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Autore: AsanoLight    19/08/2014    1 recensioni
Hirato non aveva mai compreso fino in fondo l'importanza del giorno di san Valentino.
Spostò lo sguardo dallo spazio che intercorreva tra le sopracciglia rosee del ricercatore agli stupendi occhi, sperando che non si fosse accorto che per quel lungo intervallo di tempo tutto aveva mirato tranne le sue pupille, per il troppo imbarazzo.
«Se non le sto simpatico... perché continua a stare qui allora?»

young!HiratoxAkari
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akari, Hirato, Tsukitachi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando l'amore scioglie il gelo

 

Hirato non aveva mai compreso fino in fondo l'importanza del giorno di san Valentino.

Era una festa che gli era sovente parsa spoglia di significato, di una natura puramente commerciale e forse perfino un po' pagana e pacchiana, un giorno come tanti altri che scandiva la perfetta metà del mese di febbraio ad intervalli regolari di quattro anni. Eppure, anche senza essersi mai animato o emozionato nel festeggiarlo, non poteva dire che si fosse mai fatto mancare qualcosa. Da quando aveva sei anni e frequentava la scuola elementare, riceveva biglietti a forma di cuore e cioccolatini da quasi tutte le sue compagne di classe, alcune bambine gli consegnavano uno striminzito bigliettino con su scritta la dichiarazione per poi fuggirsene paonazze in volto, altre invece avevano il coraggio -e avrebbe osato dire in certi casi, perfino la sfacciataggine, di proporsi direttamente al suo banco o aspettarlo alla soglia della porta per sbandierare ai quattro venti i propri sentimenti.

Hirato non dava mai una risposta; accettava galantemente fiori, biglietti, disegni e cioccolatini e non mancava tuttavia mai di scusarsi per non poter ricambiare i sentimenti, un modo di fare che aveva meritato l'interesse della maestra e di Tokitatsu, quella cortesia che non era propria di un bambino di sei anni, così matura che quasi stonava con l'enorme montatura che sfoggiava sul naso e le gonfie gote rubiconde, che avevano quell'insolito odore di menta e quella balsamica fragranza riconoscibile perfino dal fondo del corridoio.

A Chrono Mei la situazione non era cambiata molto, per i primi anni.

Le stesse rose, gli stessi complimenti, le stesse ragazze, le stesse confessioni, le stesse scuse che non lasciavano mai insoddisfatta nessuna, perché bastava vedere il placido sorriso di quel maturo fanciullo per capire quanto irraggiungibile fosse.

Aspirare a lui era come cercare di toccare il cielo con un dito.

Lui era 'proibito'; tutte lo sapevano ma nessuna demordeva.

'Tentar non nuoce', dicono.

 

«Nee~ Te devi essere Hirato, giusto?»

«Ci conosciamo?»

«Sono Tsukitachi. Abbiamo la stessa camera di dormitorio, non ricordi?»

«Non ricordo»

«Scusa, non mi hai visto questa mattina?»

«Esco presto. Non mi interesso della persona con cui condivido la camera»

«Che caratteraccio», Tsukitachi arricciò il naso e si mise a sedere al banco accanto al corvino, scorse uno ad uno i presenti e i doni delle ragazze e difficilmente riuscì a reprimere una risata, «Sei popolare, uhm~? Guarda quanti dolci!, hai intenzione di mangiarteli tutti da solo? Avrai da darti un bel po' da fare per il White Day, quando dovrai ricambiare tutti questi regali. Se pensi di non poterci riuscire, puoi sempre contare su di me! Ho un certo charme~»

«Se hai charme, dove sono i tuoi regali?», domandò negli stessi toni Hirato, il rosso sogghignò all'acume del ragazzo.

«Eh, eh... Sono al sicuro in un posto che conosco soltanto io», disse toccandosi il petto, «I migliori regali sono quelli che fanno battere il cuore! Beh, ti do' un consiglio ora... uno come te avrà certamente la ragazza, quindi meglio che nascondi tutta questa roba o diventerà livida dalla gelosia. E, dammi retta, quando una donna diventa gelosa-»

«Non ho una ragazza», replicò Hirato secco, si alzò dal banco di noce, fece scivolare nella cartella il quaderno degli appunti e i bigliettini, cercò di farci entrare forzandola la scatola di cioccolatini e, facendo degli altri regali un'alta montagna, si apprestò ad andarsene, lasciandosi alle spalle un ragazzo dai capelli rossi e dalla spavalda espressione, agganciato con gli occhi al cardigan beige che sfoggiava mentre, lentamente, si avviava all'uscita; addosso l'ambigua sensazione che la sua risata e quello sguardo in tralice che gli aveva regalato volesse accompagnarlo all'uscio di sua sponte, divertito per chissà quale ragione, forse per l'indifferenza del compagno di stanza a quella festa capace di mandare in fibrillazione l'intera scuola o piuttosto per la contemplazione dei vani sforzi delle ragazze, che più che fargli un dono di san Valentino sembravano portare offerte votive ad una divinità atarassica.

Non si sarebbe potuto dire che una persona come Hirato passasse inosservata.

Nel fiore dei suoi sedici anni, era un ragazzo più alto della media ed aveva una bellezza capace di togliere il respiro a qualunque fanciulla lo contemplasse. Era diligente, aveva alti voti e durante le lezioni non dava mai fastidio a nessuno, comunicava quel poco che serviva, se qualcuno gli chiedeva gli appunti della lezione precedente li lasciava senza fare troppe storie e non andava mai in cerca di nessuno. Era un lupo solitario sulla cima di un precipizio, che ulula alla luna e con lei contempla la foresta e il sublime paesaggio che si dirada sterminato davanti a sé, solo sulla cima dello strapiombo, accarezzato dal vento notturno, baciato dai raggi fiochi e deboli della notte.

Le considerazioni di Tsukitachi non avrebbero tuttavia mai raggiunto il cuore di Hirato né scalfito il suo solido ego di marmo, quella sicurezza che sembrava quasi naturalmente fiero di sfoggiare lungo i corridoi senza neppure esserne cosciente, con la certezza che prima o poi, quelle lunghe gambe, l'avrebbero condotto al dormitorio, dove avrebbe riposto quella mole contingente di regali e doni. La pila di presenti e pacchetti davanti ai suoi occhi non gli pesava ma gli impicciava non poco la vista, già bassa essendo costretto a portare gli occhiali, e prima che potesse svoltare l'angolo, un alto energumeno gli aveva fatto da muro facendolo cadere a terra, lui con le scatole dai variopinti colori e motivi.
 

«Dannazione! Moccioso! Stai attento a dove metti i piedi!»
 

Alzò il mento, scorse un lungo camice, di un fulgido candore, e risalì, risalì, fino a quando non identificò il volto del ricercatore; un'espressione accigliata, infuriata, sopracciglia corrucciate e gravemente inquisitorie che non lasciavano spazio ad obiezioni e ciglia e capelli sorprendentemente rosei e folti, e labbra sinuosamente incurvate, sottili ma da una serena piega, dolcemente increspate.

«Ehi! Dico a te! Non mi guardare con quella faccia! Sei un maleducato!», gli rimproverò il ricercatore, animato da una belluina furia nel volto, le gote d'amaranto e il dito che gli puntava severamente contro lo rivestivano di accuse che agli occhi di Hirato parevano tanto futili da non meritare neppure la sua attenzione, meno si poteva curare degli studenti che si erano radunati in cerchio attorno a loro per assistere alla scena, bisbigliando e commentando atterriti, come se si fosse macchiato di un qualche delitto meritante la pena capitale.

Hirato batté le palpebre, era sicuro di esser rimasto incantato, stordito e trascinato in un mondo lontano che non lasciava spazio per i regali caduti per terra o i commenti allibiti dei compagni -un mondo dove era rimasto solo con se stesso, in quel corridoio, con i doni sparsi come petali di camelia sul prato e quell'insegnante presuntuosamente piegato, che lo additava infuriato, ma che non diceva niente, lo fissava e lo scrutava; quell'istante che sembrò durare l'eterno, e prima che ne potesse prendere coscienza, era già volato.

Raccolse i pacchi ignorando il ciarlare del ricercatore, poca attenzione prestò alle parole che gli stava urlando contro -qualunque esse fossero state, non se ne sarebbe interessato. Nella nota compostezza, che lasciò compagni e studenti senza fiato nel corridoio, raccolse i pacchi uno ad uno, si piegava e si rialzava con una sfacciataggine che non faceva altro che colorare il viso del ricercatore di un carminio sempre più intenso, i tulipani in fiore avevano tonalità e sfumature più blande se a lui paragonate.

«Mi stai ascoltando?!», urlò il ricercatore prendendo Hirato per la curata cravatta viola, «Scusati o dovrai farlo direttamente davanti al preside! Tu non sai chi sono io!»

«Neppure lei lo sa», rispose con pacatezza il ragazzo, e fece per liberarsi con un'indicibile tranquillità dalla presa del furioso ricercatore; deciso a procedere per la sua strada, «Sono uno studente ed ho sedici anni. E se io sono un maleducato, perché dopo aver sbattuto contro di lei non le ho nemmeno chiesto scusa, lei lo è ancora più di me, perché non mi ha aiutato neppure a raccogliere uno di questi pacchi e non ha fatto altro che insultarmi e parlare a raffica senza darmi la possibilità di scusarmi»

 

L'intero gruppo di studenti tacque basito.

Hirato raccolse l'ultimo pacco e ricostituì la perfetta pila di doni, tale e quale a com'era prima che cadesse.

«Ora... sono dispiaciuto per l'inconveniente. Spero mi possa perdonare»

C'era qualcosa di onesto in quelle parole, perfino Hirato era convinto di averlo inteso, ma ancora più sincera era la folgorante fretta di raggiungere la propria camera nel dormitorio, liberarsi di quegli ingombranti pacchi e trovarsi un angolo dove stare solo con se stesso, lontano da ogni fonte di turbamento. Aveva voglia di udire il cinguettare degli uccellini tra i rami secchi e irrigiditi da un inverno che si preparava a dipartire e a non tornare fino all'anno prossimo, voleva consumare il suo modesto bento sull'umida erba, ancora fulgida di pioggia e rugiada mattutina, masticare quel pranzo che con tanta cura si era preparato e sentire sotto i denti il solido sapore deciso dei semi di kirine che tanto amava; aveva bisogno di riempire quel vuoto che si era improvvisamente scavato da sé nello stomaco o chissà dov'altro.

 

La vicenda, dopo nemmeno mezz'ora, aveva fatto l'intero giro della scuola, e ora tutti gli studenti sapevano che Hirato aveva avuto un faccia a faccia con il professore e ricercatore Akari Dezart ed era perfino riuscito a tenergli con diligenza testa. E se da una parte l'ammirazione per il ragazzo oramai cresceva a dismisura, nessuno dall'altra riusciva a sollevare un rimprovero contro lo stimato ricercatore ventiduenne, l'incubo di Chrono Mei.

"Aveva delle ciglia stupende", Hirato masticava lentamente il pranzo, mirando le nuvole dalle svariate forme nel cielo, filtrate dallo sporco vetro della finestra della biblioteca, rileggendo più e più volte alcune righe di una tragedia greca che gli aveva suggerito di consultare suo padre anni precedenti, quando ancora nutriva alte aspirazioni nei confronti del figlio minore, quando ancora si fidava di lui e non dava per scontato che avrebbe raggiunto la cima solamente perché il mezzo fratello che si ritrovava aveva un importante ruolo all'interno dell'organizzazione nazionale Circus. Le scorreva ripetutamente confrontando le strane lettere dell'alfabeto greco con la traduzione affiancata in ideogrammi giapponesi. Da troppo cercava di analizzare quella complessa struttura grammaticale, scomporla e ricomporla come tessere di un puzzle cercando di farle combaciare, ma alla fine era giunto alla conclusione che la traduzione e l'originale non avrebbero mai corrisposto, essendovi forse più significati di quanti avesse potuto immaginare traslati e rimanipolati.

Alcesti ha deciso di sacrificarsi per amore perché nessun altro aveva deciso di farlo per Admeto. E' morta ma poi Eracle l'ha riportata in vita”, mormorò tra sé Hirato, “Per amore... una persona sarebbe disposta a dare la vita? Devono essere stati i greci, quelli strani”.

Rimuginava ed elucubrava con la stessa lentezza con la quale si illudeva di gustarsi il pasto ma non importava quanto tentasse di concentrarsi, i pensieri; uno ad uno, convergevano inevitabilmente in un'unica direzione, ritornavano ora alle folte rosee ciglia del ricercatore, ora alla determinazione delle splendide iridi dai variopinti colori d'arancio, limone e pompelmo e ora al candore del camice e a quell'inusuale profumo di rosa canina che emanava.

 

«Non si mangia in biblioteca»

 

E la voce, così intensa e tuonante di rimproveri... si domandava se anche quel tono non fosse stato capace di far altro che brontolare. Se non fosse esistita la remota possibilità che da quelle sottili labbra dalle sinuose curve uscissero anche gentili parole. Hirato si portò un palmo alla fronte e deglutì a forza un boccone di saporito wurstel che aveva ciò nonostante acquisito un amaro retrogusto -niente di quel bento l'aveva soddisfatto quel giorno. Fissò le righe dell'originale greco della tragedia, le guance erano rosse quanto le bucce dei pomodorini adagiati nel contenitore, rimasti ancora intatti. Perché quel cuore batteva così rapidamente?, perché non si allontanava dalla mente l'immagine di quel ricercatore boriosamente pieno di sé, furente nel mezzo del corridoio?

 

«Mi dispiace. Ero sovrappen-»

«Tu sei il ragazzo di questa mattina?», con un'occhiata, il ricercatore riconobbe al volo il giovane e mancò poco perché non riprendesse l'infuriata interrotta quattro ore prima, «Tu non mi stai simpatico. Sei Hirato, giusto? Il fratello di Tokitatsu»

«Le voci corrono», ribatté il ragazzo laconico, sostenendo il fiero sguardo del ricercatore, «Studio per diventare un abile combattente ma mi interesso di tutte le materie. Le scienze della vita mi appassionano, ma non voglio prendere quel cammino né ho intenzione di risalire la piramide appoggiandomi sulla fama di Tokitatsu. Io sono io e se devo arrivare da qualche parte, ci arrivo da solo senza l'aiuto di nessuno; non voglio favoritismi»

«Non mi interessa sapere della tua vita», tirò diritto per la biblioteca il ricercatore, già sapeva di quale volume necessitava e tutto voleva meno che intrattenersi a discutere con il moccioso che gli aveva fatto meritare una figuraccia di fronte ai suoi studenti, «Già è troppo pensare che dovrò sopportare la tua faccia durante le mie lezioni di scienze sulla vita. Davvero, ci sono un sacco di altri corsi, non puoi sceglierne un altro?»

Hirato rispose precipitosamente, se il ricercatore avesse prestato più attenzione ai suoi occhi, schermati dalla squadrata montatura nuova di zecca, avrebbe scoperto il bagliore di compita gioia che li illuminava: «Mi piacciono scienze della vita; non cambierò corso. Soprattutto ora che so che sarà lei a tenerlo»

«Che vorrebbe dire questo?», Akari sfilò dalla libreria un pesante tomo e si accomodò dall'altra parte del tavolo stizzito, «Scompari dalla mia vista. E portati dietro quel pesce puzzolente, quel- quel talnero. Con tutti i cioccolatini che avevi dietro con te, non posso credere che tu ti sia messo a mangiare quella roba»

«Vuole un po' dei miei cioccolatini?», domandò con una certa impetuosità Hirato e prima che il ricercatore potesse sollevare qualche obiezione, aveva già precipitosamente frugato nella cartella di scuola e ne aveva estratto una piccola scatola rossa bene incartata, con dentro cinque o sei cioccolatini di una pregiata marca, aromatizzati al rum e all'alchermes, insistette nonostante i rifiuti del ricercatore, come se si fosse trattato di una questione di vita o di morte, «Li prenda sensei! Io non li mangio, può averli tutti se vuole!»

Poco si curò dei suoi rimbrotti, che gli ricordavano invano che non si poteva mangiare in biblioteca e ora, straziato da quell'insistenza inespugnabile, fu obbligato a cedere pregando intimamente che quella piccola carogna, che sembrava aver ereditato in tutto e per tutto l'intollerabile carattere di Tokitatsu, con sfumature assai differenti ma pur sempre irritanti, non avesse avvelenato i cioccolatini o sperimentato una nuova maniera per liberarsi di un professore come lui, tanto stimato quanto temuto. Lasciò scivolare con diffidenza il cioccolatino sotto la lingua, aveva un dolce sapore e si sciolse subito nella bocca al contatto con la calda saliva -era proprio una qualità pregiata, chi aveva fatto quel dono doveva essercisi proprio impegnato a dovere. Masticò con un certo impaccio, senza sapere se ad imbarazzarlo fossero stati più gli occhi fissi del ragazzo, indecifrabili ma che sembravano attendere con le mani a giumella un commento, noncuranti che fossero positivo o negativo, o piuttosto paonazzo dall'idea che il primo cioccolatino di san Valentino glielo avesse regalato proprio il ragazzo che presto sarebbe divenuto anche suo studente, lo stesso contro il quale aveva pesantemente inveito.

«E' buono?», domandò incuriosito Hirato, sembrava fremere febbricitante per un giudizio, «Se le piace glieli do' tutti. Io non mangio il cioccolato, non mi piace»

«Stammi lontano, tu e il cioccolato», bofonchiò, non vedeva la necessità di dare un giudizio né aveva intenzione di venire turbato oltremodo da quella creatura bassa poco più di lui, con quella faccia indecifrabile e quella divisa perfettamente ordinata, quella statua di marmo, maschera di perfezione, incrollabile prodigio dai mille talenti, «Quelli come te non mi stanno simpatici, sappilo. Hai una cortesia snervante e ora hai tentato di comperarmi con questo cioccolatino sperando di conquistarti la mia simpatia addirittura alla vigilia della tua prima lezione!»

«Può sforzarsi di considerare allora questo cioccolatino come una scusa per oggi?», Hirato incrociò le mani sopra l'Alcesti di Euripide e spostò lo sguardo dallo spazio che intercorreva tra le sopracciglia rosee del ricercatore agli stupendi occhi, sperando che non si fosse accorto che per quel lungo intervallo di tempo tutto aveva mirato lo studente tranne le sue pupille, per il troppo imbarazzo, «Inoltre... se non le sto simpatico perché continua a stare qui allora?»

Il ricercatore storse la bocca irritato: «Ascoltami bene, ragazzino. Questo posto è di tutti e dato che io sono superiore a te in grado, non mi interessa se sei il fratello di Tokitatsu o il figlio di un sultano o della regina d'Inghilterra, qui il posto spetta a me e se c'è qualcuno che se ne deve andare sei tu. E ti ho già detto che non si mangia in biblioteca»

«Ma anche lei ha mangiato il cioccolatino poco fa»

«FUORI DI QUI!»

Akari gli berciò contro con tutta l'aria che aveva a disposizione nei polmoni, ma Hirato non sembrò curarsene. Piegò piuttosto le labbra in un docile sorriso e, prendendo un secondo cioccolatino dalla scatola, si sporse quanto bastò per farlo scivolare nella bocca del ricercatore dai rosei capelli, la sua decisa opposizione bastò a lordargli di pregiato cioccolato l'intero contorno delle labbra suscitando il divertimento dello studente, che subito lasciò scorrere gli occhi sul cartellino che portava agganciato al camice, bene in vista. «Akari-sensei», ripeté, come per assicurarsi di aver letto bene, già non si sentiva più il respiro e i battiti folli del cuore gli echeggiavano nei sordi timpani, che altro non riuscivano a udire se non la voce della persona in fronte a lui, severa ma ingenuamente ostinata, con quella bocca zuccherina sporca di cioccolato e le sopracciglia gravemente inquisitorie.

«Non provarci», grugnì il ricercatore, «Per te, come per tutti gli altri studenti, sono il professor Dezart»

Hirato chiuse il contenitore con il bento e lo ripose nella cartella.

Ma andandosene, era certo che, dandogli le algide spalle per nascondere il rosso incendio nelle guance che era riuscito a celare per quegli interminabili minuti, lo avesse proprio chiamato per nome, e si fosse portato con sé, dietro la maschera di ghiaccio che sfoggiava per il corridoio, quell'intima contentezza e l'impazienza del sorgere del nuovo giorno.

 




Buondì!

Era un po' di tempo che non scrivevo su questa pairing, avevo in mente altri progetti con questi due, ma dato che sono a secco dico: "Nel frattempo mi cimento in questa fan-fiction". Qualcosa di breve e veramente poco impegnativo su young!HiratoxAkari, la mia seconda OTP del manga (poco importa se compaiono poche volte, sono comunque otp *fischietta*)
Ora... ho come l'impressione che Hirato da adolescente sia adorabilmente sfrontato -non che non lo sia anche a 27 anni ò_ò
però lo vedo anche più impulsivo e tenerone... <3

Non ho un debole per lui però *coff coff*

In ogni caso...
ringrazio chi è arrivato a leggere sino a qui (annesso il mio piccolo sclero xD) e chi recensirà o inserirà la storia tra le preferite, seguite o ricordate!
Grazie mille ;-D

A presto!
AsanoLight

   
 
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