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Autore: Martina_Porcello    17/08/2014    0 recensioni
C'è ancora speranza per il Klaroline. Bisogna solo credere e sognare.
questa è la storia di un'amore imperfetto, ma basato su sentimenti forti come la lealtà, la sincerità, la passione, la sicurezza dell'altro e la complicità.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikael
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Episodio mai narrato'
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Capitolo 2. Incontri

 
Caroline aveva insistito ad andare alla Whiltmore senza la madre, non perché la volesse allontanare dalla sua vita in quel momento ma per il semplice fatto che, giunta in camera, sarebbe crollata e per Caroline Forbes era sicuramente più facile piangere davanti a una sconosciuta piuttosto che davanti a Liz.
Inoltre aveva già organizzato la sua giornata, una lunga giornata che prevedeva una totale e approfondita pulizia di tutta la stanza.
Così, trattenendo quelle lacrime che da tempo aveva trattenuto durante il funerale di Bonnie e durante le crisi di Elena, salì in auto con i suoi bagagli.
Il viaggio, ovviamente, fu lungo anche se il college era a solo un'ora da Mystic Falls perché la sua mente non smetteva di pensare a tutto quello che era successo l’anno prima e la radio sicuramente non aiutava.
Nonostante tutto riuscì a trattenersi fino al campus, poi alcune lacrime solitarie cominciarono a sfiorarle il viso. Le asciugò con accuratezza in modo da evitare sbavature della matita, si ricompose e prese alcuni dei suoi bagagli.
La segreteria era aperta  così, posando lo scatolone per terra, chiese alla donna dietro la scrivania di darle il programma delle lezioni e il numero della camera dove avrebbe alloggiato. Una volta finito, riprese lo scatolone e si diresse in camera. Era una singola solo per lei, così non avrebbe dovuto più preoccuparsi di possibili coinquiline. Posò quello che aveva in mano sul letto e si sedette.
Le lacrime adesso scendevano libere, ma dopo qualche minuto la sua forza d’animo l’aveva spinta ad alzarsi da quel letto e convincerla che non era il momento adatto per lasciarsi andare a quel modo. Se lo ripeteva spesso, se non sempre da quando aveva appreso la morte di Bonnie. Lei, il pilastro del gruppo, non poteva permettersi di crollare, così si fece forza ed uscì dalla camera per prendere gli altri scatoloni che erano in macchina.
Mentre andava, Caroline aveva eliminato ogni traccia di pianto dal suo viso anche se gli occhi rossi erano rimasti tali. Quando aprì lo sportello per prendere uno scatolone e la valigia si rese conto che avrebbe dovuto fare un altro viaggio per non apparire goffa.
<< Vuole una mano, signorina? >>
Caroline si accorse d avere qualcuno alle sue spalle e con un misto di sorpresa e fastidio si girò a guardare quel ragazzo moro dalla pelle scura che la guardava divertito e che le mostrava il suo bianchissimo sorriso.
<< No! >> disse la bionda rigirandosi.
<< Non credo che saresti disposta ad apparire imbranata il primo giorno di scuola e poi la tua faccia ha un'espressione che grida aiuto… >>
 Caroline sospirò.
<< D’accordo >> disse lei porgendogli lo scatolone.
<< Io sono Caroline Forbes! >> disse lei, porgendogli la mano.
<< Piacere mio, ma come vedi ho le mano occupati per potertela stringere! Che camera è la tua. >>
<< Numero 103 del dormitorio A. >>
<< Dormitorio A è quello lì giusto? >> disse lui facendo segno con lo scatolone.
<< Sì, è quello. >>
I due si diressero alla stanza 103. Il ragazzo di fermò aspettandola.
<< La porta è aperta. >>
<< No >> disse calma lei.
<< Non era una domanda! È aperta. L’hai lasciata tu aperta? >>
Caroline si fermò a riflettere. La sua espressione di tranquillità si trasformò in preoccupazione.
<< Sono sicura di no. >>
L’uomo la guardò e posò lo scatolone per terra, lontano dalla porta.
<< Rimani fuori. >>
Il ragazzo entrò nella stanza. Tutto era a soqquadro, compreso lo scatolone che aveva portato Caroline poco prima. Tutte le stanze, comprese cucina e bagno, furono controllate ma a parte il disordine non c’era nessuno.
Caroline ovviamente entrò subito dopo il ragazzo, lasciando perdere quello che le aveva detto poco prima.
<< Ed è solo il primo giorno di scuola. Cominciamo bene. >> disse lei portando dentro la sua roba.
L’uomo chiuse la porta dietro di lei e poi prese un accendino e della salvia dal giubbotto.
<< Che cosa diavolo stai facendo? >>
Lui non rispose fin quando non accese la salvia.
<< Non puoi rimanere in questa stanza. Dobbiamo… >> disse lui allarmato. Nel suo viso c’era qualcosa di misterioso e la situazione puzzava di qualcosa di nascosto o meglio che lui nascondeva.
<< OK. OK. >> disse interrompendolo << Proviamo con un'altra domanda. Chi sei e che sai di questa faccenda? Rispondi. >>
<< Dobbiamo prenderti una stanza... >>
<< Stai zitto! Mi dispiace ma a me piace giocare con le mie regole. Rispondi alle mie domande. >>
<< Allora partiamo dall’inizio. Sono Marcel Gerard e vengo da New Orleans. >>
   
 
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