~~Era sempre stato affascinato dal vento. Quel vento che Damon aveva creato a causa della gelosia. Sì, gelosia, ma non per Elena. Erano ormai quattro giorni che si appostava fuori dalla casa di Bonnie e ogni sera, ogni maledettissima sera, quel Mutt era andato a trovarla, a consolarla. Damon sapeva perché piangeva, perché ogni notte si svegliava, urlando. Era a causa sua, della sua morte. Lei non sapeva che in realtà era vivo e stava bene. Non lo sapeva nessuno se non il suo fratellino, che lo aiutava nel nutrirsi. Ma ora, di fronte a quella finestra in cui poteva vedere Mutt toccare, consolare e abbracciare Bonnie, avrebbe volentieri consumato tutto il suo Potere in una sola volta. Per fortuna nessuno poteva davvero accorgersi di lui, essendo sotto forma di corvo, ma lui si nascondeva lo stesso. Perse la pazienza, per davvero, solo quando, poco prima di andarsene, Mutt si era chinato per baciare Bonnie. Un bacio lieve, che aveva fatto piangere di più il suo uccellino. Damon era furioso. Come osava quell’essere baciare la sua Bonnie? Appena quel Mutt fu uscito di casa, Damon riprese la sua forma, si accasciò sul ramo dell’albero su cui stava già accovacciato, e picchiò alla finestra. Alla piccola Bonnie prese uno spavento nel vederlo. Ma durò poco, perché lo stupore e la felicità si fecero largo tra il suo volto, abbandonando quel senso di tristezza e depressione che aveva assunto negli ultimi tempi. Corse ad aprirgli e, non appena il vampiro fu dentro, lo strinse forte a se, ancora piangendo. Damon la abbracciò, felice finalmente di poterla sfiorare, o semplicemente vedere davvero. – Damon … - sussurrò lei, con il volto affondato nel suo petto. – non lasciarmi più, ti prego. Promettimelo. – ora singhiozzava sommessamente e Damon non poté fare a meno di trovarla adorabile. – te lo prometto. – e allora Bonnie ne fu sicura, perché nulla avrebbe impedito a Damon di mantenere fede alla sua promessa. Poteva essere definito manipolatore e assassino ma non si poteva dire che non fosse un uomo di parola. Bonnie sollevò il viso e, con sorpresa, vide gli occhi di Damon brillare e una piccola lacrima solitaria rigargli il viso. Raggiunse la bocca morbida del ragazzo e, solo allora, Bonnie lo baciò, assaporando quelle sensazioni che le erano mancate e che desiderava ardentemente riprovare. Ed eccoli di nuovo, quei fuochi d’artificio che le facevano brillare di rosso il volto e i capelli, che illuminavano Damon, i cui occhi sembravano ancora più belli di quanto già non fossero, che sembravano tempestati di stelle cadenti.

Rimasero stretti in quell’abbraccio per minuti, forse ore, nessuno dei due poteva dirlo con certezza. Bonnie volle sapere tutto: della morte, del risveglio. – perdonami – le aveva detto Damon alla fine del racconto. – Perdonami per non esserci stato, per averti trattata male, per non aver capito quello che … - Bonnie lo zittì accarezzandogli le labbra morbide. – Damon – iniziò – non c’è nulla che debba perdonarti. Mi hai salvata innumerevoli volte, mi hai aiutata e sostenuta. E ora sei qui. Sei qui e sei tutto ciò che potrei mai desiderare, in questo momento. Perciò – sorrise – sta’ zitto e baciami – e Damon non se lo fece ripetere.