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Autore: RoseDust    22/08/2014    1 recensioni
Haymitch si aggira furtivo per il Distretto 12. Qualche persona di passaggio lo riconosce, ma non fa domande.
È tornato a casa dall'arena ormai da cinque anni: cinque anni in cui, a poco a poco, si è lasciato andare, capendo che non sarebbe mai riuscito a portare qualcuno del suo Distretto fuori dall'arena vivo.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa FF partecipa al quinto turno del contest "1 su 24 ce la fa!" di ManuFury. Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Haymitch si aggira furtivo per il Distretto 12. Qualche persona di passaggio lo riconosce, ma non fa domande.
È tornato a casa dall'arena ormai da cinque anni: cinque anni in cui, a poco a poco, si è lasciato andare, capendo che non sarebbe mai riuscito a portare qualcuno del suo Distretto fuori dall'arena vivo.
Ci aveva provato davvero, all'inizio: gli altri Mentori ridevano di lui, ma non gli importava, perché sapeva che cercare di mantenere in vita i suoi tributi era la cosa giusta da fare.
Poi, pian piano, ha cominciato a capire il perché di quelle risate e a cercare un rifugio, un posto sicuro dove nascondersi da tutto, ma non esisteva.
Haymitch è diretto verso una casa, in una delle vie laterali e dimenticate da tutti, eccetto da coloro che ci abitano.
Mentre cammina, il Vincitore della 50° edizione degli Hunger Games ripensa agli occhi grigi, talmente luccicanti di determinazione da sembrare quasi d'argento, della donna che aveva incontrato per la prima volta solo poche settimane prima; ripensa ai capelli scuri, al volto scarno e agli abiti che le pendevano un po' larghi dalle spalle robuste.
Non era bella, ma aveva quel qualcosa che non permetteva a Haymitch di toglierle gli occhi di dosso.
Eileen...
La donna vive sola, cosa insolita, visti i suoi diciotto anni: suo padre è morto solo pochi mesi fa e lei, all'epoca, aveva già cominciato a lavorare nella miniera. Il suo compito è quello di portare i sacchi di carbone dal cuore della miniera alla superficie: un lavoro duro per una donna, ma lei, con la sua forza e le sue spalle larghe, riesce a svolgerlo.
Haymitch l'aveva incontrata una domenica mattina al Forno, mentre comprava una scodella di cibo caldo. Si era girata proprio mentre l'uomo stava passando, intercettando il suo sguardo.
Lui era rimasto come fulminato: quegli occhi d'argento lo avevano stregato.
Avevano cominciato a parlare, poi a vedersi, la domenica pomeriggio.
Si incontrano a casa della ragazza, di solito, perché se lei andasse al Villaggio dei Vincitori, tutti capirebbero che i due si stanno vedendo; nella quiete della stradina in cui sorge la baracca chiamata "casa Hale", invece, non hanno nulla da temere, per le poche ore che sono loro concesse.
Haymitch ammira quella giovane determinata, che, nonostante le sofferenze che la vita le ha già inferto, non si arrende davanti a nulla; aveva cercato di donarle una parte della sua vincita mensile, una volta, ma lei aveva rifiutato sdegnata: non voleva i soldi, le interessava soltanto conoscere meglio quel bambino cresciuto troppo in fretta, come soleva definirlo lei stessa.
Durante il loro ultimo incontro, si erano baciati.
Quel bacio aveva significato molto per i due ragazzi, che avevano finalmente trovato qualcuno a cui appoggiarsi: entrambi avevano vissuto esperienze tragiche che li avevano cambiati profondamente ed entrambi avevano bisogno di un rapporto sincero, che portasse momenti di dolcezza e felicità nella loro vita.
Il giovane Mentore ricorda, di quel bacio, il sapore delicato delle labbra di Eileen, che contrastava nettamente con l'odore di carbone eternamente presente nell'aria del Distretto 12.
Ricorda le morbide ciocche di capelli di lei, che gli sfioravano il viso, e la pressione leggera delle sue dita affusolate contro la sua nuca.
Ancora perso tra i ricordi, Haymitch gira l'angolo e si trova davanti uno spettacolo al quale non è preparato: un gruppo di Pacificatori sta trascinando Eileen verso la piazza principale; la vogliono frustare, sostengono che abbia rubato del carbone, ma lui sa che non è vero, perché lei non lo farebbe mai.
Haymitch sa che la causa di tutto questo è lui: non può far nulla per evitare che la ragazza venga punita per una colpa che non ha commesso, ma decide che non la rivedrà più, per il suo bene. Spera di poterla ancora salvare.
 
Le settimane successive si trascinano lentamente: il Vincitore dei Cinquantesimi Hunger Games somiglia sempre meno al ragazzo che un tempo si chiamava Haymitch Abernathy.
Il giovane lentamente si accorge di quanto Eileen significhi per lui: ogni domenica pomeriggio si chiude in casa con la sola compagnia dei suoi ricordi, per cercare di resistere alla tentazione di correre da lei, rabbrividendo al pensiero di cosa Capitol City potrebbe farle per arrivare a punire lui.
Haymitch si rende conto che ciò che più gli manca non è qualcuno che lo ami, ma qualcuno da amare: il Presidente Snow probabilmente vuole proprio farlo sentire in questo modo, completamente vuoto e privo della capacità di provare sentimenti. Vuole che si isoli da tutti, e che lo faccia da solo, per la paura delle conseguenze a cui il suo affetto potrebbe portare.
Quando giunge a questa conclusione, Haymitch si alza, esce dalla porta e si dirige in tutta fretta verso l'abitazione di Eileen; la trova intenta a rammendare il suo vestito migliore, probabilmente l'unico che possiede, oltre alla tuta da lavoro.
Haymitch non vuole fare ciò che il Presidente si aspetta che faccia: non vuole essere prevedibile e non vuole facilitargli il compito di distruggerlo.
Il giovane ha un disperato bisogno di affetto e di provare ancora quel sentimento che credeva di poter rimuovere così facilmente dal suo cuore.
Le ore passate con Eileen quel pomeriggio nell'unica stanza di una baracca polverosa sono le più belle delle loro vite, poiché gli occhi argentei di lei rischiarano le tenebre che abitano la mente di lui; i baci, le carezze, le promesse: il cuore di Haymitch scoppia di gioia e, colmo di gratitudine per quei momenti rubati a una vita che credeva gli avesse voltato le spalle per sempre, decide di vivere quei momenti ogni settimana, senza più preoccuparsi delle conseguenze.
Ne parla con Eileen, che si trova d'accordo con lui; i due giovani innamorati cominciano a vivere il loro reciproco sentimento e il vincitore dei 50° Hunger Games capisce che ora non ha bisogno di nient'altro: la sua capacità di provare sentimenti, la sua capacità di amare, è rimasta intatta. Nessuno potrà davvero portargliela via, perché lui non lo permetterà.
 
Il mese successivo, durante la mietitura, Haymitch si chiede chi morirà per colpa della sua incapacità, quell'anno.
Il Sindaco fa il solito discorso, ricordando a tutti il motivo per cui ogni anno si svolgono gli Hunger Games, e il giovane resiste alla tentazione di incrociare lo sguardo con quello di Eileen: sa che lei lo sta fissando con aria triste, ma guardarla ora significherebbe mostrare a tutti il legame che c'è tra di loro, e Haymitch non è ancora pronto per questo.
Dopo aver sentito il primo nome, però, non può evitare di guardarla, né di desiderare davvero di essere morto cinque anni prima, in modo da non dover sopportare altro dolore: perché il nome estratto dall'urna è quello di Eileen Hale. Haymitch sa di aver causato la morte di un'altra persona, solo per non essere riuscito a resistere al desiderio di amarla.
Il destino di quella giovane innocente è stato compromesso da lui, nel momento in cui ha deciso di non permettere a Snow di impossessarsi della sua vita.
Sciocco, folle, ignaro Haymitch: come poteva pensare di essere padrone della propria vita, dopo l'aperta dichiarazione di guerra del Presidente?
 
Così, mentre sullo schermo un ibrido dilania il corpo straziato di una giovane dagli occhi d'argento, Haymitch decide di bere tanto alcol quanto il suo corpo riesca a contenerne per il resto della sua vita, nella vana speranza che un liquido trasparente possa far dimenticare l'argento perduto.
  
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