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Autore: DorotheaBrooke    25/08/2014    5 recensioni
parallelismo fra Thor: the dark world e la fiaba di cappuccetto rosso
[partecipa al contest "cappuccetto rosso ed il lupo" indetto da funny17 sul forum di Efp]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Odino, Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il était une fois une petite fille de Villae
Cette bonne femme lui fit faire un petit chaperon rouge,
 qui lui segyait si bien, que partout on
l'appelait le Petit Chaperon rouge. […]
En passant dans un bois elle rencontra compère le Loup, qui eut
bien envie de la manger(1)

 


Chi è l’uomo che ho di fronte? Quale demone lo possiede per chiedere il mio aiuto, dopo essere riuscito a fermarmi a prezzo di così tante vite?  La sua voce risuona limpida e gelida attraverso le invisibili pareti della mia prigione, rivela la calma terrificante di un uomo non più dominato dal cieco, velleitario furore delle sue passioni, ma guidato dalla pazienza, che solo il sanguinoso desiderio di vendetta può avere. Sei davvero tu, figlio di Odino? O inganna i miei occhi uno spirito, che ha rubato solo le sembianze dell’uomo che un tempo chiamavo fratello?  Ah sì, conosco quello sguardo, per aver imparato a distinguerlo nel mio riflesso molto tempo fa. Era necessaria una perdita così incolmabile perché infine riuscissi a riconoscere in te una parte di me stesso. Dov’è il ragazzo che percorreva a passo sicuro i corridoi della reggia, beandosi dell’ammirazione e dell’amore di tutti? Chiudo gli occhi e ne vedo il mantello rosso come il fuoco scosso dal vento, li riapro e sono colto dallo sbigottimento. 

Ma sappi che quando abbiamo combattuto in passato nutrivo un barlume di speranza che dentro di te mio fratello esistesse ancora. Quella speranza è svanita, non avrai più protezione. Tu tradiscimi e io ti ucciderò.

Sei cambiato. Non me ne stupisco, il dolore ci cambia tutti, ci abbatte e ci muta in belve affamate di morte e di distruzione. Solo ora comprendi che in me non c’è più orgoglio, né speranza, per aver sperimentato in te stesso tale distruzione. Vieni da me e chiedi il mio soccorso, con il disprezzo e il disgusto che si riserva a una fiera morente dipinto sul volto. Non sai che il lupo in fin di vita è cento volte più insidioso?  Sì, sì, lo giuro, per placare la mia brama di rovina, per stordire la mia coscienza, ubriacandomi di sangue, per sentirmi meno solo, sulla mia vita senza valore tre volte giuro che ti seguirò. Ti darò ciò per cui segretamente spasimi così intensamente, ti restituirò il fratello che tu dici di aver amato, ti renderò la speranza perduta. Tutto ciò, solo per privartene nuovamente, trasformando in polvere e fango la tua effimera felicità e facendoti infine conoscere l’oscurità abissale che regna indisturbata nella foresta del mio animo.

Quando cominciamo?

 […]Il lui demanda où elle allait ; la pauvre enfant, qui ne
savait pas qu'il est dangereux de s'arrêter à écouter un Loup, lui dit : Je vais
voir ma Mère-grand, et lui porter une galette avec un petit pot de beurre
que ma Mère lui envoie.
Demeure-t-elle bien loin ? lui dit le Loup. Oh ! oui, dit le Petit Chaperon
rouge, c'est par-delà le moulin que vous voyez tout là-bas, là-bas, à la
première maison du Village(2)

Se è vero che grande è la ricompensa nella prossima vita per chi ha molto sofferto in queste terre di malvagità e menzogne, allora immensa sarà la tua felicità, figlio di Odino, una volta che ti sarai abbandonato al sonno eterno. Lunga infatti è la vita degli Æsir e senza rimedio è il dolore per la perdita dall’amore. Se con te ci fosse l’uomo di un tempo, se il tuo fedele fratello camminasse al tuo fianco, forse condividerebbe la tua scelta e, cingendoti il collo, sussurrerebbe il suo giuramento di condivisione dell’inevitabile pena futura. Ipotesi senza valore. Ciò che è lacero e consumato, non può prendere su di sé neanche una goccia del dolore altrui.

Oggi, domani, cento anni. Non sono niente. Un battito del cuore. Non sarai mai pronto. L'unica donna di cui hai caro l'amore ti sarà portata via.

Ascoltami, figlio di Odino! Se sei davvero un uomo diverso, non ripetere gli errori del passato. Dà valore alle mie parole, perché sono tutto ciò che mi rimane da offrirti. Se la perdita della tua leggiadra madre opprime il tuo cuore, quanto dilania il mio, risparmiati almeno una parte del dolore, nelle cui braccia ti stai gettando con cieco impeto!

La soddisfazione non è nella mia natura.

Ora, come allora le tue orecchie odono solo ciò che vogliono sentire. Dovrei sentirmi bene, dovrei essere felice nell’osservare il mio nemico rendersi artefice della propria distruzione con tanta perizia. Eppure le tue folli parole evocano solo un’eco assordante nel vuoto abissale che si spalanca nel mio animo. Come siamo giunti a tal punto? Quando ci siamo trasformati in due esseri patetici, tu, penoso sognatore e io, parassita, indifferente alle altrui sorti che si lascia pigramente scivolare addosso le ere?

Lei non vorrebbe vederci litigare!
Comunque non ne rimarrebbe scioccata.

Patetici. Sì, in verità entrambi lo siamo, ma in modi discordanti. Se la mente di Odino non fosse stata persa nei suoi sterminati piani di gloria e di grandezza, avrebbe previsto l’inimicizia che ci avrebbe eternamente legati. Tu, come una fanciulla ingenua, ti avventuri in labirinti oscuri e io, nelle tenebre, continuamente architetto percorsi dedalici, in cui tu possa smarrirti. Preda e predatore. Creature diverse, un solo destino.

Io vorrei potermi fidare di te.

Attento! Attento, figlio di Odino! Ancora vive la belva affamata di sangue, attende paziente che tu le offra il collo, per poterlo azzannare. Attento, ancora non hai imparato quanto siano insidiosi i discorsi dei lupi? Le tue parole professano diffidenza, ma so fin troppo bene quanto siano fragili le tue convinzioni. Vedo il tuo mantello rosso scosso dalla brezza, osservo il gentile sorriso che un tempo ho imparato ad amare e so cosa offrirti. So l’unico dono che, dopo così tanta morte attraversata, potresti accettare da me. Prendilo, fratellino, accogli l’offerta con cui il lupo ghermisce la sua preda inconsapevole!

Fidati del mio rancore!

 

Le Loup se mit à courir de toute sa force par le chemin qui était le plus court,
et la petite fille s'en alla par le chemin le plus long,
s'amusant à cueillir des noisettes, à courir après des papillons,
 et à faire des bouquets des petites fleurs qu'elle rencontrait(3).


È tempo! È tempo! Non posso attendere oltre. Non posso esitare. Placati, anima mia. Non perdere ora la fatale determinazione che ti ha guidato fin qui! Figlio di Odino, se solo il cuore di pietra di tuo padre fosse in grado di concedere il perdono… se, solo esistesse una redenzione… se, ci fosse un modo per lavare dalla mia anima insozzata l’orrenda colpa che la contamina… se, solo potessi essere di nuovo il tuo fratellino…

Lo so, sono un folle. Sono un folle!

È tempo! È tempo! Nessuna salvezza trarrai, anima mia, dall’assaporare futuri irrealizzabili, nessuna speranza è concessa a chi ha privato così tante creature della vita. Mente mia, piani hai partorito nelle lunghe ore di cattività, ora rispettali tutti, per la vendetta e la fine di ogni cosa! 

Guardami, Loki!

È tempo! È tempo! Non mi è concesso indugiare oltre, ma come è amaro, figlio di Odino, abbandonare il calore del tuo abbraccio. Non mi lasciare, non mi abbandonare! Il dolce tepore delle tue braccia non mi sazierei mai di assaporarlo… Solo uno sguardo, solo uno sguardo, sì, posso concedermi un ultimo sguardo a quel volto tanto amato, l’anima oppressa insopportabilmente lo domanda e il cuore affranto lo reclama.

  Mi dispiace! Mi dispiace!

È tempo! È tempo! Mi ha deliziato, figlio di Odino, essere per un giorno di nuovo tuo fratello, ma è tempo che quella creatura morta, piegata da tempo dal peso di un mondo troppo duro, torni al suo riposo eterno. È una legge inviolabile che l’innocenza debba essere irrimediabilmente corrotta dalla realtà. Finiti i giochi infantili, solo fiere prosperano e, fra tutte le belve, io scelgo di essere la peggiore. Perdonami! Perdonami, se puoi, per aver ucciso il fratello che tu amavi.

Io non l'ho fatto per lui.

È tempo! È tempo! Me lo confermano le tue urla strazianti, lo sento in quest’aria ammorbante, lo vedo nel cielo nel cielo plumbeo. È tempo! Ti precederò nella casa di tuo padre. È tempo! Devo lasciarti andare. È tempo! Un grido mi muore in gola.

Le Loup ne fut pas longtemps à arriver à la maison de la Mère-grand ; il
heurte : Toc, toc. Qui est là ? C'est votre fille le Petit Chaperon rouge (dit
le Loup, en contrefaisant sa voix) qui vous apporte une galette et un petit
pot de beurre que ma Mère vous envoie. La bonne Mère grand, qui était
dans son lit à cause qu'elle se trouvait un peu mal, lui cria : Tire la
chevillette, la bobinette cherra.
Le Loup tira la chevillette et la porte s'ouvrit. Il se jeta sur la bonne femme,
et la dévora en moins de rien ; car il y avait plus de trois jours qu'il n'avait mangé.(4)

Troppo semplice, quasi deludente. Insinuarsi nei meandri del palazzo che una volta chiamavo casa e arrivare al suo cospetto. Il grande Odino, il dio temuto da tutti, è più vecchio che mai. Il capo chino e le spalle curve, da cui piove una pena indicibile. Il peso tremendo e inconfessabile che incurva quella povera schiena, lo conosco bene. Condivido il fardello insopportabile del sangue e dei secoli.

Abbiamo trovato un cadavere.

Non visto, non percepito, mi sono addentrato nella reggia, solo per trovare il nemico ferito e morente. Il saggio Odino, è un povero folle, reso cieco dal troppo dolore. Questo mi avrebbe fatto male, quando potevo provare qualcosa, oltre che l’odio, quando ancora potevo soffrire… Sì, avrei provato pena nel vedere in tale stato il signore di Asgard, protettore dei nove regni, signore degli Æsir, padre del tutto e padre mio, padre mio, padre mio.

Loki?

Il suo tono… cosa si nasconde dietro l’inflessione stanca della sua voce? No, non posso più impazzire, tentando si portare alla luce i segni di un amore così crudelmente celato. Devo fuggire ora da quel mondo che mi ha rifiutato, devo fuggire dal mondo di Odino. Non c’è modo di tornare indietro, non c’è rinuncia possibile. È il momento di colpire, è il momento della vittoria. Il balzo è rapido e la preda indifesa, ma non c’è gioia nel ghermirla. Ne tengo fra le zanne i brandelli grondanti di sangue e vorrei solo trovare un modo per vomitare il mio strazio.

 

Elle lui dit : Ma
mère-grand, que vous avez de grands bras ? C'est pour mieux t'embrasser,
ma fille. Ma mère-grand, que vous avez de grandes jambes ? C'est pour
Vamieux courir, mon enfant. Ma mère-grand, que vous avez de grandes
oreilles ? C'est pour mieux écouter, mon enfant. Ma mère-grand, que vous
avez de grands yeux ? C'est pour mieux voir, mon enfant. Ma mère-grand,
que vous avez de grandes dents ? C'est pour te manger. Et en disant ces
mots, ce méchant Loup se jeta sur le Petit Chaperon rouge, et la mangea(5)


Sei davvero cambiato figlio di Odino. Non hai più fame di guerra, di onore e di gloria. Quanta parte io abbia avuto nel generare tale cambiamento, solo il tuo cuore può saperlo. Il prezzo da pagare, perché infine tu abbandonassi i miti infantili e divenissi un uomo degno della casa di tuo padre, è stato per entrambi orribilmente alto. Forse ora saresti un buon re. Sì, sei diverso, ma non per questo sei meno cieco. Com’è facile ingannare il tuo cuore, com’è semplice interpretare il ruolo di quel padre, di cui entrambi bramavamo disperatamente l’amore. Come posso biasimarti? Se Odino mi avesse parlato, anche solo una volta, nel modo in cui io mi rivolgo ora a te, forse non saremmo giunti a questo punto. Forse tu siederesti al mio posto, io ti starei accanto, sussurrandoti consigli e nella vibrazione del mio fiato sul tuo collo percepiresti la mia astuzia e il mio infinito amore.

E se fossi orgoglioso dell'uomo che mio figlio è diventato... anche questo non potrei dire. Resterebbe unicamente nel mio cuore. Va’... figlio mio.

Va’, figlio di Odino, corri dalla tua fragile umana, sii felice, se in questo mondo è davvero possibile esserlo. Siamo entrambi dei folli. Tu, che rinunci a ciò che ti spetta ora che ne saresti degno e io, perso nel mio vuoto disegno di vendetta. Ti osservo allontanarti con la certezza che non correrai mai troppo lontano per sfuggire alla presa delle mie fauci, che da questo trono abbracciano il cosmo intero. Tutto è compiuto, non c’è più speranza. Curioso, anche se credevo di aver estirpato il mio cuore debole dal petto, sembra che a volte io possa ancora sanguinare. Sorrido e tento di assaporare la gelida compagnia del trono, mentre nella mia memoria ancora brucia il calore del tuo abbraccio.


Note dell’autrice: Il parallelismo è stato portato avanti con la versione di “cappuccetto rosso” di Perrault. Tale variante è più sinistra di quella successiva (e meglio nota) dei Grimm. In questa versione Cappuccetto Rosso è "una ragazza attraente e di buona famiglia" che finisce mangiata dal lupo insieme alla nonna, senza alcun lieto fine. La traduzione adottata nelle note è quella di Collodi.

 

 

(1)C'era una volta in un villaggio una bambina, la più carina che si potesse mai vedere. […] Quella buona donna di sua madre le aveva fatto fare un cappuccetto rosso, il quale le tornava così bene a viso, che la chiamavano dappertutto Cappuccetto Rosso. […] E passando per un bosco s'imbatté in quella buona lana del Lupo, il quale avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela.
(2) Egli le domandò dove andava. La povera bambina, che non sapeva quanto sia pericoloso fermarsi per dar retta al Lupo, gli disse: "Vo a vedere la mia nonna e a portarle una stiacciata, con questo vasetto di burro, che le manda la mamma mia". "Sta molto lontana di qui?", disse il Lupo. "Oh, altro!", disse Cappuccetto Rosso. "La sta laggiù, passato quel mulino, che si vede di qui, nella prima casa, al principio del villaggio."
(3) Il Lupo si mise a correre per la sua strada, che era una scorciatoia, con quanta forza avea nelle gambe: e la bambina se ne andò per la sua strada, che era la più lunga, baloccandosi a cogliere le nocciuole, a dar dietro alle farfalle, e a fare dei mazzetti con tutti i fiorellini, che incontrava lungo la via
(4) Il Lupo in due salti arrivò a casa della nonna e bussò. "Toc, toc." "Chi è?" "Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso", disse il Lupo, contraffacendone la voce, "e vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia." La buona nonna, che era a letto perché non si sentiva troppo bene, gli gridò: "Tira la stanghetta, e la porta si aprirà". Il Lupo tirò la stanghetta, e la porta si aprì. Appena dentro, si gettò sulla buona donna e la divorò in men che non si dice, perché erano tre giorni che non s'era sdigiunato
(5)  E cominciò a dire: "O nonna mia, che braccia grandi che avete!". "Gli è per abbracciarti meglio, bambina mia." "O nonna mia, che gambe grandi che avete!" "Gli è per correr meglio, bambina mia." "O nonna mia, che orecchie grandi che avete!" "Gli è per sentirci meglio, bambina mia." "O nonna mia, che occhioni grandi che avete!" "Gli è per vederci meglio, bambina mia." "O nonna mia, che denti grandi che avete!" "Gli è per mangiarti meglio." E nel dir così, quel malanno di Lupo si gettò sul povero Cappuccetto Rosso, e ne fece un boccone

  
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