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Autore: Becky_99    07/08/2014    3 recensioni
Jemma ha sempre amato il mare.
L'acqua salata le curava le ginocchia sbucciate.
Ma ora ha una ferita che il mare non può guarire.
Anche se sarà proprio l'oceano a darle sollievo...
[Dedicata a Erika, ti avevo promesso angst...]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jemma Simmons, Leo Fitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Over the sea to sky...

Jemma ha 10 anni, i capelli lunghi color del grano e cammina allegra per J. Smith Street. 
E’ in vacanza, finalmente. Il nonno, come ogni anno l’ha portata nel paesino di mare a sud dell’Inghilterra, Buttery.
Jemma lo adora, per il vento che soffia e fa gonfiare le vele delle barche ormeggiate al molo, per i negozi che si affacciano sulla via principale, per le casette adorabili in cui vivono gli abitanti.
Il paesino è composto da case a schiera dai muri banchi, le tendine in pizzo e la cancellata color della neve. Gli infissi hanno colori diversi per ogni dimora. La bimba adora quelli blu di casa loro.
Blu oltremare.
Come il pastello che utilizzava da piccola quando decideva di disegnare il posto da favola in cui andava in vacanza.
Le piacevano le finestre color pesca della casa in fondo alla strada, quelle verdi accese del signor Wendertal e perfino quelle viola melanzana della signora Lucas, anche se lei se ne lamentava in continuazione, dicendo che suo figlio tra tutti i colori che esistevano aveva scelto il meno adatto ad una cittadina di mare.
Ma a Jemma piacevano lo stesso.
Buttery era un piccolo paese sulla costa su inglese, con le viuzze che si snodavano da quella principale. Da J. Smith Street, quella in cui Jemma saltellava, lasciando che le trecce le rimbalzassero sulle spalle ad ogni passo che faceva sulle grandi pietre del marciapiede.
Si fermò davanti alla vetrina del calzolaio, che aveva i baffi più lunghi che la giovane avesse mai visto, e anche la vetrina più luminosa e pulita. Vi si specchio con un sorriso enorme stampato in faccia e fece un giravolta, per vedere la sua gonnellina blu elettrico gonfiarsi intorno ai suoi fianchi.
Jemma non era una tipa da gonne, non lo era mai stato, ma quando l’aveva vista sul manichino del negozio aveva sorriso in modo così evidente che dopo due minuti e mezzo era diventata sua, chiusa nella busta color crema con il marchio della boutique. Gliela aveva comprata suo nonno, contento di vedere la nipote per una volta interessata a qualcosa che non fossero libri dai termini complicati o simboli chimici.
La prima meta della bambina fu il negozio di dolciumi, gestito dalla signora Higgins, una dolce anziana dal viso allegro e le gote rosse che si aggirava perennemente ne suo negozio come un’ape operaia, a scrivere ricevute, a girare i barattoli di caramelle in modo che le etichette fossero leggibili e saliva e scendeva sulla scala a pioli per sostituire i contenitori vuoti con quelli strabordanti di dolci.
Jemma si avvicinò al bancone e chiese gentilmente alla donna un sacchetto medio di orsacchiotti e coccodrilli di gomma colorati. L’anziana signora glielo porse, ricevendo in cambio un paio di sterline un po’ appiccicose, che la piccola teneva nel palmo della mano, regalatele dal nonno.
Il punto successivo in cui Jemma decise di andare era la libreria, posta accanto al negozio di caramelle.
Quando entrò, accompagnata dal suono soave delle campanelle a vento, notò che non c’era nessuno. Chiamò a gran voce Charlotte, la ragazza che si occupava del negozio durante la settimana per aiutare sua zia e raccimolare abbastanza denaro per il suo viaggio intorno al mondo che sognava da tanto.
Al sentire le urla della piccola il volto di charlie spuntò da uno scaffale e le sorrise, i capelli rossi a incorniciarle il viso.
Charlie era irlandese e aveva i capelli color del fuoco, gli occhi verdi e un paio di occhiali grandi e dalla montatura nera che le scivolavano perennemente dal naso.
Jemma prese il volume che stava leggendo con la promessa di riportarglielo entro sera e uscì sorridente. Si diresse verso la spiaggia, e quando vi giunse si tolse le scarpe, si sedette a terra a gambe incrociate a leggere con il sacchetto di caramelle aperto accanto.
Quando finì di leggere il quinto capitolo decise di alzarsi, lasciò il libro e i dolci nella cabina sulla spiaggia appartenente al nonno, blu a strisce bianche e, con le scarpe in mano, si avviò lungo il bagnasciuga. Il vento le muoveva le trecce, chiuse da due fiocchietti rossi e le faceva volare la gonna blu.

Jemma ha 25 anni, i capelli al vento e cammina lungo la spiaggia.
E’ esattamente come tanti anni fa, quando passeggiava allegra sulla spiaggia del mare dove andava in vacanza.
Peccato che, molto probabilmente, questa sarà l’ultima passeggiata che farà.
Durante la loro ultima missione sul campo ha contratto un virus. 
Mortale.
E i medici le avevano detto che avrebbero cercato una cura, qualsiasi cosa che potrebbe farla stare bene. Avrebbero fatto del loro meglio.
Jemma era una scienziata, la medicina non era il suo campo, ma sapeva bene che quel “meglio” non sarebbe bastato.
Era scesa a patti con questo negli ultimi mesi. Poi aveva voluto saperlo.
Quanto? Aveva chiesto ai dottori quando non era presente Fitz.
Quanto le rimaneva da vivere? Quanto tempo ancora, prima che i suoi sogni andassero in frantumi? Quanto prima che il vento soffiasse sulla sua candela?
Tre mesi.
Ne é passato uno e mezzo, è una giornata di inizio giugno e Jemma è esattamente dov’era anni prima.
Buttery, costa inglese del sud.
Sa cosa succederà nel suo ultimo mese di vita, si ritroverà a letto, senza forze con un Fitz stravolto al fianco, Skye disperata, Coulson che si torturerà perché anche se ha sotto di lui milioni di persone non l’ha salvata e la May senza più la sua maschera di pietra.
Non ha avuto scelta durante, questi mesi. Dottori, medicine, letto, laboratorio.
Ma ha una scelta, può scegliere quando andarsene.
E deve andarsene.
Indossa un vestito blu elettrico, in memoria della sua gonnellina tanto amata, che le svolazza intorno alle caviglie.
Sente qualcuno dietro di lei e non ha bisogno di girarsi per capire chi è.
Quando le posa una mano sulla spalla si volta.
E’ Fitz, con il fiato leggermente corto, probabilmente ha corso e quello sguardo negli occhi.
Quello che la sta implorando di non farlo, di ripensarci, di rimanere con lui.
Ma Jemma ha negli occhi lo sguardo determinato e fiero che ha sempre avuto e Leo sa che non vincerà mai una discussione contro di lei.
L’abbraccia e la stringe a sé, come se da quella stretta dipendesse la sua vita, ed infatti è così.
Le lacrime di entrambi si mescolano e scorrono lungo le loro guance.
Quando si scostano non hanno la forza di dire nulla.
Fitz la bacia, un bacio leggero come il vento che sfiora i petali di una rosa, un bacio che sa di tutte le cose successe negli anni e di quelle che speravano sarebbero accadute.
Un bacio che sa di sale, profumo di fiori e dopobarba.
Jemma si scosta e cerca di ricordare una vecchia canzone che amava tanto da piccola, eppure non ci riesce. 
Entra in acqua, con lo sguardo di Leo fisso sulla schiena e appena il mare le lambisce le caviglie i ricordi la investono come un fiume.
Le cornamuse suonano nella sua mente, i tamburi tengono il tempo e una voce acuta e dolce cante.
Continua ad avanzare, mentre ricorda le parole di quella canzone che amava, e ama, che si sentiva risuonare nel paese quando si dividevano le pietanze, le tavole e le risate, che Charlotte suonava con il suo flauto e che, non si sarebbe mai aspettata, sarebbe stata la colonna sonora dei suoi ultimi attimi di vita.
Del suo viaggio oltre il mare, verso il cielo.
 
Sing me a song of a lass that is gone,
Say could that lass be I?
Merry of soul she sailed on a day,
Over the sea to sky...


Angolinoinoino dell'autrice:
allora, prima FitzSimmons e prima angst in assoluto.
Il titolo è una parte della canzone alla fine del testo, l'ho sentita nella sigla di outlander, sono le parole di "sing me a song of a lad that is gone" sulla melodia di "The sky boat song". Insomma, se volete sentirla cercate la sigla... 
Dedicata a Erika, conosciuta dai babbani in circolazione come Thiare, perché ti avevo promesso angst e questi due...
Per chiunque volesse lasciare una recensione sarei ipocrita se dicessi che non importa, vi avverto, ci tengo molto a sapere cosa ne pensate, ma parto domani e quindi le risposte potrebbero arrivare tardi.
Grazie per chi ha letto,
​Baci, Becks :*
  
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