Una Passeggiata
- Non era una serata particolarmente fredda, ma il vento che soffiava da Nord sembrava penetrare fin nelle ossa.
- Hiruma si era allenato fino a tardi, oramai la luna aveva preso il posto del sole nella volta celeste e sembrava che in quel luogo non ci fosse nessun altro oltre a lui. Si passò lentamente una mano tra i capelli biondi, avrebbe avuto bisogno di un asciugamano per detergersi il sudore ma quella stupida manager era giù andata a casa.
- O almeno così credeva lui.
- Si diresse verso lo spogliatoio per cambiarsi, la maglietta era quasi completamente appiccicata al suo petto e in queste condizioni rischiava seriamente di ammalarsi.
- Quando ne uscì era finalmente pronto per andare a casa.
- Certo, non che ne avesse voglia.
- La sua casa era il club di Football Americano.
- Passò davanti alla porta della sede del club e si stupì di trovarla ancora aperta.
- Il suo primo pensiero fu un insulto molto poco carino alla manager.
- Non si sarebbe mai aspettato di trovare Anezaki ancora lì.
- Era seduta su una sedia, vicino alla porta, la testa era leggermente reclinata sulla spalla sinistra, il torace si alzava e si abbassava regolarmente.
- Dormiva.
- Probabilmente aveva deciso di aspettarlo ma si era addormentata.
- L’aria nella camera era fredda e la ragazza tremava impercettibilmente.
- Hiruma si chiese come avesse fatto ad addormentarsi con quella temperatura ma gli bastò gettare un’occhiata alla stanza per notare che Mamori aveva pulito e riordinato l’intera sede del club, doveva essere distrutta.
- Si avvicinò alla ragazza intenzionato a svegliarla.
- Se voleva dormire se ne poteva anche tornare a casa, quella era la sede del Club di Football non la sua stanza da letto.
- La luna illuminò leggermente il volto di Anezaki e Hiruma si fermò.
- Sbuffò, palesemente seccato per quel pensiero idiota che gli aveva attraversato il cervello.
- Prese la giacca della sua divisa e la appoggiò gentilmente su quella stupida manager cercando di proteggerla dal freddo.
- Poi cambiò idea.
- Se avesse lasciato la giacca lì l’avrebbe ritrovata forse il mattino dopo e comunque non aveva voglia di aspettare che lei si svegliasse.
- Senza contare il colpo che avrebbe subito la sua immagine se avesse lasciato la sua giacca addosso a una ragazza per coprirla.
- E che diavolo!
Lui era Yoichi Hiruma. - -Sveglia, stupida manager!-
- Esclamò scuotendo la ragazza.
- C’era tuttavia, nel suo gesto una malcelata gentilezza che spinse Anezaki a non urlargli in faccia per averla svegliata.
- -Hiruma kun, che ci fai qui?-
- -Io? Che ci fai tu ancora qui! Sono le 9, lo sai?-
- Anezaki spalancò gli occhi, vagamente stupita per l’ora tarda.
- -Andiamo- borbottò Hiruma –Ti accompagno a casa.-
- Mamori lo guardò perplessa e vagamente stupita.
- -Tu abiti dalla parte opposta.-
- Hiruma alzò le spalle e la prese per mano, tirandola, con forza e delicatezza al tempo stesso, dietro di sé.
- -Andiamo, stupida manager.-
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