Questa storia è nata proprio ieri notte, quando la nausea mi ha costretta a scrivere. Ho amato No.6 e Nezumi è una delle mie più grandi crush, lo devo ammettere, e sì, non gli ho reso proprio giustizia, se così si può dire perchè è molto OOC, così come il nostro piccolo ed adorabile Shion a cui sono molto affezionata.
Detto questo, sono stata indecisa fino all'ultimo per il titolo perchè non riuscivo proprio a trovarne uno adatto, poi ho pensato ad una parola molto bella che ho scoperto un po' di tempo fa : Chiasa, che significa mille mattine. Che significa crogiolarsi nell'attesa, come Shion ha fatto davanti ad un televisore. So che potrà sembrare strano che ci fosse elettricità e non cibo, lo so, ma trascurate questo dettaglio o ignoratelo insieme alla mia rappresentazione del tutto sbagliata del Nuovo Mondo. Diciamo che ho usato la mia immaginazione e mi sono staccata molto dall'anime (chiedo venia ma io non ho letto il manga!). E' da un sacco che non pubblico nulla su questo profilo, anzi è da un sacco che non scrivo nulla che non riguardi gli One Direction ma eccomi qui, con questa perla o con questa vomitevole OS, sarete voi a deciderlo.
Non penso ci sia altro da aggiungere o da dire, buona lettura!
Chiasa
A Onda
In cucina deve esserci un silenzio religioso. Sua
madre ormai lo sa, ha imparato a guardare l’orologio appeso
alla parete e a capire i movimenti del figlio che sono scanditi sullo
stesso partito ogni giorno, perché il telegiornale va sempre
in onda.
Nel Nuovo Mondo, le morti vengono annunciate da una signora in tailleur
che parla ad un microfono, con una agenda da cui non stacca mai gli
occhi. Lei, una voce metallica, pronuncia i nomi ed i cognomi, senza
fare particolare attenzione agli accenti o ad altre minuzie.
É che non c’è tempo, non
c’è mai tempo per fermarsi e respirare, per
riavvolgere il nastro e darsi un po’ di secondi in
più, magari minuti e nel caso migliore ore. Così,
ripresa da un qualcuno a cui tremano un poco le mani, si sa chi
è morto sotto le macerie, fra le quali stanno scavando da
quella che pare un’eternità. È che la
guerra non combattuta ha lasciato indietro un sacco di braccia, gambe e
vite. Shion spera che Nezumi non abbia fatto la stessa fine. Prega
quasi, anche se nessuno gli ha mai insegnato come si fa, allora si
mette a parlare e si rivolge a qualcuno, blatera per ore e sua madre fa
finta di non sentirlo, fa scorrere la porta di camera sua e si sdraia
sul letto. Prova a chiudere gli occhi ma nel Nuovo Mondo non
c’è tempo nemmeno per quello.
Anche quel giorno Shion può tirare un
sospiro di sollievo e ricominciare a mangiare, le bacchette passano
dalla ciotola alla sua bocca in un batter d’occhio e sua
madre non gli chiede se sia buono o no. È riso, insipido,
l’unica cosa che hanno e che si possono permettere, di pane
ne è rimasto poco e lo si divide con le famiglie del
quartiere, con i bambini che leccano il tavolo dalle briciole.
Arriva una ragazza, un giorno qualsiasi dei tanti giorni, Nezumi
è ancora vivo, la signora con il tailleur non ha ancora
perso il suo lavoro e sua madre cucina riso, questa volta con delle
verdure e con della salsa di soia che è riuscito a rimediare
con uno scambio giù al mercato. Il mercato si svolge fra le
macerie, lontano da ciò che ancora potrebbe crollare, la
gente si districa fra un mattone e una trave con leggerezza e
abilità, come se lo facessero da una vita, come se da una
vita camminassero a braccetto con la distruzione.
Mangiano riso e carote tagliate fini, lastre di vetro sotto i denti.
Quel giorno ci sono i bambini della famiglia che vive
dall’altra parte della strada, sono un po’ sporchi
in viso, probabilmente si divertono a giocare con tutto ciò
che trovano e divorano il poco nella loro ciotola complimentandosi
perché é tutto buonissimo. E poi
c’è questa ragazza con i capelli lunghi che
sembrano fili di seta che si muovono in tutte le direzioni, paiono
avere vita propria ma si deve ricredere quando, con un gesto scocciato,
se li toglie dalla faccia e poi se li sistema dietro le orecchie, forse
tirandoseli.
Si siede accanto a Shion e mangia con lo sguardo fisso sulla sua
ciotola, non lo alza mai, solo quando finisce il suo pranzo, si alza e,
stiracchiandosi, saluta tutti, ringraziando più volte sua
madre che cerca di sorriderle ma non ce la fa. Sono le 14:00 e Shion si
è precipitato davanti alla tv, con le orecchie incollate
alla cassa a lato per sentire, perché
c’è rumore e a lui serve silenzio per capire se
Nezumi è ancora vivo.
Da quel momento la ragazza diventa la persona con
cui vuole avere meno a che fare, nonostante si ritrovino sempre vicini
per il pranzo e sua madre cerchi di farli parlare. Si promette
che dalla sua bocca non uscirà nulla. Ma è Naoko,
è questo il suo nome, che si prende la briga di farlo
parlare, di fargli snocciolare una parola ogni tanto. Ed è
sempre lei che per strada, di notte, gli preme le labbra sulla bocca e
lo morsica per permetterle di approfondire il bacio.
Shion non se la toglie di dosso, rimane lì, come uno
stupido, ad aspettare che succeda qualcosa ma è tutto
piatto : ha una lingua in bocca e un corpo caldo che spinge
contro i suoi fianchi eppure non c’è niente,
è come se stesse guardando il vuoto. Non è
successo niente, si ripete, quando rientra in casa e si fionda a
lavarsi i denti, strofina così forte che sputa sangue. Il
riflesso allo specchio dice ben altro, ma basta spegnere la luce.
Naoko lo bacia e perdono il conto. Gli accarezza
le cicatrici e Shion si lascia accudire sotto quel tocco gentile, si
sente in colpa quando geme contro le sue labbra e le regala
così un sorriso di trionfo.
Non parlano, non c’è bisogno, non lo fanno nemmeno
a pranzo, quando lei sfiora di proposito il polso con la sua mano sotto
lo sguardo attento di sua madre e lui non può far altro che
alzarsi e girarsi, andare davanti allo schermo e perdere quasi la vista
leggendo nomi e forse anche l’udito se continua
così.
Il mercato è colmo di gente che cerca
di prendere più viveri possibili per la stagione fredda alle
porte. I venditori urlano e ridacchiano mentre allungano la verdura a
mani nude e intascano monete che valgono oro. Shion gira con il suo
cappotto con gli alamari slacciati, i capelli che sbattono sulla fronte
e un biglietto stretto fra le dita che però non sta davvero
guardando perché un movimento ha attirato il suo sguardo.
Un topo che corre fra le scarpe dei passanti, un topo che squittisce e
lo guarda dritto negli occhi. Amleto. E comincia a seguirlo, si scusa
con chiunque gli passi accanto perché sta correndo e
potrebbe spingere qualcuno, le sue parole sono una nenia che
però non devono distrarlo dalla sua corsa. Gli occhi puntano
il basso, segue una coda rosa che si fa strada e che lo conduce in un
vicolo di case rimaste in piedi. Erano case belle, modeste, con fiori
che ora sono morti e alberi sradicati.
Amleto lo porta nel cortile di una piccola villa, il quale si trova
disseminato di tanti pezzi di cemento, il portone è
spalancato. Solo dopo si accorge che non c’è
nemmeno più una porta e chiunque può profanare
l'abitazione. Si chiede che posto sia quello perché le mani
hanno cominciato a sudargli e i capelli ad appiccicarsi alla pelle,
sente rantoli e il pianto di un bambino provenire da una delle stanze.
Tutte le porte sono chiuse e ha paura, il topo però si
è fermato ai suoi piedi e gli sale sui vestiti, si arrampica
proprio come faceva tempo prima e forse il cuore di Shion riprende un
battito regolare che diventa zoppicante quando si trova davanti ad una
porta senza pomello. È socchiusa e il topo gli squittisce
forte nell’orecchio quando la mano che aveva allungato
davanti a sé ritorna lungo il fianco. Nel momento in cui
trova la forza di aprire, una puzza di fumo gli invade le narici e lo
costringe a tapparsi il naso con la manica del cappotto.
Il suo sguardo si rompe su una figura al centro della stanza, dove
è stato buttato in qualche modo un materasso bucato. La
stanza doveva essere di un bel azzurro, doveva anche essere bene
arredata visto che i mobili, che non sono stati rubati, appartengono ad
uno stile ricercato e particolare.
Il materasso deve essere stato messo dopo. Il topo non
c’è più e lui si guarda attorno, la
stanza non vede luce da un bel po’ visto che è una
torcia ad illuminarne metà. Shion non riesce proprio a
distinguere i contorni di quel corpo che sembra dargli le spalle, si
chiede perchè sia arrivato fin lì e si volta per
uscire perchè di tempo da perdere non ne ha, ma una voce lo
ferma.
Una voce roca e strascicata. Solo nel momento in cui la sente, si rende
conto che se la stava dimenticando perché nella sua mente
era sbiadita, quasi irriconosibile. Nezumi è in quella
stessa stanza e poi è dietro la sua schiena mentre con un
braccio gli cinge la vita e lo trascina fra il buio e la luce di quei
pochi metri quadrati.
Non riesce a voltarsi perché la stretta è ferrea.
“Non sei cambiato affatto” gli soffia
nell’orecchio con il suo solito tono strascicato. In quel
momento sente il cuore scoppiargli così forte nel petto che
prova l’istinto di tapparsi le orecchie.
Tocca le mani di Nezumi, le dita lunghe e i palmi pieni di piccoli
taglietti, è tutto così famigliare che
può chiudere gli occhi e ritrovarselo dietro alle palpebre.
Uguale, identico come nella realtà.
L’ha fatto voltare e per quel poco che vede, gli viene da
piangere perché il suo volto non pensava di vederlo mai
più. I tratti quasi androgeni e allo stesso tempo virili,
gli occhi affilati in due lame scure e i capelli legati in una coda
disordinata, come al solito. Come loro, pochi mesi prima che il
telegiornale fosse l’unica cosa che gli univa.
“Sorcio, tu sei qui” e nemmeno ci crede, lo tocca
da sopra i suoi vestiti, le mani che scorrono fameliche
perché magari è solo un bellissimo sogno e se
è così deve svegliarsi ora.
Nezumi ride e prende ad accarezzargli i capelli mentre lo trascina sul
materasso.
Shion si siede e lo osserva, strizzando gli occhi perché
pare un’ombra quando, avvicinandosi alla porta, la sbarra con
un mobiletto lì accanto e poi con grandi falcate si avvicina
alla finestra. Con un colpo secco riesce a togliere il nastro nero con
il quale l’aveva coperta e a fare entrare qualche raggio
pallido.
Si è gettato sul materasso accanto a lui e comincia a
baciarlo, disegnando cerchi con le labbra e sovrastandolo con il suo
corpo. Sorride delle sue guance arrossate che stanno per andare a
fuoco, anzi che sono sul punto di esplodere quando comincia a
togliergli i vestiti gettandoli lì vicino.
Nezumi fa tutto da solo finché non è
completamente nudo e sotto di lui, Shion non indossa che le sue
cicatrici. Lo bacia sul petto e fa scorrere la bocca sulla carotide,
poi passa al bacino e lascia qualche morso senza incidere
però la pelle.
“No-non l’avevi mai fatto prima” dice
Shion strozzando un gemito.
Sorcio ride sulla sua cassa toracica e poi sussurra uno
“Scusa” appena percettibile. E lo continua a
ripetere finché non arriva alle labbra piene e morbide di
Shion e le stuzzica, depositandoci baci veloci e casti.
“Anche lei ti bacia così?” la domanda
rompe la bolla che si era andata a formare, si sentono i cocci
cadere sul pavimento e il cuore di Shion perdere battiti come ossigeno.
Come fa a sapere? Cosa ha visto?
“Anche lei? Rispondi” è seduto a
cavalcioni sopra di lui e lo guarda come se volesse perforarlo, teso
come una corda di violino.
“No, non mi importa di lei” la frase cade
sull’ultima sillaba perché la mano di Sorcio si
è chiusa attorno al suo membro possessiva e comincia a
massaggiarlo prima piano e poi con un ritmo più accelerato.
Soffoca i suoi gemiti in bocca, con la lingue che si coinvolgono in una
danza violenta e passionale.
Ci sono solo loro due : il corpo di Shion bollente, stretto
fra le mani di Nezumi.
Si sono fermati con il fiatone, il polso che continua a ripetere lo
stesso movimento e l’orgasmo dietro l’angolo. E' in
quell'istante che prendendo coraggio, Sorcio, ordina di dirgli quella
cosa, e Shion non potè far altro che venire nella
sua mano, sporcando il materasso e le loro pelli a contatto.
“Dimmelo, ti prego” una supplica, se prima era
suonato come un ordine, ora non lo è più. Ha
perso tutte le sue maschere e ora si spoglia davanti a lui : Nezumi con
il petto aperto e il cuore in una mano. Il suo amore.
“Io ti amo”
Lo sperma si riversa fra le cosce di Shion e Nezumi gli bacia un
capezzolo per poi lasciarsi andare un paio di centimetri più
in la, non volendo però sciogliere l’intreccio
delle loro gambe.
“Lo so” se lo tira addosso e fa sprofondare il naso
fra i suoi capelli. Quel profumo che voleva incidersi con forza sulla
pelle, ma che se ne era andato quando erano stati lontani.
Era casa.
Ti amo anche io.
twitter : littlesunlou