Film > Il pianeta del tesoro
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Autore: Lirah    01/09/2014    4 recensioni
Sono passati cinque anni dalle avventure che Jim ha vissuto andando alla ricerca del tesoro di Flint e dopo l'accademia il ragazzo si è impegnato anima e corpo nelle missioni che gli venivano affidate.
Una di queste però lo porta a salvare Erin, una strana ragazza che però non sembra ricordare il suo passato e non conosce nessuna lingua.
Dal momento in cui Jim la salva però la sua vita viene sconvolta da un susseguirsi di strani eventi.
Chi è la ragazza e che cosa sta succedendo nell'universo?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Lo so, è passata un eternità da quando ho aggiornato l'ultima volta ma sono succese così tante cose che non saprei davvero da dove iniziare. Torno con un nuovo capitolo che darà il via a quello che sarà il viaggio per arrivare alla fine della nostra storia. Ringrazio tutti quelli che hanno commentato, letto  o anche solo spulciato fra le righe di questa mia FF. Avviso che , con molta provabilità aggiornerò con cadenza settimanale (sabato o domenica) in modo tale da poter fare quello che devo nella mia vita quotidiana senza però sacrificare la scrittura. Mi impegnerò al massimo.
Detto questo vi lascio alla nostra storia con questo capitolo che ci dice tutto ma anche niente!
Un bacione Lirah

ERIN
Mi sentivo così leggera, rilassata, prima di ogni preoccupazione. Intorno a me continuavano a fluttuare milioni di stelle, ma non avevo paura. Non c’era quell’oscurità che mi avvolgeva come allora. Mi stringevo fra le braccia, ma non  perché avevo freddo o perché mi sentivo sola, solamente perché mi andava di farlo.
Ad un tratto una voce, qualcuno aveva chiamato il mio nome. Aprii gli occhi, mi voltai, ma dietro di me non c’era qualcuno. Fu  quando mi sentii chiamare la seconda volta che riconobbi quella voce  e il panico mi montò dentro come se fossi tornata, improvvisamente, alla realtà. Che ci facevo li, nel nulla, non ero fra le sue braccia? Non lo avevo salvato?
-Jim-
Sussurrai in un primo momento, cominciando a voltarmi in tutte le direzioni, sentendo il corpo pesante, come avvolto da qualcosa che mi impediva di spostarmi come velevo.
-Jim!-
Urlai questa volta, più forte che potevo, sentendo la gola bruciare e le lacrime rigarmi le guance. Era successo qualcosa?
Se mi avevano uccisa, andava bene, ma volevo saperlo al sicuro, a casa con Sarah. Dovevo sapere dove si trovava lui. Ma se avevo sentito la sua voce, significava che era li, da qualche parte, ma io non lo potevo vedere.
Pian piano il suo nome si perse fra i singhiozzi, il respiro accelerato, un forte dolore al petto. Mi portai le mani al viso, cercando di reprimere quelle lacrime, di capire che cosa stesse succedendo intorno a me.
Poi, improvvisamente delle voci e quando alzai di nuovo gli occhi vidi davanti a me delle immagini. Erano sfocate, come proiettate da qualcosa. Quando riuscii a mettere a fuoco il tutto vidi una bambina, a terra, con un vestitino azzurro che piangeva tenendo in mano una bambola di pezza. Chiamava la madre, ma nessuno le rispondeva. Nel momento in cui tentai di avvicinarmi però ,qualcuno irruppe sulla scena. Non potevo vederlo in volto, ma sembrava vestito come il personaggi del libro che Jim leggeva da piccolo, quello che mi aveva prestato.
Sentii quell’uomo parlare con la bambina, e subito dopo con qualcun altro. Il tutto durò lo spazio di un secondo e proprio quando stavo per voltarmi venni risucchiata da quella realtà. Mi ritrovai a guardare con gli occhi della piccola, che tendeva le mani verso qualcosa.
Spalancai gli occhi nel momento esatto in cui vidi B.E.N prendermi in braccio , permettendomi così di vedere cosa c’era nella stanza.
-Capitano è sicuro?-
-Ha reagito con lei, non con la madre. Portiamo via la bambina-
-Ma è piccola-
-B.E.N!-
-Si Capitano-
Tentai di parlare, ma dalla mia bocca uscirono solo suoni senza alcun significato.
Fu un forte dolore a riportarmi indietro, pochi istanti dopo tutto era tornato completamente buio.
 
JIM
 
-La crisi è passata, puoi lasciarla andare-
Sospirai, lasciando le spalle di Erin e accasciandomi nuovamente sulla sedia accanto al letto. Era passata ormai quasi una settimana dall’episodio del ritrovamento della mappa. Per pura fortuna l’esplosione che era avvenuta così improvvisamente, aveva permesso a me e a Silver di prendere le ragazze e scappare.
Una volta ripresa Charlot aveva fatto subito rapporto alla capitaneria di porto e il Bem Bow era stato messo sotto protezione dei migliori agenti.
Tutto sembrava essersi assestato e sistemato, tranne Erin. La pallottola che era destinata a me l’aveva colpita, ma improvvisamente il pezzo di mappa le era volato addosso. Ora si trovava incastonato nella sua carne, all’altezza del cuore. La pallottola era stata inspiegabilmente sbalzata fuori.
I dottori che l’avevano visitata non erano riusciti a capire come fosse possibile, e tutti i tentativi di togliere la placca di metallo dal suo petto erano stati vani.  Quando qualcuno tentava di fare qualcosa, quel pezzo di metallo diventava incandescente, provocandole convulsioni.
L’unico responso era stato quello di aspettare, somministrandole nel frattempo il necessario perché non si disidratasse e medicine per placare quei violenti attacchi.
-Jim, tesoro, vatti a riposare un po’. Se succede qualcosa ti chiamo-
Alzai gli occhi a mia madre che , intanto, stava passando sul volto di Erin un panno bagnato con acqua fredda. Mi tirai su, passandomi le mani fra i capelli come per spostarli. In un attimo però tornarono al loro posto. La situazione stava iniziando a diventarmi insostenibile. Starmene fermo, seduto su una sedia, in attesa che qualcosa accadesse. Ero completamente impotente e man mano che gli attacchi di Erin si ripresentavano mi sentivo sempre più frustrato ed arrabbiato.
Mi ero talmente abituato ad averla intorno che sentire la tranquillità fra i corridoi del Bem Bow e di quella stanza era quasi una cosa estranea.  In più se si trovava in quella situazione era principalmente colpa mia. La pallottola era destinata a me, non a lei.
-No , tranquilla. Anzi, vai tu a riposarti un pochino. Dammi faccio io-
Tesi la mano a mia madre che mi passò il panno freddo e , dopo avermi poggiato una mano sulla spalla, uscì dalla stanza socchiudendo leggermente la porta.
Mi ritrovai nuovamente nella penombra, come molte sere in quei pochi giorni, in attesa di una risposta. Le asciugai la fronte, riponendo poi il fazzoletto e aspettando, con le braccia conserte e la schiena poggiata sulla sedia.
Stavo quasi per appisolarmi quando, con la coda dell’occhio percepii un movimento. Abbassai lo sguardo e la vidi stringere la coperta con la mano.
 
ERIN
 
Fra quelli che erano sogni, incubi e molto probabilmente ricordi, mi ritrovai a percorrere una strada composta da tanti fasci di luce.  Mi bastò allungare una mano e mi ritrovai ad aprire gli occhi.
Riconobbi i contorni sbiaditi di quella che era la mia stanza al Bem Bow e, nell’istante in cui misi a fuoco Jim gli saltai al collo.
Lo abbracciai, stringendo più forte che potevo iniziando a piangere, ma questa volta per la felicità. L’avevo davvero salvato allora, stava bene, era vivo.
Lo sentii avvolgermi a sua volta, mentre respirava a fondo. Quel momento mi sembrò durare attimi infiniti, ma quando ci allontanammo, invece di trovare uno sguardo sollevato notai tanta preoccupazione nei suoi occhi.
Lo guardai stranita mentre mi faceva segno di stendermi, di non muovermi troppo per non aggravare le mie condizioni.
-Ma io sto bene, davvero! -
Dissi sorridendo. Nulla in quel momento poteva farmi sentire male. Il solo averlo lì, davanti a me, era come una ventata di aria nei polmoni dopo minuti di apnea.
-Avanti non prendermi in giro. Sta ferma-
-Jim, aspetta … Jim, sul serio-
Tentai più volte di alzarmi ma non c’era modo di convincerlo. Quando finalmente mi arresi al suo continuo preoccuparsi lo vidi fissarmi il petto, all’altezza del cuore. Indicò con un gesto veloce della mano mentre si sedeva e poggiava poi i gomiti sulle ginocchia.
-Questo ha dell’irreale-
Abbassai lo sguardo e fu in quell’istante che i sogni avuti durante lo svenimento iniziarono ad assumere un senso. La bambina che piangeva ero io e B.E.N mi aveva già incontrato in passato. Eppure non mi aveva riconosciuta, oppure aveva fatto solo finta.
Ma quello che mi lasciò più sbigottita fu il fatto che, se avevo conosciuto il capitano Flint, allora dovevo avere molti più anni di quanti veramente dimostrassi.
-Jim-
Dissi ad un tratto scura in viso, mentre lo vedevo tornare a fissarmi interrogativo. In quegli attimi eravamo passati attraverso tantissimi sentimenti e mi scoprii sorpresa persino nella consapevolezza di quello che provavo e che capivo.
-Penso di aver ricordato qualcosa. Questa mappa ed io … in qualche modo siamo collegate-
-Collegate? Vorrai dire unite. Dobbiamo trovare un modo per togliertela dal petto. Abbiamo tentato ma sembra che /-
-E’ parte di me-
-Cosa? -
-Non so spiegartelo ma credo che, se sono viva, lo devo a questo pezzo di metallo. Durante la mia convalescenza ho sognato, o forse devo dire che quelli erano pezzi di ricordi sbiaditi. Ho visto B.E.N, parlare con il capitano Flint e mi teneva in braccio, quando ero solo una bambina piccola-
-Che stai dicendo! Se fosse così’ allora dovresti avere non so quanti anni. Non è umano-
Sorrisi, mentre portavo le dita sul pezzo di metallo freddo, percependone ogni scanalatura, ogni linea retta come se fosse una parte integrande del mio stesso corpo. Averla con me, in qualche modo, mi faceva sentire completa.
-Mi hai trovata fluttuare nel bel mezzo del nulla, avvolta da chissà quale strana aura e … mi reputi un essere umano. Ci sono così tante specie nell’universo, perché non potrei essere una di esse? -
-Perché nessuno di essi  ha fattezze umane. In tutto l’universo non c’è una razza uguale all’altra-
-Forse faccio parte di qualche altro pianeta-
Lo vidi passarsi la mano sulla fronte più volte, sbuffando, cercando di fare mente locale su quello che gli stavo dicendo.
-Se davvero conoscevi B.E.N, perché non ti ha riconosciuta? -
-Non lo so. Ci sono ancora cose che non mi sono molto chiare-
-Quando l’ho trovato il capitano l’aveva privato della sua memoria centrale, forse c’è ancora qualche dato nascosto fra quei cip-
-Probabilmente-
Quella che era partita con l’essere la seconda ricerca del tesoro di Flint iniziava a diventare molto più mia di quanto credessi. Se volevo scoprire qualcosa di più sul mio passato e sul mio vero io dovevo avvicinarmi a quello che apparteneva al capitano.
-Partirò con te-
Dissi perentoria. Per un secondo vidi il volto di Jim tingersi di mille domande, per arrivare ad un'unica risposta. Si alzò in piedi, quasi spostando la sedia e facendola cadere.
-Non se ne parla-
Fece per uscire dalla stanza, ma io mi alzai, buttando le coperte in fondo al letto. Per un attimo la testa girò, ma non ci volle molto prima che l’equilibrio mi permettesse di drizzarmi in piedi, fresca e riposata all’inverosimile.
-Ho io la mappa, senza di essa non puoi raggiungere il secondo pianeta. Perché è sicuro che ci sia un secondo pianeta su cui atterrare-
-Troverò un alternativa-
Si bloccò sulla porta girandosi di scatto e fissando i suoi occhi nei miei. Non l’avevo mai visto così furente da quando l’avevo conosciuto.
-Non puoi impedirmi di seguirti-
-Sei sotto la mia protezione, certo che posso-
-Troverò un modo per imbarcarmi di nascosto-
-Erin ti prego-
-Voglio scoprire di più su tutta questa assurda storia. E B.E.N verrà con noi-
  
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