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Autore: Mia Renard    07/08/2014    1 recensioni
Miles a Bass decidono di concedersi qualche giorno di vacanza lontano da casa
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Il canto di un gallo, il cinguettio degli uccelli, l’urlo di una cornacchia, la luce…
Miles si decise a sollevare le palpebre. Si accorse con stupore di avere entrambe le braccia libere. Quindi Bass, che si trovava addormentato addosso tutte le mattine, doveva essersi alzato prima. No, era accanto a lui. Dormiva a pancia in giù, con la testa girata dal lato opposto.  Era scoperto, completamente nudo; durante la notte doveva aver scalciato via il lenzuolo. Miles aveva avuto l’intenzione di raccogliere questo da terra per coprire di nuovo l’amato. Dopotutto l’aria del mattino, che entrava dalla finestra, era abbastanza fresca. Ma non riusciva a staccare gli occhi da lui. Rimase immobile a guardarlo per diversi minuti. Il suo corpo era perfetto, come quelle statue greche di un tempo. E pensare che da bambino era stato piccolo e gracile.  Rimase incantato dal movimento delle scapole che si alzavano ed abbassavano al ritmo del respiro. Una creatura meravigliosa, il suo angelo personale. Si girò su un fianco, verso di lui, allungò la mano e cominciò ad accarezzarlo, dalle base del collo fin giù sul sedere. Passò il dito lungo tutta la spina dorsale, tastando le vertebre una per una. La curva della sua schiena era adorabile. Poi gli passò la mano tra i riccetti scomposti. Si fece più vicino a lui ed inspirò il profumo della sua pelle. L’avrebbe riconosciuto tra mille. Poi si avvicino ancora, lo sfiorò delicatamente con le labbra sulla schiena e subito dopo cominciò a risalire verso il collo con dei piccoli baci fino ad arrivare a soffiargli piano nell’orecchio.
-Mmmhh…lasciami dormire- biascicò  Bass portandosi il cuscino sopra la testa.
Ma l’altro non diede segno di averlo sentito. Continuò imperterrito a stuzzicarlo.
-Dai. Miles…- si lamentò da sotto il cuscino ma ridacchiava, anche se tentava di nasconderlo. Era la sua solita finta protesta. In realtà gli piaceva essere svegliato così. Infatti si girò sulla schiena, offrendosi pienamente all’uomo che amava. Il quale si sdraiò su di lui. Contemplò qualche secondo quel viso bellissimo, quegli occhi lucenti, quel sorriso disarmante e poi lo bacio con passione, bocca contro bocca, lingua contro lingua, mentre con le mani continuava ad accarezzarlo.  Bass afferrò le sue anche e,inarcando leggermente le schiena, portò il proprio bacino contro il suo, sollevando un ginocchio e poggiandolo contro la spalla di Miles, per fargli capire quello che voleva, e lo voleva subito. E l’altro non si fece pregare. Entrò dentro di lui piano, senza fretta, lasciando che si abituasse, assaporando ogni suo leggero gemito, ogni piccolo brivido di piacere. Quando lo sentì rilassarsi aumentò un po’ la velocità e si spinse più profondamente in lui. Intanto continuava a toccarlo, a baciarlo. Bass si lasciò andare a quel tumulto di sensazioni che l’uomo che amava gli stava provocando, e tutto scomparve intorno a loro. Vedeva solo Miles, sentiva solo Miles, contava solo Miles. Il suono del suo respiro affannoso lo eccitava da impazzire. Lo sentì afferrargli i polsi ed intrecciare le dita con le sue, mentre continuava a mordergli il collo, la sua barba dura lo pungeva, i suoi capelli scuri gli accarezzavano il mento. L’eccitazione crebbe ancora, un altro gemito gli sfuggì dalle labbra. Vennero insieme, incastrati uno dentro l’altro. Dopo alcuni attimi Miles uscì con delicatezza e si sdraiò accanto a lui. Si girò su un fianco e, carezzandogli una guancia gli disse, mentre ancora riprendeva fiato:
 
-Buongiorno.  Scusa se ti ho svegliato così presto ma ci tenevo a farti sapere che ti amo da impazzire e che non vedevo l’ora di fare di nuovo l’amore con te.-
Bass sorrise: -Ti amo anch’io, Miles- gli rispose semplicemente.
Si fece più vicino a lui, che lo tenne tra le braccia per un po’, mentre ancora poltrivano a letto. Poi lui riprese: -Comunque è un bene che tu mi abbia svegliato presto, perché avevo un ipotetico programma per oggi.- Si alzò e andò a frugare nelle tasche del suo giaccone, mentre l’altro si tirava su a sedere.  -Guarda- disse tornando verso il letto e porgendo all’amato un foglio ripiegato più volte.
Era una cartina per arrivare all’inizio di un percorso che terminava nei pressi di un ghiacciaio.
-L’ho trovato l’altro giorno al negozio ma poi l’ho lasciato nel giubbotto e mi sono dimenticato di proportelo. Si parte da qui- additò un punto dove c’era scritto 1.500 metri- e si arriva fino qui- fece scorrere il dito fino a una crocetta che indicava 2000 metri. – Ho chiesto e mi hanno detto che è un itinerario che fanno in tanti. Sono 7 Km e si arriva fino al rifugio. Ci sono due sentieri. Uno di terra battuta, dove passa anche la carrozza che porta su chi non se la sente di farlo a piedi, ma l’altro, dall’altra parte del fiume, passa per il bosco. Si inerpica un po’ di più ma è più suggestivo. Tu ed io possiamo farcela con facilità e ci passa molta meno gente.-
-Si, è una buona idea. Sembra una bella passeggiata- approvò Miles
- In un’ora siamo pronti, usciamo, andiamo alla partenza e ci facciamo il sentiero nel bosco. Pranziamo al rifugio e nel pomeriggio torniamo indietro.-
-Perché no? Forza allora, prepariamo la colazione.
 
In un’ora di macchina furono lì. Il parcheggio era già quasi pieno.
-Caspita, dev’essere un percorso conosciuto- osservò Miles.
- Si ma faranno tutti la strada più comoda, vedrai- suppose Bass  ottimista prendendo lo zaino. Si erano portati acqua e qualche frutto per uno spuntino lungo la strada e un paio di felpe da infilarsi una volta raggiunto il rifugio. A 2000 metri era probabile che facesse più fresco, anche se nel cielo splendeva un bel sole.
E la sua previsione fu giusta. Tutti i gruppetti di persone si dirigevano verso il sentiero più largo, quello da dove partivano le carrozze. C’era l’indicazione per la strada attraverso la boscaglia ma tutti la ignorarono.
Il percorso cominciò in piano, era separato dall’altro da un fiume che veniva giù dal ghiacciaio, ma per un po’ procedevano parallelamente.  A un certo punto però trovarono una brusca deviazione, la strada da percorrere si inoltrava di più tra gli alberi. Il sentiero divenne più stretto ed abbastanza accidentato, alcuni tratti erano in salita. Proseguirono in fila indiana.
-Forse abbiamo preso la via più lunga- considerò Bass voltandosi verso l’amato, che procedeva due passi dietro di lui.
-Si ma anche la più suggestiva- disse Miles guardandosi attorno. –Senti che pace, io riesco a sentire solo lo scorrere del fiume e il muoversi del vento tra le foglie. Adoro le passeggiate nella fitta boscaglia…anche perché sono le più appartate- e con un balzo raggiunse l’altro, stringendolo a sé e baciandolo con passione. Il primo rispose al bacio buttandogli le braccia al collo. Era bello avere un po’ di intimità anche fuori dalle mura casalinghe.
Ripresero la passeggiata. Dopo un paio d’ore trovarono una piccola radura con un improvvisato tavolino fatto di tronchi d’albero con accanto una fontanella e decisero di fare una sosta.
-Non l’ha preso proprio nessuno questo sentiero. Fanno tutti l’altro, che però non dev’essere distante. Poco fa ho sentito passare la carrozza. Ma noi due non abbiamo ancora incontrato nessuno- osservò Miles mentre addentava una pesca.
-E’ vero, cosa vuoi farci, la gente è pigra. Il bello di andar su al rifugio sta anche nel percorso, se fai la strada battuta dov’è il divertimento? – Dopo un attimo prosegui: - Metti via quel frutto, Non abbiamo novant’anni. Ti ho preso qualcosa di meglio- sorrise tirando fuori due piattini di carta con delle posate di plastica.
-Per te…- tirò fuori dallo zaino un vasetto di mostarda ; -e per me- estrasse pane e burro d’arachidi. –Questo è uno spuntino degno di chiamarsi come tale.-
Miles sorrise: - Ma dove hai preso tali golosità? – chiese prendendo d’assalto la prima leccornia.
-Quando ci siamo fermati al distributore. Sono entrato a pagare la benzina e c’era anche qualche scaffale di alimentari. Ho preso queste cose insane e iper caloriche per il bene della nostra salute morale. Chissà perché mangiare schifezze porta felicità. Me lo sono sempre chiesto. Bistecca di soia ed insalata mi deprimono, hamburger e patatine fritte mi risollevano. Poi ho nascosto tutto nello zaino, per farti una sorpresa.- concluse Bass soddisfatto.
-Ecco perché ci hai messo tanto - esclamo l’altro con la bocca piena.
-No, non è stato per gli acquisti extra. Ci ho messo un po’ per liberarmi dalle attenzioni della cassiera. Mi ha aggredito con una miriade di complimenti e proposte che non riuscivo a fermarla, un fiume in piena.- Uno sproloquio del tipo: tu non sei di queste parti, perché non sei uno che passa inosservato. Se ti avessi già visto mi ricorderei di te. Allora devi essere di passaggio, non puoi andare via senza aver visto le grotte. Se vuoi ti ci porto, ti lascio il mio numero così ci mettiamo d’accordo.
Si è fermata solo quando gli ho chiesto se poteva aggregarsi a noi il mio bellissimo fidanzato.-
Miles rise di gusto. Sapeva di essere fortunato ad avere accanto un uomo come Bass. Ed era talmente bello che in molte erano attratte da lui. Erano arrivate tardi, lui non era più disponibile. Era stato il primo ad accaparrarselo e adesso era proprietà privata.
-Non posso proprio lasciati andare in giro da solo – commentò lui e si sporse per baciare di nuovo l’amato.
Finito lo spuntino si dissetarono alla fontanella e decisero di rimettersi in marcia. Miles insistette per portare lui lo zaino. Mentre camminava sentiva i passi di Bass dietro di sé, ed il suo respiro appena affannoso a causa delle leggera salita. Grandi dei, adorava anche il suono del suo respiro. Per un attimo si chiese se il suo amore per l’altro non fosse troppo profondo. Se per un motivo qualsiasi la loro relazione fosse finita, lui era sicuro che non sarebbe sopravvissuto. Era giusto innamorarsi a tal punto da dipendere così tanto da un’altra persona? Quando un amore finisce è inevitabile soffrire, soffrire terribilmente ma non era questo il suo caso. Senza Bass la sua vita sarebbe finita nel vero senso della parola, di sicuro sarebbe morto di crepacuore. Ma appena formulò questo pensiero si fece ancora più chiara dentro di sé la consapevolezza che non avrebbe mai potuto, anche se avesse voluto, amarlo un poco meno intensamente. Anzi, stava succedendo esattamente il contrario, lo amava ogni attimo di più.
Dopo un paio d’ore arrivarono in vista del rifugio. Il sentiero nel bosco si ricongiungeva a quello principale e 100 metri più avanti appariva l’albergo, davanti al quale era allestita una enorme veranda adibita a ristorante.
-Il bello è che lo chiamano rifugio. Credo di non aver mai dormito in un posto talmente di lusso.-
Quattro piani, tutte le imposte di legno spalancate, si intravedevano tende alle finestre. Tutte le cameriere e gli addetti all’accoglienza degli ospiti erano in divisa: un vestito che doveva essere il costume tipico locale, sorridenti e cortesi.
Prenotarono un tavolo per il pranzo e decisero di fare ancora un giro.
-Che meraviglia- sospirò Bass notando il panorama. Davanti all’albergo si stendeva un grandissima valle verde, tutt’attorno una corona di montagne grigie e, tra due di queste, si intravedeva il ghiacciaio che luccicava al sole.
-Rimarrei qui per sempre- aggiunse.
Riposarono un po’ sulla riva di un fiumiciattolo che scorreva lì vicino, chiacchierando e godendosi il sole ma, quando arrivò alle loro narici il profumo del cibo che, in veranda, stavano cominciando a servire, decisero di comune accordo che era il momento di mettere sotto i denti qualcosa.
Appena fatti sedere al loro tavolo, una cosa catturò la loro attenzione. A destra, contro un parte della vetrata che separava il settore ristorante dalla hall dell’albergo, erano stati disposti quattro tavoli, imbanditi con ogni tipo di dolciumi. Cerano mouse di ogni tipo, torte di ogni forma e dimensione alla frutta, a cioccolato, alla panna, al formaggio, alla carota, con pan di spagna, pasta sfoglia, crema pasticcera…Ascoltando i commenti delle altre persone compresero che qual bancone di dolci era appunto l’attrazione del posto, famoso per la qualità di questi. Nessuno dei due andava pazzo per il dolce, generalmente, se proprio volevano concedersi qualcosa di non esattamente sano, preferivano il salato. Ma valeva la pena di provare.
Infatti Bass prese come antipasto una grossa coppa di crema al cioccolato. Miles lo guardò svuotarla un meno di due minuti, con un misto di tenerezza e divertimento. Lo amava davvero anche per la sua semplicità. Gli occhi che scintillavano di gioia davanti al dolce. Adorava lo sguardo che aveva mentre  affondava il cucchiaino nella mousse: i classici occhi del bambino che ha messo le dita nella marmellata.
-La devi provare- disse lui allontanando il bicchierino vuoto con un sospiro di soddisfazione.
-Magari dopo pranzo- ipotizzò Miles sporgendosi verso di lui per pulirgli un baffo di cioccolato con un angolo del tovagliolo.
Ordinarono wurstel e crauti e mangiarono con gusto. L’aria di montagna e la camminata aveva messo loro fame. Dopodiché si divisero un’abbondante fetta di crostata alle more. Erano sicuri di non averne mai mangiate, di così squisite.
Prima di avviarsi sulla via del ritorno, fecero ancora un giro per la valle, scattando fotografie e respirando a pieni polmoni l’aria pura e fresca che profumava di bosco.
Miles, lasciò Bass seduto sulla riva del fiume, mentre andava a riempire la borraccia con l’acqua della fontana poco lontano. Tornando vide che stava trafficando con qualcosa in mano.
-Cosa stai facendo?- gli chiede sedendosi di nuovo accanto a lui.
L’altro aveva in mano una pietra , un po’ appiattita su un lato, probabilmente era stata levigata dallo scorrere di quel torrente. Era serio. Senza rispondere gli prese la mano destra e la appoggio sulla superficie liscia del sasso. Poi poggiò la propria sopra quella dell’uomo che amava e pronunciò:
-Promettiamo allo “spirito della fonte” di amarci per sempre: Il nostro amore non verrà scalfito dal tempo a dalle avversità. I guardiani della foresta mi sono testimoni. Lo prometto.-
Miles riconobbe immediatamente il passaggio del libro che gli aveva letto il giorno prima, in giardini durante il pomeriggio. Quando Tanis Mezzelfo prometteva il suo cuore a Laurana.
Commosso dalla dolcezza di quel pensiero di Bass, decise di stare a quello che lui, di certo, non stava considerando un gioco.
-Lo prometto- ripeté quindi a sua volta  con convinzione.
Poi insieme gettarono la pietra nel fiume.
Le labbra di Bass si incurvarono in un sorriso: -Sapevo che averti capito subito. E lo sai, una promessa è una promessa. Se metterai di amarmi ora sarai punito.-
-No potrei mai smettere di amarti, lo sai- lo rassicurò l’altro carezzandogli la guancia con un dito. Dopo qualche attimo continuò: -Forse è il caso che cominciamo a tornare, Sono le quattro passate. La strada è in discesa adesso e dovremmo fare prima ma non saremo alla macchina in meno di tre ore. Che ne dici, questa volta, di fare il sentiero battuto, per vedere il panorama, diciamo, da un’altra angolazione, rispetto a stamattina.-
-Certo, mi sembra un’ottima idea- acconsentì l’altro.
Fecero ancora qualche foto e poi s’incamminarono lungo il percorso più semplice.
Attorno all’ora di cena furono a casa.
Bass non perse tempo. Corse al piano di sopra a mettersi il costume. Diceva che il tramonto era il momento migliore per fare una nuotata. L’orizzonte si tingeva di mille colori e l’acqua era calda. Miles preferì farsi una doccia tiepida, prima di raggiungerlo sulla spiaggia.  Quando arrivò, l’altro stava uscendo dall’acqua.
-Il mio tritone- pensò lui andandogli incontro con l’asciugamano e avvolgendoglielo intorno alle spalle.
Poco più tardi erano spaparanzati sul divano a vedere un film. Bass aveva scelto Van Helsing, tra gli ottanta dvd che si erano portati. Avevano piluccato qualche pezzo di formaggio per cena e si erano fatti dei pop corn da mangiare davanti alla tv.
Prima di andare a letto, cominciarono a raccogliere un po’ delle loro cose, per non dovere far tutto la mattina successiva e, magari nella fretta, dimenticare qualcosa.
Mentre Bass cominciava a preparare parte della su sacca, chiese a Miles:
-Sei un po’ triste perché domani torniamo a casa?-
-Non mi dispiace tornare a casa, mi dispiace che la vacanza sia finita. Ma ne faremo molte altre, più lunghe e più belle. Purtroppo avevamo a disposizione solo pochi giorni.-
-Io non sono triste. Per me quello che conta è stare con te. A casa, al mare, in montagna...non cambia. Se sei con me ho tutto quello che mi occorre per essere felice.-
Si spogliarono e si infilarono sotto le lenzuola, ascoltando per un po’ il canto dei grilli che proveniva dalle finestra aperta. Bass appoggiò la testa sul petto dì Miles con un sospiro, poi continuò:
-Sai, mi sono sentito sollevato quando Rachel si è messa con Ben. Sono sicuro che inizialmente, aveva messo gli occhi addosso a te. Avevo paura che mi abbandonassi per stare con lei.-
-Ma che assurdità dici, Bass? Quando ho conosciuto lei ero già innamorato di te. Stavamo insieme già da un po’ di tempo. Io non avrei mai potuto amare nessun altro.-
Lo strinse a sé: -Vieni qui. Dormi e non metterti mai più in testa stupidate del genere. Solo di una cosa devi essere sicuro in questa vita: che mi avrai sempre accanto.-
 
  
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