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Autore: hugmejackson    08/08/2014    6 recensioni
Monaco 1997.
Un angelo caduto dal cielo per salvarmi, per salvarci tutti con la sua bontà e con la sua dolcezza.
La storia di un uomo che mi salvò la vita, la storia di un uomo a cui oggi devo tutto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Monaco 1997.

 

Sto scrivendo una storia, un racconto, per meglio dire, da tramandare ai miei figli, ai miei nipoti, agli amici di essi e perché no anche al mondo intero, un mondo sopraffatto dalla violenza, dall’odio, dal denaro e dalla fama.
Ho sempre amato scrivere ed è per questo che oggi sono diventata una scrittrice di romanzi, era il mio sogno più grande da quando avevo sedici anni, da quando quell’uomo con la camminata speciale mi permise di realizzarlo e insieme ad esso tanti altri miei sogni, come la creazione di una famiglia, i sogni di una vita, una vita che non avrei mai pensato di vivere e fatta di ostacoli che non avrei mai pensato di superare.
L’uomo con la camminata speciale, con gli occhi speciali e profondi, con le scarpe speciali e le parole incredibilmente speciali anch’esse. Aveva tutto di speciale e sembrava magico, ovunque andava riusciva a portare il sorriso anche nei posti in cui le persone non sapevano cosa fosse, dove i bambini non sapevano cosa fosse un giocattolo o una giostra, riusciva a portare l’amore nei posti pieni di odio, riusciva a portare la speranza dove le persone non conoscevano il significato vero della vita, era un mago.
Il mago della musica, della danza, delle parole, dell’amore e della dolcezza.
Si muoveva incredibilmente su quel palco dando tutto sé stesso e continuando a farlo anche lontano dai riflettori, era una persona strana nel senso positivo del termine, intendo dire che erano strani i suoi modi di fare, lui era una star, ma sembrava tutt’altro e aiutava le persone, cosa che gran parte delle star non facevano, anche artisti a lui inferiori.
Lui era troppo famoso, era la star più famosa al mondo, era troppo umile, troppo gentile, troppo generoso, troppo tutto per far parte di questa vita. Era troppo grande per una vita sola.
Ho avuto modo di conoscerlo per mia fortuna, ho trascorso con lui una parte molto importante della mia vita se non la più importante, quella in cui lottavo per rimanere su questo mondo.
Ero con mio figlio Michael a spolverare i mobili della soffitta, fin quando non mi sono ritrovata davanti un vecchio baule, il baule dei ricordi.
L’ho aperto ed era vuoto e pieno di polvere, c’era soltanto una scatola sul fondo con una grande etichetta davanti: ‘Monaco, 1997.’
Pensavo di averlo perso per sempre, erano anni che cercavo quei ricordi e adesso erano lì, a pochi centimetri da me.
Dopo qualche lacrima versata ho poi capito il vero valore di quella scatola, così ho deciso di scrivere una sorta di storia reale perché tutto questo è accaduto e ora voglio mostrare al mondo intero il vero Michael Jackson.
 

Monaco, 1997.
In quel periodo vivevo nel centro di Monaco con i miei genitori, era tutto molto tranquillo lì e non ci si annoiava mai, dico sul serio.
Ero una ragazza come tutte le altre, andavo a scuola di giorno e la sera capitava che con i miei amici andavo a qualche concerto per trascorrere serate diverse e in compagnia e anche per ascoltare della buona musica.
Amavo la musica e la amo ancora oggi, è sempre stata come una medicina per me, una medicina per l’anima, come un riparo da mille preoccupazioni, un qualcosa che mi spingeva ad andare avanti, ecco.
Michael lo ascoltavo moltissimo, lo stimavo come artista e come persona, sapevo realmente com’era e non mi basavo sulle dicerie che scrivevano quei giornaletti squallidi solo per fare soldi sfruttando il suo nome, amavo la sua musica, mi ispirava parecchio e le sue canzoni hanno accompagnato la mia adolescenza e anche la mia crescita fisica e psicologica degli anni seguenti.
Il mio album preferito era ‘Dangerous’ che quando uscì divenne subito un enorme successo, ricordo anche che fu il primo disco che ebbi e che me lo regalò mio padre, anche lui grande fan di Jackson.
Trascorrevamo alcuni pomeriggi insieme ad ascoltarlo, amavamo il suo sound e la nostra canzone preferita era ‘Billie Jean’, la ascoltavamo decine di volte al giorno senza stancarci mai e ci ballavamo sopra, facevamo questo.
Anni fa mi portò ad un suo concerto qui a Monaco, era una data del suo Dangerous World Tour ed ero eccitata dall’idea di poter ascoltare le sue canzoni dal vivo e di vederlo ballare a pochi metri da me.
27 Giugno 1992, Stadio Olimpico di Monaco di Baviera, ero una ragazzina e ricordo poco, che fu fantastico… beh, questo è inutile che io lo dica.
Ricordo ancora che appena uscimmo dallo stadio chiesi a mio padre con le lacrime agli occhi se poi avremmo potuto rivedere un altro suo concerto, lui mi sorrise dolcemente come non faceva da tempo, lì capii che quel Michael era proprio magico.
Successe che poi, un giorno, mi ammalai di una strana malattia di cui non ho mai voluto sapere il nome e addio musica, addio concerti e addio anche Michael Jackson.
Girai numerosi ospedali, le cure costavano un bel po’ e la mia famiglia non poteva permettersele, così poi decisero di farmi rimanere in un ospedale di Monaco per qualche mese per effettuare numerosi controlli, più di quanti non ne avessi già fatti.
In quei mesi mangiai pochissimo e stavo sempre peggio, la situazione non sembrava migliorare, ma io la speranza non l’avevo ancora del tutto persa.
Feci bene perché una mattina arrivò lui a salvarmi e sono sicura che quel giorno non salvò solo me lì dentro, ma anche altri ragazzi che come me non avevano più nulla in cui credere.
Arrivò in tutto il suo splendore con altre due persone al suo fianco, probabilmente erano delle guardie, non ricordo e cominciò a distribuire giocattoli, dischi, poster e soprattutto sorrisi.
C’era una grande folla di ragazzini che gli correvano intorno e si appendevano al tessuto dei suoi pantaloni per avere un suo autografo o anche semplicemente per scambiare due chiacchiere con lui, parlo per i più grandi, poi c’erano i bambini che aspettavano buoni buoni che lui arrivasse da loro con i giocattoli, proprio come Babbo Natale.
Mi sentii scoppiare il cuore dalla felicità, mi sentii bene nel vero senso della parola ed io bene non ci ero mai stata in quegli ultimi mesi e bastò lui per riportare il sereno.
Era a Monaco per una data del suo nuovo tour, l’ ‘History World Tour’ ed in città c’erano migliaia di volantini con la sua faccia appesi al muro, riuscivo a vederli dalla finestra della mia stanza e mi davano una sensazione di festa, di gioia, sembrava che a quel concerto dovessi andarci anche io, riuscivo a sentirmi partecipe di un qualcosa a cui non sarei mai andata.
Finalmente arrivò il mio turno, lo vidi entrare dalla porta sfoggiando uno dei suoi magnifici sorrisi pieni di dolcezza e bontà, mi sentivo al sicuro, era una sensazione che non riuscivo nemmeno io a spiegarmi tanto era assurda.
Si sedette sul bordo del mio lettino e appena vide il suo poster attaccato al muro sorrise e mi baciò la guancia con delicatezza, mi accarezzò la testa e poi cominciò a sfiorarmi le mani dolcemente.
Ricordo anche che chiamò George una sua guardia e gli sussurrò delle cose all’orecchio, non so di preciso cosa, ma so che dopo una manciata di minuti Michael mi riempì una busta di dischi autografati e mi donò tre biglietti per il concerto del giorno dopo.
Mi chiese il mio nome e disse che aveva una sorpresa per me, sarei potuta andare nel backstage con lui per seguire il concerto se mi andava, per poi mangiare un gelato tutti insieme alla fine.
Sembrava una persona come tutte le altre, non sembrava affatto il Re del Pop, non si dava delle arie come di solito gli artisti facevano, non ti guardava dall’alto in basso come se tu fossi un suo suddito, ma ti guardava con innocenza e ingenuità proprio come un bambino.
Era molto attento ad ogni cosa che io dicevo, mi sentivo ascoltata e capita in un certo senso.
Lui parlava ed io mi perdevo sempre di più nei suoi occhi, era bellissimo, sembrava un angelo caduto apposta per salvarci tutti dal male e lui da quel male mi salvò.
Sarebbe troppo lungo da raccontare, fatto sta che io a quel concerto ci andai e poche ore dopo venni a sapere che Michael si era offerto di pagarmi le cure di cui avevo bisogno, erano tutte a suo carico e che ero stata invitata a Neverland per giocare con lui e trascorrere insieme qualche giornata.
Fu lui in persona ad invitarmi, non mandò lettere, inviti, omoni in giacca e cravatta, nessuno… solo sé stesso e il suo cuore.
Diventammo amici e quando cominciai a stare bene andai a trovarlo più spesso a Neverland, mi divertivo moltissimo lì con lui, andavamo sulle giostre, mangiavamo gelati a non finire, facevamo le battaglie con le pistole ad acqua per poi crollare sfiniti la sera nel cinema a vedere i nostri film preferiti, mangiando popcorn e a giocare a lanciarceli addosso.
Ho dormito spesso da lui, lì c’erano decine di stanza immense, ma a me non piacevano e così andavo a dormire nel suo letto.
Lui a terra ed io lì, insistevo parecchio per farmi dormire a terra perché volevo che lui dovesse dormire nel suo letto, ma lui diceva che era più contento se fossi stata io a dormirci su.
Eravamo diventati migliori amici, ci vedevamo spesso quando lui poteva ed ogni volta era come la prima. Stavo incredibilmente bene e non avrei rinunciato a quell’amicizia così pura per niente al mondo, ma dovetti farlo dopo un po’.
Arrivarono le accuse e lui stava sempre peggio, fu questo un grande punto interrogativo nella mia vita.
Come si poteva accusare un uomo come Michael di aver fatto la cosa più orribile e meschina di questo mondo?
Lui che si sarebbe tagliato i polsi piuttosto di fare del male ad un bambino, lui che aveva speso gran parte della sua vita per aiutarli, per farli sorridere, lui che trovava in essi ciò che non trovava negli adulti, lui che amava i bambini perché andavano oltre le apparenze e se piacevi a loro… allora eri uno che ci sapeva fare, uno okay.
Michael andò via da Neverland ed io da lì non l’ho più rivisto, l’ho solo avuto nel mio cuore e sono sicura che lo porterò a vita.
A lui devo tutto, la vita che non ho potuto dargli, i miei sorrisi, la mia felicità e la persona che sono ora.
In tutto questo tempo mi sono sposata e ho avuto un bellissimo bambino a cui ho dato il nome di un angelo, ‘Michael’, con la speranza che diventi anche lui come Jackson, magari per poter ancora sperare in un mondo migliore.
Aveva salvato tante persone e di questo nessuno ne aveva mai parlato, lui non voleva farsi pubblicità su queste cose, diceva che lo faceva con il cuore e per star bene con sé stesso.
Aveva salvato tante anime dalla tristezza, dalla solitudine, dal dolore, ma non era stato capace di salvare sé stesso.
Caro Michael, ti porterò nel cuore in eterno e spero un giorno di poterti riabbracciare per tutte le volte che volevo e non potevo.
Addio, mio caro e dolce angelo.

Monaco, 2010.

Fine.

  
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