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Autore: WickedSwan    15/08/2014    4 recensioni
Questa FF sarà un insieme di One-Shot che avranno come protagonisti i bellissimi CaptainSwan. Le piccole storie non seguiranno un filo cronologico ma descriveranno diversi momenti più o meno importanti della loro vita insieme. In realtà credo che tutto dipenderà dal mio umore e da quello che mi andrà di scrivere..non mancheranno momenti difficili, divertenti, fluff e Angst. Ci saranno interventi anche degli altri personaggi, che contribuiranno allo svolgimento di ogni breve storia.
Buona Lettura e recensite (:
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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JUST..HAVE FAITH.

Non si trovava da nessuna parte. Non era da Granny’s, né al loro nuovo appartamento, né sulla spiaggia. Emma sapeva che lo avrebbe trovato lì, in compagnia dell’unica cosa che era rimasta con lui in tutte le sue avventure e alla quale tornava ogni tanto, quando aveva bisogno di riflettere e restare solo.
La Jolly Roger, persa e duramente riconquistata, era il suo rifugio quando si sentiva sotto pressione e in questo momento Emma poteva ben capire l’origine della sua ansia.

Nel momento in cui iniziò a salire la rampa una musica dolce e appassionata le pervase i sensi. Era il suono caldo e spigoloso di una chitarra suonata da una mano decisa ed esperta. Le sembrava che quella musica fosse fatta apposta per cullarla e rimase immobile con gli occhi chiusi, assaporando ogni nota che giungeva ai suoi orecchi voraci.
Fu allora che la sentì. Una voce, roca e straniera, che seguiva gli accordi creati dalla chitarra in un ritmo lento e sensuale, carico di desiderio e mancanza. Non conosceva quella melodia ma poteva riconoscere in essa emozioni intense e profonde.

Si avvicinò alle scale che portavano sottocoperta e iniziò a percorrerle, avvicinandosi sempre di più all’origine e fonte di tutti i sentimenti che provava in quel momento. Arrivata in fondo si fermò, per assaporare un’ultima volta il piacere derivato dal mistero; quel piacere che solo l’immaginazione e l’attesa possono creare. Da lì a pochi secondi i suoi occhi avrebbero registrato una scena inedita e un nuovo piccolo tassello si sarebbe aggiunto a ciò che conosceva di lui.

Lasciò passare ancora pochi attimi, alla fine alzò lo sguardo e finalmente lo vide.

Killian era seduto su una cassa di legno e continuava ad accarezzare una chitarra classica, antica e consumata, accompagnando il suo canto invitante e sincero. La mano destra si muoveva agile e sicura sulle corde della chitarra, disegnando accordi in mille posizioni diverse, mentre l’uncino le graffiava più in basso, vicino alla cassa di risonanza, in un gesto apparentemente abituale. Emma sapeva quanto in realtà fosse difficile suonare una chitarra, dato che Neal aveva tentato inutilmente di insegnarglielo, ed era certa che per Killian fosse ancora più complicato.

Si rese conto per la prima volta di quanto effettivamente potesse essere stato difficile per lui imparare a vivere con una mano sola. Quando l’aveva conosciuto l’uncino era già una parte del suo essere, ma doveva esserci stato un periodo, specialmente all’inizio, in cui la sofferenza e la mancanza erano quasi riuscite a sopraffarlo.
Per uno come lui, così irritantemente indipendente e solitario, l’idea di non poter compiere da solo anche i gesti più abituali doveva essere stata una tortura. Chissà quanto dolore, quanto tempo e quanto risentimento si celavano dietro alla sua abilità nell’usare l’uncino; chissà quante volte era arrivato vicino a gettare la spugna e abbandonare tutto, chissà quante volte aveva pensato di non farcela.

Eppure ci era riuscito. Perché lui era Killian Jones, esperto in sopravvivenza e quando si metteva in testa qualcosa riusciva sempre a portarla a termine. Era l’uomo più testardo che conoscesse e ancora non riusciva a capire come due persone testarde come loro potessero stare insieme così..bene.

Continuava a fissarlo rapita, assaporando ogni suo gesto e ogni sua espressione. Era una canzone molto triste, parlava di partenze e di lontananza, solitudine e rimpianto. Era l’addio di un marinaio alla sua amata. Ma cosa lo tormentava? Perché non riusciva a godere in pieno della felicità che si era duramente conquistato?

E in quel momento quel pirata, quel personaggio delle fiabe, era così reale, più reale di quanto non lo fosse mai stato, con i capelli corvini che gli ricadevano sugli occhi, gli occhi chiusi e la bocca contratta in un’espressione di dolore e desiderio, mancanza e senso di colpa, fascino e dolcezza.

Emma era estasiata; quello era in assoluto l’uomo più bello che avesse mai visto.

E solo allora capì quello che lui, forse inconsciamente, aveva capito fin dal loro primo incontro, da quel “Siamo una bella squadra, Swan.”, pronunciato forse per gioco, forse seriamente. Capì quello che da allora lui aveva sempre cercato di dimostrarle, con gesti e parole, continuando a starle vicino, se non fisicamente almeno con il pensiero. Era stato lui a ritrovarla a New York, lui a riportarla dalla sua famiglia, lui a ricordarle chi era davvero e lui a diventare quella figura stabile e paterna di cui Harry aveva bisogno. E tutto senza chiederle mai niente in cambio, lasciandole il tempo di decidere, crescere e infine scegliere.

E ora, dopo tutto questo, quando stava per iniziare la loro avventura più importante e difficile, quella che avrebbero vissuto insieme giorno dopo giorno, come una vera squadra, Killian sembrava aver perso la sua fiducia in lei, la sua fiducia in loro.
Perché non capiva che le sofferenze, il nervosismo, le notti in bianco, la paura di non essere all’altezza sarebbero state meno difficili da affrontare, mentre le gioie e le soddisfazioni sarebbero state amplificate, se le avessero vissute insieme?

Finita la canzone Killian aprì gli occhi e finalmente si accorse di lei. Subito un sorriso timido si aprì sul suo volto ed Emma iniziò a battere le mani lentamente, applaudendo la sua bravura.

“Non sapevo che suonassi la chitarra.” Disse, sinceramente sorpresa dalla scoperta.
“Ci sono tante cose che non sai di me Tesoro..”Rispose il pirata, riprendendosi in un attimo dalla sorpresa iniziale.

Si guardarono in silenzio per un lungo istante e, senza interrompere il contatto visivo, Emma andò a sedersi accanto a lui, prendendo in mano la chitarra. Iniziò a toccare le corde, provando a farle vibrare, mentre Killian continuava a osservare ogni movimento delle sue dita sottili e inesperte che iniziavano a esplorare lo strumento.
Era come se i ruoli si fossero scambiati e ora era lui a fissare Emma, come se non avesse mai visto niente di più bello in tutta la sua vita.  
 
E più la guardava, più prendeva coscienza di avere di fronte i due doni più preziosi che la vita gli avesse mai offerto, così fragili e delicati, così perfetti, così..immeritati. Chi era lui e che cosa aveva fatto perché gli fosse concessa tutta questa perfezione? Eppure era stato un bandito e un assassino, aveva tradito e ucciso per ottenere ciò che voleva e aveva rincorso la vendetta per secoli, senza provare mai un briciolo di rimorso o pentimento. Eppure durante la sua lunga vita aveva perso tutte le speranze, toccato il fondo, desiderato di morire. Eppure era sicuro che una redenzione per lui sarebbe stata impossibile.
 
Ma la sua redenzione era lì, reale e meravigliosa, terrificante e bellissima come un miraggio lontano e tuttavia vicina e tangibile come mai nient’altro prima. E la paura lo tormentava, lo attanagliava, lo distruggeva: la paura folle di sbagliare tutto, di non essere all’altezza, la paura di deluderla o ferirla, la paura che tutto questo un giorno potesse finire, così come finiscono i sogni.
 
“Sono contenta che tu sappia suonare la chitarra. So che Harry ha sempre voluto imparare e so anche che tu saresti un insegnante perfetto.” Parlò lei, quieta, quasi come se poche ore prima lui non se ne fosse andato via dall’appartamento sbattendo la porta, lasciandola sola e senza risposte in una stanza vuota.
 
“Emma io..” Iniziò, cercando le parole per spiegare il perché della sua reazione, il perché del groppo in gola che continuava a pesare come un macigno e che gli impediva di parlare e dire ciò che provava.
 
“Che cosa stavi suonando?” Continuò lei, come se lui non avesse detto niente. Smise di osservare la chitarra e piantò i suoi disarmanti occhi verdi in quelli angosciati di lui.
 
“Io..era una vecchia canzone che spesso suonavano i marinai..”
 
“Era molto bella.” Occhi negli occhi.    
“Si lo so.”Occhi negli occhi.
“Ma anche molto triste.” Occhi negli occhi.
“Già..” Occhi negli occhi.
“Io ti amo Killian.” E si spezzò un respiro.
“Lo so.” Rispose, tremante e insicuro come un bambino.
“No, non lo sai. Altrimenti non te ne saresti andato.” Colpito.
 
“Io non ti merito, Emma.” Lo sguardo è distrutto, disperato e sconvolto. Lei non parla e resta in attesa.

“Io non merito niente di tutto questo. Non merito l’affetto di Harry o la fiducia di Dave, non merito l’amicizia di Mary Margaret, non merito una famiglia! E ho paura che un giorno anche tu ti renderai conto di quanto io non sia adatto a tutto questo, di quanto io sia dannatamente immeritevole ed egoista e..ti perderò. E sarà colpa mia, perché farò qualche dannata stupidaggine per cui tu non potrai più perdonarmi e finalmente mi vedrai per quello che sono sempre stato. Un Pirata. Un cattivo. E sappiamo bene che i cattivi non meritano il lieto fine!” Ormai Killian era completamente in balia delle sue emozioni e continuava a camminare avanti ed indietro per la cabina, affondando la mano destra nei capelli corvini, mentre Emma lo guardava con le lacrime agli occhi, come se riuscisse a condividere il suo dolore e la sua frustrazione.
 
“Io ti amo Emma, come non ho mai amato nessun’altra in tutta la mia esistenza ed è per questo che non voglio rovinarti la vita. Non a te, non a..voi.” Adesso si era fermato ed Emma poteva vedere gli occhi azzurri, arrossati dal Rum e dal pianto, fissarla imploranti.
 
“Non lo farai Killian. Tu non rovinerai me e non rovinerai noi. Perché io non te lo permetterò. Non ti permetterò di buttare via tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo per..paura.” Si alzò e lo guardò fisso, imprimendo decisione e coraggio in ogni parola che pronunciava.
 
“Io non..”

“Tu meriti tutto questo, non lo capisci? Meriti la felicità, meriti una famiglia, meriti il tuo lieto fine! Lo meritiamo entrambi ed io ho bisogno di te per realizzare il mio quanto tu hai bisogno di me per realizzare il tuo! Non sei l’unico che ha paura, Killian. Dio, io sto morendo di paura! Ed è per questo che dobbiamo essere l’uno l’ancora dell’altra e dobbiamo esserci l’uno per l’altra, sempre. E ti prometto che io ci sarò, ogni giorno e ogni volta in cui perderai la speranza, ci sarò per ricordarti che sei l’uomo che amo ed io insegnerò a te, tu insegnerai a me, impareremo a sentirci accettati, impareremo ad avere una famiglia, impareremo a combattere insieme..” Stava piangendo. La sua Emma stava piangendo e lui avrebbe voluto abbracciarla, accoglierla fra le sue braccia e consolarla, curarla, amarla per sempre. Ma non riusciva a lasciare andare una paura, la più radicata e profonda di tutte, quella che aveva causato la sua fuga.

Continuava a fissare quel puntino immaginario che solo dodici ore prima aveva sconvolto per sempre la sua esistenza.
 “Io ho paura di essere come lui.” Ammise alla fine, con gli occhi bassi e rassegnati.
Emma non lo aveva mai visto così terrorizzato e solo allora comprese quanto effettivamente profonde e terribili fossero le sue paure.
“Tu non sei come lui. Tu non sei come tuo padre. Tu sarai un buon padre, Killian.” Colpito e affondato.

I suoi occhi si alzarono di scatto e una lacrima solitaria percorse la sua guancia arrossata.

“Come fai a dirlo, Emma? Cosa ti rende così sicura che ne sarò all’altezza, che non sbaglierò, che non..”

“No Killian, io non sono sicura di niente. Io ho paura come te, io mi sento inadeguata quanto te, io non ho idea di come crescere un bambino, esattamente come te. Ma credo in noi e credo in te. So che sbaglieremo, so che litigheremo, so che sarà molto difficile, ma so anche che faremo di tutto perché questo funzioni. E poi come puoi non essere un buon padre? Non vedi quanto sei riuscito a costruire con Harry? Tu sei già una figura paterna per lui e neanche te ne sei accorto. Io mi fido di te, Killian. Ti prego, adesso devi fidarti tu di me.”
Si avvicinò ed iniziò ad accarezzargli la guancia, asciugando la lacrima che era scesa. “Fidati di me.”

Killian chiuse gli occhi ed abbandonò il viso nella carezza leggera di lei, l’unica che potesse calmarlo, l’unica che potesse capirlo, l’unica che potesse finalmente liberarlo.

Aprì infine gli occhi, ancora lucidi e arrossati e vide, vide Emma. Questa donna meravigliosa e bellissima che aveva scelto lui, si era affidata a lui e gli stava chiedendo in cambio lo stesso atto di fede. Stava sorridendo, arrossata, spettinata e piangente e fu come se la patina spessa e scura che era calata sul suo cuore si fosse finalmente diradata.

“Aye.” Una parola, la sua parola ed un sorriso furono tutto quello che servì ad Emma per abbandonarsi tra le sue braccia, senza remore e senza riserve.

“Credo in te, credo in te, credo in te, credo in te..” Continuava a ripetergli, con la voce camuffata dalla maglietta di lui e dai capelli.
Killian beveva questa cantilena come l’acqua più pura e dissetante al mondo. Si nutriva della sua fiducia, ne traeva forza e consapevolezza e continuò a stringerla accarezzandole i capelli per minuti, forse ore.

Alla fine le prese il viso fra le braccia e le rivolse uno sguardo nuovo, pieno di speranza e finalmente vivo, che le fece battere il cuore come mai prima.
“Lo so Emma, adesso lo so. Hai ragione. Io non posso lasciarvi e non voglio lasciarvi. Tu, Harry, questo piccolino..siete la mia redenzione, il mio riscatto, la mia salvezza. E starò con voi ogni giorno e ogni volta che ne avrete bisogno. Ti prometto che saprò meritarvi ogni giorno e che onorerò al meglio questa seconda occasione che la vita mi ha concesso.”

“No. L’occasione che tu ti sei guadagnato.” Lo corresse Emma, combattiva come sempre.
Killian scoppiò in una risata liberatoria. Finalmente il clima si era rasserenato.

“Sì Emma, hai ragione. Ma questo era un discorso dannatamente bello e tu l’hai interrotto. Dovrai pagare per questo..” Aggiunse ammiccando.
Finalmente aveva ritrovato il suo stupido senso dell’umorismo, pensò Emma, prima di interromperlo.
“Andiamo a casa, Killian.”
“Ma come! Io pensavo che avremmo fatto pace adesso.. Dicono che il sesso dopo i litigi sia il migliore..” Le disse, prima di baciarla con passione.
“Ok Jones, mi hai convinto.”

Quello sarebbe stato un bacio da ricordare.



Okkeeeeiiii
Questa è la prima FF della raccolta ed ho deciso di iniziare dal momento in cui..
Emma e Killian sono incintiii! haha

So già quale sarà il sesso del bambino e non vedo l'ora di riverarlo anche a voi..hehehe :P

Che ne pensate? Troppo lento? preferivate più dialogo?
Aspetto con ansia ogni vostra opinione o critica..a presto!

XoXo
-Bea



 

 
 
   
 
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