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Autore: CL_Kiki    26/08/2014    2 recensioni
< T-Tu... sei il ragazzo di oggi pomeriggio? >
< Mi dispiace per prima. Davvero. - le porse nuovamente la mano - Dai, alzati, sistemati e andiamo via da questo vicolo. >
< G-Grazie... >
< Non devi ringraziare. L'avrei potuto uccidere quel bastardo. >
< Come ti chiami? >
< Come ti chiami tu? >
Un sorrisino gli comparve nelle labbra.
< Io sono – disse togliendo gli occhiali da sole che aveva ancora in volto - Jung IlHoon. >
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ilhoon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera! È arrivato il momento di aggiornare anche questo mese! La vostra Kiki vi è mancata? <3 Spero che vi siano mancati altrettato anche Min Jee e IlHoon :D
Vi lascio a questo nuovo capitolo e, come sempre, vi ricordo di mettere "Mi piace" alla pagina di facebook! 
Bye Bye
https://www.facebook.com/pages/CL_Kiki-Ely-Lee-89-EFP/337429203023783



< Accompagnarti sopra? >
< Si... Scusa, non dovevo chiedertelo. >
< No, macchè. Mi chiedevo solo se tuo fratello non si sarebbe nuovamente infastidito. >
< In casa non c'è nessuno. Ho paura di svenire da qualche parte, prima di arrivare di sopra... >
Il volto di Min Jee era rosso e affaticato. Respirava male e i brividi di freddo erano aumentati. IlHoon le prese il braccio della ragazza e sa la portò sopra le spalle, in modo da poterla circondare i fianchi con il suo e poterla sorreggere meglio.
< Andiamo. >
< Kamsamnidà... >
IlHoon non sapeva che aspettarsi dalla casa di Min, ma non quello. Appena entrò nell'appartamento/loft, rimase scioccato. Il bianco dominava in quella grande casa moderna e, la luce che entrava dalle tante finestre, favoriva a renderlo ancora più luminoso di quanto non fosse già. Mentre si guardava in torno, aiutò la ragazza a togliersi la giacca e si rese conto che stava peggio. I brividi erano peggiorati moltissimo e non riusciva a reggersi in piedi senza qualche appoggio. La circondò nuovamente con le braccia e avanzarono verso il salotto.
< Dov'è la tua stanza? Hai bisogno di metterti a letto. >
< Al... Al piano... > Aveva difficoltà anche a parlare e, quindi, indicò le scale con la mano.
Non si era accorto di esse fino a quando Min Jee non gliele aveva indicate. Salirono lentamente la scalinata e raggiunsero un lungo corridoio dove si aprivano diverse porte. Continuava a guardarsi intorno, non potendo fare a meno di vedere i tappeti costosi, i tavoli di vetro appoggiati alle pareti e gli ornamenti di cristallo poggiati sopra. Si riprese e condusse la ragazza fino alla stanza da lei indicata, alla fine del corridoio. La stanza era semplice come il resto della casa, a parte la parete azzurra dietro la testiera del letto. Nelle altre pareti, notò il disegno di uno spartito e delle foto e riconobbe le amiche che aveva incontrato, anche il giorno stesso, a scuola. Di fronte alla porta, notò un separé bianco, decorato con ventagli azzurri, accanto alla cabina armadio.
Mentre aiutava la ragazza a distendersi nel letto e a coprirla, fu investito da un profumo di vaniglia, proveniente da un vasetto con delle stecche di legno, posato sopra il comodino.
< Kamsamnidà. Scusa... Scusa se non ti riaccompagno alla porta. >
< Riaccompagnarmi alla porta? - disse mentre le metteva una mano sulla fronte – io non vado da nessuna parte, per ora. Sei caldissima, non ti lascio in queste condizioni. Vado a prendere una pezza e dell'acqua. >
Sentì Min Jee dire qualcosa, ma era già fuori dalla stanza che si dirigeva in cucina. Scese le scale, notò un arco che portava a una lussuosa sala da pranzo e, attraversata la salà, vide la porta che conduceva alla cucina e ci entrò. Anch'essa era luminosa, anche se le finestre erano più piccole rispetto a quelle del resto della casa. La parete di fronte la porta e quella alla destra di essa, erano percosse dai banconi della cucina mentre, nel centro, era posizionata un'isola circondata da sgabelli di metallo e pelle bianca.
Iniziò a frugare in tutti i cassetti dei banconi, trovando posate, tovagliette, utensili vari e, dopo aver aperto circa sette cassetti, trovò delle pezze. Ne prese due, che mise sopra l'isola e poi apri lo sportello sotto il lavandino, dove trovò una bacinella che riempì d'acqua fredda e poi, portò tutto di sopra. Entrato nella stanza, fece spazio nel comodino e appoggiò la bacinella, poi si sedette a bordo del letto della ragazza e le mise una pezza bagnata nella fronte. Osservava preoccupato il viso della ragazza. Aveva gli occhi chiusi e le labbra semiaperte. Il mento era coperto dalla coperta che seguiva i veloci movimenti del petto.
Si tolse gli occhiali da sole e qualche felpa di troppo, poggiandoli nel divanetto, nel lato opposto del letto. La casa era sicuramente riscaldata perchè, stava iniziando a sentire caldo.
Dopo aver imbevuto diverse volte le pezze, finalmente la temperatura stava iniziando a scendere e Min Jee prese sonno. Si allontanò dal letto e si mise a sedere nel divanetto spostando le proprie felpe e il violino poggiatoci sopra. Gli sbadigli salirono e, senza che se ne rendesse conto, si addormentò.
Pensò che fosse passata circa mezz'ora quando sentì una voce venire dal piano di sotto.
< Min Jee? Sei a casa? >
Sentì dei passi che salivano le scale e, la prima cosa che vide quando aprì gli occhi, fu un ragazzo sulla ventina, davanti alla porta che lo fissava.
< Chi sei? Che ci fai qua? >
Anche se era ancora assonnato, si alzò di botto.
< Sono un amico di Min Jee. Ha la febbre e l'ho accompagnata a casa. >
Il ragazzo spostò lo sguardo sulla bacinella e sulle pezze sopra il comodino, ma lo riportò velocemente su di lui.
< Beh... Grazie per esserti occupato di Min Jee ma ora puoi andare. >
Lo osservavo con sfida e rimproverò che IlHoon non potè fare a meno di ricambiare. Capì che quello era il fratello della ragazza e decise che non voleva avere discussioni con lui, anche se avrebbe preferito aspettare che lei si risvegliasse per vedere come stava.
Raccolse le felpe dal divano dietro di lui e s'incamminò verso l'uscita, fermandosi un attimo alla porta della camera, appoggiando una mano alla cornice di essa e rivolgendo un ultimo sguardo verso il letto, dove Min Jee dormiva.

 
****

Ricordava poco di quel che era successo da quando era arrivata all'ingresso del palazzo, molto probabilmente aveva quasi perso i sensi e aveva tutti ricordi alla rinfusa. Sentiva freddo e non riusciva a riscaldarsi nemmeno con il piumone che aveva di sopra anche se, il panno fresco che sentiva nella sua fronte non le dispiaceva. Il dolore era troppo forte e quella pezza le dava un minimo sollievo. Dopo un tempo che a lei era sembrato un'eternità, il dolore si affievolì e riuscì a prendere sonno. Aveva sentito delle voci ma non aveva la forza di aprire gli occhi e non riusciva a capire da chi provenissero, anche se non se ne preoccupò. Quando aprì gli occhi, non si sarebbe immaginata di trovare il fratello che le metteva, di nuovo, il panno bagnato in fronte. Era sicura di aver dormito solo per poco tempo. Sentiva il sudore colargli dalle tempie e la fronte ancora calda.
< Ti sei svegliata, finalmente. Ero così preoccupato. >
< Che ci fai qua? È presto, no? >
< È ora di pranzo passata, ti ho portato qualcosa da mangiare ma dormivi ancora. - l'aiutò a mettersi seduta e le passo un vassoio con una ciotola piena di pastina e brodo alla carne – mangia qualcosa. >
< Ne... >
Non si sentiva di mangiare, aveva la bocca dello stomaco chiuso, ma si sforzò per non sentir lamentare il fratello. Lasciò almeno mezza ciotola e prese la scusa di volersi rinfrescare e che avrebbe finito dopo. Mentre si dirigeva verso il bagno, il fratello le rivolse uno sguardo strano ma non gli diede conto, fino a quando, sciacquatasi il viso e guardandosi allo specchio, si rese conto di avere ancora la felpa di IlHoon. Era semplice e nera, con delle cuciture bianche a formare qualche disegno nelle maniche e nel cappuccio. Le arrivava a metà coscia e le maniche erano più lunghe delle sue braccia. Strinse le mani nei polsini e si avvicino la felpa al viso, profumava di cedro che, mischiata al profumo della pelle del ragazzo, sembrava più dolce di quanto dovrebbe essere.
Uscita dal bagno, il fratello era scomparso ma il vassoio era dove l'aveva lasciato. Si alzò un po' le maniche della felpa e lo prese, portandolo in cucina. Passando per il salotto, vide la madre semidistesa nel divano, con una rivista di musica in mano. In copertina c'era una sua foto e, certamente, anche un articolo all'interno. Quando passò davanti a lei, non alzò il viso ma le rivolse un veloce sguardo.
< Come stai? >
< Meglio. >
< Domani rimani a casa, non peggiorare la tua salute. >
< Va bene... >
< Di chi è quella? >
< Uhm? >
< La felpa. >
< Ah... è di Il... di un mio amico. Mi ha accompagnato a casa quando stavo male. >
< Quello che era in camera tua quando sono venuto? >
Yong Shi era appena uscito dalla sala della musica, la cui porta era dietro al secondo divano di pelle bianca.
< In camera tua? > La madre aveva alzato del tutto lo sguardo dalla rivista e guardava con sguardo severo la ragazza.
< Avevo la febbre, non mi ricordo quasi niente di quando sono tornata a casa. Pensi che avrei avuto la forza di fare qualcosa? >
< Tranquilla Omma, era nel divano che si era addormentato. Le aveva semplicemente messo delle pezze in fronte. È stato abbastanza gentile. E poi l'ho trovata vestita, ho controllato. >
< Oppa! >
< Per sicurezza. >
Fu invasa dalla rabbia ma, appena stava per rispondere, perse un po' l'equilibrio e le scivolò il vassoio di mano.
< Aishh. Va a letto e riposa, qui ci penso io. >
Annuì, lasciando il fratello intento a pulire il pavimento e la madre ancora distesa nel divano, salì in camera sua e s'infilò sotto le coperte, con la speranza di riprendere di nuovo sonno.

 
****

Era buio e non vedeva niente. All'improvviso una luce si accese sopra di lei e non illuminava nient'altro, era circondata dal niente. Aveva addosso un paio di jeans e un maglione lungo, nero e viola a righe, una sciarpa e degli stivali.
Era in preda al panico, odiava non vedere niente oltre il buio, le aveva sempre dato fastidio l'idea di non poter vedere niente. Chiuse un attimo gli occhi e quando li riaprì, non voleva credere a ciò che vedeva. Era ferma al centro di una stanza completamente bianca, illuminata da uno squallido lampadario con la luce che tremolava, probabilmente a causa della lampadina lenta. Il panico aumentò, non c'era nessuna porta, nessuna via di uscita. Si guardò in torno, sperando non aver visto bene ma, anche avvicinandosi alle parenti, non c'era niente. Iniziò a picchiare nelle pareti, a gridare, a chiedere aiuto ma, quando stava per cedere, si girò e, dal nulla era comparsa una porta. Corse verso di essa e la oltrepasso.
Adesso si trovava nel posto peggiore che potesse immaginare, era nello stesso vicolo della settimana prima ma non c'era nessuno. Provò a scappare ma era come dentro una scatola, non riusciva a superare quelle pareti che la circondavano, poi si senti spingere le spalle al muro ed eccolo là, davanti a lei.
Si svegliò in un groviglio di lenzuola, il sudore che le colava dalla schiena e la gola le faceva male... Non si era accorta di gridare, ma non riusciva a smettere. Stringeva fra i pugni la coperta ma sentiva comunque le unghia che le facevano male ai palmi delle mani, poi vide le luci del corridoio e suo fratello, seguito dai genitori, che entravano in camera. Yong Shi la prese fra le braccia continuando a ripete “Calma! Era solo un brutto sogno, solo un brutto sogno...”, ma lei sapeva che non era vero.
Lo sguardo della madre sembrava, per la prima volta, davvero preoccupato e, quando si sedette dal lato opposto del fratello, le iniziò ad accarezzare i capelli, come segno di conforto.
Le lacrime le rigavano le guance e singhiozzi erano così forti che quasi la soffocavano. Dopo circa 15 minuti, i genitori erano andati a letto, lasciando Min Jee con il fratello che cercava ancora di tranquillizzarla.
< Oppa, rimani qua per stanotte? Ti prego... non voglio restare sola. >
< Non devi nemmeno chiederlo. >
I due si distesero nel letto e la ragazza si lasciò stringere e cullare dalle sue braccia.
   
 
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