Rieccomi
(stasera
pubblicherò quasi tutte le mie shot del forum)
con quella che è la
storia che si sono divertiti a plagiarmi. Anche qui vi ricordo di
contattarmi
qualora vi fossero dubbi sul fatto che la storia sia mia (ma non devono
essercene, ho scritto io questa shot.) e di perdonarmi per lo stile
maledettamente acerbo delle storielle che sto andando a pubblicare.
Have a nice
night (di nuovo!)!
Baci
Di Strega.
Il
giorno di Halloween era un giorno che
Shinichi da piccolo adorava: l’atmosfera tetra, i dolci,
l’abitudine dei
genitori di riunirsi a casa del dottor Agasa assieme alla famiglia
Mouri per
passare la serata in attesa che “gli spiriti maligni se ne
andassero”, come
dicevano sempre loro, e che i figli potessero andare a saccheggiare i
dolci dei
cortesi abitanti del vicinato, era davvero tutto molto piacevole. Eh
si,
Shinichi adorava proprio Halloween… quando aveva davvero
sette anni magari. In
effetti il vestirsi a diciassette anni, anche se il suo corpo da
bambino ne
dimostrava appena otto e solo con un notevole sforzo di immaginazione,
da
mostro non era più divertente come una volta, e a giudicare
dallo sguardo di Ai
nemmeno lei sembrava troppo contenta dell’idea. I Detective
Boys, squadra di
piccoli investigatori composta dai due sopracitati rimbambiniti e da
tre veri
ragazzini di sette anni, ossia Ayumi, Mitsuhiko e Genta, tuttavia
avevano
deciso all’unanimità, tre voti contro due, di
andare in giro per Halloween a
fare Dolcetto O Scherzetto e infine, dopo un lungo giro, di riunirsi a
casa del
buon dottor Agasa per raccontarsi storie da brividi. Ora a Conan, falso
nome di
Shinichi, non sarebbe nemmeno dispiaciuta troppo l’idea di
stare in casa con i
suoi giovani amici ma… si vergognava come un ladro al
pensiero del Dolcetto O
Scherzetto. I due finti bambini inoltre trovavano imbarazzante
l’idea del
travestirsi perché Ayumi e gli altri avevano già
le intenzioni di fare una
sorta di set fotografico per l’occasione e sia Conan che Ai
odiavano le foto…
soprattutto foto che li avrebbero imbarazzati in eterno.
I tre bambini già
avevano un
costume adatto all’occasione ovviamente: Ayumi era una
piccola vampira,
Mitsuhiko era uno zombie e Genta invece un lupo mannaro
piuttosto… “enorme”.
Conan e Ai invece non lo avevano affatto e avevano ricevuto
l’ordine categorico
di procurarselo entro le quattro del pomeriggio, orario in cui i
ragazzini si
sarebbero riuniti per decidere l’itinerario della
“caccia”, e soprattutto,
Ayumi ci teneva molto, Conan avrebbe dovuto trovare un costume che
avrebbe
dovuto, all’occorrenza, potersi relazionare con una giovane
vampira: il
detective liceale si stupì di come persino ad Halloween
Ayumi pensasse al
romanticismo, romanticismo che curiosamente coinvolgeva sempre lui.
Sorrise triste al pensiero;
non osava nemmeno pensare al momento in cui sia Conan che Ai avrebbero
dovuto
abbandonarli per ritornare alle loro vite di sempre: quelle di Shinichi
Kudo e
Shiho Miyano. La bella scienziata osservò l’amico.
<< Kudo-kun hai
deciso
di aspettare che i tuoi piedi mettano le radici? Forza dobbiamo
muoverci se
vogliamo trovare dei costumi, alle quattro i ragazzi saranno qui non
ricordi?
>>
Conan la fissò: Ai
aveva usato
un tono che non era da lei.
<< Come mai non
sembri
infastidita come lo eri prima? >>
Ai lo guardò con occhi
strani.
<< Non lo so
Kudo-kun…
in effetti l’idea di travestirmi da mostro non mi va troppo a
genio ma forse
l’idea del divertirsi tutti assieme riesce a farmi
dimenticare anche
l’imbarazzo. Non lo credi possibile? >>
Conan la squadrò con
fare
ironico.
<< Chi sei tu? Che
ne
hai fatto della vera Haibara? >>
Lei lo fissò dritto
negli
occhi e Conan smise subito di fare lo spiritoso: i grandi occhi blu
dell’amica
ora sembravano tristi.
<< Non ho mai avuto
quelli che si possono definire veri amici prima di te e i Detective
Boys,
Kudo-kun… mai un Natale, un Compleanno o persino un banale
Halloween passato
con degli amici. Vorrei poter dire di averli perlomeno passati con la
mia
famiglia ma sarebbero pochi se paragonati a quelli passati da sola a
studiare
per scuole private asservite a Loro o a studiare su veleni di ogni
sorta.
>> Ai abbassò lo sguardo mentre Conan
avvertiva il cuore sprofondare.
Fece per avvicinarsi a lei per
scusarsi, erano poche le volte in cui lo faceva ma stavolta sentiva il
bisogno
di farlo dopo i tremendi ricordi che aveva risvegliato nella sua
partner,
tuttavia poco prima di avvicinarsi per cingerle le spalle con un
braccio lei
alzò il volto di scatto con un sorriso.
<< Stavo solo
scherzando. Non mi crederai così piagnucolona?
>> Sorrise ironica
incamminandosi verso l’uscio della residenza del dottor Agasa.
Conan la guardò: Ai
era da
sempre l’unica persona al mondo in grado di metterlo in
difficoltà e di saperlo
prendere in giro in maniera così raffinata da fargli
dubitare delle sue
capacità da detective ma al momento Shinichi non era poi
tanto sicuro che la
sua amica avesse davvero scherzato sulla sua solitudine. Ignara di
tutto Ai non
notò l’occhiata lunga e penetrante che
l’amico le rivolse: Conan poteva essere
un po’ duro sui sentimenti delle ragazze ma, per
chissà quale ragione,
avvertiva sempre uno strano brivido quando si trattava di Ai.
I due liceali ristretti
così
si misero in cammino verso il più vicino negozio di costumi
che sembrava preso
d’assalto da almeno una trentina di madri e da altrettanti
ragazzini: sarebbe
stata una lunga attesa. Alla fine, a Conan parve di riemergere da un
lungo
letargo, riuscirono ad arrivare al commesso che li accolse con un
sorriso
stanco.
<< Cercate dei
costumi
ragazzi? Se volete ho ancora numerosi costumi da vampiro per te
ragazzino e da
principessa per te signorinella. >>
Ai si immaginò per un
momento
travestita da principessa: ok, il divertimento tutti insieme era un
conto ma il
rendersi ridicola un altro.
<< No
grazie… cercherò
qualcosa per conto mio. >>
Conan annuì in
direzione del
commesso e si diresse con l’amica alla ricerca di un costume
perfetto. Il
ragazzino occhialuto adocchiò subito un costume da
“detective” che ricordava
molto Holmes ma un cipiglio sarcastico di Ai bastò a farlo
desistere. La
ragazzina invece notò che quasi tutti i costumi femminili
erano basati
esclusivamente su principesse delle fate e ciò la
inquietò parecchio. Conan la
guardò e con un sorriso la chiamò a se.
<< Hai visto
qualcosa
Edogawa-kun? >>
Il ragazzino sembrò
allargare
il sorriso e le indicò con un dito un costume da strega. Lei
lo guardò con quel
suo tipico cipiglio mentre lui faticava a trattenersi dal ridere.
<< Beh non puoi
dire che
non sia adatto a te. >>
<< Stai dicendo che
sono
una brutta strega? >> Lo fulminò con lo
sguardo la giovane scienziata.
Conan indietreggiò e
rise
nervoso.
<< Ma no
è che ti si
addice: la strega è generalmente pericolosa, maliziosa,
adescatrice… >>
<< E brutte come
poche
cose al mondo. Mi stai dicendo che sono brutta e che per di
più “adesco” la
gente? Hai davvero una pessima opinione di me Detective…
>> Biascicò Ai
con voce altezzosa.
Conan abbassò il capo:
non
voleva affatto dire che era brutta, anzi… tuttavia ora si
trovava in bel guaio.
Lei lo guardò con cipiglio offeso per un po’ e
quando Conan fece per scusarsi,
per la seconda volta in meno di un giorno la scienziata gli rise in
faccia.
<< Sto scherzando
Edogawa-kun. In effetti ti dirò che mi attira mille volte di
più il vestito da
strega che quello da principessa delle fiabe… e so bene che
non intendevi darmi
della strega in senso maligno. >>
Conan la guardò irato.
<< Però
quando stuzzichi
le persone in questo modo forse l’appellativo di
“Strega” ti calza a pennello!
>>
Ai emise un risolino, che in
fondo stava contagiando anche Conan ma il finto bambino non
l’avrebbe ammesso
mai, e prese il suo costume. Dopo un altro quarto d’ora Conan
decise di
prendere, con il cuore in gola al solo pensiero di Ayumi, un costume da
vampiro. I due rimbambiniti ebbero appena il tempo di tornare a casa e
di
indossare i costumi, Ai lanciò un paio di commenti piuttosto
maligni sul fatto
che Ayumi avrebbe fatto follie per un vampiro affascinante al pari del
detective, prima che il resto della squadra arrivasse già
vestiti di tutto
punto e con cinque contenitori per dolci a forma di zucca. Ayumi
lanciò un gridolino
deliziato alla vista del “Suo” vampiro mentre Ai
semplicemente ghignò in
direzione del detective che veniva avvolto in un abbraccio stritola
ossa da
parte della piccola Ayumi. Dopo aver deciso l’itinerario,
Conan spalancò gli
occhi dato che il percorso lasciava intendere almeno due ore buone di
marcia, i
piccoli investigatori ricevettero la prima
“dolcezza” della giornata: una
merenda dal dottor Agasa, non preparata da lui ma da Ai la sera prima,
che
servì a passare il tempo in attesa che finalmente il buio
calasse sul quartiere
di Beika… anche se vista la voracità dei cinque
bambini più che altro la
merenda anticipò un bel paio d’ore abbondanti
passate davanti ai videogame.
Alle sette finalmente i detective boys partirono per la caccia. In
effetti Conan
dovette ammetterlo: si stava divertendo tutto sommato.
<< Ohh gli
spiritelli!
>> Urlò con un sorriso l’anziana
signora Tanaka. << Vi prego
prendete questi dolcetti ma non maleditemi. >>
Conan sorrise.
<< Grazie mille
signora.
>>
La casa successiva apparteneva
ai coniugi Koushiro che furono ben contenti di dare a Conan e ai suoi
amici
caramelle di ogni sorta. Dopo una sosta a casa di Kogoro, una Ran
vestita da
quella che pareva una strana sorta di uomo baffuto, diede loro almeno
mezzo
chilo in dolciumi, Genta quasi si commosse. Alla fine restava solo la
casa del
vecchio dentista Haichi Yamamoto. Il dentista era noto per la
bontà che
dimostrava con i suoi pazienti e per la mano leggera. Non nutriva una
gran
passione per Halloween, sebbene a lui portasse molti giovani clienti,
anzi
raccomandava sempre ai genitori di dare ai bambini solo i dolci
necessari senza
eccessi per evitare dolori futuri. Quando i giovani investigatori
bussarono
alla sua porta il vecchio Yamamoto li accolse con un enorme sorriso.
<< Oh ma che
abbiamo
qui? Beh io ne ho viste di cose strane ma addirittura dei mostri che
girovagano
per la il quartiere mettendolo a ferro e fuoco no… direi che
non ho altra
scelta, vi prego prendete queste caramelle ma risparmiate la mia anima.
>> Il dottore sorrise e i suoi occhi azzurri e penetranti
parvero farsi
più profondi e paterni.
I bambini, veri e non, si
ritrovarono così con l’ultimo carico di dolci, che
prevedeva pochi zuccheri, e
si diressero verso casa: erano le dieci e mezza quando tutto
finì. Il rientro a
casa del dottor Agasa fu un trionfo: i bambini avevano ammassato un
notevole
quantitativo di dolciumi e avevano in programma una serata davvero
mangereccia.
In fondo Conan doveva ammetterlo: a qualunque età si
divertiva comunque ad
Halloween.
La notte così
calò in fretta e
soltanto il vampiro, che era riuscito ad evitare le avance di Ayumi, e
la
strega erano ancora svegli. Entrambi infatti, dotati di un metabolismo
da
adulti, non sentivano proprio il bisogno di dormire alle dieci e mezza
della sera
e così si erano ritrovati a chiacchierare su un divano del
più e del meno.
<< Ayumi ha fatto
un
vero e proprio servizio fotografico sai Edogawa-kun? Dai dolciumi a noi
travestiti… quando il dottor Agasa svilupperà le
foto ha deciso che ne farà un
album e lo mostrerà alla classe. >> La
scienziata sorrise alla faccia
dell’amico. << Sarà una figuraccia
perenne. >>
Conan la guardò
stupito.
<< Come fai ad
essere
così tranquilla in merito? >> Conan non
capiva: generalmente era lei
quella chiusa e lui che provava a farla aprire nei confronti degli
altri mentre
ora i ruoli sembravano invertiti.
Ai gli rivolse uno sguardo un
po’ indagatore.
<< Tu non ti sei
divertito? >>
Conan annuì.
<< Certo che mi
sono
divertito… ammetto che un po’ mi mancava non
andare in giro per Halloween. >>
Ai annuì e i suoi
occhi di
zaffiro si incatenarono a quelli color cielo del Detective.
<< Beh ora sai
perché
sono tranquilla: so di essermi divertita… non so
perché ma mi sono sentita così
spensierata questa sera… non mi sentivo così bene
da anni. E poi… eravamo
insieme no? >>
Conan in effetti, pensandoci
bene, doveva ammettere che anche lui si era sentito un po’
bambino dopo tanto
tempo e aveva passato una serata davvero divertente.
<< Forse hai
ragione…
>> Conan chiuse gli occhi mentre le sue labbra si
increspavano in una
smorfia contenta.
Ai lo guardò e si
sentì
arrossire: possibile che non capisse? Quell’
“eravamo insieme” non si riferiva
a tutta la squadra… la scienziata abbassò lo
sguardo.
Era da un po’ che in
effetti
pensando al detective liceale si sentiva arrossire: quante volte
l’aveva
salvata? Quante volte l’aveva confortata e protetta? Le aveva
promesso che
l’avrebbe protetta sempre ma come proteggerla da una
sofferenza che le causava,
sia pure indirettamente, lui? Forse si era innamorata di lui quando
aveva
pianto davanti a lui per la prima volta, o quando l’aveva
salvata da Gin, o
quando semplicemente l’aiutava a non sprofondare nella cupa
disperazione… come
avrebbe mai potuto scordare il suo salvataggio all’epoca del
dirottamento
dell’autobus? O il suo sorriso quando finalmente
l’aveva rivista felice dopo
quell’evento drammatico che le era quasi costata la vita? Per
un attimo si
chiese che diritto aveva lei di pensare al detective in quel modo
quando il suo
cuore era già legato a quello di Ran.
<< Sai Ai?
>> La
finta bambina si stupì: Conan non la chiamava mai per nome,
come lei non
chiamava lui per nome. << In effetti è stato
davvero bello stare insieme.
>>
Ai si stupì: possibile
che
intendesse…?
<<
Kudo-kun… >>
<<
Shinichi… o Conan,
come preferisci, non chiamarmi per cognome Ai… o Shiho.
>>
<<
Shinichi… cosa vuoi
dire? >>
Conan, sempre non aprendo gli
occhi, sorrise.
<< E’
stato molto bello…
>>
Ai gli sfiorò una
guancia con
la mano facendolo voltare verso di lei. Il detective finalmente
aprì gli occhi.
Entrambi si imprigionarono in una reciproca gabbia di sguardi profondi
come
l’oceano. Fu naturale: i due volti sempre più
vicini alla fine si congiunsero
con un singolo, piccolo bacio sulle labbra. Il secondo fu meno piccolo
e più
approfondito ed ebbe fine solo quando ad entrambi mancò
l’aria e in quanto al
terzo… fu Conan a prendere l’iniziativa e
avvicinando piano il volto a quello
di Ai congiunse le sue belle labbra alle proprie e dopo un minuto
approfondì il
bacio iniziando un duello passionale che sarebbe risultato assurdo agli
occhi
di chi non sapeva della vera età dei due ragazzini. Il bacio
mano a mano vide
aggiungersi le mani di lei che carezzavano il volto di lui e le dita di
lui che
le stringevano le spalle: qualcuno lo avrebbe definito un bacio tra un
principe
e una principessa, come in una favola, una favola che portava un raggio
di luce
bianca nella tetra notte di Halloween.
Nessuno dei due si era
però
accorto del dottor Agasa che, con un sorriso, aveva appena finito di
scattare
un’ultima foto: che male c’era del resto se la sua
figlioccia e uno dei suoi
più grandi amici ricevevano uno scherzetto? Non era
Halloween dopotutto?