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Autore: Maiko    13/08/2014    3 recensioni
[...] Ogni qual volta metteva piede fuori dal Rifugio, nascosto nel suo furgone targato “DUDE01”, si rendeva conto che non avrebbe potuto mai stare lontano da quella città. Restare nell'ombra non era mai stato il suo forte, dopotutto. [...]
I pensieri di Michelangelo durante l'anno di assenza di Leonardo; ambientata prima di TMNT (2007).
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michelangelo Hamato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NdMaiko: era da un po' che volevo pubblicare questa storia, l'avevo abbozzata per la prima volta un paio di anni fa, ma non era mai stata conclusa. Ho deciso di revisionarla e finirla, ed eccola qui! Non è un granché, lo ammetto, ma dato che le Tartarughe Ninja sono da sempre un pezzo della mia infanzia, volevo scrivere qualcosa in questo fandom.
Spero vi piaccia, e se qualcuno volesse lasciare in qualche tipo di recensione -positive, neutre o critiche- mi farebbe molto piacere :)
 






-Better Than Videogames-



Se c'era una cosa che Michelangelo adorava più dei suoi videogame, era vantarsi di essere bravo a giocarci.
Da quando Leo se ne era andato nell'America Centrale, si era ritrovato con così tanto tempo libero che, dopo il primo mese, gli era quasi passata la voglia di stanziare in coma vegetativo davanti alla TV e farsi venire i crampi alle dita. Avrebbe scambiato molto volentieri tutte le proprie console ed i propri giochi con qualche nuovo nemico.
Don e Raph erano diventati sempre meno reperibili, uno per i suoi studi e l'altro per il suo cattivo umore, e l'unica cosa che Mike aveva potuto fare per non cadere nella noia, era stata quella di trovarsi un lavoro.
Lo teneva impegnato gran parte del giorno e, nonostante odiasse intrattenere i ragazzini ai compleanni, appena tornava a casa si ritrovava talmente stanco da non riuscire neanche a sentirla, la noia.
Nell'ultimo periodo poi, quando le cose erano sembrate complicarsi ulteriormente tra di loro, era comparso lui: il Nightwatcher.
Ormai i notiziari non parlavano d'altro; lo dipingevano come una sorta di leggenda sulla stessa lunghezza d'onda di Batman (Bat-mobile e segnale luminoso esclusi) ed intorno alla sua figura si erano tessuti miti e storie di ogni genere.
Ne era rimasto affascinato.
E così si era reso conto che, da qualsiasi ottimistico punto la si volesse vedere, le Tartarughe Ninja erano evaporate, divenute un vago ricordo lontano, un miraggio.
Erano semplicemente diventate inutili.
E ad un tratto si era accorto che restare con le mani in mano non era proprio il suo forte.
Donny lo rimproverava sempre, ogni qual volta lo vedeva esultare davanti all’ennesimo servizio riguardante l’ultima impresa del misterioso vigilante notturno, dicendogli che non aveva più senso fingere che tutto potesse tornare come prima, perché, senza Leo, le Tartarughe non esistevano più, che doveva mettersi il cuore in pace.
Eppure, nello stesso istante in cui il nome "Nightwatcher" appariva sullo schermo, che fosse per pubblicità, polemica o adorazione, ogni suo dubbio moriva e si sentiva pervaso da quella sensazione mista a divertimento e soddisfazione che aveva provato quando erano stati loro quattro, nell'ombra, l'argomento più discusso a New York.
Euforia. Nessun altro termine.
Il Maestro Splinter non commentava mai, si limitava a scuotere la testa e a meditare, e guardare le sue Soap Opera non appena la televisione fosse libera, sicuro che non sarebbe stato disturbato da alcun suono, poiché il Rifugio era divenuto ogni giorno più silenzioso.
E Michelangelo era certo che, prima o poi, Leo sarebbe tornato da loro e avrebbero combattuto di nuovo il crimine, insieme, come ai vecchi tempi, magari anche facendo squadra con quel Nightwatcher.
Come in un film di supereroi!
Tutto a un tratto il lavoro non gli era sembrato più così pesante (nonostante le feste di compleanno fossero uno dei suoi incubi più ricorrenti), e ogni qual volta metteva piedi fuori dal Rifugio, nascosto nel suo furgone targato “DUDE01”, si rendeva conto che non avrebbe potuto mai stare lontano da quella città. Restare nell’ombra non era mai stato il suo forte, dopotutto.
E se Don e Raph avevano preferito cadere vittime di quella nuova, anormale routine, lui non l’avrebbe mai fatto, era una promessa.
Non potendo andarsene in giro per New York (Splinter era stato piuttosto chiaro al riguardo) Mike riprese a giocare ai propri videogame, per tenere la mente impegnata, battendo i propri stessi record, sognando il giorno in cui Leonardo sarebbe tornato e sarebbe stato fiero del proprio fratellino, l’unico che ancora non si era dato per vinto.
E, mentre in questo o quel gioco eliminava nemico dopo nemico, nella sua mente, Michelangelo, immaginava grandi battaglie al fianco dei fratelli, a combattere il Clan del Piede o qualche nuovo e potente avversario.
Era sicuro che prima o poi le cose sarebbero tornate come prima, perché loro erano le Tartarughe, avevano protetto New York per anni e avrebbero continuato a farlo, perché, seppur continuassero a negarlo, sapeva che Raph e Don sentivano la mancanza di quella vita esattamente come la sentiva lui.
  
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