Fanfic su attori > Ryan Gosling
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Autore: Christine_    30/08/2014    3 recensioni
"Sarai una grande attrice, piccola mia. Ma tieniti alla larga dagli attori, portano solo guai, Grace!" La voce di mia madre si perde tra i miei capelli lisci e lunghi, non è servito a nulla chiamarmi come Grace Kelly, io non ho mai voluto fare l'attrice: amo il cinema dietro le quinte, via i riflettori. Sono testarda e tenace, ribellarmi è sempre stato il mio forte. E poi perché tenermi lontana dagli attori? Vado solo a fare da baby sitter dai Bale! E se poi incontro, che ne so... Ryan Gosling so cosa fare!
- Questa ero io prima di tutto questo casino, adesso dico "Mamma, avevi ragione te!"
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Cassandra 
 
 
 
 
 
Quel bar non sapeva neanche lontanamente cosa fosse un espresso.
Lo so che ho sempre preteso tanto dato che vivo a Santa Monica, infatti lo bevvi senza fare storie, soprattutto per Claire che aveva cercato tanto prima di trovare questo posto.
Era settembre e il mio vestito blu era diventato una seconda pelle per il caldo nonostante avessi raccolto i capelli in una coda alta.
Ero serena, tranquilla. Aspettavo quest’uscita con Claire da mesi, da quando era partita con la famiglia per il Nord Europa.
Io invece ero stata occupata con le ultime scartoffie per la successione della casa dopo la morta di mia madre.
Non avevo avuto neanche il tempo di capire davvero, sono trascinata su e giù tra avvocati, documenti vacanti da anni dopo la morte di papà che mamma aveva lasciato in sospeso. Mi sentivo cresciuta di dieci anni in quei tre mesi, eppure ero lì a ventisei anni, bianca come il latte, capelli biondi e lisci ereditati da mamma e occhi nocciola regalati da papà.
Nonostante questi regali mi avevano abbandonato entrambi, il cancro non guarda in faccia a nessuno, è così che sono rimasta l’unica Morgan. E’ così che rimasi sola a casa.
“Quindi inizi domani?” mi chiese Claire mentre ero sovrappensiero e risposi con un cenno della testa dopo aver appoggiato la tazzina sul tavolo davanti a me.
Le tracce del rossetto scuro sul bianco della ceramica mi distrassero ancora, mi ricordavano mamma.
“Sicura di essere pronta? Non è meglio fare altro? Continuare con i film?”
Sentivo quella frase in media una volta ogni due ore, specialmente da zia Katherine, la sorella di mia madre, e da mio zio Steven.
“Sicurissima, voglio allontanarmi un po’”
“Che poi allontanarti è un parolone, resti sempre tra attori” disse ridendo prima di strizzare l’occhio e sperare in una delle mie solite risate in risposta.
Mi misi a ridere scuotendo la testa.
“Ma di certo non dovrò recitare e non avrò avvoltoi addosso!”
Claire sapeva perfettamente a cosa mi riferivo , i responsabili delle ultime agenzie con le quali avrei dovuto iniziare a lavorare non erano propriamente il massimo dell’integrità, per dirla con poche parole.
“Beh, sì, nessuno ti chiederà la taglia del reggiseno”
“O la mia posizione preferita”
Ridemmo insieme ricordando quei tragici colloqui finiti tutti con le mie uscite trionfali e i racconti fino a notte fonda prima di tornare al computer per cercare un’altra agenzia solo per far felice mia madre.
“Però non ci metterei la mano sul fuoco”
“Cosa?”
Stavolta avevo capito perfettamente a cosa si riferiva ma non volevo darle spago. Così feci finta di distrarmi chiamando la cameriera per chiedere un altro bicchiere d’acqua.
“Grace, sai perfettamente di cosa sto parlando! Ti ho raccontato del casino che ha combinato Daisy con Jude Law. C’è la Miller che vuole ancora picchiarla, probabilmente”
Sapevo che saremmo finite a parlare di Daisy e della sua tresca con Jude Law mentre faceva da baby sitter ai suoi figli.
“Sì, ma parliamo di Jennifer e sai com’è lei. E sai anche com’è fatto Jude Law. Invece qui ci siamo io e Christian Bale”
“Che ti piace da paz-“
“Che è sposato e ha due bellissimi bambini” puntualizzai prima che potesse finire la sua frase.
“Ma la carne è carne e tu sei giovane e bella”
Quando Claire si mette in testa qualcosa è statisticamente impossibile farle cambiare idea e ve lo dice una che la conosce da più di dieci anni.
“Claire, ti prego”
“E poi tu non hai un uomo da quanto? Più di un anno?”
Ve l’ho detto che non c’è verso, pronta a sparare tutte le cartucce possibili.
“Un anno e mezzo”
Risposi rassegnata ma felice del bicchiere d’acqua appena arrivato.
“Ecco. Devi stare attenta!”
“Non succederà mai nulla, tranquilla”
“No, intendo che devi stare attenta a non farti beccare dalla moglie”
Per poco non mi strozzai con l’acqua.
“Claire! Credevo volevi non facessi casini!”
“Infatti se non vi beccano non ci saranno casini. Daisy è una cretina, tu no. Confido nelle tue potenzialità.
Le risposi con una grassa risata che finì per contagiarla.
“Non ridere e ricordati che al liceo mi chiamavano Cassandra!”
Risi ancora pensando a tutte le sue profezie liceali che s’erano davvero tutte avverate e non potei fare a meno di pensare a quanto fossi grata per la sua amicizia.
E’ stata una tra le pochissime persone ad esserci davvero quando morì mamma, non solo perché era lì a stringermi la mano ogni istante. Ricordo le litigate per costringerla a partire per l’Europa quando lei voleva restare a Santa Monica con me.
Sapevo però di aver bisogno di stare da sola, di riordinare da me la mia vita che ormai stava cadendo in frantumi, appesa al debole appiglio che era il mio lavoro: l’attrice.
Venivo spesso presa per la bellezza, per la presenza scenica, per un talento che in realtà non volevo avere, che mi pesava. Venivo chiamata dai registi perché figlia d’arte, perché avere Grace Marylin Morgan nel cast voleva dire tanto.
Fino a che mi stancai e in quel giorno orribile decisi che sarei andata per la mia strada, per quella che avrei voluto davvero percorrere, non quella già stata designata dai Morgan per me. In cuor mio sapevo anche che entrambi i miei genitori mi avrebbero appoggiata e spinta verso quello che sentivo di fare della mia vita.
Quindi scelsi di iniziare a fare da baby sitter, aspettare di trovare le forze per rimettere insieme tutti i cocci e avere delle fondamenta più solide per poter ricominciare. Fu così che sparsi un po’ la voce e Sibi Bale mi chiamò per chiedermi una mano con i bambini.
“Saranno dei mesi di fuoco tra il mio lavoro e quello di Christian, avrei davvero bisogno di una persona di cui fidarmi e mi hanno solo parlato bene di te”.
Fui felice di quella telefonata, di quel lavoro, del fatto che finalmente potevo iniziare a pensare in maniera diversa, a svuotare la testa di tutta quella polvere, tutto quel nero che l’aveva avvolta.
Fu con una gioia immensa che il giorno successivo all’uscita con Claire mi presentai davanti al cancello di casa Bale, ore 8 a.m. spaccate.
Ad aprirmi pochi secondi dopo fu la stessa Sibi che mi strinse in un abbraccio e mi fece entrare in casa.
Mi trovai avvolta in stanze arredate in maniera impeccabile, eleganti e moderne, con il bianco come colore dominante. Molte lampade sparse in giro  ma era la luce del sole a rendere tutto più luminoso e rilassante.
Le finestre erano tutte coperte da leggere tende bianche che si muovevano morbide al vento e rimasi davvero incantata dalla serenità che riuscivo a respirare lì dentro.
“Vieni, ti mostro intanto la cucina e le altre stanze prima di portarti alle camere, dato che i bambini dormono ancora”
Seguii la padrona di casa fino ad una gigantesca cucina con isola al centro, che più che isola era davvero un altro continente data la grandezza. Mi mostrò le sale dei bambini, quelle dei giochi, quella del cinema. Dalla finestra mi fece vedere il giardino, mi spiegò alcune regole che aveva imposto ai figli.
Poi fu il turno delle camere dove però Emmaline e Oliver dormivano ancora avvolti nelle loro copertine.
“Purtroppo ieri Christian è stato con loro fino a tardi dato che è partito poco fa per star via una settimana, quindi dormiranno ancora un altro po’” sottolineò sorridendo prima di uscire dalla stanza e spegnere le luci del piano di sopra.
Sibi era un’ottima padrona di casa, attenta ad ogni dettaglio. Mi disse che c’era una sola signora delle pulizie, ma che per il resto riusciva a gestire tutto da sola.
“E’ il mio modo per tenermi in forma!”
Mi sembrò diversa da molte delle donne californiane che avevo conosciuto fino a quel momento, le altre erano sempre state molto più attente a quale vestito comprare o quale gioiello farsi regalare dal povero marito.
“Bene, questo è quanto. Adesso credo sia il caso di andare in cucina, possiamo prenderci un caffè e aspettare che si sveglino così te li posso far conoscere!”
“Assolutamente!” cinguettai felice prima di lasciare la borsa su una sedia che lei mi aveva indicato, per poi seguirla in cucina.
Aveva un abito nero semplice abbastanza aderente, e ai piedi delle ciabatte da casa che stonavano invece con i capelli scuri tenuti invece in maniera impeccabile.
Aspettammo per circa quarantacinque minuti prima di iniziare a sentire dei piccoli passi che ciabattavano verso la cucina. Sibi sorridendo mi fece cenno di restare in silenzio e voltarmi verso la porta per poter vedere meglio la reazione dei bambini alla nuova presenza dentro casa.
La biondina entrò nella stanza stropicciandosi gli occhi e appena mi vide mi salutò sorridendo e restò ferma sulla porta, per poi voltarsi di poco e tendere la mano al piccolo Oliver che ormai aveva da poco compiuto un anno.
Saltò in braccio alla sorella, vergognandosi e ridendo mentre si nascondeva nell’incavo del suo collo.
Sibi mi fece un cenno e scesi dalla sedia per avvicinarmi alla coppia di fratelli.
“Ciao Oliver” sussurrai sorridendo mentre gli feci un buffetto sul naso.
“Io sono Grace” dissi rivolta anche ad Emmaline che mi tese la mano.
“Puoi chiamarmi Emma, se vuoi” l’accento di Christian in lei era davvero prepotente, neanche fosse solo figlia sua.
Gli occhi sembravano una copia conforme di quelli del padre, così come la bocca. Sarà una ragazza molto gettonata, sembra ombra di dubbio.
“Dai Oliver, saluta Grace” lo esortò anche la madre mentre Emma lo lasciava a terra.
Mi inginocchiai prima che lui si attaccasse alla gamba destra della sorella e riuscii a strappargli un “ciao” per poi aiutare Sibi a preparare la colazione.
Quando latte e cereali furono pronti conquistai anche un po’ Oliver riuscendo a prenderlo in braccio mentre, per imitare la sorella, voleva versarsi ancora un po’ di latte.
“Starai benissimo con loro, vedrai. Venerdì conoscerai anche Christian, non vedo l’ora!”
Un brivido mi percorse ma non lo diedi a vedere, non potevo ammettere davanti a lei quanto davvero mi piacesse il marito. E non solo come uomo ma soprattutto come attore, era sicuramente nella top three dei miei preferiti.
“Finalmente una ragazza, mamma! Mi ero stancata delle vecchie”
Alla frase di Emma iniziammo a ridere entrambe e smisi di pensare a quando venerdì avrei conosciuto Christian, dovevo tenere a mente l’opposto di quello che Claire Cassandra mi aveva predetto: non fare casini.
 
 
 
Eccomi qua, pronta di nuovo a rompervi le scatole YAYYY
Sono stata felicissima delle vostre parole per il prologo e lo sono perché finalmente riesco a trovare qualche parola per poter tornare a scrivere.
Qui vi ho voluto presentare un po’ meglio Grace Marylin Morgan prima di portare sulla scena anche gli altri protagonisti che so che non vedete l’ora di conoscere!
Spero di continuare ad avere l’ispirazione giusta per poter aggiornare tutte le settimane, ma non ci sperate troppo.

 
Okay, basta ciance, fatemi sapere tutto, ci tengo.
Abbraccissimi,
Chris_

 
  
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