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Autore: Blue Eich    06/08/2014    6 recensioni
«Il pianoforte?» Sherry si sentiva turbata anche solo all'udire quella parola, ma Brago non poteva neanche immaginarlo, dato che proprio lui, col suo cuore di ghiaccio puro, le aveva insegnato a mascherare le debolezze.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brago, Sherry Belmont
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Suona per me

 

Brago guardava fuori dalla vetrata del palazzo di proprietà della famiglia Bellmont. Notò che il cielo era dello stesso colore del suo Gigano Reis, l'aria mite, tutto avvolto dal buio. Il buio, il re indiscusso della notte, come lui sarebbe diventato presto re del mondo dei Mamodo.

Sherry era seduta a un tavolo bianco ed impugnava elegantemente una tazzina di tè caldo, dal lieve profumo d'erba aromatica. Era contenta di essersi presa un momento di pace, dati i lividi e graffi delle battaglie che nascondeva sotto all'abito. A un certo punto si accorse che gli occhi vitrei di Brago, solitamente iniettati di ferocia, la fissavano. Ma stavolta era un'espressione neutra, difficile da decifrare, anche per lei, che aveva passato molto tempo in sua compagnia.

«Qualcosa non va?» gli chiese, posando la piccola tazza sul piattino di porcellana sul tavolo, vicino a un vaso di giovani peonie.

Lui scosse il capo, a braccia conserte. «No. Mi stavo solo chiedendo…» Lo sguardo si spostò nell'angolo della sala. «Perché tenere quell'arnese così ingombrante e inutile qui, se non ti ho mai visto usarlo.»

«Il pianoforte?» Sherry si sentiva turbata anche solo all'udire quella parola, ma Brago non poteva neanche immaginarlo, dato che proprio lui, col suo cuore di ghiaccio puro, le aveva insegnato a mascherare le debolezze. «Beh, per me rappresenta… Brutti ricordi.»

Un'occhiata imperterrita stavolta si posò su di lei. «Vale a dire?»

«Mia madre mi costringeva a suonare per ore e ore quand'ero bambina, perché voleva che fossi perfetta. Si lamentava di aver avuto una figlia tanto stupida. Un'agonia che sembrava ripetersi all'infinito.» Sherry si guardò le mani, rievocando in mente quell'orribile sensazione di intorpidimento, paura e impotenza, che l'aveva accompagnata durante l'infanzia. «Ah, ma perché te lo sto dicendo?» Si asciugò una lacrima in procinto di cadere con la manica di pizzo del vestito e finse un sorriso mesto. Di sicuro il Mamodo più forte e temuto dal mondo umano avrebbe trovato patetica quella storia.

I passi di Brago echeggiarono nel silenzio, finché arrivò ai piedi del pianoforte. «Suona

«Eh?»

«Ti ho detto di suonarmi qualcosa.»

Sherry, stringendo i pugni tremanti, avanzò verso il piano. Aveva la bocca serrata e un'ombra cupa in viso. Si sedette allo sgabello e fece una panoramica dei tasti bianconeri, scrutandoli uno per uno. L'ultima volta erano stati uno sfogo di frustrazione, nell'Intermondo, quando credeva di essere stata abbandonata di punto in bianco dal suo fido compagno. Fece un sospiro, poi dimenticò ciò che aveva intorno e lasciò scorrere liberamente le dita. Diede vita a una melodia veloce, che risuonava tra le pareti, suoni cristallini e al contempo tristi. Brago si sentiva colpito dalla punta di una freccia nel petto, non come l'Italia dalla cornamusa di Nicholas: un sentimento serio, vivo, un turbinio di note limpide, che si alternavano l'una con l'altra al momento giusto. Incrociò le braccia dietro la testa, appoggiato al muro. Guardava Sherry con la coda dell'occhio, totalmente concentrata e lontana dal resto del mondo. Stette in quella posizione finché le ultime note, più malinconiche e flebili, si spensero come la fiammella di una candela esaurita.

«Sei stata brava.» Si stava già incamminando verso l'uscita. «Sorridevi mentre suonavi. Eri… Bella, diversa dal solito.» Dopo quel commento fugace, di spalle, lasciò definitivamente la stanza.

Sherry si sfiorò una guancia tiepida con il dorso della mano, sbattendo le ciglia dalla sorpresa. «Ero… Bella

 

Quella sera si addormentò serena pensando che era ora di dare una spolverata come si deve a quel vecchio pianoforte, d'allora in poi un nemico in meno da affrontare ogni giorno.

 

 

 
   
 
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