Film > Full Monty
Ricorda la storia  |      
Autore: Stria93    08/08/2014    6 recensioni
[Full Monty]
[Full Monty]La situazione di Gaz non è proprio delle migliori. Non ha un lavoro, fatica a pagare le bollette e, soprattutto, rischia di perdere la possibilità di vedere suo figlio Nate; ma un piccolo aiuto insperato giungerà da un certo folletto apparsogli in sogno.
Cross-over Gaz/Rumpelstiltskin (Once Upon a Time)
(Prima classificata al Robert Carlyle's Characters contest II edizione di B e l l e)
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic gaz

Gaz trangugiò quel che rimaneva della sua cena, ordinata a domicilio dal più vicino ristorante cinese, a base di spaghetti di soia con gamberi e consumata direttamente dalla vaschetta in alluminio utilizzando una forchetta di plastica, dopodiché si buttò sul letto sfatto senza nemmeno togliersi i vestiti e le scarpe. Le vecchie molle del materasso cigolarono sonoramente sotto il suo peso.
Ma quel rumore stridente era l'ultimo dei problemi, perché la casa dell'uomo era un disastro da cima a fondo: indumenti di ogni tipo, per la maggior parte consunti e scoloriti, giacevano a terra alla rinfusa, oppure si trovavano ammucchiati sulle sedie, in attesa di un viaggio in lavatrice per il quale non sarebbero mai partiti. Un cumulo di piatti, pentole, posate e bicchieri stazionava nel lavello della piccola cucina ormai da una settimana; cresceva sempre di più ad ogni pasto e aveva ormai creato un'informe ammasso di stoviglie unte e incrostate. Confezioni di cibo cinese e cartoni della pizza erano sparsi un po' ovunque, mentre bottiglie di birra vuote e mozziconi di sigaretta si trovavano disseminati su gran parte del pavimento, le cui piastrelle erano crepate e rotte in più punti.
Era ormai scesa la notte su Sheffield, e, come accadeva di consueto nella contea metropolitana del South Yorkshire, era stata accompagnata da nuvoloni scuri che, in quel preciso istante, stavano riversando il loro carico di pioggia sui tetti della città.
Inoltre, quell'appartamento era una facile preda per gli spifferi, che s'intrufolavano senza difficoltà al suo interno, prendendo possesso delle poche stanze di cui esso era costituito.
L'esile corpo di Gaz venne scosso da un brivido di freddo. Da un po' di tempo aveva difficoltà a pagare le bollette e così, alla fine, dopo l'ennesimo, vano ultimatum, la società del gas gli aveva staccato il riscaldamento, in più, come se il numero dei suoi guai non fosse già abbastanza considerevole, quel giorno Mandy, la sua ex moglie, aveva minacciato di togliergli la custodia di loro figlio Nate se egli non avesse provveduto alla svelta a pagarle gli arretrati delle spese per il mantenimento, che ammontavano a ben 700 sterline: una cifra di gran lunga al di là della sua portata dato che, al momento, non poteva nemmeno contare su uno straccio di stipendio.
Ma non era certamente il solo a trovarsi in una simile situazione. La crisi economica degli ultimi anni aveva infatti colpito duramente la città di Sheffield, un tempo florida capitale dell'acciaio e del divertimento, e la spietata falce della disoccupazione aveva mietuto molte vittime, specialmente tra gli operai delle fabbriche e delle acciaierie.
Gaz si sdraiò sulla schiena e intrecciò le dita dietro la nuca, prendendo a fissare il soffitto grigio, scrostato e pieno di crepe, dell'appartamento. Era come se quello sfondo spento e insulso si fosse tramutato in uno schermo sul quale, come al cinema, prendevano vita le immagini che affollavano la mente dell'uomo in quel momento: Mandy, con quello smidollato del suo nuovo compagno che le teneva quelle luride mani sulle spalle, come se avesse dovuto proteggerla da lui, la finestra chiusa della camera di Nate, la fila chilometrica di donne eccitate che attendevano con impazienza di assistere allo spettacolo di quelle cinque checche ossigenate che si spogliavano a ritmo di musica.
Incredibile! Gaz non riusciva ancora a capacitarsene. C'erano davvero donne, sempre che così si potessero chiamare, disposte a pagare 10 sterline a testa solo per vedere un gruppo di buffoni togliersi i vestiti e sculettare in quel modo?
L'uomo chiuse gli occhi e si passò una mano sul viso, come per arrestare quel flusso di immagini penose.
In quel momento, aveva cose molto più importanti a cui pensare anziché indugiare sullo squallore a cui aveva assistito il giorno prima. Gli stavano portando via suo figlio.
Se non avesse trovato al più presto quei maledetti soldi per pagare le spese di mantenimento della sua ex moglie, questa avrebbe fatto domanda al tribunale per un affidamento esclusivo e allora lui avrebbe detto addio ad ogni possibilità di trascorrere del tempo con Nate.
Lo sai, Gaz. A lui non piace neanche stare a casa tua.
Le parole che Mandy gli aveva rivolto quel pomeriggio erano ancora ben impresse nella sua mente, come una di quelle fastidiose insegne al neon che trafiggono impietosamente gli occhi nell'oscurità della notte e finiscono per far venire il mal di testa se le si fissa troppo a lungo.
L'uomo strinse rabbiosamente i pugni, fino a conficcarsi le unghie nel palmo delle mani.
No! Non poteva finire così! Non era giusto! Avrebbe trovato un modo per rimediare quelle dannatissime 700 sterline e continuare a vedere Nate. Era suo padre, dannazione, e nessuno, men che meno un gruppo di avvocati con la puzza sotto il naso o una giuria di ipocriti perbenisti, avrebbe potuto portarglielo via!
Ma come poteva fare? In che modo avrebbe potuto procurarsi quella somma di denaro che incombeva minacciosamente su di lui come una spada di Damocle, pronta a calare, e che avrebbe potuto significare la perdita di Nate? Come? Come?
Accompagnato da quell'ossessiva domanda e dal suono ipnotico della pioggia battente, l'uomo scivolò presto nel sonno.



Gaz si ritrovò in un'ampia stanza rettangolare, riccamente arredata e stipata di oggetti bizzarri e dall'aspetto antico, tra i quali figuravano un candelabro a tre bracci, vecchi arazzi impolverati appesi alle pareti, e un curioso attrezzo, composto da una ruota di legno, vicino al quale era sistemata una piccola montagna di quella che sembrava essere paglia.
Le alte e imponenti finestre della sala erano tutte oscurate da tende di pesante tessuto rosso scuro, quasi bordeaux, e l'unica fonte di luce proveniva dalle fiamme scarlatte che scoppiettavano vivacemente in un grande camino di pietra.
Nel complesso, Gaz ebbe l'impressione di trovarsi in un eccentrico museo di cianfrusaglie, oppure sul set di uno di quei film da quattro soldi ambientati nel Medioevo e che comprendevano draghi, cavalieri e tutte quelle altre scemenze che si potevano tranquillamente ritrovare nelle più comuni fiabe per bambini, e che tanto piacevano a quelle ragazzine romantiche che ancora vivevano nell'illusione di un mondo fatato in cui, un giorno, avrebbero incontrato il loro Principe Azzurro.
L'uomo si stava appunto chiedendo cosa diavolo ci facesse in un posto simile, quando una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare. - Ah, finalmente sei arrivato, dearie. -
Gaz si voltò di scatto verso l'angolo dal quale si era levato quel suono e si trovò di fronte il tizio più strambo che avesse mai visto: questi aveva la pelle squamosa e verdastra, simile alla scorza dei coccodrilli che si possono vedere in quei noiosissimi documentari sulla natura e gli animali, occhi scuri, striati di venature dorate e dalla pupilla stretta, che non avevano nulla di umano, e denti acuminati, scoperti in un ghigno beffardo.
I vestiti che indossava lo rendevano, se possibile, ancora più stravagante, per non dire addirittura ridicolo: i pantaloni di pelle nera, aderenti e fascianti, gli stivali stringati, alti fino al ginocchio, con tanto di tacco, e la camicia di raso color porpora a maniche larghe lo facevano assomigliare ad un'appariscente rock star degli anni '80, o a un domatore da circo. In entrambi i casi, Gaz pensò che quel tipo dovesse essere fuori come un balcone.
Si grattò la testa, perplesso, mentre squadrava da capo a piedi quel tale che se ne stava tranquillamente appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto, senza smettere di sogghignare verso di lui in quel modo irriverente e anche abbastanza irritante.
Doveva trattarsi di un sogno; non c'era altra spiegazione. Ma sì, sicuramente non era altro che uno di quei sogni strampalati, spesso causati dall'alcool, dalla febbre o da qualche sostanza tossica.
Gaz rifletté: eppure quella sera aveva bevuto solo un paio di birre e aveva fumato le sue solite sigarette, a meno che, naturalmente, non avesse ingerito del cibo avariato o scaduto; eventualità che, doveva ammetterlo, non si poteva escludere, considerando le sue pessime abitudini alimentari.
In ogni caso, quello sconosciuto continuava ad osservarlo con fare impertinente e Gaz iniziava ad esserne piuttosto infastidito. - E tu chi cavolo sei? Non ti hanno detto che Halloween è passato da un pezzo? -
Sembrava che quel tipo non aspettasse altro. Ignorò completamente la seconda domanda e sorrise: - Permettimi di presentarmi, dearie. -
Mosse qualche passo sicuro verso di lui, poi allargò le braccia si proferì in un profondo e teatrale inchino. - Io sono Rumpelstiltskin. Ma tutti mi chiamano il “Signore Oscuro”. -
Gaz scoppiò istintivamente a ridere. - Sì certo! E io sono la Fata Turchina! -
L'altro alzò lo sguardo e aggrottò la fronte, confuso, come se non avesse colto affatto l'ironia nel tono delle parole pronunciate dal biondo e lo considerasse perfino un po' picchiato, circostanza alquanto ironica dato che, tra i due, non era certo quest'ultimo ad essere vestito come un deficiente e ad avere la pelle verdognola. - Ehm... no, in realtà direi che, per tua fortuna, non le assomigli affatto, mio caro. -
La sua voce suonava acuta e stridula, ma qualcosa, in essa, risultava vagamente inquietante e sinistro e fece rabbrividire Gaz.
- Dove accidenti mi trovo? Si può sapere? Che razza di posto è questo? -
- Ma naturalmente sei nel mio castello, dearie! Il Castello Oscuro. - rispose con ovvietà il tizio del sogno.
Gaz decise che era meglio assecondare quel tale; probabilmente non avrebbe ricevuto una sola risposta sensata, inoltre non si sa mai cosa può succedere quando si ha a che fare con un matto, anche se questi non è altro che un'illusione della propria mente.
- Oh, sì, certo. E come ci sono finito? Che diamine ci faccio qui? -
A quel punto, il folletto, o quello che era, sorrise enigmatico. - Dovresti dirmelo tu, mio caro. Nessuno viene da me se non per stipulare un accordo. -
- Un accordo? Ma di che stai parlando? Non ho intenzione di fare alcun patto con te! Sei solo un frutto della mia immaginazione! - e molto probabilmente anche di un'intossicazione alimentare, si ritrovò ad aggiungere mentalmente.
L'uomo-lucertola non si scompose e avvicinò il proprio volto bestiale a quello di Gaz, piantando il suo sguardo indagatore e ipnotico, come quello di un serpente, dritto nelle iridi nocciola del biondo. - Eppure c'è qualcosa che ti assilla. Non ho forse ragione? -
A quel punto, Gaz non poté fare a meno di pensare a Nate e alle 700 sterline che doveva a Mandy.
Bastò quell'istante di esitazione per accendere, negli occhi spiritati del folletto, un bagliore di trionfo. - Ne ero certo. - commentò soddisfatto, dopodiché andò a sedersi al lungo tavolo di legno lucido e incrociò le dita davanti a sé, senza smettere di fissare il suo interlocutore. - Allora... cos'è che vuoi, dearie? -
Gaz sospirò e si passò una mano sulla faccia. Tutta quella situazione era semplicemente assurda! Stava conversando con uno spiritello verde che gli era apparso in sogno e che avrebbe potuto essere un lontano cugino del Grinch, e ora questi sosteneva addirittura di poterlo aiutare a risolvere i problemi che lo affliggevano nella vita reale!
E come avrebbe potuto fare? Avrebbe filato della paglia, tramutandola magicamente in oro, come narrato nella fiaba, e, quando si fosse svegliato la mattina seguente, Gaz avrebbe trovato quel tesoro ai piedi del letto e lo avrebbe venduto per ricavarne i soldi che gli occorrevano? Sì, certo. Come no! Peccato che quel genere di cose accadesse solo nelle favole, sicuramente non nella realtà grigia, dura e cruda di Sheffield; e lui non era di certo una principessa in pericolo, ma solo uno squattrinato perdigiorno che rischiava di vedersi portar via suo figlio da un momento all'altro.
Quella catena di sarcastiche considerazioni venne spezzata dalla voce di Rumpelstiltskin.
- Sai, dearie, non ho tutta la giornata a disposizione. Se vuoi che ti aiuti devi parlare in fretta. -
Gaz alzò gli occhi al cielo ma, di nuovo, decise di stare al gioco e di vedere dove quel sogno contorto e astruso lo avrebbe condotto.
- E va bene. Si tratta di mio figlio... - il biondo cominciò a raccontare di come la sua ex moglie avesse intenzione di togliergli la custodia di Nate e di come egli dovesse trovare al più presto i soldi per le spese di mantenimento. Si sorprese di come le parole gli uscissero spontanee e sincere dalla bocca, come se il bisogno di esternare ciò che provava fosse diventato ormai insopprimibile.
Ad ogni frase, confessata a quello strano essere verdastro, sembrava che il peso che fino ad allora aveva oppresso il suo petto, si alleviasse un poco.
Quando terminò il racconto, Gaz non poté ignorare un leggero senso di sollievo.
Rumpelstiltskin era rimasto ad ascoltarlo attentamente per tutto il tempo, senza mai interromperlo e mantenendo un'espressione impassibile e indecifrabile. Se durante quei minuti avesse provato una qualche emozione oppure no, sarebbe stato impossibile da dire.
Prima di parlare, attese ancora qualche istante, fissando il vuoto davanti a sé, come se si fosse estraniato da ciò che lo circondava, perso nei propri insondabili pensieri.
Quando finalmente proferì parola, la sua voce suonò bassa e pacata, quasi venata di una nota di malinconia. - Quindi, se ho capito bene la tua situazione, se non riuscirai a rimediare in fretta quel denaro, perderai la possibilità di stare con tuo figlio. -
Gaz iniziava a spazientirsi davanti alla calma, apparentemente imperturbabile, del padrone di casa. - Sì, maledizione! Te l'ho appena detto! E ora cosa diamine dovrei fare per procurarmi quei dannati soldi? -
Ancora una volta, quel coboldo svitato non si scompose dinanzi al tono alterato e impaziente del biondo. Si portò invece una mano al mento con fare pensieroso, infine schioccò le dita e, davanti agli occhi stupefatti di Gaz, prese forma l'immagine di un manifesto che pubblicizzava un'esibizione hard riservata esclusivamente ad un pubblico femminile, il cui prezzo ammontava a 10 sterline per spettatrice, poi la visione sfumò e mutò in un'altra: sei uomini senza volto che, come ombre scure e sfocate, danzavano in modo provocante e, nel frattempo, si spogliavano davanti a centinaia di donne urlanti ed entusiaste che riempivano ogni angolo del locale.
Gaz impiegò qualche istante ma, alla fine, capì il messaggio che quelle immagini intendevano trasmettergli e rimase sbalordito.
Non poteva crederci! Davvero quella sottospecie di ramarro gli stava suggerendo di mettere in scena uno spettacolo simile a quello presentato da quei cinque stronzetti?
- Uno spogliarello? Cos'è, un cazzo di scherzo? -
Rumpelstiltskin fece spallucce con aria noncurante. - Come hai detto prima, io sono solo un prodotto della tua immaginazione, dearie. Mi limito a mostrarti ciò che già sai, e tu conosci perfettamente la risposta al tuo problema. Ti serviva solo qualcuno che la portasse in superficie. -
Gaz ascoltò quelle parole e ripensò al giorno prima e alla moltitudine di donne in delirio che si trovavano all'interno del locale dove si stavano esibendo i quattro spogliarellisti professionisti. Sembrava incredibile, eppure quell'idea, per quanto pazzesca potesse apparire, aveva un senso e ne acquistava sempre di più man mano che la mente dell'uomo la soppesava. Sì, poteva funzionare! Era disposto a tutto pur di continuare a vedere Nate, quindi perché non tentare? Con 10 sterline a ingresso avrebbe potuto mettere insieme una bella somma, forse perfino sufficiente per poter saldare il debito con Mandy e convincerla a mantenere l'affidamento congiunto.
Si rivolse nuovamente all'uomo-rettile: - Prima hai parlato di un accordo, un patto, o quello che è... - l'altro annuì tranquillamente. - Quindi vuoi qualcosa in cambio da me? -
Il folletto agitò una mano davanti a sé, come per scacciare una mosca invisibile. - Oh, lascia perdere queste formalità, mio caro. -
- Come sarebbe a dire? Non vuoi nulla? Dov'è la fregatura? - Gaz era scettico e sorpreso.
- Be', diciamo solo che... - fece una breve pausa, come se volesse trovare l'espressione adatta - ...odio l'idea che un padre e un figlio vengano separati. -
- Tutto qui? - il biondo era ancora sospettoso.
- Sì, dearie. Tutto qui. E ora è giunto il momento di salutarci. Addio, e cerca di goderti tuo figlio il più possibile, perché il tempo passato insieme è prezioso e vale più di tutto l'oro del mondo. -
Subito dopo che il folletto ebbe pronunciato quelle parole, le pareti del palazzo presero a svanire, insieme a tutto ciò che si trovava al suo interno, incluso lo stesso Rumpelstiltskin, sulle cui labbra troneggiava ancora quel ghigno compiaciuto.



Gaz si svegliò di soprassalto e aprì gli occhi, ritrovandosi nel suo appartamento caotico e disordinato, sdraiato sul vecchio materasso a molle, con indosso ancora i vestiti del giorno prima e perfino le scarpe. Ogni traccia del castello e del folletto che vi abitava era scomparsa.
Le lancette dell'orologio appeso alla parete della cucina segnavano le 6.30 del mattino e, dopo la tempesta della notte precedente, alcuni timidi raggi di sole facevano capolino dalle fessure delle veneziane rotte e sgangherate, che pendevano tristemente dalle finestre, come dei relitti.
Incurante dell'ora, l'uomo balzò in piedi e afferrò il telefono con tanta foga che quasi strappò i fili dalla presa di corrente.
Compose alla svelta il numero di Dave e rimase in attesa, trepidante.
Oh, andiamo, trippa lessa! Rispondi!
Dopo parecchi squilli, finalmente la voce assonnata dell'amico biascicò qualcosa dall'altro capo dell'apparecchio, ma Gaz non ascoltò e lo interruppe immediatamente. - Muoviti, trippa lessa! Andiamo a correre! -
Non attese nemmeno la risposta dell'altro e riattaccò, poi si svestì velocemente, si lavò il viso con acqua fredda, e indossò un paio di pantaloni sportivi e una vecchia maglietta dello Sheffield United FC.
Prima di uscire di casa, lanciò una rapida occhiata al suo riflesso nello specchio e vide il solito uomo biondo, dal fisico smilzo e minuto, restituirgli lo sguardo.
S'immaginò sul palco del locale, vestito di nient'altro che un ridottissimo perizoma, che poco lasciava all'immaginazione, intento ad ancheggiare e ad ammiccare audacemente verso il pubblico in delirio sulle note di Hot Stuff, di Donna Summer. Gli angoli delle sue labbra sottili s'inclinarono in un sorrisetto a metà tra lo scettico e il divertito.
Uno spogliarello. Che idea assurda! Così assurda... che avrebbe anche potuto funzionare.





Da Stria93: Ciao a tutti! :)
Questa shot è un vero e proprio esperimento per me e forse è anche un po' azzardato, ma ho deciso di discostarmi dal mio solito genere di storie e di tentare qualcosa di nuovo.
Non ho mai scritto di altri personaggi interpretati da Robert, ad eccezione di Rumpelstiltskin, al quale sono particolarmente affezionata.
Tuttavia adoro “Full Monty” e Gaz, inoltre credo che questo personaggio presenti un'importante analogia proprio con il nostro caro Signore Oscuro, ovvero l'essere un padre al quale viene portato via il figlio a causa della propria condotta.
Da tempo mi stuzzicava l'idea di unire e far incontrare questi due personaggi e le loro vicende in una OS e la seconda edizione di questo contest, ideato da B e l l e , me ne ha dato l'occasione perfetta. :)
Ho cercato di condurre la narrazione utilizzando il PoV di Gaz, ma temo fortemente di essere caduta nell'OOC e sono piena di dubbi a questo riguardo.
Spero comunque di aver prodotto una shot almeno decente e che possa piacervi. ^^
Concludo questa nota con una precisazione: l'incontro tra Rumpel e Gaz non ha nessun carattere magico o sovrannaturale. Tutto quanto è solo frutto della mente del protagonista di “Full Monty” e - che cosa brutta da dire - il folletto esiste solo e soltanto nel suo sogno, anche se ho voluto mantenerlo fedele al personaggio originale di OUAT e inserire dei riferimenti alla sua storia.
Come sempre, ringrazio di cuore chi leggerà questo piccolo esperimento, chi lo aggiungerà ad una delle liste, e ancora di più chi sarà così gentile da farmi conoscere il proprio parere.
Un bacio grande! :*

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Full Monty / Vai alla pagina dell'autore: Stria93