BECAUSE I LOVE
SAMURAI
- Che
cos’è di preciso
un samurai?-
Si
stupì di
quella domanda, in particolar modo del fatto che gli fosse stata fatta
proprio
da Rufy.
Il
ragazzo
di gomma lo fissava con occhi curiosi, senza mancare di perlustrarsi il
naso
con un dito.
Posò
sulle
gambe la Wado Ichimonji, che stava rigorosamente lucidando per
conservare al
meglio la lama, guardandolo a sua volta.
-
Perché mi fai questa domanda?-
-
Nami sta leggendo un libro che parla dei
samurai, ma quando le ho chiesto cosa era un samurai e cosa faceva, mi
ha
mandato via- assunse quell’aria da bambino
rimproverato dalla mamma che
solo lui e Chopper riuscivano a mimare.
-
Nami sta leggendo un libro sui
samurai…?-
Se
la
domanda di Rufy lo aveva lasciato allibito, questo superava di gran
lunga ogni
altra cosa.
Tutti
lo
avevano sempre considerato un alieno per il modo in cui si comportava,
per i
principi in cui credeva e per il mondo in cui aveva scelto di vivere,
rinunciando ad un’esistenza comune.
Quel
giorno,
invece, sembrava che la sua scelta di vita fosse un caso interessante
da
studiare, al pari di un mistero irrisolto da millenni.
Era
nella
sua natura essere sospettoso, ma quella faccenda puzzava come il
dopobarba del
cuoco.
-
Nami legge tanti libri- la
giustificò
ingenuamente Rufy, che non ci vedeva al contrario nulla di strano in
quell’attività svolta dalla navigatrice.
-
Sarà…Comunque, cosa vuoi
sapere?- decise
di stare al gioco (se di un gioco si trattava) del capitano.
-
Volevo sapere cos’è di
preciso un samurai e
cosa fa. È fissato con le spade come te?-
azzardò.
-
No- storse il naso a
quell’evidente
presa in giro - O meglio non è un
fissato, ma la spada è una compagna fedele dalla quale non
separarsi mai. Come
posso spiegartelo…- cercò le parole
giuste, non essendo un asso nei discorsi.
-
Ho capito. È un fissato-
trasse le sue
conclusioni il moro, convinto della sua affermazione.
-
Ti ho detto di no!- si
spazientì un poco
- I samurai erano gli appartenenti della
casta guerriera dell’epoca feudale. Erano uomini valorosi,
che servivano con
devozione il proprio signore e seguivano strettamente la via del Bushido-
provò a fargli un quadro generale con le nozioni principali.
-
La via del Bushido?-
ripeté - E cosa sarebbe?
È come una rotta da seguire?-
-
Più o meno. Il Bushido è
un codice d’onore
composto da sette regole fondamentali alle quali ogni samurai che si
rispetti
deve tenere rigorosamente fede. La trasgressione a una di queste regole
si paga
con la stessa vita, perché l’onore del guerriero
viene macchiato- si fece
serio.
-
Caspita, è proprio severo questo
Bushido! Mi
ricorda mio nonno…- fece sporgere il labbro
inferiore, convinto di ciò che
aveva appena detto.
-
Solo tu potresti paragonare il Bushido a tuo
nonno…- scosse la testa, comprendendo che
qualsiasi spiegazione avrebbe dato
non sarebbe stata presa con serietà dall’amico.
-
E dimmi Zoro…Tu la segui questa via?-
-
Certo, la via del Bushido è la via
della
spada…-
-
Di sicuro finirai per perderti!-
ridacchiò soddisfatto della sua stessa battuta.
-
Non è divertente!!!- si
irritò.
-
Scusa scusa- agitò una
mano - E poi cos’altro fanno i
samurai?-
-
Beh, vediamo…combattono e
poi…-
-
Se vuoi te lo spiego io, Rufy- si
intromise una voce cristallina alle loro spalle.
-
Nami! Ma se prima non hai voluto dirmi
nulla!- incrociò le braccia il ragazzo di gomma.
-
Volevo finire il libro e tu mi stavi
distraendo. Ora che l’ho finito posso spiegarti quello che
volevi sapere-
si sedette accanto a loro sul prato erboso, reggendo il famigerato
libro fra le
mani.
Lo
riconobbe
immediatamente: era uno dei suoi.
Anche
lui
aveva qualche libro nella biblioteca comune, come del resto tutti
tranne Rufy.
Erano
pochi,
per lo più sulle spade e su quanto concerneva
l’argomento, perciò non gli era
stato difficile riconoscerlo.
Perché
mai
Nami stava leggendo uno dei suoi libri?
A
lei non
era mai importato nulla di spade, al contrario non faceva altro che
ripetergli
che era solo un buzzurro che affettava tutto quello che gli capitava a
tiro.
La
faccenda
si faceva sempre più strana.
- Sì è meglio, Zoro non
è bravo a raccontare…-
si lamentò come un bambinone.
-
Non avevo dubbi- si diede delle arie
la
rossa, come a voler sottolineare l’inettitudine del compagno
- Dunque, adesso ascolta bene-
aprì il
libro cercando il punto opportuno alla spiegazione.
-
Evviva!- batté le mani
soddisfatto.
Solo
lui era
rimasto in silenzio, non sapendo bene cosa dire o cosa fare in una
situazione
così surreale.
L’unico
modo
per vederci chiaro era quello di fare andare avanti quella sceneggiata.
Sentì
Nami
schiarirsi la voce, prima di cominciare a leggere il contenuto del
libro.
-
Il samurai, figura vissuta durante
l’epoca
Edo, era il titolo che veniva conferito agli appartenenti della casta
dei
guerrieri. Il nome deriva dal verbo saburau,
che significava “servire”: il
samurai
era dunque “colui che serviva”. Questo
perché il loro compito era quello di
servire lo shogun, ovvero il signore feudale, al quale avevano giurato
fedeltà.
Il samurai veniva denominato anche bushi,
che letteralmente significa “colui che conosce
tutto”. Gli appartenenti a
questa casta erano esperti di arti marziali, e praticavano anche
diverse arti
Zen ad esse correlate. Inoltre, erano utilizzatori di varie armi, tra
le quali
quelle di maggior spessore erano la katana e l’arco: essi
erano infatti convinti
che non esistessero armi più disonorevoli di altre, ma solo
armi efficienti e
non. Durante il regno di Tokugawa, si diffuse la credenza che
l’anima di un
samurai risiedesse nella sua stessa katana, come se dipendessero
l’uno
dall’altra. I futuri samurai iniziavano il loro allenamento
sin dalla tenera
età; raggiunti poi i tredici anni si svolgeva una cerimonia
chiamata Genpuku, nella quale ai
ragazzi della
classe militare veniva consegnato un wakizashi,
cioè una piccola arma bianca simile a una spada, e stabilito
un nome da adulto,
con il quale diventavano a tutti
gli
effetti dei samurai e conquistavano il diritto a portare una katana
legata al
fianco. I samurai erano tenuti a comportarsi in modo onorevole e leale,
senza
mai mostrare debolezza. La pena per un atto disonorevole veniva pagata
con il
suicidio, meglio conosciuto come seppuku,
ovvero “taglio nello stomaco”.
Quest’ultimo veniva eseguito seguendo un preciso
rituale: il taglio doveva essere da sinistra verso destra e poi verso
l’alto,
mentre il samurai doveva restare in ginocchio con le punte dei piedi
rivolte
all’indietro, facendo così in modo che il suo
corpo cadesse in avanti, proprio
come fa un guerriero onorevole. Inoltre, per rendere ancora
più onorevole la
sua morte, un amico del samurai veniva incaricato di decapitarlo non
appena si
fosse inflitto la ferita all’addome, per evitare che il
dolore gli sfigurasse
il volto- fece una breve pausa per riprendere fiato, ma anche
perché quella
scena l’aveva disgustata a tal punto da farle storcere il
naso - Il taglio veniva inflitto nel ventre
poiché
si riteneva che lì fosse la sede dell’anima-
riprese la narrazione - Pertanto il
significato simbolico di quel
gesto era di mostrare a coloro che assistevano al suicidio la propria
anima
privata di ogni colpa, pura e libera dal male. Per evitare di cadere in
azioni
deplorevoli, i samurai erano tenuti a seguire un ferreo codice
d’onore,
chiamato Bushido, che letteralmente
significa “via del guerriero”. Il Bushido si fonda
su sette principi
fondamentali- si fermò di nuovo, spostando lo
sguardo su di lui con aria
furbetta - E adesso vediamo se Zoro li ha
studiati bene…-
Gli
stava
davvero chiedendo di elencargli i sette principi del Bushido?!
Cos’era,
una
sfida?
Voleva
metterlo alla prova e testare che tutti i discorsi che faceva
sull’onore e
sulle regole fossero reali?
Bene,
se era
questo che voleva, lui glielo avrebbe mostrato a testa alta.
Per
lui quel
codice non era un gioco, non era una storiella da leggere su un libro
qualunque
per accontentare un ragazzo rimasto bambino.
Per
lui era
una scelta di vita.
-
Come vuoi…- ricambiò il
suo sguardo con
sfida.
-
Io me ne vado- si intromise Rufy,
alzandosi in piedi e sistemandosi il cappello.
-
Ma come?! Non è finito il racconto!-
lo
fermò Nami.
-
Sì ma ho già sentito
abbastanza. I samurai
sono noiosi, e Zoro non è così. Quindi Zoro non
è un samurai- affermò
deciso, salutandoli con la mano e andando alla ricerca di
un’altra occupazione.
Restarono
a
fissarlo allibiti per la velocità con cui mutava di idee.
Prima
sembrava non poter vivere se non gli avessero spiegato
cos’erano e cosa
facevano i samurai, e poi se ne andava dopo appena cinque minuti di
spiegazione
ritenendo che l’argomento fosse noioso.
Ma
ripensandoci bene, si trattava pur sempre di Rufy, quindi il tutto
aveva un suo
filo logico.
Adesso
gli
era chiaro che quello del capitano era stato solo uno dei tanti
attacchi di
curiosità senza secondi fini.
Restava
però
la questione di Nami.
Che
anche la
sua fosse semplice curiosità?
No,
non lo
credeva possibile.
Deciso
a
scoprirlo, si voltò a guardarla, notando che anche lei stava
facendo lo stesso.
-
Beh, adesso puoi anche chiudere il libro-
fece finta di nulla, tornando ad occuparsi delle sue spade.
-
E perché? Mancano ancora i principi
del
Bushido perché la spiegazione sia completa-
assunse nuovamente quell’aria
di sfida.
-
Che importanza ha? Rufy se
n’è andato!-
le fece notare.
-
Ma li voglio sapere io- insistette.
-
Non hai letto il libro?-
-
Sì, ma li voglio sentire da te-
sorrise
beffarda.
-
Credi davvero che non li sappia?-
assottigliò lo sguardo.
-
Non l’ho mai detto-
-
Allora
perché?-
-
Te lo dirò solo se tu mi dirai quei
principi!- fece l’occhiolino, tirando fuori la
lingua.
Inutile:
quando Nami si metteva in testa una cosa non c’era verso di
farle cambiare
idea.
Lo
avrebbe
ricattato fino a quando non l’avesse assecondata.
Tanto
valeva
darle quello che voleva, così forse lo avrebbe lasciato in
pace.
-
E va bene- sbuffò,
chiudendo gli occhi.
-
Forza allora!- lo incitò
lei.
-
Come dicevi i principi del Bushido sono
sette: Gi, Yu,
Jin, Rei,
Makoto o Shin,
Meiyo e Chugi.
Gi rappresenta l’Onestà
e la Giustizia: bisogna essere sempre onesti con
gli altri e credere
nella giustizia che viene da noi stessi. Un
vero samurai non deve mai dubitare di queste due cose,
perché al
mondo esiste solo ciò che è giusto e
ciò che è sbagliato. Yu
rappresenta l’Eroico Coraggio : un samurai
non deve mai
temere nulla, avere paura è considerato un atto
disonorevole. Bisogna vivere a
pieno anche le situazioni più pericolose, perché
nascondersi non è vivere.
L’eroico coraggio non è cieco ma intelligente e
forte. Jin rappresenta la Compassione:
il samurai viene sottoposto
ad un intenso addestramento che lo rende veloce e forte, facendolo
distinguere
dalla massa poiché acquisisce un potere che dovrà
essere utilizzato per il bene
comune. La compassione che acquisisce fa sì che egli cerchi
di essere in ogni
modo di aiuto agli altri, con particolare riguardo verso le donne e i bambini. Rei
rappresenta la Gentile Cortesia: un samurai non ha
motivo di comportarsi in modo crudele solo per dimostrare la propria
forza; al
contrario egli deve essere gentile anche col nemico. Se non mostra
rispetto
l’uomo diventa solo un animale, e per questo motivo il
samurai viene rispettato
non solo per la sua forza in battaglia ma soprattutto per il suo modo
di
interagire con gli altri. Per un samurai il migliore scontro
è quello evitato. Makoto rappresenta la Completa
Sincerità: se un samurai
decide di compiere un’azione, questa può
considerarsi già compiuta. Non ha
bisogno di dare la propria parola, perché parlare e agire
equivalgono alla stessa cosa. Meiyo rappresenta l’Onore:
vi è solo una persona che può
giudicare un samurai, e quella persona è egli stesso. Tutto
ciò che dice e che
fa non è altro che la proiezione di quello che realmente
è. Non serve a nulla
nascondersi da se stessi. Infine vi è Chugi,
che rappresenta il Dovere e la Realtà:
quando un samurai prende
una decisione egli se ne assume tutta la responsabilità,
qualunque siano le
conseguenze che ne derivino. Inoltre, egli è estremamente
leale e fedele verso
coloro di cui si prende cura. E questo è quanto-
concluse, soddisfatto di
aver dato prova della sua conoscenza.
Riaprì
gli
occhi, trovandola come incantata a fissarlo.
Pendeva
letteralmente dalle sue labbra, e questo lo lasciò perplesso.
Che
lo
stesse prendendo in giro per fargli credere di essere veramente
interessata
all’argomento?
O
davvero
non credeva che avrebbe saputo rispondere alla sua domanda?
-
Beh? Che c’è?-
alzò un sopracciglio.
-
I-io…-
balbettò, senza riuscire a
esprimersi.
-
Credevi che facessi solo finta di saperli?-
-
No…no è solo
che…non credevo li sapessi così
bene. Insomma…ho sempre pensato che quella per i samurai
fosse solo una
passione, ma non credevo che avessi studiato tutto su di loro in modo
così
impeccabile. È come se anche tu ti sentissi un po’
come loro…-
-
L’arte della spada è nata
con i samurai,
perciò le due cose sono inscindibili. Poi ci sono spadaccini
che seguono una
via tutta loro e altri che invece rimangono fedeli al Bushido. Io ho
scelto di
appartenere alla seconda categoria-
-
Perché? Voglio dire,
perché non hai
semplicemente deciso di essere uno spadaccino e basta?-
-
Perché senza una ferrea disciplina
si resta
solo semplici uomini che maneggiano spade. Un vero spadaccino ha delle
regole
alle spalle alle quali non può venire meno- la
fissò intensamente, come a
voler dare più credibilità alle sue parole.
-
Ora è tutto chiaro-
sorrise, finalmente
soddisfatta.
Ancora
non
gli era chiaro il perché di quella curiosità, ma
gli sembrava che non ci fosse
(stranamente) nessun secondo fine a quelle domande.
Se
voleva
saperlo doveva essere lui a chiederle il motivo.
-
Mi spieghi perché tutta questa
curiosità
improvvisa per l’argomento?-
In
tutta
risposta, la vide sorridere maliziosamente, avvicinando il volto al suo.
-
Perché mi sono accorta che i
samurai mi
piacciono molto…- soffiò sensualmente
sulle sue labbra.
Rimase
interdetto, immobile e con la faccia purpurea, mentre Nami si alzava
senza
smettere di sorridere compiaciuta del suo gesto.
Di
solito la
sua devozione per la cultura dei samurai finiva con
l’allontanare il genere
femminile, e quelle poche che osavano dargli corda venivano subito
persuase dal
suo caratteraccio.
Per
questo
motivo, nonostante ne fosse terribilmente attratto, non aveva mai
pensato di
lasciarsi andare con Nami, né aveva mai avuto la presunzione
di piacergli,
anche se il rapporto che aveva con lei era molto più
profondo rispetto a quello
con Robin.
Sapere
che
anche lei provava lo stesso nei suoi confronti lo aveva lasciato
basito, e al
tempo stesso lo aveva riempito di una strana sensazione, forse
paragonabile
alla felicità.
Era
la prima
volta che la sua fedeltà al Bushido non faceva sentire il
suo peso sulla sua
vita.
-
Magari potresti raccontarmi altre cose sui
samurai…Stanotte Robin resta in biblioteca fino a
tardi…- gli fece
l’occhiolino, allontanandosi ancheggiando per mettere in
mostra il suo
fondoschiena perfetto.
La
osservò
sparire dietro la porta della biblioteca, così
com’era arrivata.
Forse
per
una notte avrebbe anche potuto saltare gli allenamenti.
ANGOLO
DELL’AUTORE
Ed
eccomi
qui con l’ennesima cavolata senza impegno. Facevo una ricerca
sulla cultura dei
samurai e mi è venuta l’illuminazione per questa
shot penosa. So che sono
secoli che non aggiorno e credo che passerà ancora molto
tempo prima che lo
faccia di nuovo. Non credo che sarò più attiva
come prima, ma mi renderò simile
a un fantasma che si limita a postare cose di tanto in tanto anche dopo
decenni, almeno per quanto riguarda questo fandom. Potrei dirvi che mi
manca il
tempo di scrivere, ma sarebbe una bugia (almeno in parte): la
verità è che non
ho stimoli per scrivere qui, non c’è niente che mi
motivi a continuare. Detto onestamente,
ho ricevuto molte più soddisfazioni con due sole fic che ho
scritto sul fandom
di Nana (che per chi non lo sapesse è quasi deserto) che in
trenta fic che ho
scritto su questo. Quindi mi sono chiesta se valesse davvero la pena di
scervellarmi a scrivere per poi vedere sempre i complimenti
migliori a fic
di una banalità estrema. La risposta è stata no. Con questo non voglio dire che le
mie siano geniali,
ma almeno io mi sforzo di metterci un po’ di introspezione
dietro a ogni gesto,
perché i lettori possano ricavare qualcosa alla fine. Invece
qua si apprezzano
solo le fic rosse senza un minimo di caratterizzazione, che riducono la
storia
a un puro atto sessuale reperibile anche su Youporn, oppure le fic
ultra OOC
con dell’ironia mal fatta. Mi spiace, io non riesco a
scrivere storie così, perché
non mi trasmettono nulla e perché non è questo il
messaggio che voglio dare a
chi mi legge. Perciò se da ora in poi non vedrete
più aggiornamenti frequenti,
sappiate che il motivo è questo. Mi spiace per le poche
persone che mi hanno
dimostrato di capire veramente le mie storie, e ne approfitto per
mandare un
grosso bacio a tutte loro.
Ho ritenuto
necessario scriverlo per non sentirmi accusare di essere sparita e
basta.
Ne approfitto
anche per augurare a tutte un BUON FERRAGOSTO!
Baci
Place