-Certo, Mamma! 

Queste furono le ultime parole di quel bambino alla madre.  

Quella sera, la madre dovette andare al lavoro.
Come sempre.
Il piccolo correva allegramente.
Anche se la donna non vedeva nessuno, sapeva che in quella casa il suo bambino non era solo.
Erano passati cinque anni da quando la donna la aveva avvertita.
"Il figlio che porti in grembo è benedetto dalle volpi sacre."
Nei suoi pochi mesi di servizio verso la casa Ozaki, aveva scoperto che per quella famiglia essere benedetti dalle volpi sacre significa che Esse vivono in te.
Non aveva immaginato che Kaname comunicasse e vedesse cinque volpi.
"Domani è il suo quinto compleanno. Mi dispiace che non possa regalargli nulla."
-Certo, Mamma!
La donna uscì dalla stanza, tutto ciò che i due possedevano.
Davanti a lei, un uomo prese la pistola.
- Dammi il bambino.
La donna, spaventa,  si girò.
Un secondo uomo aveva preso il piccolino in spalla, che scalciava e si dimenava.
Poco dopo un colpo.
Due colpi.
Negli occhi della donna si vedeva il riflesso del bambino costretto a vedere la madre che cadeva a terra, in una chiazza di sangue.
E le volpi, catturate da una rete che non voleva bruciare.
"Vi prego, ditemi che lui starà bene."
Le forze stavano evaporando dal corpo semi-incosciente.
Poi un bagliore accecante.
Dentro di esso, scorrevano delle immagini che ritraevano un ragazzo biondo, vestito di bianco e dagli occhi dorati in compagnia di cinque volpi, e una ragazza che teneva in braccio un fagottino candido.

 Prima di esalare l'ultimo respiro,  la donna disse una sola e piccola frase, sussurata al suo cuore.
 "Buon compleanno, Kaname."
E sorrise per l'ultima volta. 

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Basta.
Basta.
Che sono un mostro si sa.
Ma.
Devo piantarla.
-Eris che non sa perché ha scritto ciò.