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Autore: Luna95    12/08/2014    8 recensioni
Certo, Michael amava Gabriel - chi poteva resistere agli occhietti entusiasti di quel piccolino? - ma il fratellino riusciva a creare un caos micidiale con quasi nessuna risorsa disponibile: il Paradiso non era la Terra, tanto per intenderci, e, dannazione, quel moccioso piumato non aveva ancora imparato a volare.
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Gabriel era ancora piccolo, stava imparando appena a muovere le ali e a stare in posizione eretta, ma si faceva capire eccome: di tutte le creazioni di suo padre, Lucifer non aveva mai visto qualcosa di così minuscolo ma tanto pieno di energia da poter far esplodere un pianeta (e non solo il senso figurato - con Raphael ne aveva avuto esperienza diretta).
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Solo una breve one-shot su un piccolo Gabriel che si diverte un mondo a far disperare i suoi fratelli maggiori!
[baby!Gabriel, bigbro!Lucifer, bigbro!Michael, ed il Paradiso ancora nei suoi tempi migliori]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Lucifero, Michael
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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In Paradiso, il disegno di Dio si era compiuto solo in parte - molti degli angeli che l’avrebbero popolato erano ancora un’idea, una fiammella di vita nella sua mente.
Michael desiderava ardentemente e ormai da diverse ore, che suo Padre si fosse trattenuto ancora qualche giorno - o qualche eone - dal dare vita al suo fratello più piccolo, uno scalmanato angioletto dalle ali dorate e un temperamento allegro e chiassoso.
 
Certo, Michael amava Gabriel - chi poteva resistere agli occhietti entusiasti di quel piccolino? - ma il fratellino riusciva a creare un caos micidiale con quasi nessuna risorsa disponibile: il Paradiso non era la Terra, tanto per intenderci, e, dannazione, quel moccioso piumato non aveva ancora imparato a volare; ogni schiera celeste con un accenno di buonsenso avrebbe dovuto temere l’idea di Gabriel associata per disgrazia a quella di movimento.
Solo il loro amato Padre poteva sapere ciò che sarebbe accaduto - quali catastrofi, azzarderebbe Michael, ma non vuole essere troppo ottimista.
 
Il bimbo alato sgambettava allegramente, gattonando su ogni superficie a lui accessibile e afferrando con entusiasmo qualunque cosa gli capitasse a tiro.
Gli Arcangeli l’avrebbero trovato piacevole e adorabile in qualunque altro momento, per carità, ma Michael aveva davvero bisogno di concludere quel trattato con gli Aesir e i Vanir, e la continua distrazione di Gabriel, che sembrava più che deciso a ruzzolare giù da qualche ammasso di nuvole o, peggio, da una meno soffice colonna di marmo, di certo non aiutava la concentrazione del fratello maggiore.
 
Per fortuna, Lucifer possedeva il provvidenziale dono dell’intuizione e di un tempismo perfetto: sollevò con poca delicatezza l’angelo bambino e lo portò via dalla vista dell’esausto fratello maggiore; i gorgoglii contenti di Gabriel lo accompagnarono e le sue manine agguantavano le piume che spuntavano da dietro le spalle di Lucifer, scompigliandole o addirittura tirandole con gentili strattoni, ma l’Arcangelo non fece una piega.
 
Gabriel era ancora piccolo, stava imparando appena a muovere le ali e a stare in posizione eretta, ma si faceva capire eccome: di tutte le creazioni di suo padre, Lucifer non aveva mai visto qualcosa di così minuscolo ma tanto pieno di energia da poter far esplodere un pianeta (e non solo in senso figurato - con Raphael ne aveva avuto esperienza diretta).
 
Dal canto suo, Gabriel adorava Lucifer, così come amava Raphael e Michael, i quali, tuttavia, non avevano quasi mai tempo per giocare con lui: Lucifer gli proponeva giochi e tanti trucchi divertenti, e inoltre gli aveva mostrato per la prima volta come distendere le ali, lasciando più di una volta che il fratellino gli scompigliasse con genuino e infantile stupore le piume candide.
 
Li accomunava anche la luce, che non assomigliava allo splendore glorioso di Michael né al terribile fulmine di Raphael.
Nel caso di Gabriel era una luce soffusa, dai contorni d’oro, benevola e ancora accennata per la tenera età; Lucifer era puro fulgore, il riverbero del mattino che orla le nuvole di bianco e di vita - Lucifer era luce.
 
La furbizia, poi, pareva un tratto ereditato direttamente da Lucifer, e più di una volta Michael si era chiesto se Dio li avesse creati così affini di proposito o spinto da puro e irrazionale amore; in ogni caso, aveva fede nelle sue scelte e non le aveva mai messe in dubbio, neanche una volta.
 
Raphael voleva bene al fratellino, le sue parole erano sempre affettuose e il suo sguardo mai duro, ma nonostante la sua indole straordinariamente serena - che pareva controbilanciare l’infinito e frenetico stupore di Gabriel - non riusciva a trascorrere molto tempo con lui, non senza perdere inevitabilmente la pazienza.
 
Se con Lucifer il piccolo angelo s’intratteneva con giochi, creazioni e risate, in Michael ritrovava la calma e la sicurezza infinita dell’oceano; la Grazia del fratello maggiore lo cullava come le onde del mare, quando dormiva con la testa poggiata al suo petto, le labbra che sfioravano la testolina di Gabriel figuravano un amore assoluto e perfetto, le sue ali che lo riscaldavano erano come l’abbraccio di una madre.
Spesso Michael lavorava con Gabriel rannicchiato in grembo, ma il piccolo stava sempre incredibilmente quieto, il suo infantile interesse per il mondo che lo circondava non esplodeva di luce incandescente ma rimaneva tiepido, cortese, accennato, come attenuato dalla benevolenza del fratello: questa era una delle mille abilità che Lucifer ammirava in Michael.
 
Questa capacità, tuttavia, rimaneva sconosciuta ai fratelli: Lucifer, scherzando, aveva detto che Michael non amava condividere, ma dietro la facciata allegra era piuttosto timoroso all’idea di dover gestire il minore dei suoi fratelli e impedirgli di farsi male - le probabilità di una ferita fatale erano quasi nulle, certo, ma riportare Gabriel da Michael con un solo graffio avrebbe scatenato la famosa e temuta ira di quest’ultimo, da cui Lucifer aveva finora avuto l’accortezza di tenersi ben alla larga.
 
Ma Gabriel era in qualche modo riuscito a cadere per terra e, immaginò Lucifer, a schiacciarsi un’ala o qualcosa del genere, perché il suo pianto disperato risuonò per i quattro angoli del Paradiso.
Lucifer si congelò sul posto - un freddo improvviso l’aveva attraversato dalla punta delle ali ai piedi, lasciandolo intorpidito e preoccupato; non era la prima volta che Gabriel, concentrato per gattonare più veloce o acchiappare una farfalla, inciampava goffamente sui suoi piedi, e Michael riusciva sempre a calmarlo… appunto, Michael: Lucifer gli permetteva di arrampicarsi ovunque volesse, di tendere le mani in alto, più vicine al Padre, da sopra le sue spalle, di creare bolle colorate e rincorrere le piume che galleggiavano pigramente intorno a loro, ma il suo sguardo vigile gli permetteva di recuperare Gabriel un momento prima che si facesse male.
Perso nei suoi pensieri, Lucifer si era distratto, e un lieve panico l’aveva colto quasi di sorpresa.
 
Si avvicinò velocemente, preoccupato, e prese in braccio il bambino con estrema cautela; la piccola serpe, tuttavia, non appena sentì vicino il petto del fratello, scoppiò in una risata argentina e con un battito di mani creò un piccolo oggetto d’oro e d’ottone, che cadde nelle mani di Gabriel producendo un dolce suono.
 
Svanita la precedente preoccupazione, anche Lucifer ridacchiò, togliendo dalle mani del fratellino l’arnese: il corno che il bambino aveva creato riluceva di una bellezza singolare, la forma elegante e semplice suggeriva l’uso che il piccolo angelo aveva casualmente - o forse consapevole del suo compito futuro? - attribuito all’oggetto, un vessillo di verità e annunciazione.
 
Avrebbe consegnato il corno a Michael non appena ritornati dalla distesa nuvolosa in cui il piccolo della famiglia amava giocare, poi l’avrebbero restituito a Gabriel quando sarebbe giunto il momento: Lucifer non poteva fare a meno di domandarsi quali progetti avesse suo padre per quel bambino pieno di vita e di luce, ma lo consolava sapere che, almeno in parte, poteva guidare i suoi passi, guardarlo crescere, proteggerlo.
Sarebbe andato tutto bene.
E lui sarebbe sempre rimasto al suo fianco.
   
 
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