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Autore: Dani85    24/08/2014    1 recensioni
Non è delicato Hutch quando strattona Gunther, no. Lo afferra per il retro della giacca e per i polsi legati, le manette tanto strette che gli segano la pelle, e lo spinge fuori dalla porta, senza tante cerimonie.
| Hutch!centrico | Missing Moment 4x22 "Sweet Revenge" |
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A. Salve :) Questa è in assoluto la prima cosa che scrivo su Starsky & Hutch, serie che guardavo da bambina e di cui ho appena fatto, con grande soddisfazione, un rewatch totale. Si tratta di un breve missing moment ambientato nella season finale della quarta stagione, subito dopo la scena di Hutch e Gunther nell'ufficio di quest'ultimo. Buona lettura a chi passerà :)
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note: Missing moment 4x22 “Sweet Revenge” – Citazione iniziale da Rigoletto di Giuseppe Verdi.


Sweet Revenge

 
Di punirti già l'ora si affretta, che fatale per te suonerà
[Rigoletto – G. Verdi]

Non è delicato Hutch quando strattona Gunther, no. Lo afferra per il retro della giacca e per i polsi legati, le manette tanto strette che gli segano la pelle, e lo spinge fuori dalla porta, senza tante cerimonie. Gli ha già risparmiato una pallottola in fronte e gli ha letto i suoi diritti, gli sembra di averne avute già troppe di attenzioni per quest'uomo che per lui e Starsky non ne ha avuta nemmeno mezza. Ha decretato che dovessero morire, tranquillo come stesse decidendo quali calzini indossare e davvero – davvero – non si merita nessun riguardo ora.
È già tanto che sia vivo, che stia uscendo dal suo palazzo dorato sui suoi piedi e non in posizione orizzontale. E, per un attimo, Hutch deve ripetersi che è giusto così. Deve scacciare dalla sua mente l'immagine di Starsky che muore – davanti a lui, sotto le sue mani – e ripetersi che ammazzare Gunther non sarebbe stata la cosa giusta.
Naturalmente lo sa, lo sa il poliziotto che è in lui e l'uomo che è sempre stato, solo che è difficile crederlo quando tutto crolla e il tuo partner, il tuo migliore amico, viene quasi ammazzato. Bisogna tenersi insieme e a quello ci pensano gli occhi stanchi di Starsk che affiorano di continuo nella sua mente, solo un po' meno blu del solito, da quel letto d'ospedale che odia con tutte le sue forze. È una fatica quasi fisica restare tutto intero, lucido quanto basta per non perdersi, e sente il sangue pulsargli contro i polsi e nelle orecchie. È come un fremito lontano che rimbomba degli spari nel garage e delle sirene dell'ambulanza e dei bip dei macchinari, una cacofonia di suoni che alla fine si riempie del clic delle manette. Hutch lo risente con nitidezza sconvolgente e lo capisce: hanno vinto.
E il sapore è dolce sul fondo della gola, quasi palpabile – vero – quando ingoia la vista di Gunther, la sua testa bassa, le spalle abbandonate, ingabbiato in un mare di poliziotti e nei loro sguardi di disgusto. Attorno alle auto bianche e nere, Hutch ne vede arrivare altre, con uomini affannati schermati dietro le loro cravatte e le valigette di pelle. Avvocati, pensa, e gli viene da ridere. Nessuno di loro potrà salvare Gunther e tutto dentro di lui esulta, si tende, crepita della più meravigliosa consapevolezza che abbia mai avuto. Quel mostro marcirà in prigione per il resto della vita e ce lo spingerà lui a forza, lui che già lo ha condannato, un ergastolo per ognuno dei colpi inferti a Starsky. Finirà così Gunther, nella gloria di una cella senza luce, perché la giustizia esiste.
Hutch si sente quasi ubriaco di felicità, col mostro arrestato e Starsky a Bay City che lo aspetta. Salvo. Vivo. L'ha preso, hanno vinto. Può tornare a casa e festeggiare – il successo, la vendetta, la vita salvata – con Dobey e Huggy. E Starsky.
Gli avvocati, che gli si accalcano attorno, e che si riempiono la bocca di minacce e intimidazioni, sono patetici e Hutch nemmeno li sente quando spinge Gunther in un'auto e sbatte la portiera dietro di lui.
Oltre il finestrino, gli occhi dell'uomo sono quelli di un animale in gabbia. Quelli di Hutch invece, sono un cielo senza nuvole.
  
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