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Autore: franci893    09/08/2014    6 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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2.
 
Il sole stava appena sorgendo, i primi timidi raggi si infiltravano qua e là tra le nuvole fumose che avvolgevano la valle, creando coni di luce che spezzavano l’oscurità della notte.
Nell’accampamento regnava ancora il silenzio, dal momento che tutti i suoi occupanti erano ancora addormentati. Tranne Tristyn.
Avvolgendosi il mantello attorno alle spalle per scacciare i brividi di freddo, si allontanò silenziosamente dai compagni e andò ad ammirare l’alba dalla sommità della collina su cui si erano fermati per trascorrere la notte. Aguzzò la vista per scorgere i dettagli visibili della vallata che si apriva sotto di lui, i boschi che fiancheggiavano un torrente stretto e ripido, qualche radura sparsa qua e là, e in lontananza le vette delle montagne più alte.
Erano trascorsi cinque giorni da quando si erano messi in marcia da Londra, e ormai mancavano poche ore di cammino per raggiungere Welnfver. Finalmente.
Il viso di Tristyn, solitamente imperturbabile, fu attraversato dall’ombra di un sorriso.
Presto avrebbe visto con i propri occhi ciò per cui aveva combattuto e messo a rischio la vita più volte, l’unica cosa che lo aveva spinto ad abbandonare le tiepide terre bretoni per stabilirsi nella fredda e selvaggia Inghilterra.
Era felice, Tristyn, ma non si trattava di quella felicità totale capace di riempire l’animo e il cuore. Non poteva dimenticare tutto quello che era successo prima, che era stato necessario per raggiungere l’obiettivo tanto agognato. Se chiudeva gli occhi, sentiva distintamente il rumore sordo delle spade, le urla dei cavalieri all’attacco e i gemiti di chi era rimasto per sempre su quei campi brulli e desolati. Le sue ferite bruciavano ancora, inasprite non solo dal freddo ma anche dal dolore.
Aveva poco più di vent’anni quando era partito al seguito di Guglielmo, pieno di ideali, di sogni, di speranza di gloria. Da allora erano passati nemmeno due anni, ma quel ragazzo non esisteva più. Per quanto si sforzasse di cercare dentro di sé quello spirito vitale che tanto lo aveva sostenuto, non ne vedeva nemmeno l’ombra. Quella parte di lui era morta con la prima battaglia, con il primo guerriero sassone che aveva trafitto con la spada, con le prime ferite. Ne aveva ricevute tante, alcune non erano neppure guarite del tutto, ma le peggiori, quelle inferte al suo animo, erano ancora aperte, e bruciavano, come se fossero perpetuamente a contatto con il fuoco.
Tristyn era un guerriero, era stato addestrato come tale fin dall’infanzia, e sapeva che in guerra vinceva il più forte. Chi si mostrava debole, chi non reagiva alla violenza con la violenza era destinato a soccombere. Lui ce l’aveva fatta, era sopravvissuto e aveva vinto. Questo avrebbe dovuto ricompensarlo di tutte le sofferenze passate, e in parte era così, a volte riusciva quasi a convincersi che fosse la verità.
Ma quando restava solo, i demoni dentro di sé si svegliavano e gli facevano dubitare di tutto, persino di sé stesso. Che uomo era? Giusto? Saggio? Coraggioso? Oppure era solo un vile assassino?
Un mormorio assonnato, assieme allo sbatacchiare delle scodelle, gli fece intuire che i suoi compagni si fossero svegliati. Il sole era sorto, la valle appariva più chiara e nitida.
Tristyn si schermò gli occhi dalla luce mattutina, guardò verso nord e finalmente lo vide, adagiato in cima a una collina.
Il castello di Welnfver.
 
*
 
La giornata non era iniziata nel migliore dei modi, al castello di Welnfver.
Una volpe, durante la notte, era sgattaiolata nel pollaio e aveva fatto razzia di galline, il capo delle guardie si era sentito poco bene, e sua zia si rifiutava di uscire dalla sua stanza. Di nuovo.
Lynn si premette le dita sulle tempie, cercando di scacciare quel fastidioso mal di testa che l’aveva assalita fin dalle prime ore del mattino. Doveva mantenere la calma. Essere paziente. Una buona signora del castello doveva essere sempre pronta a tenere le redini salde in qualsiasi situazione.
Ebbene, lei in quel momento desiderava solo sellare il suo cavallo e farlo galoppare nella brughiera.
Sentire il vento tra i capelli e sul viso, e dimenticare tutti i suoi problemi.
Tuttavia, una buona signora del castello non lo avrebbe mai fatto.
Bussò per l’ennesima volta alla pesante porta di mogano.
-  Zia Audrey, uscite. Sono due giorni che siete chiusa lì dentro. Dovete mangiare. - la chiamò.
Nessuna risposta.
Vecchia cocciuta.
Lynn bussò di nuovo. – Zia, la cuoca ha preparato la crostata di prugne. Quella che vi piace tanto.- attese, speranzosa. La maniglia si abbassò, e dalla fessura tra la porta e il muro sbucarono gli occhi vispi e sospettosi dell’anziana donna.
- Prugne, hai detto?- chiese, non del tutto convinta.
- Certo, l’ha appena finita di cuocere! Una vera delizia, l’ho assaggiata io stessa. -, rispose Lynn, gongolando tra sé e sé. Niente come la crostata di prugne faceva uscire allo scoperto sua zia, ne era ghiotta come gli orsi del miele.
Finalmente persuasa, la vecchietta uscì dalla stanza, e appoggiandosi alla nipote, scese piano le scale che conducevano ai piani inferiori. Era di bassa statura, esile come un giunco, eppure conservava una forza straordinaria per una donna della sua età. Era astuta come una volpe e aveva una volontà di ferro, che solo Lynn e pochi altro riuscivano a piegare, anche se a fatica.
Quando giunsero in cucina, la ragazza la fece sedere e, come promesso, le diede una fetta di crostata. Almeno avrebbe mangiato qualcosa, per quel giorno. Come riuscisse a stare in piedi stando a digiuno giorni interi era un mistero inespugnabile per chiunque.
“ Almeno un problema è risolto ”, pensò Lynn, mentre si dirigeva verso i cortili interni per verificare il danno provocato dall’ingordigia della volpe.
Ormai era trascorso qualche mese da quando si era presa sulle spalle il compito di amministrare e gestire il castello e le terre che lo circondavano, e per quanto le risultasse pesante e difficoltoso, pian piano si stava abituando a quel modo di vivere. Poiché era sempre stata convinta che non si sarebbe sposata e avrebbe continuato ad abitare al castello, Lynn non aveva mai fatto attenzione a tutte le pratiche necessarie per mandarlo avanti. Fino alla sua morte quel compito era ricaduto su sua madre, e in seguito era passato nelle mani di Tess, la novella sposa del fratello.
Quel passaggio di consegne era parso naturale a tutti, dal momento che Lynn, quando la madre era morta, era ancora troppo giovane e senza esperienza, a differenza della cognata.
Ma con la guerra e la partenza del padre e di Tredan, le cose erano cambiate.
Era lei l’unica erede, e quindi era suo compito amministrare le terre.
Non era stato facile, ma Tess l’aveva aiutata, e continuava a farlo. Senza di lei, probabilmente, Lynn sarebbe riuscita a dare fuoco al castello intero prima ancora di cominciare a prendersene cura.
Canticchiando un motivetto allegro, la ragazza iniziò ad eseguire i suoi compiti e a risolvere i piccoli intoppi quotidiani, come la volpe, il capo delle guardie ammalato e le galline razziate.
La giornata trascorse come molte altre, e solo verso sera Lynn riuscì a ritagliarsi un momento di tranquillità. Distesa sul letto, guardava i raggi del sole al tramonto giocare con le ombre della sua stanza, in una sorta di buffo nascondino. Chiuse gli occhi un istante, lasciando scorrere davanti a sé tutti i pensieri e le emozioni della giornata. Lo faceva sempre, era una sorta di rituale con cui cercava di liberare la mente e l’anima per poter riposare tranquilla. Anche se, a dire il vero, quel giorno ad eccezione della volpe, nulla era stato particolarmente eccitante.
O almeno, così credeva, finché l’urlo della sentinella non richiamò la sua attenzione.

- Cavalieri all’orizzonte!-  




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Ciao a tutti! Intanto, grazie mille alla persona che ha recensito e a tutti quelli che hanno letto e messo la storia tra quelle seguite, sono davvero contenta di essere riuscita a incuriosirvi:) Non volevo aspettare troppo quindi ecco qua il primo vero e proprio capitolo della storia: è ancora introduttivo, spero di non annoiarvi troppo con tutte queste descrizioni, dal prossimo le cose inizieranno ad entrare nel vivo!;) Grazie ancora a tutti, spero che il capitolo vi piaccia!

Un bacione

Francesca

 
   
 
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