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Autore: _babu_    13/08/2014    3 recensioni
Rosso. È tutto quello che scorgo, la realtà filtrata attraverso il liquido viscoso che si è ormai sparso ricoprendo interamente il mio corpo. Abbasso lo sguardo e sussulto, i miei stivali sono completamente immersi in un mare di sangue iscarlatto. Le rovine di Saint Paul si stagliano in lontananza, ombreggiando con la loro cupa presenza la scena apocalittica. Una piuma ondeggiante incontra il mio campo visivo, planando soavemente su quel lago infernale. Solo in quel momento lo percepisco, il suo respiro sul mio collo, pesante ed animalesco, i suoi arti ricoperti di piume sanguinolente a contatto con il mio corpo
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono di nuovo qui, intrappolato in questo morboso circolo vizioso. Il cuore mi martella nel petto come voglia sfondarlo. Il mio respiro è spezzato, congelato dal terrore. Una sensazione disgustosamente familiare, di qualcosa di denso che cola lungo il mio braccio, vorrei controllare, ma non posso, la stessa sostanza ha invaso i miei bulbi, colando lungo il mio petto. Devo muovermi. Il mio ginocchio si flette, la paura di cozzare contro qualcosa di solido, di vivo, mi assale.
Rosso. È tutto quello che scorgo, la realtà filtrata attraverso il liquido viscoso che si è ormai sparso ricoprendo interamente il mio corpo. Abbasso lo sguardo e sussulto, i miei stivali sono completamente immersi in un mare di sangue scarlatto. Le rovine di Saint Paul si stagliano in lontananza, ombreggiando con la loro cupa presenza la scena apocalittica. Una piuma ondeggiante incontra il mio campo visivo, planando soavemente su quel lago infernale. Solo in quel momento lo percepisco, il suo respiro sul mio collo, pesante ed animalesco, i suoi arti ricoperti di piume sanguinolente a contatto con il mio corpo. Devo scappare, urlare, chiamare aiuto ma resto immobile, incapace anche solo di pensare. Un movimento veloce, preciso, ed il mio corpo si riversa in avanti, alimentando lo scorrere di quel dannato rio.
 
                                                     **************
 
La stagione estiva delle piogge è ormai arrivata, lo testimoniano le grandi nuvole che si accalcano rapidamente sopra i palazzi, quell’odore d’umido che scaturisce dalla terra e accentua gli sgradevoli olezzi della città. Le strade di Macau sono percosse dalle pensanti gocce monsoniche; Il lastricato di Rua do Cunha è ricoperto da uno strato d’acqua piovana e produce un suono ritmico, quando i miei passi veloci colpiscono la superficie. Mi trovo davanti all’ennesima svolta, lo spigolo dell’edificio nasconde nuovamente ciò a cui vado incontro, obbligandomi a compiere un salto nel buio. Il muscolo cardiaco ha spasmi sempre più veloci, afferro con la mano il ruvido tessuto che lo protegge, come cercando di stringere tra le mie dita quel rimbombante battito che potrebbe cessare da un momento all’altro.
E’ venuto un’altra volta, per me, l’ho visto, ieri notte, ho sentito la sua presenza nel mio sogno, come se avesse voluto darmi un vantaggio sulla fuga, un handicap effimero, quasi sadico, per rendere il suo gioco ancora più interessante. L’acqua) si fa strada fino al mio collo, gocciolando lungo il mio volto sconvolto, segnato dal terrore e dall’insonnia.
E se mi stesse aspettando proprio dietro a quest’angolo? Non posso continuare, ho troppa paura, sono pietrificato sul posto, incapace di gettarmi tra le braccia del mio carnefice.
Non è altro che un fruscio quasi impercettibile, ma che il mio istinto di preda mi ripropone come lo scoppio di una bomba.
Lui è dietro di me, pronto ad arpionarmi con i suoi ripugnanti arti, sta correndo nella mia direzione…no, sono io che mi sto muovendo, le mie gambe hanno agito senza che me ne accorgessi, prendendo l’iniziativa.
Anche questa volta sono salvo. Passo dopo passo la mia andatura si fa sempre più veloce, vorrei scattare, ma sarebbe solo un modo per attirare di più l’attenzione su di me, e questa è l’ultima cosa che voglio. Posso sperare solo di passare inosservato e far perdere le tracce al mio inseguitore, mimetizzandomi tra le folle dei turisti rifugiati sotto ombrelli variopinti, ma che ai miei occhi appaiono tutti della medesima tinta scarlatta.

 
Intorno a me tutto continua a scorrere pacificamente, incurante dell’incubo e del fatto che tra poco ci sarà un cuore in meno a battere nella città. Il cielo è ormai oscurato, le vie sono sprofondate nelle tenebre, lunghe ombre si proiettano sui muri, immobili ad osservare il mio oscuro riflesso braccato. Sono arrivato nella zona di Venezia, parallelo a me scorre il grande canale artificiale, le sue acque, di giorno limpide e cristalline, si presentano ora plumbee e minacciose.
Dicono che le paure siano alimentate dall’ignoranza, dalla negazione di sapere, ed ecco perché ogni ombra, ogni fruscio, mi appare come quello fatale. L’aria è torbida intorno a me, non una luce a rischiarare il mio cammino, il casinò che sfoggia sempre luminose insegne per attirare le folle di giocatori incoscienti, è buio, silenzioso; persino la luna non si è mostrata questa sera, negandomi l’ultimo appiglio nel mio lento scivolare nell’oblio. Solo una cosa riesco a pensare, non voglio morire, non qui e non adesso. Le lacrime mi rigano il viso scendendo copiose sulle mie guance, rumorosi singhiozzi sono penosamente rilasciati dalla mia gola. I miei gemiti di disperazione spezzano il silenzio, rimbalzando lungo le nude pareti del vicolo. La poca lucidità mentale m’impedisce di camminare, inciampo, la vista annebbiata ed i palmi sbucciati dal duro lastricato. Fremiti scuotono il mio corpo e la mia interiorità, la sensazione di non poter continuare sfiora paurosamente il mio essere.
 
两只鸽子,两只鸽子
Due colombe, due colombe
Una stridula litania raggiunge la mia membrana timpanica, una voce acuta, che penetra nel mio disperato isolamento come la lama di un coltello.
跑得快,跑得快
Corrono veloci, corrono veloci
Riconosco la canzone, è una nenia per bambini, ma per quanto mi ricordi parla di due tigri. Chiunque la stia cantando si sta avvicinando, sento lo sciabordio dell’acqua spostata da qualcosa.
一只没有耳朵
Una non ha gli occhi
一只没有尾巴
Una non ha la coda
真奇怪,真奇怪
Davvero strano, davvero strano.
 
La macabra risata che segue gli ultimi versi mi fa accapponare la pelle, il cigolio del legno della piccola gondola, la cui prua è ormai visibile, si insinua sotto la mia pelle, si dirama capillarmente nei miei tessuti, provocando un lungo fremito alle mie membra.
Una figura emerge dall'ombra, rivelando lentamente ed inesorabilmente la materializzazione della mio incubo più recondito.
 L’angelo, è così che ho deciso di chiamarlo, un nome terribilmente ironico. Il mio angelo custode, una bestia assassina che ha ucciso tutti intorno a me, lasciandomi ogni volta vivo, a pregare nell’ennesima pozza di sangue, che si prendesse anche me. Ma ora che il momento è giunto, rimpiango di aver così insistentemente invocato la morte. In fine è venuto a riscuotere la sua vittima più agognata, quella che ha nutrito per bene, con falso amore, per trarre la massima soddisfazione dalla sua violenta uccisione.
 
Un urlo di terrore fugge dalle mie labbra, gli occhi spalancati fissano l’orribile visione. Le vene pulsano nella mia testa come volessero scoppiare, sempre più forte, facendo affluire troppo sangue al mio cervello che è ancora una volta pietrificato.
La figura davanti a me si muove, torcendo lentamente il busto nella mia direzione…non voglio vedere il suo volto, il ghigno malsano inciso sulle sue labbra e la trionfante espressione del suo sguardo. Le mie mani si aggrappano ai capelli, strappandoli, le unghie graffiano la pelle fino a scoprire la carne viva. Sono ridotto ad un ammasso di adrenalina e ossa accartocciato sulla strada, impotente ed incapace di tentare una folle ribellione, nient’altro che un animale da macello.
Nella penombra scorgo il profilo dell’angelo, la linea dei suoi zigomi si imprime irrimediabilmente nella mia testa, prima che il buoi mi salvi, stringendomi nel suo dolce abbraccio di incoscienza, i palmi premuti con forza contro gli occhi, ad aspettare la fine.
 
-Hey, ragazzo!-
 
I miei nervi fanno scattare i muscoli indolenziti dalla tensione appena le vibrazioni di quella voce, così diversa da quella temuta da essere quasi più agghiacciante, li raggiungono.
Molto cautamente emergo dal mio cantuccio lasciando che le mani tremanti scivolino lungo le smunte gote. E’ svanito. Al suo posto, sulla gondola, si trova un uomo rubicondo, con la pelle imporporata dall’eccesso di alcool, che mi guarda apprensivo. Il mio respiro affannato viene bloccato dai singhiozzi che ricominciano a risuonare, mentre goffamente mi rialzo in piedi. Lancio un’ultima occhiata alla piccola imbarcazione, prima di voltarle le spalle e correre scompostamente lontano da quel posto.

 
 
E come un topo inseguito da un gatto riprende la mia disperata fuga per le strade, destra, sinistra, ancora destra. Il mio corpo cozza contro i muri, imperlando la mia pelle cadaverica con goccioline rosse.
Un lampo squarcia il cielo che mi sovrasta, illuminando grottestascamente l'ambiente.
Davanti a me si staglia un mastodontico edificio, l' ultimo a cui sarei voluto giungere, Saint Paul incombe su di me, minaccioso.
Tremo per il freddo ed il terrore, gli occhi abbagliati dall'improvvisa luce, muovo un passo cieco in avanti, il ricordo del sogno intrappola la mia mente rischiarandola di consapevolezza.
Mentre la vista si fa sempre più nitida scorgo la figura di una persona inginocchiata davanti alle rovine, non ho più la forza di combattere, le mie membra sono stremate, il mio spirito esausto.
Vorrei voltarmi e sapere di poter sfuggire al mio destino, ma il mio corpo non mi obbedisce, non risponde ai miei comandi, ormai quasi rassegnato all' impotenza. Mi ritrovo così a muovermi inconsciamente, contro la mia volontà e salire, passo dopo passo la lunga scalinata che porta alla chiesa.
Le suole dei miei stivali scivolano sulla pietra producendo dei suoni striduli che rimbombano nella pioggia come grida strozzate da un'atroce tortura.
I miei nervi non si distendono neanche quando riesco a distinguere la figura inginocchiata attraverso la coltre d'acqua, ormai a un metro da me...una donna, le mani congiunte a pregare e il viso rivolto verso l'alto, le labbra mormorano parole a me incomprensibili; sembra essere disperata, come me d'altronde, forse dovrei anche io copiare il suo gesto aspettando in preghiera la morte.
Le gocce di pioggia sembrano diventare sempre più pesanti, come se lasciassero tracce del loro passaggio sulla mia cute.
Mentre rimango immobile cercando di catturare ogni immagine di quel luogo fatale, scorgo qualcosa che vola sfidando il mal tempo. Una colomba. Lui è qui, ne sono certo. Finalmente il mio corpo su risveglia, mi giro di scatto, per controllare che non si stia avvicinando alle mie spalle. Niente solo i gradini, deserti.
Ed è quando si riesce quasi a tirare un sospiro di sollievo che si compiono, per pochi istanti non curanti del pericolo, i gesti fatali, come il voltarmi nuovamente verso la cattedrale. Mi gelo, il fiato mozzato e i muscoli addolorati dall'improvviso arresto; il corpo della donna giace immobile al suolo, mentre lo guardo scivola sul fianco scoprendo l'orrenda ferita dalla quale sgorgano copiosamente sangue e interiora, a lato anche il volatile è senza vita, la coda e le ali recise di netto, le piume strappate brutalmente dal corpo, gli occhi non ospitano più i bulbi, che stanno rotolando nella mia direzione.
L'urlo che esce dalla mia gola non ha niente di umano, il riflesso dell'acqua è chiaro, un uomo sulle cui spalle si intravede il profilo di due piccole  ali, copre completamente la mia figura.
Basta un altro fulmine per riconoscere il viso nell'acqua, subito il mio sguardo si sposta sulle mie braccia, imbrattate di sangue estraneo e bianche penne.
Un'altro grido ed il mio corpo collassa, con un grande schizzo, ponendo la parola fine all'inutile inseguimento e alla disperata fuga.
 
Macau è silenziosa, buia, come nella mia testa nella sua oscurità le lacrime si confondono col sangue, divenendo un' indistinguibile miscela viscosa.








**Questa storia avrebbe dovuto partecipare ad un contest, ma alla fine per vari problemi non sono riuscita a completarla in tempo. So che non è per nulla spaventosa ma è il meglio che ho saputo fare ( diciamo pure che l'horror non è il mio genere xD). Chiaramente non dovendola più proporre per un contest non sono stata così attenta nella scrittura e affini. Ho scelto Macau ( so che in italiano molti la chiamano Macao ma proprio non mi piace) perchè pensavo fosse un luogo inquietante, imaginate di aver visitato la cina e trovarvi di colpo nel bel mezzo di una città europea.....boh a me metterebbe a disagio xD
Mentre scrivevo la storia i sono però appassionata alla storia di questa città, ho fatto ricerche e ho addirittura contattato delle persone che vivono lì per avere più informazioni....insomma se state pensando di andarci in vacanza ho tante cose da consigliarvi! :P
Spero che nel complesso la storia non vi abbia schifato e mi farebbe ricevere qualche recensione (ovviamente si accettano anche quelle negative se educate e costruttive)
_babu_ **
  
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