"Ho alzato lo sguardo e per la prima volta la tua mano
non c'era"
Haruka deve imparare a vivere in un mondo senza
Makoto.
"Haru! Come stai?"
La voce di Makoto, dall'altra parte del telefono
è allegra anche se un po’ distorta dal ricevitore, ma è comunque bellissima ed
Haruka si accorge che gli manca.
"Il nuoto come va?" gli chiede ancora
l'altro e può immaginarlo mentre se ne sta sdraiato sul letto, con un braccio
sotto la testa e le gambe piegate.
Può immaginare il suo sorriso, gli occhi volti
all'insù che guardano il soffitto ed aspettano la risposta, verdi come l'ultima
volta che si sono visti, ma non velati di malinconia.
E' la prima volta che si sentono da quando è
partito, tre giorni prima, ma ad Haruka sembra una vita intera che non lo vede.
Non c'è nessuno che viene a tirarlo fuori dalla
vasca, nessuno che lo rimprovera perché, perde tempo a grigliarsi il pesce, che
indovini i suoi pensieri e parli al posto suo. E' così strano dover dire con
esattezza cosa vuole, quando prima bastava uno sguardo d'intesa.
"Oggi, in piscina, ho alzato lo sguardo e
per la prima volta la tua mano non c'era".
Sentirlo dire è quasi più doloroso di quando si
è accorto che nessuno lo avrebbe aiutato, quel pomeriggio. Perché nessuno era Makoto
e nessuno era degno di prendersi cura di lui.
"Haru.." dice solo l'altro e in quel
nome Haruka percepisce tutto il dispiacere e la tristezza che deve provare
Makoto.
Si sente così in imbarazzo, perché non voleva
rattristarlo, ma non riesce a farcela senza di lui e questo è un dato di fatto
con cui non può scendere a patti.
"ora devo andare" dice "ci
sentiamo domani".
Makoto prova a chiamarlo indietro ma Haruka è
sordo al suo richiamo.
Passa così una settimana, Haruka ha imparato ad
impostare la sveglia e a stare nella vasca meno del solito- a volte non ha
nemmeno senso entrarci dentro, perché non è più come prima, non è come quando
Makoto forzava un po’ l’entrata sul retro per raggiungerlo e sgridarlo
bonariamente, e gli porgeva una mano per aiutarlo a tirarsene fuori.
Al Club di nuoto se ne sta da solo la maggior
parte del tempo, o con Nagisa e Rei, ma non è la stessa cosa e lo sanno anche
loro.
Sasabe gli da pacche sulla spalla che lo
infastidiscono perché sono pregne di compassione e lui odia essere compatito.
Ce la sta mettendo tutta per farcela da solo,
per poter dire di stare bene anche senza Makoto, ma è una bugia così grande,
così stupida che non riesce a crederci nemmeno lui. Gli manca, gli manca
vederlo appena sotto il tempio, ad aspettarlo, gli mancano i pomeriggi a casa
sua a giocare ai videogiochi, i suoi sorrisi, le corse notturne.
Si chiede spesso perché non l'ha seguito, perché
non è andato con lui a Tokyo, ma non ha una risposta.
Torna a casa e la gatta di Makoto gli si
struscia tra le gambe, miagolando.
Al seguito ha due gattini più piccoli e timorosi
e Haruka si rende conto del tempo che è passato.
Fa una foto al trio di gatti e la invia a Makoto,
perché sa gli farà piacere.
Poi si incammina e lascia indietro anche loro.
Passano tre settimane, Gou
lo chiama al cellulare per invitarlo alla festa di fidanzamento sua e di
Mikoshiba, ed Haruka si sente costretto a partecipare.
Stare senza Makoto è ancora opprimente, ci sono
volte in cui pensa che se resta immobile al centro del salotto abbastanza a
lungo da avere male agli arti allora Makoto tornerà per sgridarlo e rimetterlo
in piedi, ma poi rinuncia perché sa che non succederà mai.
Altre volte invece non si sente come se gli
avessero strappato metà del corpo e gli sembra che possa andare avanti, che ci
sia una luce in fondo al tunnel.
Quel giorno è uno di questi, e Haruka si sente
felice per i suoi amici, per l'imminente matrimonio e per la vita che li
aspetta. Compra dei fiori, sceglie quelli più colorati, e arriva a casa loro
prima del previsto.
Ad aprirgli la porta però non c'è chi si
aspettava. Non c'è nessun Mikoshiba sorridente né una Gou elettrizzata. Ad
aprirgli c'è un Makoto forse un po’ più alto- o forse no, non ricorda con
precisione quanto fosse più alto di lui- e con un accenno di barba.
Rischia di far cadere i fiori, ma deve comunque
metterli in salvo in qualche modo quando Makoto lo prende per le spalle e lo
abbraccia fortissimo, infilando il viso tra i suoi capelli.
"Ero così in pensiero per te, Haru"
dice e Haruka ha i brividi.
Si aggrappa con la mano libera alla sua giacca e
inspira fortissimo il suo odore.
"Sei tornato" risponde, perché è
incredulo.
Makoto annuisce, lo bacia- da quanto tempo non
si baciano?- e torna a stringerlo di nuovo.
"Non farlo più Haru" sussurra.
Haruka non sa bene a cosa si riferisca, non gli
importa nemmeno. Gli promette solo che no, non lo farà più, basta che continui
a stringerlo così forte e non lo lasci andare mai.
Due giorni dopo Haruka sta chiudendo la propria
valigia e sta esaminando la stanza per assicurarsi che non debba portarsi più
nulla dietro.
Sta per partire e la cosa lo fa sentire
elettrizzato.
Va un ultima volta in piscina perché ha bisogno
di sfogarsi e di sentirsi bene, così nuota fino a quando le sue braccia non
iniziano ad indolenzirsi, e quando succede nuota ancora più forte.
Sente dei passi sul bordo vasca ma non gli
importa, tutto quello a cui riesce a pensare è quello che lo aspetta una volta
andato via di lì.
Finisce la vasca e si alza gli occhialini,
riprendendo fiato.
Quando apre gli occhi c'è una mano davanti al
suo viso e potrebbe riconoscerla tra mille.
"Andiamo, Haru?" gli dice Makoto,
sorridendogli in quel modo bellissimo che ama.
Haruka
stringe fortissimo la sua mano tesa.
"Sì."
Note d'autrice: Sotto minac- ehm voglio dire sotto suggerimento di Otta *scuoricina* mi sono finalmente decisa ha postare uno dei miei fill della Quarta Notte Bianca indetta dalla pagina No ma Free lo guardo per la trama. (doveva essere infinitamente più angst, ma io non ce la posso fare a rendere angst i miei ciccini)
Spero possa piacervi e spero mi facciate sapere cosa ne pensiate, ogni critica e suggerimento sono sempre ben accette <3