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Autore: Revengel    29/08/2014    2 recensioni
Vivere millenni e millenni con la sola cosa che più temeva fu per lui la condanna peggiore ma imparò ad affrontare i suoi incubi e divenne più forte. Nella sua mente ringraziava gli dei per averlo rinchiuso in quell'inferno, perché grazie al loro egoismo era diventato un guerriero. Non desiderava vendetta, voleva solo giustizia.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La madre terra donava i frutti più buoni e l'aria più sana ai suoi abitanti. L'antica tribù in cambio la venerava e la rispettava. Era un equilibrio che durava da millenni e si credeva che non si sarebbe mai spezzato. Poi però gli uomini, corrotti dai lussi e dal potere, crearono dighe a abbatterono gli alberi. La madre terra soffriva ma cercava di resistere per quelli che un tempo erano stati i suoi fedeli figli, nonostante ora fossero diventati solo dei traditori. Tre millenni dopo la madre terra si stancò e avvennero le prime catastrofi, il mare inondò le terre, moltissimi uomini furono baciati dalla morte e coloro che furono tanto fortunati da rimanere vivi impararono l'arte della sopravvivenza. Tuttavia rimasero nell'errore.
Gli dei, per primo il dio Cahelux, il dio della luce, rimasero sconcertati dall'egoismo immane degli uomini così decisero di punirli con l'arma più pericolosa mai esistita, tanto terribile da essere stata segregata in un luogo da cui sarebbe stato impossibile evadere. Quell'arma portava il nome di Etrom ed era il figlio illegittimo del grande dio Cahelux e della sua tentatrice, Nebrahet. 
Egli possedeva poteri grandiosi ma, a causa delle sue origini  bastarde, era stato condannato a vagare per sempre in un'eterna oscurità, che era la sua più grande paura.
Con la promessa degli dei di libertà da quel luogo da incubo in cui vagabondava da secoli, venne mandato sulla terra con il compito di sterminare i distruttori di quel pianeta ormai in fin di vita.
Mai guardare i suoi occhi di ghiaccio, mai ascoltare la sua melodiosa voce...mai toccare le sue nere ali. Come un ombra, Etrom, che tutti consideravano la nemesi del padre e un abominio, si avvicinava alle vittime e senza nemmeno sfiorarle i loro cuori si fermavano. Infarti, pensarono gli umani ai primi decessi, ma più le vittime aumentavano, morendo tutte allo stesso modo, più quegli stolti comprendevano di essere stati maledetti.
Vivere millenni e millenni con la sola cosa che più temeva fu per lui la condanna peggiore ma imparò ad affrontare i suoi incubi e divenne più forte. Nella sua mente ringraziava gli dei per averlo rinchiuso in quell'inferno, perché grazie al loro egoismo era diventato un guerriero. Non desiderava vendetta, voleva solo giustizia.
A volte pensava all'ironia della sorte: sua madre era la dea dell'oscurità eppure lui temeva il buio più di ogni altra cosa e amava la luce anche se suo padre, che odiava con tutto il suo cuore, ne era il signore.
In qualsiasi altra situazione avrebbe ripudiato quello sporco e ingrato compito ma non poteva, perché aveva una missione da svolgere. Così, ad ogni vittima uccisa, si infiggeva dolore per ricordare la carneficina compiuta. Ma lui non era lo schiavo di suo padre, troppo stupido da non poter pensare con la sua testa, lui aveva un piano. 
Intanto Cahelux, dall'alto dei cieli, che un tempo temeva il figlio e i suoi poteri distruttori, vedendolo obbedire ai suoi sommi ordini abbassò la guardia ed Etrom lo derise per la sua cecità. Avrebbe vinto la sua guerra, guidato dal suo spirito ribelle e dai suoi principi assolutamente giusti. 
Etrom, l'angelo della morte, avrebbe donato nuovamente la vita.
Aveva quasi finito di svolgere la sua missione quando, con il cuore in gola e pronto a mettere tutto in gioco, si avvicinò alle sue due ultime vittime, due bambini. Gli dei vedendolo stentare ad ucciderli lo incitarono. Lui, disgustato che qualcuno (degli dei per giunta) avrebbero ucciso a sangue freddo due innocenti fanciulli, li prese per mano e lì portò lontano con le sue forti ali nere, le stesse ali che, durante il viaggio, divennero bianche come le luminose stelle. Gli dei non poterono far nulla per fermarlo, tanto forti si dicevano ed erano grandi, certo, ma nella loro piccolezza.
Con le sue ultime forze, Etrom, creò la vita dal nulla e diede un pianeta ed una casa ai suoi protetti. Con la sola speranza che quei fanciulli ancor puri avrebbero scritto un nuovo capitolo della storia, non facendo gli errori dei loro antenati, si sacrificò, fiero delle sue azioni, per diventare il sole di quel nuovo universo e donare luce e calore alla nuova madre terra.
Etrom, chiamato la morte, sopravvissuto alle sue paure e alla solitudine, ripudiato da tutti, perfino da suo padre, diede rinascita e speranza dove non c'era altro che distruzione e macerie e diede la sua vita per questa causa così nobile. Poteva essere libero, dopo millenni di prigionia, ma si sacrificò per donare un altra opportunità al prossimo...Lo chiamate un abominio qualcuno così? No, lui era e rimane tutt'ora un eroe anche non essendo un purosangue ma un bastardo.
Noi siamo coloro per cui Etrom, l'angelo della vita, si sacrificò, e ditemi se secondo voi gli stiamo rendendo onore oppure se stiamo segnando nuovamente la fine dei tempi? 

 
  
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