Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Nightingale_92    22/08/2014    3 recensioni
Dal testo:
" Sale in piedi sul cavallo in movimento e si accinge a sparare gli arpioni, pronto a iniziare la manovra 3D.
Ed è proprio in quel momento, mentre sta per scommettere tutto, vita e morte, che una domanda lo colpisce a tradimento.
Improvvisamente emerge dal limbo della sua coscienza e lo trafigge con la dolorosa precisione di una freccia.
Che sapore avevano le labbra di Marco? "
avvertenze: questa è una shonen-ai , ma anche un'introspezione su Jean, il suo carattere, le sue motivazioni.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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* In origine questa doveva essere una missing- moments, ma essendo stato l'anime licenziato dalla Dynt non ho più modo di controllare le informazioni e quindi chiedo scusa per eventuali errori. Per ogni eventualità metto la dicitura AU.

 

 

LOVING THE ASHES.

 

 

 

 

 

 

 

 

Jean corre.
Corre a perdifiato nei territori perduti del Muro Maria, verso il Titano Femmina che gli appare già vicina, un'ombra scura e sempre più grande conficcata nell'orizzonte.
Mentre sprona il cavallo ad andare più veloce, una parte di lui si chiede ancora perchè lo stia facendo.
Lui non è mai stato come quel coglione suicida di Jaegar, gli occhi illuminati dal sacro fuoco della battaglia, teso verso sogni che tutti gli altri sapevano già impossibili.
Uccidere tutti i Giganti. Ridare all'Umanità la sua libertà.
Quando Jean aveva sentito lui e quelli della Legione Esplorativa poi, quasi aveva pensato che scherzassero.
In verità, quasi lo pensa ancora adesso.
Già, lui non è ancora stato bruciato dal fuoco, non ha sogni o ideali particolari per i quali lottare.
Ciò che lo guida in quel particolare momento, in cui si prepara a colpire o a morire e più probabilmente ad entrambe le cose, è piuttosto il sapore della cenere.
Quello che ha sentito sulle labbra in un giorno non ancora lontanto, quando, attonito e incredulo, aveva trovato il corpo di Marco, la sua forma spezzata e quasi irriconoscibile.

Ecco, il Titano Femmina ora è a meno di seicento metri da lui, il corpo sinuoso ed imponente, la chioma bionda che rifulge dorata quasi a rivaleggiare col sole.
Jean la guarda e capisce; è una dea di morte.
Ciò nonostante si prepara.
Sale in piedi sul cavallo in movimento e si accinge a sparare gli arpioni, pronto a iniziare la manovra 3D.
Ed è proprio in quel momento, mentre sta per scommettere tutto, vita e morte, che una domanda lo colpisce a tradimento.
Improvvisamente emerge dal limbo della sua coscienza e lo trafigge con la dolorosa precisione di una freccia.

Che sapore avevano le labbra di Marco?

Jean non sa perchè si stia ponendo quella domanda e perchè proprio in quel istante.
Sa però che spesso le persone pensano e fanno cose folli quando temono di stare per morire.
Come Marco il giorno dell'attacco a Trost.
Jean lo ricorda bene, loro due erano rimasti soli in un corridoio del magazzino, esitando a rituffarsi in un mondo che ormai era diventato solo sangue e morte.
All'improvviso, dopo avergli parlato, dopo averlo incoraggiato, Marco lo aveva spinto contro una parete.
Lo aveva stretto tra le braccia come se fosse stato una cosa fragile ed estremamente preziosa e infine lo aveva baciato.
Jean era rimasto immobile all'inizio, troppo sorpreso per reagire.
La bocca di Marco era morbida e calda e lui -in uno stravagante attimo- aveva pensato che fosse fatta apposta per incastrarsi con la sua.
Ma l'attimo successivo lo aveva respinto ed era fuggito via senza dire una parola, le guancie in fiamme.
Perchè aveva avuto paura.
Perchè era un ragazzo e perchè non si era mai immaginato a fare una cosa del genere ad un altro ragazzo.
Col senno di poi, perchè era un coglione e non aveva ancora capito che la Morte era lì, era reale e colpiva tutti senza fare distinzioni.
In seguito, mentre stava combattendo in città, Jean aveva pensato di chiarirsi.
Avrebbe parlato con Marco e si sarebbe fatto perdonare in qualche modo.
Non sapeva ancora come, insomma, non aveva mai pensato ad un ragazzo da quel punto di vista prima...
Però voleva dirgli che era stata paura, e non disgusto a farlo scappare, e che forse, forse...
Ma ogni possibilità gli era stata tolta nel momento stesso in cui aveva visto una forma monca riversa in un angolo della strada, gli occhi vitrei come quelli di una bambola.

Che sapore avevano le labbra di Marco?

Jean ormai non se lo ricorda più.
Tutto è durato solo per un breve attimo, effimero, prezioso, e scivolato via dalle sue dita troppo in fretta.
Quello che rammenta invece, è il sapore amaro delle ceneri che si levavano dalle pire funerarie quella notte a Trost; il calore e la disperazione di stringere tra le dita un osso sconosciuto...
Jean si riscuote dai propri pensieri; è ancora sul cavallo, il Titano Femmina è ancora davanti a lui.
Tra le dita di lei Armin appare piccolo come una formica ed altrettanto condannato.
A meno che lui non intervenga.
Il ragazzo si prepara, ma c'è un'ultima cosa che deve fare prima di iniziare.
Jean estrae una delle lame e se la porta alle labbra.
Ha il gusto freddo e amaro che ormai gli è ben familiare.
Per Marco, pensa.
E' per questo che combatte e che continuerà a combattere per il resto dei suoi giorni. Perchè le persone gentili e oneste -e in fin dei conti molto più coraggiose di altre- come lui non vengano più uccise, perchè non esistano più altri stupidi Jean che vagano tra i roghi alla vana ricerca del tempo perduto.
Jean salta, gli arpioni si conficcano nella carne del Titano Femmina con precisione. E' il momento di andare.
Perché, nonostante tutto, lui ama e continuerà ad amare il sapore di quella cenere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

**angolo dell'autrice**

 

In genere non scrivo storie dai toni così tragici e quindi spero di non essere stata esagerata o stucchevole. Ma amo la JeanxMarco da morire e volevo farle un tributo in qualche modo. Mi auguro che vi sia piaciuta : )

 

Grazie a tutti,

B_N.

 

P.S. Vi prego di recensire, anche solo per esprimere un parere negativo. Come dice il detto, è sbagliando che si impara. :) 

 

  
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