Moon
Rainbow
Prefazione
Una figura in nero si muove
per i corridoi di una casa vittoriana. Sta correndo, sembra
spaventato…
Entra in una stanza
spalancando una porta, per poi richiudersela alle spalle con un tonfo appena
entrato.
“Stai calmo” lo ammonisce
un uomo sulla quarantina, profondi occhi color
dell’ametista.
“Mi chiedi l’impossibile”
dice la figura appena entrata: “Mi avete fatto chiamare all’improvviso,
dicendomi di venire in fretta: mi sono spaventato…”.
A giudicare dalla voce
sembra piuttosto giovane, non più di vent’anni.
La sala è grande,
rettangolare: la finestra enorme è chiusa e la luce del Sole è bloccata da delle
pesanti persiane in pietra. C’è un grosso tavolo tondo, al quale sono seduti
altri uomini dagli occhi brillanti.
La figura appena entrata
sospira, cercando di rilassarsi.
L’uomo sulla quarantina gli
fa cenno di avvicinarsi e di sedersi, e il ragazzo ubbidisce,
incerto.
Si toglie il cappotto e il
cappuccio, scoprendo i capelli biondo paglia che gli ricadono sulla fronte; ha
gli occhi di uno strano blu mischiato a tinte violacee. Ha la pelle chiara e
perfetta, le labbra ad arco. Non è molto alto, ma ha un bel fisico asciutto, sul
petto coperto da una camicia azzurrina brilla un pendente, una Tanzanite
incastonata nell’argento.
Si siede, e l’uomo gli
spiega la situazione. Quando tace, in segno che ha terminato, il ragazzo abbassa
il capo, passandosi le mani tra i capelli in un segno di
disperazione.
“Li aiuterai, vero? Dimmi
che gli darai una mano” lo supplica l’uomo, sporgendosi verso di
lui.
Il ragazzo alza lo sguardo
lievemente lucido verso di lui:
“Certo” dice, la voce gli
trema: “Come devo fare?”.
“Verranno da te” gli
risponde l’uomo.
“Tutti”.
“No, solo i tre, più il
ragazzo”.
“Il
Prescelto?”.
“Si”.
“E lei? La
ragazza?”.
“Non la vedranno,
all’inizio, ma poi se ne accorgeranno”.
“Bene” il ragazzo si alza,
prendendo il cappotto poggiato sulla sedia. Ha le guance bagnate di lacrime
salate: “Ora vado, in fondo, ho solo quattro anni, giusto?” cerca di
ironizzare.
L’uomo lo abbraccia,
imitato da tutti i presenti.
“Grazie di tutto,
Pico”.
Il ragazzo ride: “Non ho
ancora fatto niente”.
Lontano, dall’altra parte
del mondo, a distanza di quattro anni, Alice Cullen ascoltava musica House, gli
occhi chiusi di chi non può dormire.
<< ma quando la
smetterai con questa musica? >> la prese in giro il suo compagno Jasper
Hale, entrando nella stanza.
<< perché? Che cos’ha
che non va? >> chiese lei, fingendosi offesa.
Jasper
ridacchiò:
<< è un po’ troppo
rumorosa, tesoro >>.
<< a me piace
>>.
<< non hai proprio
senso della misura! >> rise.
<< giochiamo a carte?
>> chiese la piccola vampira, prendendo il compagno per
mano.
<< ma con te non c’è
gusto >>.
Alice lo guardò con occhi
dorati supplicanti.
Jasper si intenerì:
<< uff… e va bene >>.
<< evviva!
>>.
E fu allora che Alice le
vide, tutte e tre: cappotti neri e occhi brillanti.
Non sapeva che ruolo
avevano.
Non poteva minimamente
immaginare cosa li attendeva.
Mmm…. Che dire? Questa è la prima Long-Fic, nonché prima Fan Fic su
Twilight. Mentre leggevo una fic su Twilight, puff, questa follia mi balena in
testa. Come di mia abitudine, ho scritto questa… ehm… ‘sta roba qua a ora tarda,
spero non siate severi ^.^ please,
lasciate recensioni e ditemi che cosa ve ne pare, ve ne sarò
grata!
Ps-
sicuramente vi chiederete chi è la gente strana là sopra: è un bel mistero.
Leggete e scoprirete ^_^
Graxie!
Bilu_emo
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