- ASPETTANDO -

Quella mattina era particolarmente noiosa, le ore parevano interminabili e le lezioni per nulla interessanti. Il suono della campanella sollevò gli animi di tutti gli studenti, mezza fatica era fatta.
«Sieg-san, ti sei preparata il pranzo da sola anche oggi? Non ha proprio un bell'aspetto...»
«Vogliamo parlare del tuo Natsu?! Perfino la tua gatta saprebbe fare di meglio!» rispose bruscamente, cotrrugando la fronte.
L'amica si limitò a farle la linguaccia  e a divorare il contenuto del suo bento. Guardandoli bene, nessuno dei due risultava essere invitante: il riso non era ben compattato, il salmone e l'uovo si erano fusi in un' unica cosa mentre le verdure di contorno erano praticamente sparite. A quel punto non importava come fossero presentate le pietanze, bastava mettere qualcosa sotto i denti. Sieg si stava costringendo a mangiare un pezzo di di pesce bruciacchiato quando si accorse che, al suo fianco, si levò un mormorio che non era poi così silenzioso. Le compagne stavano fissando un punto oltre la porta aperta dove vi era un bel ragazzo dai lunghi capelli scarlatti, raccolti in una coda, con braccia conserte ed occhi chiusi in attesa di qualcosa o qualcuno. Si alzò dalla sedia e si diresse verso di lui con passo impettito.
«Quante volte ti ho detto che non te ne puoi stare qui?!» sbottò, portando le braccia al petto.
Il ragazzo aprì leggermente un occhio «Tecnicamente, sono nel corridoio ed ho tutto il dirittto di starci» fece una pausa, guardando oltre le spalle di lei «In più credo che le tue amiche si stiano facendo parecchie domande.»
Con la coda dell'occhio, notò che erano tutte nascoste dietro la porte in modo da riuscire ad origliare. D'istinto lo prese per un braccio e lo trascinò verso le scale d'emergenza, almeno li nessuno li avrebbe notati.
«Posso sapere perché ti vergogni così tanto?» chiese lui, interrompendo un breve momento di silenzio.
«Non mi vergogno! Semplicemente non voglio che gli altri si facciano strani pensieri su di noi vedendoti sempre appostato li fuori!»
«Oh, da quando siamo diventati "noi"? Vacci piano ragazzina, ti conosco solo da pochi mesi!»
Il cuore le perse un battito. Non intendeva in alcun modo catalogarli come coppia, per nulla al mondo, allora perché a quella affermazione era rimasta così di sasso? Fece un lungo sospito e appoggiò i gomiti sul corrimano. Abbassò la testa per immergersi nei suoi pensieri. Che colpa poteva avere se lui aveva deciso di farsi vedere ogni giorno davanti a quella dannata porta? Oltretutto, si era ben premurato di sapere più cose su di lei tramite le sue amiche che, senza tanti scrupoli, gli avevano servito su un piatto d'argento qualsiasi cosa potesse essere interessante.
«Non ho ancora capito perchè ti comporti così...»
«Aspetto il momento giusto.»
«Per cosa?» chiese sospettosa.
«Aspetto e basta» rispose, mettendosi di fianco a lei.
Sieg lo guardò con aria di sfida «E non ti è mai passato per la testa che era molto più facile entrare?»
Il ragazzo sussultò. Non si sarebbe mai aspettato una domanda del genere.
«Non ci avevo pensato» disse, abbozzando un sorriso timido.
«Non credevo che il grande Titanium, il più forte membro del club di kendo famoso in tutta la scuola, potesse scarseggiare in intelligenza!»
La prese per una guancia e, con ghigna perfida, la accompagnò verso la sua aula.
«Qualcuno faticherà il doppio al prossimo allenamento!»
«Maled...»