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Autore: reve99    26/08/2014    2 recensioni
la descrizione di un sogno...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno, e la notte diventa una luce.
Sogno te, l’angelo e la fata, la Musa che ispira questi versi.
Dopo tanto odio riversato nella realtà,
l’infinita pace di avvicinarti a me e tendermi la mano.
Tra la polvere di uno spazio eterno, il sapore dei tuoi baci
E il bizzarro suono di un pianoforte scordato e un clarinetto in lontananza.
D’un tratto mi tendi la mano
E siamo nella città senza nome:
un edificio alto e luminoso, con incentro un orologio enorme d’oro,
tripudio di colori e gioia nella notte malinconica,
che sapeva di mele e di dolcezza,
dall’altra parte, dietro un marciapiede
i lampioni solitari
e il lago silente che dava in colline
che riempivano il buio con stelle baluginanti
riflessi di ali di fata, alle sorgenti della vita.
Poi c’era un sacco di gente, ma io vedevo solo te,
non mi ricordo il tuo volto e non percepisco il tuo corpo,
se non come ombra intrepida e danzante intorno a me.
Ma capisco che tu ci sei, che sei tu quella che il mio sogno dipinge.
L’aria poi si tinge di rose, il profumo dei fiori
Inebria il mio spirito oppresso,
o forse e il sapore delle tue labbra che si poggia su di me,
il dolce sapore della tua intimità spezzata.
Non vedo nulla, tutto sembra l’efflorescenza di un’artista sognatore,
ma sento un grande piacere, un estasi paradisiaca,
celestiale,
diafana come ogni cosa,
irraggiungibile e lontana, eppure così vicina.
Tutto lo splendore dell’anima e le tempeste del cuore
Si uniscono in una miscela infinita di colori,
un’armonia eterna di suoni angelici, fin quando,
quando i sensi riposti delle nostre anime si unirono insieme
il raggio di luna previdente, mi sveglia d’assalto.
Caccio un urlo muto, nero, immobile.
Era tutto tranquillo, e anche se la rosa che sognai
Era solo un ipnotismo estatico
Sembrava che anche nella realtà
Lei mi avesse rapito nei suoi raggi purpurei
E avesse infuso nel mio cuore l’aroma di sé,
lei era stata con me nella notte solitaria,
nel segreto dello spazio che va tra il sogno e la veglia,
in cui il tempo è un incubo inesistente
e ogni attimo è eterno.
Poi fisso la realtà. Come se anche lei mi fissasse
Con occhi di ghiaccio e denti digrignati.
Vorrei essere stato in quel sogno per sempre.
Non aver potuto svegliarmi mai più.
 
  
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