso. A meno che tu non mi implori di farlo, ovviamente. Anche se non ci credi, sono un uomo d'onore»
A quell'affermazione Emma alzò un sopracciglio, scettica.
«No, piuttosto» Hook si alzò dalla sedia e prese a girarle intorno. «Voglio conoscere le tue motivazioni»
Emma finse di non capire. «Prego?»
«Le tue motivazioni, dolcezza» ribadì lui. «Se vuoi far parte della mia ciurma così disperatamente, ci deve essere un motivo sotto»
«Risposte» cercò di mantenersi sul vago lei.
«Riguardo cosa?»
«Non mi pare questo la riguardi, capitano»
Hook ridacchiò: quella donna era un osso duro. «No, in effetti»
Si grattò sovrappensiero la barbetta sul mento. «Ma se questa fosse la mia condizione per permetterti di restare a bordo?»
«Troverei un altro modo per convincerla»
Le si avvicinò pericolosamente, finchè Emma potè sentire il suo fiato sul collo.
«Ah si? E come?»
Emma si scostò leggermente e si voltò per fronteggiarlo.
«Parlando la sua lingua»
Infilò una mano in una tasca nascosta del corsetto, mentre l'uomo puntava su di lei uno sguardo lussurioso, e ne estrasse un diamante grosso quanto il suo palmo. Glielo porse.
Il pirata lo prese in mano, soppesandolo un attimo. «Esprimiti»
Emma alzò gli occhi al cielo e da un'altra tasca tirò fuori un sacchettino di pelle. Afferrò la mano di Hook e vi vuotò sopra l'intero contenuto del sacchetto.
Monete d'oro e pietre preziose di ogni tipo tintinnarono sul palmo del pirata.
«Dannazione!» imprecò lui. «Come diavolo ti sei procurata tutta questa roba?»
La donna sorrise. «Ho i miei metodi»
«Lo vedo» mormorò il capitano.
«Quindi?» Emma era  impaziente.
Hook la squadrò pensieroso.
«Mi hai convinto»
Emma sorrise soddisfatta.
«Ma non per la prima classe» precisò lui con un sorriso malizioso sulle labbra.
 
La scena a cui assistette la ciurma pochi secondi dopo fu alquanto singolare: Hook uscì da sottocoperta portando una furiosissima Emma su una spalla, come fosse un sacco di patate.
«Mettimi giù!» strepitò lei sgambettando e battendo i pugni sulla schiena di lui, che la ignorò completamente.
«Come vedi abbiamo una spettacolare vista sul mare, e degli alloggi lussuosissimi» esclamò aprendo il portello della piccola stiva dove stipavano le provviste, e vi scaricò dentro la donna.
«Ti auguro un felice soggiorno a bordo della Jolly Roger»
Emma ringhiò rabbiosa. «Tu...»
«Ah, quasi dimenticavo» la interruppe Hook. «Il tuo pagamaneto è sufficiente per una sola fermata, dolcezza. Al prossimo porto sei fuori»
Chiuse le imposte a chiave, prima che lei potesse fare niente.
Emma si avventò sul legno,, battendovi sopra i pugni.
«Non era questo l'accordo!» strepitò. «Mi avevi promesso che avrei fatto parte della ciurma e, secondo il codice dei pirati, la parola data deve sempre essere mantenuta»
Sentì Hook che ridacchiava dall'esterno. «Allora ricordati di farmi promettere, la prossima volta»
«Hook!» urlò Emma. «Fammi uscire, codardo!»
Ma il pirata non la stava ascoltando minimamente.
«Issate le vele, cialtroni, salpiamo!»
 
 
Eccomi, in tempo record, per i miei standard!
Perdonatemi per questo capitolo che è...un niente.
La verità è che sto prendendo tempo, perchè non ho ancora idea di cosa si inventerà Emma per riuscire a entrare nella ciurma.
Intanto ho introdotto la figura di Mila e ho accennato al fratello del nostro amato Killian...
E ora non lo so
Chiedo infinitamente perdono a quei due gatti che mi seguono, e prego loro di non abbandonarmi.
E.
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Katnip_GirlOnFire