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Autore: ElleChei    18/08/2014    1 recensioni
Ormai era come se la corda che mi tenesse aggrappata a me stessa si fosse spezzata e di tornare insieme voglia non ne aveva.
Ero diventata una stronza, ma non di quelle che se ne sente parlare tutti i giorni, ero colei che se ferivi in minima parte ricambiava il doppio.
Non metterti contro di me; hai mai imparato a giocare con il fuoco?
Quando tutto torna in sé, e la notte decide di invadere i miei pensieri, la tristezza emerge, facendo bagnare quel cuscino che un po' tutte le ragazze bagnano.
Mi aveva ferita per primo, lui aveva cominciato un gioco che non sarebbe mai finito; a meno che uno dei due non avesse detto ''basta, non ce la faccio più''.
Sono caduta, ho sentito il freddo del pavimento, ho percepito i battiti del mio cuore, ho sentito il mio respiro che appoggiandosi a terra appannava le piastrelle; sono caduta e non mi sono più rialzata.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero sempre l’ultima ad arrivare in classe, non ero un amante delle sfide, e il tempo ogni mattina me ne lanciava una che io non evitavo a scansare.
«Dai Katherine, non vorrai fare tardi anche stamattina!»
Odio l’insistenza di mia madre, nel cercare di svegliarmi alla mattina, odio sentire la sua voce ogni cinque minuti ripetere le stesse cose, odio..il mio cervello odia, io sto ancora dormendo.
«Katherine!»
«Non ti hanno mai insegnato a non urlare?»
«Alzati!» e urla.
«E va bene, mi alzo!»

Sarah è già di sotto che mi aspetta, sbircio dalla finestra per vedere com’è vestita.
Solita coda di cavallo, un paio di jeans larghi verde militare che potrebbero contenere il mondo intero, una giacca in pelle, e delle scarpe da ginnastica.
Sicuramente sotto quella giacca nasconde una delle sue felpe extra-large, sorrido.
Impiego venti minuti per prepararmi e altri dieci a dire a mia madre di smettere di urlare.
Esco, saluto Sarah e partiamo.

«Sei in ritardo lo sai?»
Io la guardo con aria divertita, e sorrido.
«Come sempre.» rispondo.
Non siamo mai state di troppe parole o almeno di prima mattina, non pianifichiamo mai le nostre giornate, se oggi mi va di uscire vado da lei, se domani mi va di andare in biblioteca la trascino con me anche se non vuole, aspettandomi una sua vendetta.
Decidere sul momento era la scelta che ci riusciva meglio.
Le nostre conversazioni si basavano sulla scuola, sulla famiglia e ogni mai sui ragazzi, non parlavamo mai di noi stesse, se avevamo un problema lo tenevamo per noi, se una delle due aveva bisogno d’aiuto lo scriveva sulla pagina face book, direttamente, faccia a faccia non ci dicevamo mai nulla.
Come al solito eravamo in ritardo e, come al solito era colpa mia.
Il brutto è che eravamo in classi separate, un saluto di mano e eravamo già al banco a inventarci una scusa per il ritardo.
Eravamo due mondi così diversi.
«Dormito troppo anche stamattina?»
Purtroppo il mio ritardo era ormai diventata un abitudine e Anthomy si divertiva a scherzarci su e a punzecchiarmi.
«Avevi dei dubbi?» sorrido.
Anthony era uno di quei ragazzi che ti giri per vederlo anche se non lo conosci, tutte vorrebbero essere sue amiche, tutti vorrebbero essere come lui.
Andava in palestra cinque giorni a settimana, vestiva in modo tirato e aveva due occhi verdi in cui più volte avrei voluto dipingerci dei papaveri.
Eravamo amici da tre anni, come sono diventata sua amica non me lo so ancora spiegare, forse quella volta che mi versò il frappé sui vestiti, prestandomi in seguito una maglietta che teneva di scorta nell’armadietto, oppure quella volta che mi venne addosso mentre correva per i corridoi facendomi sbattere la testa sul pavimento , per poi portarmi all’ospedale.
Nonostante il suo prendermi in giro, sapeva esattamente che c’era qualcosa di diverso in me.
   
 
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