Storie originali > Epico
Ricorda la storia  |      
Autore: Arepo Pantagrifus    30/08/2014    2 recensioni
I miti dell'origine e delle vicissitudini che dal loro antico recinto videro le preziosissime mele d'oro, nascoste nell'ormai perduto giardino delle Esperidi.
Una nostalgica rievocazione.
Genere: Generale, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Narrano gli antichi, ai tempi delle origini di tutte le cose e di tutti gli Dei, che ai più estremi confini occidentali, in terre mai solcate da piede mortale, tra i monti ove il divino Atlante regge immensa la volta celeste, nascosta tra rocce e valli deserte, un muro antico quanto il mondo custodisce il prezioso giardino degli Dei. Proprio là, non lontano dalle bronzee porte del Tartaro oscuro e del mondo dei Sogni dalle eburnee porte e dalle infinite acque del fiume Oceano che le terre tutte col suo flusso avvolge, le giovani ninfe Esperidi, figlie della notte caliginosa, vigilavano l’albero dei pomi famoso che fruttifica d’oro, dolci mele preziose. Antico dono della madre Terra alla stirpe divina di Zeus, unito a nozze con Era fiorente, la quale pose a  protezione per l’amato fusto il serpente centocrinito Ladone, che, sempre avvolto con le sue molte spire sul largo tronco, bene fa da guardiano ai tesori divini. In quelle stesse scure regioni, terre prodigiose, termina e finisce il suo ampio ciclo Elios, guidato dal carro di Febo Apollo, che ferma a far pascolare gli ardenti destrieri Pyrois, Eous, Aethon e Phlegon mentre danzano per  mano le tre belle Grazie sorelle. Così che sempre quelle regioni sono colorate al tramonto dello stesso colore delle mele fruttuose, e trascorre le ore del sonno mentre la sua sposa Notte abbandona salutandolo alla soglia della dimora partendo per il suo giro. Di fronte a loro il possente figlio di Giapeto mantiene l’ordine tra cielo e terra. Solo un uomo, di stirpe immortale, riuscì potente nell’impresa: Eracle, figlio di Alcmena e di Zeus olimpio, che su ordine di Euristeo tiranno, compì le sue fatiche come da destino. Sconfisse Cicno brigante, catturò Nereo vegliardo presso l’Euridano, che gli indicò la via da seguire per gli  ultimi recessi delle lontane terre occidentali. Nel Caucaso, mosso a pietà, liberò il titano Prometeo uccidendo l’aquila vendicatrice e sciogliendo le catene ferrose, quindi in Africa stritolò Anteo, figlio di Gea, separandolo da sua madre, e giunto all’Atlante si fece portare i tre pomi dorati con l’inganno: prese e restituì il pesante fardello delle costellazioni, ma non contento si affaccia dal muro antico e con freccia veloce uccide il serpente, ultimo figlio di Ceto, che grande dolore causò ad Era, sì che ponendolo tra gli astri, ancora se ne serba il ricordo. Compiuta la sfida dona i frutti al tiranno, ma a tale tesoro strappò un pomo Eris, che inciso “alla più bella” gettò scompiglio tra Atena, Afrodite ed Era, che contendendoselo, nacque il trambusto che ad Elena e a Troia causò triste fine. Approdarono, poi, su quelle rive remote, i prodi Argonauti che presto videro le ninfe esperidee abbattute dal dolore per la sacra profanazione: Egle, Aretusa, Esperia ed Eristeide tutte ammirarono cangiar gli arti in fronde e le dita in rami e foglie, cambiando il loro sembiante in pioppo, in salice e in olmo silenziosi. Così del giardino non  rimase più custode e della propria bellezza nutre se stesso, invisibile ad occhio umano, nascosto in antri segreti, nelle ultime  terre lontane. Che ne è oggi del giardino incantato, luogo di miti e serene unioni, sede di pace e giustizia divina? L’uomo  moderno se ne è dimenticato. Ha smesso di cercare nei confini del mondo le radici dei frutti d’oro della Terra.


AP

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: Arepo Pantagrifus