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Autore: mughetto nella neve    01/09/2014    4 recensioni
" [...] Kise si può dire, dunque, sorpresa della visita di Aomine. In cuor suo, pensava che avrebbe atteso il fine settimana per farsi viva – stando a quanto detto al meteo, la neve avrebbe smesso di imperversare, lasciando che il sole sfiorasse con i pali della luce le case e i campi da basket – ma, a quanto pare, la ragazza non teme né il freddo né il gelo. Ha osato presentarsi ai suoi occhi col cappotto slacciato e le mani prive di morbidi guanti per ripararsi dai geloni, sfoderando un sorriso sghembo nel trovare la fidanzata avvolta in un gigantesco maglione e con i capelli in disordine. [...] "
[ Fem!AU | Fem!AoKise ]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Autore: mughetto nella neve
Fandom: Kuroko No Basket
Personaggi: Aomine Daiki (Akemi), Kise Ryota (Mitsuru); [citati] Kuroko Tetsuya (Hotaru)
Coppia: AoKise
Generi: Romantico, Triste
avvertimenti generali: fem!slash, OOC, gender bender, Aomine che tende a farsi pare mentali



Oh, won't you stay with me? 
'Cause you're all I need 
This ain't love, it's clear to see 
But darling, stay with me 


Si parla di una delle peggiori nevicata degli ultimi vent’anni.
Una fitta coltre di nubi si è arenata sul cielo di Tokyo da metà novembre e ancora non ha dato segno di voler cessare di versare il suo morbido contenuto sulla città. La neve non fa distinzioni: il suo manto ha sepolto case e strade, ghiacciato l’acqua dei fiumi e portato la bolletta del gas a livelli così alti che qualcuno ha perfino pensato di dedicarci sopra qualche vignetta umoristica. La capitale si è trasformata in una bianca metropoli avvolta da un silenzio spettrale. Rare sono le macchine che passano per la strada, rigorosamente munite di catene, e ancora di meno le persone che osano attraversare l’uscio di casa per recarsi altrove.
Kise si può dire, dunque, sorpresa della visita di Aomine. In cuor suo, pensava che avrebbe atteso il fine settimana per farsi viva – stando a quanto detto al meteo, la neve avrebbe smesso di imperversare, lasciando che il sole sfiorasse con i pali della luce le case e i campi da basket – ma, a quanto pare, la ragazza non teme né il freddo né il gelo. Ha osato presentarsi ai suoi occhi col cappotto slacciato e le mani prive di morbidi guanti per ripararsi dai geloni, sfoderando un sorriso sghembo nel trovare la fidanzata avvolta in un gigantesco maglione e con i capelli in disordine. Mitsuru, com’era prevedibile, soffre il freddo. Non lo nega. Ma nemmeno lo urla ai quattro i venti, come di solito fa.
Quando era bambina, aveva seguito i fratelli più grandi nel giardino ed aveva finito col rimanere seppellita nel gigantesco igloo che avevano costruito. Sua madre si era preoccupata così tanto da far intervenire persino un medico quando l’avevano ritrovata; così, oltre che avere la febbre per il resto delle vacanze invernale, Kise aveva giurato a se stessa che mai si sarebbe più lasciata andare al freddo senza difese. Aveva preso a soffrirlo terribilmente, rinchiudendosi in casa con una morbida coperta avvolta intorno al corpo e una cioccolata calda fra le mani.
Naturalmente questo Aomine non lo sa ed incomincia subito a sghignazzare toccandole le ciocche in disordine e dire che, in quel momento, non sembra affatto l’altezzosa modella delle riviste. Kise si ritrae leggermente imbarazzata, ma cede presto alle risate e la invita dentro offrendole la mano. L’altra accetta e, togliendosi il cappotto, prende a guardarsi intorno incuriosita. I termosifoni sono al massimo. Potrebbe dire di sentire caldo.
« Aominecchi, prendiamo una cioccolata assieme! » trilla Kise stringendo con forza la mano dell’altra, quasi a volerla riscaldare un poco. L’accompagna in salotto e le indica il piccolo tavolo. Sa che Aomine conosce perfettamente la sua casa ma non riesce a non seguirla in ogni passo che compie nell’abitazione  con un brivido di eccitazione ed imbarazzo; vederla nella sua camera, poi, fa palpitare il suo cuore così velocemente da farle alzare la pressione.
Akemi annuisce vaga e si siede con poca eleganza sul divano.
Il salotto è gigantesco. Le mura sono dipinte di bianco e bizzarri quadri di arte moderna vi sono appesi – una volta Mitsuru ha tentato di spiegarle il significato di simili cerchi e figure, ma ciò l’ha confusa così tanto da convincere l’altra a parlare immediatamente di altro. I divani sono di un rosso acceso, che quasi le ricordano i capelli di Akashi, foderati con una pelle sintetica eppure incredibilmente confortevole. Poco lontano vi è un tavolino di vetro su cui si stagnate tre gigantesche tazze che, un tempo, contenevano cioccolata calda.
« Ehi, Kise. Ma quanta ne prendi al giorno? Qui ce ne sono già tre tazze vuote! » mormorò l’altra indicando le tracce evidenti del suo crimine; l’altra ride dalla cucina ma non accenna a darle una spiegazione. Aomine sbuffa disturbata e prende a guardarle con un certo nervosismo. Ma Kise ne beve sempre così tanta? Non era lei sempre a dieta? Come fa a trangugiarne una simile quantità con la scusa di avere freddo? E dire che con lei fa l’esatto contrario. Lo stomaco le si chiude e prende a torturarsi le mani, osservando la neve cadere dalla finestra con crescente nervosismo. Odia l’inverno. I campi da basket diventano inagibili e, quando osa sfidare il tempo, c’è sempre un passante che la richiama con “ehi signorina. torni a casa. rischia di prendersi qualcosa rimanendo fuori”. Akemi sbuffa, con rinnovato risentimento per quei maledetti individui che proprio non riescono a farsi i propri affari.
Si stanca presto di attendere sul divano e prende a guardarsi attorno alla ricerca di qualcosa da fare. Sa che Kise gli perdonerà un po’ di curiosità – si lamenta sempre che la vede immobile su un letto, quando lei vorrebbe andare in centro in qualche locale o negozio. Si fa strada fra le due poltroncine rosse e prende a guardare l’incredibile biblioteca che si staglia su una delle mura della stanza, dubita che Mitsuru ne abbia alcuni; prende così a leggerne i titoli per poi soffermarsi sulle fotografie appoggiate sugli scaffali. Ce ne sono diverse. Alcune con Kise bambina, altre con i fratelli e il resto della famiglia.
Ma è solo una ad attirare la sua attenzione.
Una foto delle medie.
Sapeva che Kise ne teneva una – perfino lei ne ha, anche se le tiene nascoste nel suo armadio e non accenna a mostrarle. La prende fra le mani e prende a studiarla con attenzione, cercando di capire quando è stata scattata. Nota i lunghi capelli azzurri di Hota che scendono eleganti su una spalla, gli occhi (entrambi rossi) di Akashi e le lunghe trecce verdi di Midorima. Murasakibara , per una volta, non mangia una qualche strana merendina ma ha preso sia lei sia Kise e l’ha portate vicine al resto del gruppo. Non indossano nemmeno la divisa, quindi fa supporre che sia stata scattata durante le vacanze – e, data la leggerezza dei loro vestiti, crede si tratti dell’estate.
Si perde nell’osservazione di quei sorrisi, in particolare su quello di Kuroko. Questi sembra così serena mentre tiene il pallone da basket in mano.
 
Mitsuru Kise è dei gemelli.
Il che vuol dire che è dotata di un’intelligenza rapida e brillante, almeno secondo l’oroscopo di Midorima. Effettivamente, quando è con Aomine, il suo cervello si fa improvvisamente più attivo. I suoi occhi viaggiano da un lato all’altro del suo corpo, il suo livello d’attenzione si alza e perfino le sue osservazioni sembrano vagamente più intelligenti – o almeno questo sostiene Kuroko con voce monocorde mentre l’altra ragazza piagnucola che sta dicendo delle cose veramente cattive.
Da quando la Winter Cup è finita, si è verificato una sorta di cambiamento in Aomine. Questa è diventata più disponibile. Ha ripreso ad aprirsi e il suo cuore si è lentamente sciolto, permettendo alla loro relazione di sbocciare. Kise non sa cosa le abbia fatto Kuroko, ma le è infinitamente grata; anche se, negli ultimi tempi, ha cominciato a nutrire una certa gelosia nel vedere con quanta tenacia Akemi stia cercando di riallacciare i rapporti con lei.
Da quando la loro relazione ha preso piede, Kise ha imparato a temere il silenzio.
Soprattutto da parte di Aomine.
 Si affaccia in salotto, ma non trova nulla se non le tre tazze vuote. Prende a guardarsi intorno insospettita,  portandosi le mani sul petto – quasi a controllare i battiti improvvisamente veloci del suo cuore – e chiama il nome della fidanzata leggermente spaventata.  Non sa dirsi da dove nasca quella profonda dipendenza che sembra legarla esclusivamente ad Aomine; probabilmente dipende dal fatto che è stata lei a farle conoscere il basket o che è stata il suo primo vero amore. Mitsuru proprio non sa spiegarselo – si limita ad accettare quella valanga di sensazioni che la travolge quando Akemi le porge la mano o le dedica un sorriso.
Nel trovare la porta di casa aperta, non esita a precipitarsi fuori.
Non tenta nemmeno di mettersi le scarpe o di coprirsi con qualche giacca che è stata lasciata sull’appendiabiti; lascia che i calzini le si bagnino non appena tocchi la neve e che il freddo tinga di rosso le sue guance rosate, tanto a presa dallo scorgere la figura della fidanzata che oltrepassa silenziosa il vialetto.
« Aominecchi! » grida con voce tremante, facendosi strada nel vialetto innevato per cercare di raggiungerla quanto prima. Il suo umore sembra risollevarsi quando la ragazza ferma la sua corsa e si gira per accertarsi che sia stata proprio lei a chiamarla. Il suo volto è indecifrabile, tanto che Kise esita un po’ prima di prender ancora parola. « Dove stai andando? Sei appena arrivata! »
Akemi sospira e si stringe nel suo cappotto, quasi a volersi nascondere dallo sguardo improvvisamente liquido di Kise.
« Dovremmo finirla qui, Kise » esala con una certa gravità, prendendo a guardare il tappeto di neve appena sotto i suoi piedi. Il silenzio è assoluto per le strade, tanto che gli pare di sentire l’eco della sua voce rimbalzare fra i palazzi. Sente distintamente un sussulto scuotere il corpo di Kise ed ha paura che scoppi a piangere da un momento all’altro, proprio davanti a lei. Sa che non riuscirebbe a resistere e si precipiterebbe da lei, vagheggiando strane scuse; perciò si volta e cerca di non darle troppa confidenza.
« Aominecchi, ma cosa dici? » scuote leggermente la testa Mitsuru, cercando di celare il crescente disagio che sente popolare il suo cuore.
« Non guardarmi così! Non è come pensi! Io non –  » Le parole si spezzano fra le sue labbra secche, ora leggermente tremanti. Akemi respira velocemente, quasi ad aiutarsi a mettere in ordine le idee che ronzano nella sua testa. La neve ha preso a posarsi sulla sua testa e sulle sue spalle, facendole sentire l’ebbrezza del gelo – in cuor suo, spera che Kise non stia prendendo troppo freddo. « Ascolta, io non sono brava con le persone. Non ho tatto. E non le capisco, ha ragione Hota quando me lo dice! Quindi quando starai male, quando ci sarà qualcosa che va, quando avrai bisogno di abbraccio e cose simili … Io potrei non capirti. Potrei lasciarti da sola e farti stare ancora peggio. Quindi, è meglio che finisce qui! »
Kise spalanca leggermente gli occhi, trattenendo il respiro. è strano sentire simili discorsi. Era convinta che Aomine non si rendesse conto della sua scarsa empatia e della poca maestria nelle relazioni sociali, tanto che aveva preso a non farci poi tanto caso quando capitava che le rispondesse male.
« Aominecchi, le pensi davvero queste cose? » riesce a pronunciare facendo correre le sue mani lungo il corpo. Non sa se sentirsi felice di tutta quella improvvisa maturità che l’altra ragazza sta mostrando. I suoi capelli si stanno riempiendo di fiocchi di neve – probabilmente dovrà lavarli di nuovo quando entrerà a casa – ma, al momento, vuole concentrare le sue attenzione su Aomine.
Questa annuisce lentamente e lascia che il capo rimanga abbassato, intento a guardare la neve già depositata.
Una simile visione sembra quasi intenerire l’animo di Kise che, con passi piccoli e veloci, prende ad avvicinarsi. Le sembra di scorgere un felino ferito fra la neve – oserebbe dire una pantera, se volesse ricordare il suo soprannome sul campo di basket. Ed il suo cuore si fa immediatamente caldo. Ha deciso di non arrabbiarsi per una simile confessione e di prendere quell’importante avvertimento come un semplice momento difficile.
È altamente probabile che la sua relazione con Aomine non sarà tutta rosa e fiori, come lo è probabilmente quella di Kuroko o di Murasakibara, tuttavia a lei sta bene così. Se si è innamorata di lei non può certo mettersi a sindacare sulle divergenze caratteriale e il suo lato misogino; sarebbe un controsenso!
« Se è per questo, Aominecchi, sappi che neanche io voglio stare male » sorride lasciando cadere la testa su un lato, riducendo ancora di più la distanza fra le due. Aomine non riesce a capire se le sue guance si siano arrossate per via del freddo o sia realmente così emozionata da renderlo così evidente sul suo volto. « Per questo devi stare con me »
Aomine mostra un’espressione irritata e quasi sembra sbuffare fuoco dal suo naso, quando sta per prendere parola.
« Kise, ti ho detto che – »
« Se non vuoi farmi stare male, resta qui con me » Il viso di Mitsuru si avvicina a quello di Akemi, arrivandole a sfiorare il naso con il proprio. Può guardarla negli occhi senza difficoltà o imbarazzo e non sembra cedere nemmeno quando il volto di Aomine va ad imporporarsi. « Per sempre »
Le prende le mani e gliele stringe un poco. Sono tornate ad essere fredde, ma non dedica a loro nemmeno uno sguardo. Tutte le sue attenzioni, così come ogni cellula del suo corpo, sono rivolte a quello sguardo oltreoceano cos confuso e sofferente che non accenna ad allontanarsi.
La sente vicina. Come mai lo è stata.
Ed è in un simile momento, immerse nel gelo e nel silenzio cittadino, che avverte con chiarezza il suo cuore battere all’unisono con il suo.
 
« Sei calda, Aominecchi »
« Tu invece sei un’idiota oltre che un cubetto di ghiaccio!
Come ti è saltato in mente di uscire senza cappotto?
Vuoi prenderti la febbre come Hota? »

 
 
~Il Mughetto dice~
Questa è la prima AoKise. Ammetto di esserne veramente imbarazzata visto che, mai, avevo sognato di scrivere di loro due. Sono una coppia che mi piace e che rispetto, anche se recentemente li vedo bene anche con altra gente. *coff coff* Kise soprattutto *coff coff*
Comunque sia, come avrete notato, i nomi delle protagoniste differiscono molto dalle loro versioni originali; questo perché, a mio parere, ricavarli da quelli maschili è un po’ come far venir in meno la loro femminilità. Mi sono quindi prefissata il compito di trovare, per loro, il giusto nome.
Nel caso di Kise ho optato per Mitsuru che vuol dire “Che Cresce”, in riferimento al suo continuo evolversi sia dal punto sportivo che emozionale. Per Aomine, Akemi, che sta a significare “Bellezza Scintillante”.
Inoltre, per chi non l’avesse capito, Hotaru (letteralmente “lucciola”) è Kuroko.
Grazie per aver letto.
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