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Autore: afterallthistime    26/08/2014    1 recensioni
[[ Storia di una ladra di libri ]]
Personalmente, non mi piacciono gli addii.
E' come se l'uomo volesse porre un limite al tempo, cercare di frenarlo con il solo ausilio delle mani.
Credimi, non voglio essere arrogante, ma voi esseri umani non sapete nulla del tempo.
E' impossibile concentrare in poche, misere parole ciò che si pensa l'uno dell'altro, riassumere in brevi frasi ciò che si è vissuto insieme, e del tutto inutile è anche solo provarci.
Tuttavia, abbiamo lasciato una storia in sospeso, non è così?
Checché se ne dica, la Morte mantiene le sue promesse.
Dunque torniamo nuovamente indietro, nel 1942, e vi narrerò come Max Vandenburg, il ragazzo ebreo dai capelli di piuma, si congedò da Liesel Meminger, la ladra di libri. Forse per sempre.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Goodbye, book thief.




Scivolò nella stanza senza una parola, Max, richiudendosi la porta alle spalle.
Non ci furono parole a spezzare il silenzio gravoso che si era venuto a creare e, d'altro canto, non che ce ne fosse bisogno.
Gli occhi castano scuro di Liesel erano colmi di lacrime, eppure, sul fondo, uno sguardo attento avrebbe colto quella scintilla di determinazione che da sempre l'animava.
Non accennava a spegnersi, non ancora.
Dovremmo attendere ancora a lungo prima di vedere quell'esile fiammella consumarsi, e persino in quel caso non venne spazzata via del tutto.
Ma torniamo nuovamente indietro, nel 1942.
Dopotutto, abbia lasciato una storia in sospeso, non è così?

Personalmente, non mi piacciono gli addii.
E' come se l'uomo volesse porre un limite al tempo, cercare di frenarlo con il solo ausilio delle mani.
Credimi, non voglio essere arrogante, ma voi esseri umani non sapete nulla del tempo.
E' impossibile concentrare in poche, misere parole ciò che si pensa l'uno dell'altro, riassumere in brevi frasi ciò che si è vissuto insieme, e del tutto inutile è anche solo provarci.
Quella sera, Liesel lo sapeva bene.
Appostata dietro la porta del soggiorno, aveva origliato con meticolosa attenzione ogni frammento della conversazione avvenuta fra Max e i suoi genitori.
Conosceva l'esito della loro discussione.
Eppure, scioccamente, non potè evitare che un sussurro le sfuggisse dalle labbra tremanti.
« Non andare ».
Il ragazzo le si avvicinò in silenzio e la abbracciò stretta.
Lei aveva sepolto il viso nel suo petto: era cresciuta, ora, e gli arrivava esattamente all'altezza del cuore. Ne ascoltò il battito regolare per quella che le parve un'eternità, ma forse furono soltanto pochi secondi.
Ascoltava, trattenendo il respiro, temendo che respirare avrebbe reso tutto più reale, più definitivo: invece così, in qualche modo, poteva illudersi di trattenere fra le mani gli istanti che scivolavano via, congelati ed immobili; lui la teneva stretta.
Si distanziarono quel poco che bastava perché Max abbassasse il viso e le posasse le labbra sulla fronte.
Erano morbide e calde, avevano la consistenza soffice di una promessa, e per un istante per la ragazza non ci fu altro al mondo.
L'unico punto di contatto fra due destini pronti a separarsi, forse per sempre.
A quel tempo, neanch'io potevo esserne certa.
Poi lui la lasciò andare, eppure lei avrebbe potuto giurare di sentire ancora il suo tocco sulla pelle accaldata.
Tutto tornò al suo posto, pur continando a non avere un senso.

Max stava per andarsene.
Max, che l'aveva fatta sorridere, che l'aveva aiutata a dipingere il muro della cantina, che le aveva regalato un libro per il suo compleanno, pur non avendo nulla.
Max, che mille e mille volte aveva lottato contro il Führer, uscendone vittorioso.
Max, che altre mille aveva lottato contro il rimorso.
Quel Max che si era affacciato dalla finestra della sua camera, durante un'incursione aerea, per un brevissimo istante, e la luce delle stelle gli aveva bruciato gli occhi.
Max, a cui aveva regalato una nuvola.
Il ladro di cielo.

Scoppiò in lacrime, la ladra di libri.
« Resta vivo » mormorò solo.
Fu abbastanza.
« Ho lasciato qualcosa per te, » fu la risposta di lui, « ma non l'avrai finché non sarai pronta ».
Furono le ultime parole che Max Vandenburg rivolse a Liesel Meminger.
E lei non aggiunse altro: non disse che gli voleva bene, anche se avrebbe voluto, né che avrebbe desiderato poter fare di più. Aver fatto di più.
Avrebbe voluto gridargli di non dimenticarla, di non dimenticare tutti loro, perché non voleva far parte di un incubo da spazzare via quanto prima, ma non lo fece.
Restò in silenzio, persa nei suoi occhi densi e scuri.
Lo guardò andare via, per poi osservarlo dalla finestra della cucina, finché non scomparve. Il ladro di cielo era andato via.
E Liesel Meminger, nella piccola cucina del numero 33 della Himmelstrasse, pregava Iddio perché restasse vivo, perché sopravvivesse a quella stupida guerra che sembrava non avere fine.
Perché un giorno avesse potuto rivederlo.
Pregava il silenzio, la ladra di libri, e addosso aveva ancora il profumo del ragazzo con i capelli di piuma.




Angolo autrice.
Inutile dire quanto questo libro abbia significato per me, sul serio.
Chiunque l'abbia letto sarà perfettamente in grado di dirvi quanto Zusak sia in grado di entrarvi nel cuore, nell'anima, e di tenervi incollati al libro fino all'ultima pagina.
Dalla quale, per altro, vi staccherete a causa delle vostre lacrime— e vi assicuro, credetemi, che saranno molte.
Nel libro il forse-addio(?) di Max viene soltanto accennato, rispetto ad altre parti del libro, e io mi sono fatta un'idea di cosa lui avesse potuto dire a Liesel, come si fosse comportato per convincerla a lasciarlo andare.
Non per nulla lei le fa tredici regali, inclusa una nuvola, quando crede che stia per morire: è una delle persone a cui tiene di più al mondo!
E nulla, spero vi sia piaciuto il modo in cui l'ho interpretata, che non sia OOC e che lo stile di scrittura sia scorrevole, in quanto ho cercato di ricalcare le pause ad effetto del libro stesso.
Accetto sia recensioni positive che critiche, ovviamente, purché siano costruttive!

Love you always,
— afterallthistime.
  
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