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Autore: Lothiriel    12/01/2005    4 recensioni
Una necessaria premessa: non sono brava a inventare le storie, nel senso che non ho fantasia per la trama… e in questo caso temo di essermi ispirata fin troppo al film "Master and Commander" (con risultati ahimè molto meno brillanti rispetto all'originale…)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola scatolina in legno intagliato

Una piccola scatolina in legno intagliato. La aprì distrattamente, e il carillon iniziò lentamente a suonare, le note metalliche scandite faticosamente una ad una. Richiudendola di scatto, la posò sullo scaffale. Troppo tempo era passato, e non era più una bambina, ormai.

Fissando lo sguardo nelle fiamme del caminetto, si mise cupamente a riflettere su ciò che la aspettava, se fosse rimasta lì. Il matrimonio con un uomo odioso, che aveva almeno vent’anni più di lei, per poi passare il resto della vita rinchiusa nel suo castello ammuffito.

No, non era questo ciò che si addiceva a lei. Nelle sue vene scorreva il sangue degli Highlanders scozzesi, gente dall’animo impetuoso e guerriero. Avrebbe combattuto per la sua libertà.

Prendendo da sopra lo scrittoio un lume ad olio, uscì silenziosamente nel corridoio. Nessun rumore intorno, tutti stavano ancora dormendo. Dalle alte finestre filtrava un livido chiarore, la gelida luce che precede l’alba. Scese le scale rapidamente, dirigendosi verso gli alloggi della servitù. Una folata di vento la fece rabbrividire, e portò la mano al collo per chiudere il lembo della veste da notte. Qualcuno doveva aver lasciato i vetri accostati, forse la giovane cameriera che aveva preso servizio da appena un mese. Al mattino avrebbe certamente ricevuto i severi rimproveri della governante.

Trovò finalmente ciò che stava cercando, e si affrettò a ritornare di sopra, un informe fagotto stretto al petto. D’improvviso udì qualcosa, un tonfo sordo. Spense il lume, e rimase in ascolto. Di nuovo lo stesso rumore. Finalmente lo riconobbe, era il rumore di una persiana che sbatteva, da qualche parte nel palazzo. Risalì le scale a tentoni, e richiuse dietro di sé la porta della sua stanza.

Svolgendo l’involto che aveva con sé, ne trasse alcuni indumenti, un paio di pantaloni attillati e una camicia dalle maniche a sbuffo. Ridicolo come i domestici dovessero vestirsi a quel modo. Si infilò rapidamente gli abiti, e si avvicinò allo specchio. Dopotutto le stavano meglio di quelle gonne così ampie che era sempre obbligata a portare. E sicuramente erano più comodi.

Prese da un cassetto un paio di forbici, e con un movimento deciso raccolse i suoi lunghi capelli castani con una mano, tagliandoli di netto appena sopra le spalle. Gettò via le ciocche recise nel fuoco che ancora ardeva nel caminetto, e si legò i corti capelli alla maniera dei gentiluomini, calcandosi poi sulla testa un cappello di velluto verde.

Aprì con una chiave di ottone la pesante cassapanca che teneva ai piedi del suo letto, e togliendo il doppio fondo ne estrasse una spada nel suo fodero di cuoio, ed un corto pugnale da infilare alla cintura. Poi, smuovendo una pietra a fianco della libreria, aprì nel muro un passaggio che conduceva direttamente alle scuderie.

  
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