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Autore: laragazzafattadisogni    31/08/2014    0 recensioni
questa non è una storia come le altre, forse è anche solo un ricordo di una donna ora sola nella sua anzianità, che come una nonna racconta una storia ai suoi nipotini, lei racconta la storia a questo giovane reporter .Forse potremmo dire che è tutta un invenzione oppure lasciare alla mente una libera immaginazione di ciò che è stato vissuto tra due giovani in disperato bisogno di sentirsi felici nonostante tutto il grigio che li circonda, magari dando loro stessi il colore giusto a questo mondo un po' ingiallito nei ricordi di rendere ora il posto in cui vivono ciò che era prima, senza però capire che niente è come prima.
Forse mi sono un po' persa nella descrizione ma è ciò che faccio sempre, e se queste parole ti hanno colpito, potresti anche tu conoscere la storia di cui parlo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lui, come il mare.
Rivivo ogni giorno i suoi ricordi, di quel’isola stupenda , dei suoi mari , delle sue spiagge, di Lui. Un ragazzo biondo con gli occhi azzurri, lentiggini sotto gli occhi e sul naso, il sorriso furbo.Vi sto parlando di una storia inverosimile ma che merita di essere raccontata.Ricordo di esserci andata per studi, che ora non ricordo e non vedo l’importanza di questo particolare.Il centro di tutto è lui, anzi noi,Io straniera e lui che conosceva quel’isola come le sue tasche.Non so se dirvi se io amassi più lui o l’isola,come se lui fosse stato parte di essa, che ogni volta che gli dicevo di uscire, varcare i confini di quelle terre , i suoi occhi diventavano scuri, un mare in tempesta e scuoteva vigorosamente la testa.No! diceva insistente.Da sempre mi accorsi di amarlo, poi perduto, le acque lo richiamarono

-Mi scusi signora, ma non capisco-

-Tu volevi una storia che valesse la pena di essere ascoltata-

-Certo, ma..- lo zittì con un cenno della mano

-Non c’è niente da capire, ascoltala e poi racchiudila in quella tua raccolta-si portò gli occhiali al naso e continuò a scrivere
Ripresi dal punto in cui avevo interrotto
 
-Allora....Arrivai sul’isola praticamente sola, una volta poggiato i piedi su quella terra non importava più da dove venivo, gli odori forti e quel’aria pulita mi travolsero , ero circondata di fiori, e un profumo di limone mi avvolse mentre  tra vicoli stretti arrivavo alla pensione : una piccola baracca che la proprietaria iniziò ad affittare  dopo che i suoi figli se ne furono andati, mi chiesi come fosse possibile lasciare quel’isola e solo a pensare che ero lì per una piccola vacanza mi piangeva il cuore.La prima cosa che feci fu di aprire il balcone che dava sul piccolo terrazzo, la vista era a dir poco magnifica, il mare si estendeva prepotente lungo tutto l’orizzonte e un piccolo porto stava con tre barchette malandate.Il giorno dopo scesi e lo vidi, se ne stava con la rete in mano impiegato a pescare pensai, ma mi sbagliavo,districava le alghe dai suoi piedi e scioglieva che dal ginocchio in giù lo avvolgeva, fu strano, come se qualcuno lo avesse pescato.Poi lui mi disse che veniva qua ogni volta che poteva.
 
-Come si chiamava?-
-Massimo-
 
-La prima cosa che mi colpì furono i suoi occhi, non erano ne ghiaccio,ne mare, ne cielo,erano un tipo di blu che forse dovevano ancora scoprire e mi sconcertava guardarli a lungo, sembravano un portale per un altro mondo, magari il paradiso.Era un tipo silenzioso,che andava in giro sempre con un pantalone tagliato all'altezza del ginocchio  e stava a piedi nudi.Sorrideva sempre come se non avesse mai provato dolore , ogni volta che il sole tramontava lui lo fissava , si immergeva in acqua fino alla vita e chiudeva gli occhi, quella era solo una delle strane cose che io accettai in silenzio.L’unica cosa che mi spaventava era il suo attaccamento forte al mare, era più di una passione era come qualcosa che lo costringeva a non perderlo mai di vista,altrimenti sarebbe morto di lì a poco.Il nostro fu un amore di speranze, fantasie....-

-Delusioni ,signora?-

-No! Nessuno ha mai deluso l’altro ,piuttosto fu triste alla fine, lo vedevo soffrire, guardare il mare e piangere, quando io ricordavo sempre il suo sorriso.Ma non credere che era solo questo , lui era molto di più, bellissimo, unico e speciale.Una sera lo trovai che  cantava , appoggiato a uno scoglio e fissava il mare mentre con una chitarra si accompagnava

-Cosa cantava?-

-Volare , di Domenico Modugno, sempre e solo quella canzone, la sua voce era capace di farti tremare, avere freddo anche con 40° gradi , i suoi occhi brillavano mentre fissavano le onde che si infrangevano sugli scogli , quasi stesse dedicando una canone a qualcuno lì nelle acque dell’oceano.le persone si radunavano a sentirlo, le finestre si spalancavano , ma lui era indifferente a tutto questo.
Purtroppo la mia fu una vacanza breve, lo salutai quando eravamo ancora amici quando non sapeva di amarmi , tornai a casa con il cuore spezzato , tutti sanno che gli amori estivi non durano mai , ma io remavo sempre contro corrente.L’anno appresso tornai su quel’isola, affittai una casa per tre mesi,e subito andai al piccolo porto, ma lui non c’era, nessuna rete impigliata ai suoi piedi , scoraggiata giravo per le strade, quando completamente priva di speranze inziaii a sentire la sua voce che cantava, e man mano che mi avvicinavo il suono diventava sempre più forte ,al’improvviso presi a correre quasi con le lacrime agli occhi , il cuore mi esplodeva di gioia, lui era lì con la testa rivolta al mare , poi si girò verso di me
“Lucia” esclamò mollando la chitarra , corse verso di me e mi tenne stretta fra le sue braccia e io credetti non ci fosse posto migliore .Per la prima volta mi resi conto che portava il profumo del mare , poi guardai il blu dei sui occhi e il suo sorriso e nel silenzio più assoluto lo baciai , lui mi strinse più forte.Da quel giorno cantò guardando verso di me e continuava a dire che era il mare ad avermi portata da lui.Non so se avesse ragione o meno ma io amai ancora di più il mare quanto inseguito lo odiai.Me lo portò via quando gli dissi di amarlo , lui sorrise e mi baciò , poi non c’era più.

-Morì in un incidente?-

-oh mio caro ragazzo , lui non morì affatto , ritornò solo da dove era venuto , con la certezza che ora anche sulla terra qualcuno lo amasse e rimpiangesse la sua persona,crudele dirai tu, ma così è la vita, gioca e poi aspetta la tua seconda mossa.Piansi , piansi lacrime amare, maledicendolo, stringevo la sua chitarra e sentivo il odore , cosa mi aveva lasciato poi ?Una chitarra e qualche rosa in una passeggiata .

-Mi racconti delle passeggiate-

-...Ogni giorno dopo pranzo era nostra abitudine fare una passeggiata vicino a una schiera di villette tutte bianche,dove si trovavano cespugli di rose e lui puntualmente ne prendeva una , la nascondeva dietro la schiena e poi e poi se ne usciva con “alla mia signora” e la infilava trai miei capelli.

-Continui a parlarmi delle vostre abitudini, del vostro tempo insieme-

-Non seppi mai perché scelse,ma io non diedi retti alla gelosia , non mi importava se lui avesse avuto altre ragazze, ora c’eravamo noi e nessuno poteva dividerci, vivevamo unicamente del nostro sano amore , più in  la comprammo una casa lì, aveva molti soldi e potemmo permetterci una di quelle villette con i cespugli di rose.Non so per quanto tempo lo amai , o da quanto tempo lo conoscevo l’unico cosa che contava era quanto ci amassimo l’uno l’altro , e io credetti nel per sempre , da sola caddi nel’illusione , quando lui stesso diceva sempre amiamoci per ora poi si vedrà, ma io sentivo di amarlo ancora nel “si vedrà” , lui non so.Poi capì che non mi era mai appartenuto , ho amato il mare e quindi ho amato lui , che sembrava fatto di esso.Se il mare era agitato lui mi raccontava di non aver dormito, il mare era calmo lui sereno e tranquillo , e ogni mattina presi l’abitudine di vedere il mare come era per accertarmi del suo stato d’animo .Dopo la sua partenza non persi quest’abitudine, solo con la differenza di credere che fosse lui stesso ad agitare  il mare e a renderlo calmo.Quasi ci parlavo a volte, dicevo che non c’era motivo di essere agitato , la collera non porta a niente, ma fai pure dicevo sfogati , tutti mi credevano pazza penso, perché nessuno si fermava a parlarmi .Poi più in là accettai di averlo perso.

-Finisce così di punto in bianco?- chiese con voce esitante

-Cosa volevi sentire ,che forse lui sarebbe tornato, che ci saremo sposati, o che ogni tanto lo vedevo, lo vuoi sapere?Non ritornai mai più su quel’isola, la casa fu venduta , i soldi dati in beneficenza e Lui, mai  rivisto , ho seppellito questa parte di vita con lui quel giorno di estate , questo è tutto nessun lieto fine.
E mentre lo diceva stringeva forte la sua ultima rosa, fino a far entrare le spine nel suo cuore malato. 
  
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