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Autore: MagicRat    24/08/2014    2 recensioni
"Ripensò alle numerose case dove aveva abitato. Di alcune conservava solo una vaga memoria, appartamenti che aveva condiviso per brevi periodo con alcuni amici.
Ad altre invece era più affezionato e le collegava a particolari ricordi"
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Patti lo osservava già da alcuni minuti. Era seduto con un blocco di fogli sulla gamba destra e il gomito appoggiato su quella sinistra, chinato in avanti. La punta della penna era immobile a pochi centimetri dal foglio e gli occhi fissi su un punto nel vuoto. Ogni tanto mormorava qualche parola, come se volesse controllare il suo suono, per assicurarsi che fosse adatto alla canzone che aveva in mente.
Uno dei primi consigli che gli altri le avevano dato quando aveva iniziato a far parte del gruppo era stato di non disturbarlo mai quando era così. Si rischiava di farlo diventare molto nervoso, in modo particolare se per una pura, sfortunata coincidenza si interrompeva qualche passaggio cruciale. Un'esperienza davvero poco gradevole. Fortunatamente in quel momento fu lui ad accorgersi della sua presenza. Si alzò e le andò incontro stiracchiandosi.
“Ehi. Non ti ho sentita entrare.”
“La porta era aperta...” Patti cercò inutilmente di stendere con la mano alcune pieghe della maglietta di Bruce.
“Il piccolo mostriciattolo dov'è?”
“A dormire.”
“A dormire?” Bruce abbassò lo sguardo sul polso in cerca dell'orologio e quando si accorse di averlo nuovamente dimenticato da qualche parte tornò a guardare Patti. “Da quanto tempo sono chiuso qui dentro?”
“Tutto il pomeriggio. Andiamo a mangiare?”
Uscirono dalla stanza che Bruce aveva trasformato in un piccolo studio di registrazione casalingo e si trasferirono in cucina per la cena. Non avevano ancora finito di mangiare quando Patti gli domandò ancora una volta “Allora sei sicuro?”
“Sicuro?”
“Per domani” precisò lei.
Bruce iniziò ad annuire mentre stava ancora bevendo un sorso d'acqua, ricordando a cosa si stava riferendo Patti. “Si, certo. Sicuro. Vai tranquilla.” Un'amica le aveva proposto di passare una giornata insieme in città, cosa che non facevano da molto tempo e Bruce sarebbe rimasto da solo con Evan, il loro primo figlio.
“Sicuro sicuro?”
“Si. E poi non sarò da solo. Forse passano anche Roy e Steve.”
“Steve?” Patti spalancò gli occhi. “Sto per lasciare Evan con te e Steve?”
“E Roy...”
“Con te e Steve?”
Tutto d'un tratto Bruce assunse un'espressione triste. Tagliuzzò con la forchetta il cibo che gli era rimasto nel piatto. “Lo sai che gli altri non mi parlano molto volentieri in questo periodo.”
“Non ci provare” Patti gli puntò contro l'indice “sei stato tu a farti venire in mente l'idea di suonare da solo. Adesso non provare a fare la vittima. E non provare a cambiare discorso.”
Lui scoppiò a ridere. Quel sistema ormai non funzionava più. “Dai, stai tranquilla. Vedrai che si divertirà con noi.”
Più tardi, quella sera, Bruce era disteso sul letto, con gli occhi fissi sul soffitto. Fuori aveva iniziato a piovere e si sentivano alcuni tuoni in lontananza.
Prima di andare a dormire era rimasto qualche minuto a guardare suo figlio addormentato nel suo piccolo letto, con il pollice stretto nel pugno. Ogni tanto emetteva qualche piccolo verso, sospirava e continuava a dormire. Non si stufava mai di guardarlo.
Anche Patti era sveglia, lo capiva dal ritmo del suo respiro. Rotolò su un fianco e le si avvicinò.
“Era una notte buia e tempestosa...” cercò di rendere la sua voce più profonda e minacciosa, facendo sorridere Patti.
“E Bruce decise di fare un massaggio a sua moglie” aggiunse lei.
“Non era esattamente quello che Bruce aveva in mente.” Continuò a parlare con il tono di voce alterato. Fece appena in tempo a baciarla solleticandole il collo con la barba che si era lasciato crescere , che un tuono scoppiò facendo tremare i vetri delle finestre. Pochi istanti dopo sentirono Evan piangere nella sua stanza.
“Sarà meglio portarlo a dormire qui.”
Bruce annuì e uscì dalla camera per andare a prendere il bambino.
“Ehi, piccolo mostriciattolo.” Lo sollevò dal lettino fino a portarlo all'altezza del suo viso. “Hai paura del temporale? Vorresti venire a dormire con noi?” Il pianto del bambino si ridusse a qualche debole singhiozzo, rassicurato dalla voce del padre. Allungò le braccia verso Bruce per farsi prendere in braccio in un modo più comodo. Lui gli solleticò la pancia per farlo ridere. “E se invece ti lasciassi qui? E se tornassi da solo dalla mamma?”
“Ti ho sentito” gridò Patti dalla stanza da letto. “E ricordati che c'è sempre il divano disponibile.”
“Okay, okay. Come sei suscettibile, donna.” Bruce ritornò in camera con Evan che sorrideva, ignaro di quello che i genitori si stavano dicendo ma divertito dalle loro voci. Passò il bambino a Patti e prima di riuscire a stendersi, lei lo fermò.
“Forse è meglio fare entrare Sparky. Lui ha paura del temporale.”
“Lui ha paura di tutto.” Sbuffando, Bruce scese al piano inferiore e uscì sotto il portico, dove si chinò davanti ad una cuccia per cani.
Qualche mese prima Patti aveva proposto di prendere un paio di cani da guardia e a lui era sembrata una buona idea, pensando a due pastori tedeschi, o magari due Dobermann che sorvegliavano attenti il loro giardino. Invece Patti non aveva saputo resistere a Sparky, un cane dal pelo di un colore indefinibile tra il bianco e il grigio che ben presto si era rivelato un pessimo cane da guardia. Bruce lo trovò rannicchiato sul fondo della cuccia, terrorizzato dagli scoppi dei tuoni. Lo guardò scuotendo debolmente la testa. “Dai, cane. Vieni dentro.”
Sparky lo seguì veloce in cucina e poi gli si sedette di fronte in attesa, con la lingua penzoloni. Bruce prese un biscotto a forma di osso da un barattolo e glielo fece vedere. Lo nascose dietro la schiena e allungò una mano.
“Dammi la zampa, Sparky” disse con voce ferma e decisa. Sparky, come sempre, si gettò a pancia in su. Eseguiva ogni comando in quel modo. Bruce rise e gli diede comunque il biscotto, oltre a delle pacche sulla schiena. “Bravo cane.” Sparky scodinzolò soddisfatto e lo seguì trotterellando fino al soggiorno, dove si acciambellò nella sua cuccia.
Quando tornò finalmente a letto, Evan era già addormentato vicino alla madre.
“Tutto okay?” chiese lei.
“Si. Nessun ladro oserà mai entrare in questa casa.” Spense la luce e chiuse gli occhi.
Mentre scivolava lentamente nel sonno riuscì a sentire ancora qualche rumore. La pioggia che batteva contro il vetro. I respiri leggeri di Evan e Patti. La porta che si socchiudeva e un lieve ticchettio sul pavimento. Il cigolio delle molle del letto seguito da uno strano ansimare. Bruce alzò la testa stordito dal dormiveglia e vide Sparky che gli rivolgeva un'occhiata stanca mentre si sistemava ai piedi del letto. Si lasciò ricadere pesantemente sul cuscino. Aveva troppo sonno per alzarsi di nuovo e riportarlo nella sua cuccia.

“Secondo voi perché li trovano così divertenti? I piedi, intendo.”
Roy aveva spostato la sua sedie in modo da osservare Evan giocare prendendosi i piccoli piedi fra le mani. Non si aspettava di ricevere un risposta e infatti non la ottenne. Bruce e Steve stavano discutendo animatamente riguardo alcune canzoni, una scena a cui Roy aveva assistito molte volte nel corso degli anni. Sapeva che cercare di inserirsi nella discussione era un'impresa quasi impossibile. Almeno questa volta, grazie alla presenza di Evan evitavano di urlare.
Prese uno dei giochi del bambino dal tavolo cosparso di cd e fogli con strofe scritte e cancellate usandolo per attirare la sua attenzione. Evan gattonò barcollando fino a lui, si lasciò prendere in braccio e Roy lo sistemò sulle sue ginocchia. “Hai visto che noiosi che sono?” gli disse a bassa voce.
In quel momento Steve si accasciò contro lo schienale della sedia con le braccia incrociate sul petto. “Tanto discutere con te è impossibile” sbottò rivolto a Bruce, che si limitò a replicare con un gesto spazientito della mano.
“Hai detto qualcosa, Roy?”
L'altro cercò di liberare gli occhiali dalla presa di Evan. “Si. Dicevo, chissà perché trovano così divertenti i piedi.”
“Non saprei. Forse è la forma. Sono strani, no? Soprattutto quando sono così piccoli.” Percorse con la punta del dito i bordi del piedino di Evan e poi si girò verso Steve, fingendosi meravigliato. “Nessuna battuta sul fatto che diventerà un feticista? Mi sorprendi.”
“Ti sei offeso per quello che ho detto sulle tue canzoni? Scusa tanto, non volevo ferire il tuo animo sensibile.”
“Dio, non di nuovo.” Roy sospirò passandosi una mano sul volto stanco.
“Comunque mi sembra più portato per i furti” aggiunse Steve indicando il bambino. Aveva notato il luccichio dei braccialetti di Roy e stava cercando di prenderne uno, così lui lo slacciò e glielo fece oscillare davanti al viso. “Ti piace? Vuoi prenderlo?”
Bruce osservava con un sorriso la scena. “Cerca sempre di prendere anche gli orecchini di Patti” disse, prima di correggersi. “In realtà rischia di strapparglieli via.”
Anche Steve seguiva attentamente i movimenti di Evan, ma le sue labbra erano contratte in un'espressione a metà fra il disgusto e la preoccupazione. “Roy, stai attento. Credo che lui voglia...” si interruppe, perché il bambino aveva afferrato il braccialetto e prima che Roy riuscisse a fermarlo se l'era portato alla bocca per assaggiarlo, confermando i suoi sospetti.

Roy e Steve se ne andarono a metà pomeriggio. Il tempo era troppo brutto per poter uscire a fare una passeggiata e Bruce decise che era ancora presto per dare da mangiare ad Evan. Si distese insieme a lui sul divano, con Sparky acciambellato nella sua cuccia. Fece zapping fra i canali cercando di bloccare in qualche modo la visuale al piccolo.
“Se tua mamma ci scopre mentre guardi la tv mi uccide. Tu invece te la cavi con qualche sorriso o versetto divertente. Vediamo de c'è qualcosa di – oh!” Smise di cambiare canale appena vide Robert de Niro urlare “Sei solo chiacchiere e distintivo!”. Si grattò la fronte dubbioso. “In realtà non credo sia tanto adatto a te. Evan?”
Il bambino aveva chiuso gli occhi e si era addormentato. Gli accarezzò la testa e presto anche lui iniziò a sentire le palpebre farsi pesanti. Spezzoni confusi di un sogno si sovrapposero alle scene del film.
Quando Patti tornò a casa stavano dormendo tutti e due.


Bruce parcheggiò la macchina in garage.
Tra tutte le cose che erano successe nella casa dove lui e Patti erano andati a vivere insieme – era lì che aveva visto la sua famiglia nascere ed era in quell'atmosfera calda che aveva sentito finalmente prendere forma e diventare a poco a poco sempre più stabile l'equilibrio che aveva cercato per tanto tempo – gli era tornato in mente quella semplice giornata.
Spense il motore ed entrò in casa, chiudendo piano la porta. Dentro era buio, sentiva solo il suono della radio coperto dallo scroscio dell'acqua provenire dalla cucina. Cercando di fare meno rumore possibile attraversò il corridoio e il soggiorno. Sbirciò in cucina e vide che il tavolo era vuoto. Patti doveva essere in piedi davanti al lavandino. Bruce deglutì e con un piccolo salto entrò in cucina.

“A-ah!
Solo, in cucina non c'era nessuno. Fissò disorientato e deluso il punto in cui aveva ipotizzato di trovare la moglie e il rubinetto aperto. “Cosa...”
Improvvisamente sentì due mani afferrarlo per i fianchi e pizzicarlo. “Signore Iddio Onnipotente!”
Buce fece un scatto in avanti, proteggendosi i fianchi e contemporaneamente cercando di girarsi per vedere da chi era stato attaccato. Vide Patti che rideva e si asciugava le lacrime dagli occhi.

Patti! Vuoi farmi venire un infarto?” Lei si limitò a rispondere con un gesto della mano, continuando a ridere.
Bruce si sedette al suo fianco, massaggiandosi i fianchi. “Credevo di non aver fatto rumore.”

Ho sentito la macchina. Dio, dovevi vedere la tua faccia.” Si asciugò ancora gli occhi e aggiunse “Dove sei stato tutto il giorno?”
In un sacco di posti. Cioè, no. Solo a fare un giro, in realtà. Sam?”
E' uscito con la sua compagna di classe.”
Allora la verifica è andata bene” commentò Bruce con un sorriso.
E noi siamo soli a casa.”
Vuoi andare a cena fuori o...”
Voglio scaldare qualcosa per cena e poi diventare un tutt'uno con il divano” fu la risposta secca di Patti e il volto di Bruce si illuminò.
Ottimo. Vado a cambiarmi.” Prima di uscire pizzicò i fianchi della donna facendola saltare e scappò via ridendo prima che Patti potesse trovare il tempo di reagire.

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Bene, e per finire questa storia, quattro pagine di OpenOffice in cui non succede preticamente niente. Spero solo che cani e bambini siano di vostro gradimento. Almeno sono riuscita a dedicare un minimo spazio a Roy, uno dei miei preferiti.
Il film con Robert de Niro che ho citato è "Gli intoccabili".
Grazie per chi ha letto/recensito e un grazie grande come una casa (una casa molto grande, enorme) a 33nocidicocco per le recensioni ma soprattutto per gli incoraggiamenti. Mi sei stata davvero di grande aiuto, anche questa volta (detto questo, se non ti decidi a pubblicare il tuo nuovo capitolo riceverai un invito a cena da parte mia. E il mio chef di riferimento è Hannibal Lecter :P)
Spero di non avervi annoiato troppo.
Alla prossima!

  
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