Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: Yukino    18/08/2014    2 recensioni
Derek si è perso dentro il suo lupo e sembra che nulla riesca a convincerlo a uscire di nuovo. Solo, senza più un branco o una famiglia sopravvive nel bosco cercando di convincere il suo essere umano a farsi un nuovo branco.
Era un Alpha, ma un Alpha solitario valeva meno di un Omega, non era nulla. Voleva dei Beta che corressero assieme a lui nel bosco, voleva qualcuno di cui prendersi cura e che l'avrebbe scaldato durante la notte, acoccolandoglisi accanto. Un branco era come una famiglia e non capiva perché non poteva averne una. Capiva però che nessuno dei lupi che venivano a cercarlo era quello giusto per ricostruire il suo branco.
Spoiler della 3 serie in generale, sia della 3a che della 3b.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

AUTORE:Yukino

AVVERTIMENTI: AU, Emotional Hurt/Comfort, Slash.

NOTE: Questa storia è ambientata dopo la 3a perciò contiene SPOILER della 3b e parte dal presupposto che Cora sia morta perché Derek non è stato in grado di utilizzare il suo potere Alpha per salvarla. Perciò lui è ancora un'Alpha. In più si trasforma in un lupo pieno perché mi piace così.

 

 

 

L'UOMO, IL LUPO E IL RAGAZZO

 

 

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite 
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio 
E non dire una parola sulla perdita; 
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro 
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù, 
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile 
Dando valore a ogni minuto che passa, 
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa, 
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

 

 

I muscoli si tendevano al massimo, in perfetta coordinazione con l'odore della preda che si perdeva nel bosco più fitto. Il lupo alleggerì il passo più possibile, sfrecciando fra gli alberi senza un solo suono. Il profumo del coniglio solleticava i sensi del lupo e la promessa della sua carne succosa aumentava la salivazione. Quando i denti affondarono dentro la sua carne e il sapore selvatico gli esplose in bocca, si limitò a grugnire soddisfatto, godendosi finalmente il frutto delle sue fatiche.

Non era brutta la vita nel bosco. Aveva trovato una specie di galleria scavata tanto tempo fa nella roccia, non sapeva perchè ma istintivamente sapeva che era sua, la cosa più vicina a una casa lui potesse considerare.

Dopo lei.

Non ci andava spesso però. L'essere umano dentro la sua testa si lamentava, tendendosi e piagnucolando. Era estremamente fastidioso perchè quel guscio bruciato era casa sua, lo sentiva con tutti i suoi sensi, in quel posto profondo che era solo istinto. Sarebbe stato bello rintanarsi lì, rannicchiarsi in quella stanza, quella che aveva l'odore fantastico del suo vero Alpha, e annegare nell'odore di lei.

Ma l'essere umano era così poco esigente che in fondo non gli pesava poi molto accontentarlo quando chiedeva qualcosa. Chiedeva così poco ultimamente.

C'era quella roccia sul torrente, formava una piccola cascata, perfetta per immergersi dentro in quelle giornate caldissime. L'acqua sulla pelliccia provocava sempre un brivido di piacere, quasi quanto correre. Spingeva il corpo al limite e si concentrava solo sul vento che schiaffeggiava il muso, sugli animali del bosco che si ritraevano, sugli odori che lo colpivano. Era puro istinto e sopravvivenza.

Era anche solitario però. Sentiva la mancanza di un branco quasi quanto avrebbe potuto sentire quella di una zampa. Quando ci pensava il suo essere umano si chiudeva in se stesso, ritraendosi ancora di più nella sua mente, senza che il lupo capisse perché. Era un Alpha, ma un Alpha solitario valeva meno di un Omega, non era nulla. Voleva dei Beta che corressero assieme a lui nel bosco, voleva qualcuno di cui prendersi cura e che l'avrebbe scaldato durante la notte, acoccolandoglisi accanto. Un branco era come una famiglia e non capiva perché non poteva averne una. Capiva però che nessuno dei lupi che venivano a cercarlo era quello giusto per ricostruire il suo branco.

L'altro Alpha era arrivato con una ragazza. Era venuto a cercarlo nella casa bruciata, cauto ma sicuro di sè, troppo sicuro di sè. Poteva sentire che il ragazzo era troppo giovane, troppo inesperto, i suoi sensi non lo aiutavano quanto avrebbero dovuto, lui non sapeva capire il suo lupo e non sapeva interpretarlo al meglio. Gli aveva chiesto qualcosa che lui non aveva capito, le parole ormai stavano perdendo senso e lui non si sforzava di interpretarle. Non gli interessava comunque quello che l'altro Alpha aveva da dire. Era solamente una minaccia per lui, non gli avrebbe portato via il suo territorio, non avrebbe permesso che gli portassero via nuovamente qualcosa.

Ringhiò, basso sulla pancia, pronto a saltare, non per uccidere però, su questo il suo essere umano era stato irremovibile. Non riusciva mai ad ignorarlo quanto avrebbe voluto. Quando il ragazzo non accennò a lasciare il suo territorio allora balzò sulla ragazza. Era il suo branco e un bravo Alpha avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.

La ragazza era spaventata ma calma, quando brandì la balestra le mani non tremavano. Erano i cacciatori più temibili quelli, perchè sapevano valutare con precisione infallibile il pericolo e sapevano perfettamente fin dove potevano spingersi. Non voleva farle male e infatti non gliene fece. Il ragazzo era balzato avanti, finalmente lupo, anche se non nella sua forma completa. Più debole, meno potente, meno veloce.

Non erano più tornati dopo.

I giorni si susseguivano senza davvero lasciare alcun segno nella mente del lupo.

Il caldo l'aveva spinto a spostarsi sempre più nel fitto della foresta per cercare un po' di reffrigerio, le prede non mancavano ma non riusciva mai davvero a saziarsi come avrebbe voluto. Era difficile cacciare senza un branco.

Era difficile ricordarsi il perchè non poteva averne uno, perché il suo essere umano era così terrificato a quell'idea.

Però lo sentiva sempre più calmo nella testa, sempre più lontano, poco più che una vaga ombra che a malapena lasciava una debole impronta nei suoi pensieri.

Era venuto un'altro lupo un po' di tempo dopo.

Era un beta, non era una minaccia e sentiva che forse con lui avrebbe potuto essere di nuovo un Alpha. C'era uno strano istinto che lo spingeva verso il Beta, qualcosa che lo spinse a fermarsi e lasciarsi trovare, facendo lampeggiare i suoi occhi e ringhiando un comando preciso.

Il Beta rimase immobile, scuotendo la testa e dicendo qualcosa di incomprensibile. La voce suonava supplichevole ma non aveva risposto al comando, non era più il suo Beta, era solo un lupo che faceva soffrire il suo essere umano nuovamente.

Lo guardò freddamente, imprimendosi il suo odore, imparando il suono che faceva il suo cuore mentre batteva. Era stato suo ma ormai non lo era più e nella mente del lupo non c'era spazio per il rimpianto o il senso di colpa. Corse via senza voltarsi indietro, sordo ai richiami del Beta.

Tornò alla casa.

Nonostante le reticenze del suo essere umano ormai quello era l'unico posto in cui poteva sentire il calore di una famiglia. Niente più che vaghi odori, impressioni di lupi perduti nel tempo e nella memoria, ma presenti più che mai nel modo in cui il lupo alzava la testa fiero per sentire meglio un suono nella foresta- sua madre-

nel modo in cui il corpo si rannicchiava per prepararsi al salto -suo padre-

nel modo in cui le zampe si posavano aggraziate sul suolo, senza produrre orme se lui non lo desiderava-Laura-.

C'erano quei rari momenti in cui anche il suo essere umano lo capiva, capiva quanto il suo branco fosse impresso nella sua carne, indelebile marchio del lupo che era e di quello che sarebbe potuto diventare.

Erano i rari momenti in cui la luna appariva in cielo, enorme e bellissima, in cui la sua attrazione era così grande da non resistere, nonostante il rischio grandissimo che qualche cacciatore lo trovasse. Erano le notti in cui correva come se avesse potuto raggiungere i raggi argentati che si posavano sul sentiero se solo fosse stato abbastanza veloce; le notti in cui cercava il punto più alto della foresta per alzare la testa e finalmente urlare tutta la sua forza, la sua solitudine, il suo desiderio.

In quei rari momenti l'essere umano era con lui, pienamente unito nel dolore, nella pura gioia selvaggia, nel desiderio. In quei momenti sentiva il fantasma di altri ululati salire a rispondergli, sentiva sua madre, suo padre, Laura, Cora, Peter, sentiva tutta la sua famiglia e, per un breve istante, credeva che avrebbe potuto essere di nuovo felice.

Il ragazzo venne per ultimo.

Indossava una felpa con un cappuccio rosso e non capiva perché il suo essere umano rise a quella vista, ma questo lo fece rilassare un po'. Era la prima volta da settimane che aveva reagito a qualcosa oltre che alla luna. Da quando anche Cora, l'unico membro della famiglia rimasta, era morta. Il suo istinto gli urlava a gran voce che se l'essere umano si fosse perduto anche lui sarebbe morto.

Camminò lentamente, spezzando rami che altrimenti non avrebbe sfiorato, pestando le zampe sul terreno con più forza del necessario. Voleva farsi trovare.

Lo portò alla cascata perché non voleva incontrarlo in un luogo del tutto inifluente per lui, ma non voleva portarlo nemmeno nella sua tana. La cascata era il posto in cui il suo essere umano si sentiva più a suo agio.

Era silenzioso dentro di lui, rifiutandosi di venire avanti, rifiutandosi di prendere il controllo. Però non se ne andava.

Il ragazzo balzò fuori dagli alberi, ansimando pesantemente. Non era come gli altri, questo lo percepiva chiaramente. Poteva sentirlo nel modo in cui il suo cuore pulsava, nell'odore che emanava, nel suono che la suo voce produceva. Non capiva le parole però il tono era squillante e vivace, avrebbe dovuto spaventarlo ma era così dannatamente familiare. Era così giusto in un modo che nemmeno il Beta era stato, quello che avrebbe potuto avvicinarsi maggiormente all'essere suo. Aveva un profumo stupefacente, avrebbe potuto immergersi dentro, avrebbe voluto strofinare il viso sul suo collo e morderlo, avrebbe voluto vedere se il ragazzo gliel'avrebbe lasciato fare, avrebbe voluto prendersi cura di lui, non doveva accadergli nulla, non doveva farsi mai del male, doveva essere sempre felice e soddisfatto.

Forse finalmente, dopo tanto tempo, aveva trovato il suo branco.

Il ragazzo si accucciò, fischiando. Il lupo si limitò a guardarlo, inclinando la testa di lato. Non doveva essere poi così intelligente se non capiva che era un lupo e non un cane. Però il suo essere umano rise nuovamente a quel gesto, e questo spinse il lupo ad avvicinarsi lo stesso, sbuffando un po'.

Sentì il ragazzo parlargli e poi fermarsi ad ascoltare, quasi aspettandosi che lui capisse e gli rispondesse. Guaì un po', per fargli capire che non aveva idea di cosa avesse detto, sentì l'odore del ragazzo inacidirsi un po', era preoccupato.

Non capiva perché. Era una bellissima giornata, il sole splendeva fra gli alberi e la cascata procurava un reffrigerio difficile da trovare in città. E lui aveva trovato qualcuno che forse poteva diventare il suo nuovo branco. Non c'era niente di cui essere preoccupati.

Poi capì. Era un cucciolo umano, non poteva capire tutto come faceva lui. E lui da bravo Alfa doveva insegnarglielo. La prima cosa che doveva capire era se davvero lui lo riconosceva come tale, se si sarebbe fidato di lui, se poteva considerarlo suo.

C'era un solo modo per farlo. Oddio forse non esisteva solo quel modo ma il lupo aveva sempre avuto una predilezione per le maniere brusche e dirette, non amava perdersi in convenevoli. Se avesse superato la prova allora poteva pensare di diventare più malleabile. Notò che il ragazzo non lo toccava ancora, avvicinava le mani e poi le chiudeva a pugno e le tirava via, quasi non sapesse se gli era permesso. Non era un caso tanto perso allora.

Sfruttò un momento in cui non era attento, ripromettendosi di allenarlo meglio in seguito, e portò velocemente il muso contro il suo collo, ringhiando.

Sembrò che il tempo si fosse fermato. Il suo essere umano tratteneva il respiro, rilasciando ondate di ansia e nervosismo, quasi che la reazione che avrebbe avuto fosse vitale per lui. Il ragazzo si immobilizzò. Poteva odorare la paura, il dubbio e il desiderio di scappare via.

Il lupo chiuse gli occhi, non credeva davvero nella dea Luna, anche se sapeva che molti lupi pensavano che potesse tutto, ma in quel momento si ritrovò a pregarla di aiutarlo, di dargli finalmente, nella sua dannata vita, qualcosa di suo, qualcosa che nessuno gli avrebbe portato via, qualcosa che avrebbe protetto a ogni costo.

Il suo essere umano si ritrasse a quel pensiero, non è così semplice proteggere qualcuno disse, ma lui ringhiò nuovamente e scoprì i denti, posandoli sul collo del ragazzo che intanto non si muoveva ancora; ogni muscolo del suo corpo era rigido ma pronto a scattare e poteva sentire la sua mente correre all'impazzata.

Ti prego implorarono l'umano e il lupo.

Fece lampeggiare gli occhi e in quel momento il ragazzo si rilassò, tranquillizzandosi. Sentì la sua mente tacere e l'istinto prendere il sopravvento, mostrandogli cosa fare. Inclinò il collo, chiudendo gli occhi e bisbigliando qualcosa.

Sì, ha detto sì. Suggerì il suo essere umano, e il lupo guaì felice, rilasciando i denti e leccando la pelle salata.

Era di nuovo un Alpha, aveva di nuovo un branco.

Era diverso avere di nuovo qualcuno con lui, il ragazzo veniva ogni giorno, alle volte nel primo pomeriggio, quando stava ancora sonnecchiando al sole; alle volte tardi, quasi di sera, quando aveva appena finito il suo pasto.

Gli rovesciava addosso fiumi di parole che lui non capiva, però era bello sentire il suono della sua voce, stringersi a lui facendo in modo che tutto il suo fianco fosse premuto contro la sua gamba.

Era una persona strana Stiles. Il suo essere umano era sempre più vicino alla superficie, suggerendogli le interpretazioni delle sue parole, dei suoi gesti, di lui. Non si era mai sentito così vicino al suo umano. Uniti nel tentativo di dare un senso a Stiles, come la prima volta che gli aveva suggerito il suo nome, come la prima volta che l'aveva accarezzato sulla testa, piano, le dita che si immergevano nel pelo folto e grattavano delicatamente le orecchie e l'essere umano avrebbe voluto scappare e il lupo era rimasto e aveva avuto ragione. Ora entrambi cercavano le sue mani, e quando Stiles per gioco le allontava lui prendeva il polso fra i denti, una delicatezza tale per quelle mascelle che avrebbero potuto facilmente schiantare tutte le ossa in pochi secondi, e avvicinava le mani al suo corpo, perché lo accarezzasse. Era la cosa più bella del mondo. Cacciare, sentire il sole che scaldava il pelo, le mani di Stiles. Sentiva che per la prima volta da quando il suo branco era stato ucciso, avrebbe potuto essere di nuovo sereno. Non felice, la felicità era un concetto che il lupo non capiva bene e l'essere umano non l'aiutava a capire. La felicità era complicata da riconoscere e afferrare, ma la serenità, al contrario, era Stiles che giocava con lui nella cascata, era la sua voce, era il suo corpo che si stendeva al sole, stretto a quello del lupo. E sentire il suo essere umano che sussurrava è questa la felicità, stupido lupo. In un modo così rapito e incredulo da far pensare che non l'avesse mai vissuta sul serio, o l'avesse vissuta molto tempo fa, senza rendersene conto, e adesso l'avesse riconosciuta per quello che era e l'idea lo stesse uccidendo. Non pensava che le cose potessero essere migliori di così. Non pensava che se il suo essere umano si fosse fatto avanti questo lo avrebbe reso più felice. Lui pensava troppo, ricordava troppo, e sembrava dovesse portare su di sè il peso del mondo. Il lupo soffocava il suo dolore avvicinandosi a Stiles, andandolo a cercare a casa, nascosto fra gli alberi, chiamandolo silenziosamente finché Stiles stupito non si affacciava alla finestra. Non capiva il suo stupore. Era normale che l'Alpha chiamasse i propri Beta se li voleva vicino e sentisse le loro emozioni. Il suo essere umano non aveva mai capito fino in fondo questa semplice verità su di loro. Il branco era forza. Ma non solo forza fisica. La vicinanza era sicurezza, tenerezza e conforto. Aiutava a proteggere il branco, aiutava ad avvicinarsi alla vera forza, quella che salvava e non ditruggeva. O forse lo sapeva, forse l'aveva sperimentato in modo così profondo e perfetto da avere il terrore di non essere più in grado di sentirsi così. Il lupo disprezzava queste paure e questi sensi di colpa. La vita di un lupo era fatta per avere qualcuno vicino, e non averlo significava morire in molti modi. Sapeva che il suo essere umano non voleva morire e quindi faceva il possibile per salvarli entrambi. Era davvero così semplice.

Poi qualcosa si insinuò nella perfezione che il lupo aveva creato.

Annusava ogni giorno la stanchezza che Stiles si portava dietro, ed era sempre più grande. Alcuni giorni si trascinava letteralmente nel bosco e non aveva la forza di fare nulla se non stendersi accanto a lui e premerglisi vicino, riversando sul suo pelo parole di cui l'essere umano sussurrava il senso.

Sente che qualcosa gli sfugge, ha paura di perdere il controllo.

Il lupo avvicinava il muso al suo collo, leccandolo piano.

L'unica cosa che vorrebbe è dormire, ed essere sicuro di non svegliarsi nel terrore.

Guaì, posando una zampa sopra di lui. Era il suo Beta, l'altra metà di lui, non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male.

Era da quando Stiles si era fatto avanti nel bosco che sentiva il suo essere umano unirsi a lui nuovamente, ma in quel momento più che mai, sentì che erano uniti nella stessa feroce determinazione.

Erano sempre più frequenti i giorni in cui Stiles arrancava nel bosco solo per stendersi e cercare di dormire un po', svegliandosi urlando. Il lupo guaiva preoccupato, lo mordicchiava piano per svegliarlo, leccava la sua faccia per consolarlo, ma era sempre più difficile riportarlo alla realtà.

« Vorrei solo che tutti fossimo, per una dannata volta, al sicuro.»

L'essere umano era ormai così vicino alla superficie, nella sua preoccupazione per il ragazzo, che il lupo era in grado di capire le sue parole senza che gli fossero spiegate. Sentiva il suo essere umano stringere i denti, pronto a sbranare i suoi incubi se necessario, pronto a fare a pezzi qualunque cosa lo stesse riducendo in quello stato. Il lupo sapeva che non poteva fare nulla in quel momento, se non avvicinare la testa alla sua e leccarlo piano sulla guancia.

Ti prometto che qualunque cosa ti stia succedendo lo scoprirò e ti salverò. Ti prometto che non perderò di nuovo un membro del mio branco. Ti prometto che morirò, pur di proteggerti.

«Non puoi promettere una cosa del genere. Non voglio che nessuno muoia, tanto meno tu.»

Non puoi impedirmelo

«Posso fare tutto quello posso per sconfiggere questa cosa nella mia testa, senza che nessuno si faccia male. Posso promettere che ti proteggerò.»

E mentre osservava gli occhi di Stiles, cerchiati di nero, esausti, ma vividi di una determinazione e una ferocia incrollabile, si rese di due cose.

Poteva sentirlo.

Un conto era sentire il richiamo del proprio Alpha anche a miglia di distanza, quello era normale, ma essere in grado di comunicare pensieri così complessi e dettagliati, quello era straordinario. Si erano avvicinati così tanto nel corso del giorni da aver creato quell'unione perfetta che molti Alpha cercano coi loro Beta, senza mai trovarla. Che è così rara nel branco, ma così comune nella coppia Alpha.

Lo amava più di qualunque altra cosa al mondo.

In quel momento il corpo del lupo ebbe una violenta scossa nel capire. Era questo che voleva il suo essere umano. Non bastava essere amati per quello che si era. Era moltissimo ma non era sufficiente. Era amare incondizionatamente.

«Puoi dire quello che vuoi Derek, non ti lascerò rischiare per me. Qualunque cosa mi stia succedendo, non permetterò mai che faccia del male ai miei amici. A te.»

Derek prese il controllo così violentemente da far pensare al lupo che lo stesse facendo a brandelli pur di stringere Stiles con le sue braccia umane.

Il lupo osservò dall'interno la tenerezza con cui Derek gli carezzò i capelli, stringendoselo al petto e sussurrando che sarebbe andato tutto bene. Osservò come Stiles lasciò andare un sospiro lungo un millennio, svuotandosi, come il sollievo si dipinse sul suo volto quando alzò il viso per premerlo contro il collo di Derek. Come se adesso che Derek era in sè sarebbe andato tutto bene, come se quello potesse dargli una speranza.

Il lupo sapeva che non sarebbe stato così facile. Poteva annusare l'ocurità vischiosa in cui Stiles era avvolto, poteva sentire la tenacia con cui quest'oscurità si aggrappava al ragazzo.

Poteva immaginare che sarebbe stata una vera battaglia liberarsene. Ma sapeva che l'unica possibilità per loro era rimanere così uniti. Tre in uno. L'uomo, il lupo e il ragazzo che correva coi lupi.

Per ora c'era solo la dolcezza delle mani di Stiles, di sentirle finalmente sulla pelle, sulle braccia, sulla schiena.

«Mi piace il lupo. Giura che sarai lupo almeno metà della giornata. Non puoi aggrottare le sopracciglia quando sei un lupo» sussurrò Stiles sulla sua pelle.

«Posso strapparti la gola» la minaccia vuota visto le labbra che si premevano contro le tempie, quasi gli stesse affidando un segreto.

«Posso suggerire usi alternativi della tua bocca»

E il lupo capì che nonostante lui avesse desiderato con tutto se stesso proteggere le persone che amava, in quel momento Stiles aveva capito la vera essenza di quella parola e la stava mettendo in atto.

Compagno, compagno, compagno. Continuava a urlare il lupo nella testa dell'uomo, e ogni volta l'uomo stringeva forte il ragazzo e baciava un lembo di pelle. L'incavo della sua gola, il posto delicato e fragile dietro il suo orecchio, l'angolo della sua bocca. Essere capaci di una tenerezza simile, permettersela di nuovo dopo così tanto tempo, era una cosa che sia il lupo che l'uomo non avrebbero mai creduto possibile.

«Perché posso sentire i tuoi pensieri?» sussurrò Stiles mentre inclinava il collo per lasciargli spazio, ben conscio di quali sentimenti quel semplice gesto di fiducia e sottomissione provocava.

«Non eri tu quello intelligente? Il Detective?» lo prese in giro Derek, mordendo piano il posto dove il collo lasciava spazio alla spalla. Il lupo si accoccolò dentro la testa dell'uomo, ascoltando contento le loro schermaglie. Stiles era l'unica persona con cui il lupo si rilassava tanto da permettersi di appisolarsi.

«In effetti ho qualche idea» mormorò il ragazzo, prima di avvicinare la bocca al collo di Derek, guardandolo fisso negli occhi, quegl'occhi brucianti che inchiodavano l'uomo e il lupo, costringendoli a riconoscere la forza del loro compagno e la dedizione che avrebbero sempre avuto per lui.

Il lupo osservò soddisfatto la reazione dell'uomo. Aveva imparato bene.

Derek inclinò il collo, lentamente e deliberatamente, offrendogli la gola in un gesto quasi inaudito da fare per un Alpha.

Quando Stiles vi affondò i denti, così forte da rompere la pelle, il lupo sospirò, contento. L'uomo aveva imparato che essere deboli e spersi e impauriti andava bene. Che era quello che lo separava dalla follia, dal restare lupo per tutta la vita perdendosi nella sua testa per essersi rifiutato di ammettere il dolore immenso che aveva provato alla morte dell'unica famiglia che gli era rimasta. Cora.

Poco prima di chiudere gli occhi per addormentarsi definitivamente, il lupo sentì un ondata di calore invaderlo, mentre l'uomo e il ragazzo scivolavano a terra, baciandosi. Fra poco si sarebbe scatenato l'inferno e loro avrebbero dovuto combattere con le unghie e con i denti per proteggere il loro compagno. Ma quella notte era un attimo di sospirata pausa e incredibile piacere. Era la notte che avrebbero sempre stretto al cuore, che avrebbero rievocato nei momenti in cui il buio li avrebbe divorati, inghiottendoli.

Quella notte era il loro talismano.

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Yukino