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Autore: Baetris    02/09/2014    1 recensioni
Irene è una ragazza di sedici anni e come tutti i suoi coetanei vive le avventure di tutti i giorni, tra feste e primi amori.
Ma Irene non è come gli altri.
Lei non ha semplicemente sedici anni, lei è l'emblema dell'adolescenza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Uscii di casa con le chiavi della vespa e l'ipod in mano.

Misi "Ride" di Lana Del Rey. 

Mi lasciai cullare dalla sua voce, superai la città e arrivai in campagna, non c'era nessuno.

Solamente io, il cielo e la sua musica.

Mi accesi una sigaretta sdraiandomi al sole, chiusi gli occhi e assaporai con ogni parte del mio corpo la primavera.

Non mi ricordo l'ultima volta in cui presi tempo solamente per me, senza dare conto ad altra gente di cosa facevo, né ai genitori, né ai miei "amici".

Quando il sole si fece troppo caldo per la mia carnagione bianca, mi ritirai ai piedi di un castagno, imponente nel mezzo del campo di papaveri.

Mi appoggiai al tronco dell'albero, fresco e massiccio.

Aprii il libro che mi ero portata dietro: "Factotum" di Charles Bukowski.

Non so cosa mi piaccia di Bukowski, forse lo stile sporco col quale scrive, forse la mancanza di mezze misure.

Mi accesi un'altra sigaretta, la penultima del pacchetto.

Quel giorno riflettei molto riguardo alla mia vita.

Può sembrare stupido detto da una sedicenne, ma alla fine sedici anni sono abbastanza per vivere brutte esperienze.

Magari a trent'anni ripenserò a ciò che sto pensando ora e mi darò della cretina, chi lo sa.

Sto andando incontro alla mia bocciatura, i miei genitori credono che io vada bene a scuola, non si sono mai interessati alla mia vita, basta che non disonorassi il nome.

Beh, ora l'ho fatto.

L'ho fatto quando feci il primo tiro di una Camel, lo feci quando aspirai per la prima volta della marijuana, lo feci quando a 15 anni presi la prima sbronza, lo feci quando baciai a quella festa un ragazzo di 20 anni.

Come figlia faccio schifo, come persona me la cavo.

L'unica persona che mi capiva era Francesca, la mia migliore amica…. ora dovrei dire "ex" migliore amica, ma un migliore amico non dovrebbe mai diventare ex.

Una volta andai a parlare con uno psicologo (era molto più incasinato lui di me, a dirla tutta) che mi definii: "un'adolescente difficile nella fase ribelle" e per quel motivo i miei genitori decisero di mandarmi in una scuola privata stra-cattolica.

Non servii a molto, anzi, non servii a nulla in pratica.

Quella scuola era una prigione, non potevo esprimermi e non potevo dire la mia: un incubo per me.

Durante le ore di religione facevamo molte discussioni, ma in pratica il prete parlava e noi dovevamo soltanto annuire.

Comodo così.

I miei genitori sono molto impegnati quindi non sono mai andati ad un colloquio e non hanno mai visto una mia verifica, per fortuna.

Però, quando chiamerà la segreteria a casa per annunciare la mia bocciatura, sarà un problema, un problema molto grosso.

Mi dispiace deluderli, però non è solo colpa mia: loro non ci sono mai stati e quando c'erano litigavano.

Mio padre ha tradito mia madre, ma lei lo ha "perdonato": vi spiego meglio, non voleva fare la parte della cornuta divorziando, quindi ha fatto finta di niente.

Di questo fatto sappiamo solo io, i miei e la madre di mio padre: nonna Lisa.

Con lei ho un buon rapporto, ora però è malata e quindi passa maggior parte del suo tempo in una clinica oncologica.

Sono già le 4:20, alle 5 ho l'ultima lezione di teatro prima dello spettacolo: è meglio che vada.

  
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