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Autore: misslittlesun95    02/09/2014    34 recensioni
Claudia Petrolini ha trentun anni ed è già madre, moglie, medico, deputata ed ex ministro.
Questo perché dieci anni prima ha trovato la forza e il coraggio di iscriversi al partito Comunista e abbandonare tutta la sua vita, passata in un quartiere degradato e malfamato di Roma, per inseguire i suoi sogni.
Adesso però il suo passato è tornato, a tre settimane dalle elezioni, con le sembianze di un uomo buttatosi dall'alto di un palazzo in costruzione
quell'uomo è Oscar, amico di Claudia per un periodo che parve eterno fino al giorno della sua scelta.
Catapultata d'improvviso nel mondo reale si scopre fragile e, soprattutto, fisicamente debilitata, malata, non più il forte personaggio pubblico da tutti conosciuto ma una semplice donna.
Abbandona la politica e tenta di salvarsi e guarire, di riprendersi pezzi di vita che temeva di aver perso.
Cercando la forza di essere se stessa nelle parole che le disse Oscar durante il loro ultimo incontro: "Ricordati di guardare il tramonto. [...] Te guardalo, sempre, così magari ti ricorderai di me e di questi anni che ti apparterranno fino alla fine della tua vita."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ricordati di guardare il tramonto

Capitolo I

Roma, 2004.

Esiste un momento, nella vita di ogni essere umano, in cui bisogna scegliere.
Ma non una scelta come quella del liceo, dell'università, del matrimonio o dell'avere figli, scelte importanti ma quasi banali e scontate in una società che fa il possibile per omologare tutti gli individui.
No, la scelta che tutti prima o poi fanno è quella che spacca il mondo in due strade; da una parte il proprio passato, dall'altra un futuro troppo diverso per essere la sua naturale conseguenza.
Molti il momento di questa scelta neanche lo vivono ufficialmente, perché quando si scontrano con la possibilità di scambiare il passato per il futuro fanno finta di non vederla, convinti che sia un errore del destino o, se sono più cattolici, una trappola del Diavolo.
Si vanteranno poi per tutta la vita di non esserci caduti, sicuri che il loro percorso si stato l'unico moralmente ed umanamente possibile.
Altri, invece, sono affascinati e spaventato insieme da questa opportunità e provano in ogni modo possibile a far conciliare passato e futuro per la durata di tutta la loro esistenza. Fallisce nell'impresa oltre il novanta percento della popolazione, e il restante dieci non andrà mai a letto felice per due sere consecutive.
In fine c'è chi ha il coraggio di fare questa scelta sapendo che o la va o la spacca, che indietro non si potrà mai tornare e che non esisteranno mai più le mezze misure.
Sono poche le persone così coraggiose da affrontare il futuro o così codarde da volersi scordare completamente del loro passato, ma sono anche le uniche che non avranno mai rimorsi o rimpianti. Perché quando prendi in mano la tua vita, quando decidi per te a costo di andare contro tutti, allora sai che la scelta è giusta a prescindere dal dopo.
Claudia Petrolini aveva ventuno anni appena compiuti quando aveva deciso di fare parte di quest'ultima categoria.
Era estate e Roma assomigliava a una bambina, piena di colori, rumori, luci e cose da scoprire.
O almeno questa era la situazione nel centro, in quelle vie sempre affollate di cittadini romani e turisti.
Nel quartiere di Claudia la storia era diversa. Quando era bambina passava le estati nel cortile che congiungeva il suo palazzo e gli altri dello stesso isolato, un posto ombroso e fresco dove non c'erano pericoli ma solo altri ragazzini con cui passare il tempo.
La maggior parte dei genitori, lì, faceva il possibile perché i loro figli non si muovessero mai da quel cortile.
I piccoli che giovavano in quella zona venivano spesso da situazioni familiari complesse, erano bambini difficili e irrequieti, ed era facile venissero alle mani per questioni da poco, facendo presagire un futuro lontano da un qualsiasi tipo di scalata sociale o miglioramento delle condizioni di vita rispetto a quella delle famiglie di origine.

Certo, c'erano anche ragazzini che malgrado le disagiate condizioni socioeconomiche da cui venivano volevano riscattarsi, magari studiando, ma erano considerabili mosche bianche.
A quattordici anni, nell'estate tra la terza media e la prima superiore, iniziava l'esodo.
Dal cortile al mondo lì fuori, pochi passi che cambiano per sempre le vite di quei ragazzini.

Nascevano, lontano dal cortile, nuovi gruppi, nuove compagnie, e spesso bastava scambiarsi uno o due anni di età, lasciarsi giusto il tempo di qualche stagione, per ritrovarsi in strada troppo diversi da prima, separati per sempre pur continuando a vedersi ogni giorno nelle vie del quartiere o addirittura nell'androne di casa.
Lì di licei non ce ne erano, solo un paio di istituti tecnici e, ovviamente, le scuole elementari e medie che tutti quei ragazzini si erano trovati a frequentare.
Il fratello maggiore di Claudia, Gianluca, aveva passato gli anni delle superiori proprio come tutti i suoi coetanei della zona, studiando in uno di quei due istituti e girando a vuoto nei pomeriggi – forse troppi – in cui non c'era nulla da fare.
Solo dopo la maturità, vedendo la fine poco auspicabile che stavano rischiando i suoi amici, aveva deciso che no, quella vita non gli sarebbe piaciuta.
Si era iscritto ad ingegneria e sognava di fare un lavoro qualsiasi ma appagante.
I due ragazzi erano stati cresciuti dal padre, Oreste Petrolini, dopo che la madre era scappata da quel modo di vivere e da quel quartiere con un facoltoso avvocato quando Gianluca aveva otto anni e Claudia solo quattro.
La bambina era stata iscritta a scuola con un anno di anticipo nella speranza del padre che, stando più vicina al fratello durante gli studi, il rapporto tra i due figli potesse crescere con loro.
Fortunatamente era successo, anche se forse il merito non era stato della scelta del padre, ma per Claudia era stato meglio così.
Il signor Oreste aveva una piccola libreria, una bella sfida in un posto come quello.
Eppure con ciò che portava a casa era riuscito a tirare su i due figli, a farli studiare e a regalare loro una vita dignitosa.
Nell'estate del 1996, a tredici anni, anche Claudia – naturalmente un anno prima rispetto agli altri – aveva superato gli esami di terza media e aveva avuto la libertà di uscire dal cortile.
Ma non ne aveva poi approfittato così tanto, almeno non quanto facevano gli altri ragazzi di solito.
Stupendo, ma neanche troppo, tutti quelli che la conoscevano si era iscritta per l'anno scolastico seguente al liceo classico, malgrado non fosse comodissimo rispetto a casa sua, e così aveva deciso di passare i mesi estivi a riposare e preparasi, anche iniziando a studiare, all'avventura che avrebbe intrapreso dal settembre successivo.
Non erano mancate certo giornate al mare con parenti e amici, ma per il resto della stagione Claudia si era chiusa in casa o nella libreria del padre a preparare se stessa per la quarta ginnasio.

Gli anni delle superiori erano volati in un lampo, portandole via tempo ma regalandole parecchie soddisfazioni.
Ultima tra tutte il voto di maturità, un cento tondo, l'unico del suo anno.

Aveva mancato per un soffio la lode, a causa dei continui sette in educazione fisica, ma era stata felice del suo percorso scolastico.
E lo stesso era valso per suo padre, che nei cinque anni di superiori aveva ammirato gli impegni e gli sforzi della figlia.
Era particolare il loro rapporto, forte come se più che parenti fossero amici.
Non erano certamente mai mancati i litigi e le discussioni tipici della difficile età di Claudia, le incomprensioni classiche che prima o poi tutti i rapporti genitori-figli attraversano, ma le avevano affrontate sempre al meglio, forse perché abituati ad essere soli. Oreste aveva cresciuto senza aiuto la sua bambina e lei non voleva distruggere tutto quello che avevano costruito insieme.

Anche l'estate della maturità, quella che ad esame finito veniva considerata da tutti i ragazzi libera e spensierata, forse perché era vista come l'ultima prima dell'età adulta, Claudia l'aveva passata sui libri, preparando con dedizione il test di ammissione alla facoltà di Medicina.
Fosse stato per lei avrebbe iniziato lo studio per quella maledetta prova di ingresso che a malincuore temeva di non superare già molti mesi prima, durante l'anno scolastico, ma alla fine lo studio per la maturità le aveva prosciugato tutto il tempo e le energie a sua disposizione.

A differenza di cinque anni prima, quando pur passando i mesi estivi sui libri qualche giornata di mare e divertimento se l'era concessa, quella volta non aveva tolto una sola ora allo studio, cercando con tutta se stessa di realizzare il suo sogno.
Aveva deciso di diventare medico tanto tempo prima, da bambina, ma mentre cresceva più volte aveva cambiato idea sulla specializzazione da prendere dopo la laurea; prima pediatria, poi chirurgia, poi alle scuole medie aveva cambiato completamente pensando di curare gli animali e non gli esseri umani diventando veterinaria e ancora, al ginnasio, era stata a lungo indecisa tra cardiologia e ostetricia.
Fino a che, durante le vacanze di Natale del terzo anno di superiori, parlando con un'amica di famiglia uscita da poco da un brutto periodo a causa di un figlio con problemi di salute, non aveva avuto l'ispirazione e deciso a cosa avrebbe dedicato la sua vita da medico.
Neuropsichiatria infantile, sarebbe stata quella la specializzazione che avrebbe cercato di prendere una volta laureata.

Ma con calma, c'era tempo.
Prima si sarebbe dovuta laureare, ovviamente, e prima ancora c'era quel test di ammissione che tanto la spaventava.
E che invece, come tutti tranne lei si aspettavano, aveva superato al meglio.
Il signor Oreste aveva capito subito che mantenere agli studi universitari non uno ma due figli sarebbe stato economicamente pesante ma pazienza, per aiutarli ad avere un futuro degno dei loro sogni avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Gli ottimi voti scolastici avevano inoltre fruttato a Claudia una borsa di studio, e lei avrebbe fatto tutto il possibile per non perdere quel piccolo aiuto.
Verso la fine del primo anno di studi aveva conosciuto Davide, studente di giurisprudenza di due anni più grande che in breve era diventato il centro dei suoi pensieri.

Non era passato molto tempo e la cosa si era dimostrata reciproca, tanto che quell'estate, finalmente libera davvero perché era riuscita a terminare in luglio l'anno accademico, l'aveva passata con lui come fidanzata ufficiale.
Aveva smesso di frequentare i ragazzi del suo quartiere parecchi anni prima, all'inizio delle superiori, e non era stato strano per lei conoscere e fare amicizia con persone che venivano da realtà completamente diverse rispetto alla sua.
Con i compagni di università, ad esempio, era facile che ci fossero differenze sociali anche marcate, ma a vent'anni, se ci si trova bene insieme, non si fa troppo caso a certi argomenti che paiono passati da secoli.
Non ci faceva caso Davide, di famiglia borghese, non ci facevano caso neanche i suoi genitori, che avevano anzi preso subito in simpatia quella ragazza di borgata, e nemmeno il signor Oreste pensava troppo a chi fosse e da dove venisse il ragazzo con cui si frequentava sua figlia, a lui bastava che la giovane fosse amata e rispettata come meritava.
In fine Claudia, dal canto suo, aveva smesso da parecchi anni di pensare alle differenze sociali, e le sarebbe piaciuto poter distruggere le classi economiche e in generale le disparità e le disuguaglianze che secondo il suio modo di vedere le cose stavano alla base di tutti o quasi i problemi del mondo.
Era comunista, Claudia Petrolini.
Senza vergogna, senza la necessità di volerlo nascondere ma anche senza il bisogno di ostentarlo troppo.
Viveva bene in compagnia dei suoi ideali non pensando a ciò che poteva dire la gente ma, piuttosto, pensando a cosa lei e i suoi valori avrebbero potuto fare per gli altri.
Era diventata comunista, o forse sarebbe stato più giusto dire che aveva capito di esserlo, come se fosse stato qualcosa che aveva sempre avuto dentro, a quindici anni, nell'estate tra la quinta ginnasio e la prima liceo.
Era un agosto particolarmente caldo, a Roma, e quell'anno gli affari in libreria non erano andati troppo bene.
Ma Gianluca si era diplomato un mese prima e il padre non aveva voluto togliergli la gioia del viaggio di maturità, anche a costo di rinunciare alle sue ferie e tenere aperto il negozio tutta l'estate.
Claudia non aveva avuto problemi, le bastava fare qualche giornata di mare a Ostia con le sue amiche e per quelle non c'era bisogno che di qualche spicciolo per i biglietti.

Nella città di mare, in realtà, la famiglia Petrolini aveva una casa proprio a pochi metri dalla spiaggia. Era stata acquistata parecchi anni prima dai nonni paterni dei due ragazzi e, dopo che erano venuti a mancare, era passata al signor Oreste.
L'uomo sapeva che se l'avesse venduta avrebbe ricavato abbastanza soldi da poter almeno fingere per qualche mese di vivere una situazione economica normale, ma era troppo legato a quella villetta, troppi ricordi.
Avrebbe fatto una scelta del genere solo in completa assenza di alternative.
E poi, tolto quell'anno, era sempre riuscito a sfruttarla almeno un paio di settimane ogni estate per staccare dalla vita di città e fare un po' di mare insieme ai figli, un'opportunità che diversamente non avrebbero potuto avere.
Quindi pazienza, i sacrifici nella vita toccano a tutti e per quella volta Oreste Petrolini ne avrebbe fatto uno in più.
Tanto, nella maggior parte di quei cocenti giorni estivi, aveva avuto al suo fianco in libreria l'adorata figlia, e in fondo non poteva chiedere di meglio.
Claudia aveva finito presto i compiti delle vacanze estive per essere libera e, come faceva sempre, aveva cercato qualcosa da leggere tra i libri in vendita.
Per caso era finita tra quelli che parlavano di economia e politica e, sempre per caso, le era capitato tra le mani “Il manifesto del partito Comunista” di Karl Marx e Friedrich Engels, il libro capostipite e vangelo dei movimenti di estrema sinistra dell'intero pianeta.
Fino a quel momento la ragazzina e la politica erano stati due mondi totalmente separati, lontani anni luce l'uno dall'altra.
Certo, sapeva un minimo quello che succedeva nel suo paese, era logico, ma per il resto non si era mai interessata troppo alla gestione dello stato democratico e alle varie idee ed opinioni che concorrevano in questa.
Non c'era neanche troppo da fargliene una colpa, ad essere sinceri, lì dove era cresciuta non esistevano sezioni di partito, circoli giovanili o altro che potesse far avvicinare i ragazzi alla politica.
La sera, quando era l'ora dei telegiornali, i televisori del quartiere dove viveva Claudia erano accesi su telenovele o programmi che avevano a che fare con tutto meno che con l'informazione.
Soltanto a casa Petrolini il signor Oreste non perdeva mai un'edizione del notiziario delle venti. Lo seguiva in cucina mentre preparava la cena, più ascoltandolo che dando peso alle immagini, a suo dire sempre troppo cruente.
Finito anche il meteo Oreste Petrolini spegneva l'apparecchio, chiamava i figli a tavola e cenava con loro chiacchierando e facendosi raccontare dai ragazzi la giornata appena trascorsa, come pensava fosse giusto fare in una famiglia normale.
Claudia, che di solito mentre il padre cucinava si trovava a fargli compagnia finendo di ripassare o fare i compiti per il giorno seguente, ogni tanto buttava l'orecchio per ascoltare ciò che il giornalista di turno diceva, e a questo doveva le poche cose che sapeva sulla situazione politica o economica dell'Italia e in generale del mondo.
Per tale motivo lei per prima si era stupita quando aveva capito in quale reparto stesse cercando la sua lettura successiva, ma alla fine aveva deciso di farsi guidare dal destino che l'aveva portata lì e aveva scelto di leggere Marx.
Non era stata una lettura semplice, non era riuscita a divorare quel libro rapidamente come era solita fare con tutti gli altri, anzi, c'erano state parti che aveva dovuto leggere più volte per comprendere totalmente, ma alla fine della lettura la ragazzina aveva provato un piacevole bisogno di continuare a fare ricerche su Marx e sul comunismo in generale.
Niente di più semplice; dal crollo del muro di Berlino erano passati meno di dieci anni e commenti sul comunismo e su tutto il male che aveva fatto in parecchi decenni nell'Est Europa si trovavano continuamente senza bisogno di cercare troppo.
Ma quelle parole – spesso esageratamente di parte – non bastavano a saziare la curiosità di Claudia che, poco per volta, aveva cominciato a cercare le sue risposte da sola, nei libri più moderni e nei classici del comunismo anche Italiano.
Pian piano aveva iniziato a farsi una sua idea politica e storica, capendo che quell'ideologia fosse la sua strada e che era vero, quello che era successo per un lungo periodo in Unione Sovietica poteva considerarsi terribile, ma allo stesso tempo doveva esserci per forza un modo per far combaciare il comunismo e la democrazia.
La storia del Partito Comunista Italiano, scioltosi da pochi anni, in fondo lo confermava.
Qualche mese dopo la prima lettura di Marx, una sera che Gianluca non era in casa, la giovane aveva detto al padre di essere comunista.
Il signor Oreste, che a differenza della maggior parte dei suoi connazionali non aveva mai nutrito particolare odio verso i rossi quanto un generale disappunto verso tutte le idee politiche non aperte al confronto democratico, era rimasto stranito da quella dichiarazione.

Non tanto per l'orientamento politico che la figlia gli aveva detto di avere, quando per l'idea stessa che Claudia fosse già così cresciuta da poter avere idee in quel frangente.
Non si era accorto, come spesso accade ai genitori, di quanto rapidamente la sua bambina stesse diventando una giovane donna, cambiando nel corpo e maturando nei pensieri.
Anche quello politico.
Quella sera avevano parlato a lungo. Il signor Petrolini si era ricordato di averla vista leggere “Il Manifesto” di Marx durante le calde giornate estive in libreria, ma non ci aveva fatto troppo caso e dei libri sul comunismo che la figlia aveva letto successivamente non si era neanche accorto.
Claudia, durante quella chiacchierata, aveva raccontato al padre delle sue opinioni e delle ricerche che continuava a fare.
Lui l'aveva ascoltata con passioni e affetto, capendo i suoi pensieri e scoprendo qualcosa in più sulla sua piccola.
Dopo quella sera nulla era cambiato tra padre e figlia, se non che si conoscevano ancora meglio.

In Claudia, però, erano col tempo mutate molte cose; dopo aver chiarito con se stessa le sue posizioni e avere studiato il possibile a riguardo aveva iniziato a cercare di fare qualcosa di concreto per portare avanti le sue idee.
Così, tanto al liceo quanto poi all'università, aveva partecipato a collettivi e guidato manifestazioni di protesta andate più o meno bene.
A vent'anni aveva seguito un programma Europeo e frequentato sei mesi di università in Spagna, a Madrid.
Avrebbe voluto fare di più, inizialmente, ma poi si era ricreduta pensando a quanto le sarebbero mancati suo padre, Gianluca e Davide.
Soprattutto Davide.
La loro relazione era il meglio che Claudia potesse desiderare, e non avrebbe mai avuto il coraggio di porre fine al loro amore solo per via della lontananza.
Davide aveva scoperto praticamente subito il pensiero politico della sua amata, e non era mai stato un problema.
Benché molto più moderato anche lui era solito definirsi di sinistra, o comunque non gli era mai passato per la testa di votare destra, né tanto meno i centrismi di ispirazione cattolica.
Nell'estate in cui Claudia aveva compiuto ventuno anni avevano deciso di mettere via un po' di soldi e fare un paio di settimane negli Stati Uniti solo loro due.
Prima di atterrare nella Grande Mela, tappa iniziale del loro viaggio, avevano compilato un questionario necessario all'ingresso negli Usa e, tra le altre, avevano dovuto rispondere a una domanda che gli chiedeva se fossero mai stati iscritti al Partito Comunista.
Entrambi avevano ovviamente risposto di no e Davide, per scherzare, aveva anche preso in giro la fidanzata.
Ma a lei quella domanda aveva dato da pensare.
A oltre dieci anni dallo scioglimento del PCI in Italia si stava facendo strada una nuova forza di estrema sinistra che pareva volerne prendere il posto: Il Partito Comunista degli Italiani, in breve PCdI.
Il nome non era poi così diverso da quello originale e il cambiarlo era stata semplice necessità dettata da noiosi fatti di diritti, copyright e cose del genere.
Si trattava di una forza nuova e giovane proprio perché giovani erano i suoi membri.
Certo, c'erano anche quelli che un tempo si sarebbero chiamati grigi burocrati, era naturale ed era proprio da loro che qualche anno prima era partito il progetto, ma per il resto, quando era capitato che il partito riuscisse ad eleggere qualche consigliere comunale, regionale, o, alle ultime elezioni politiche era miracolosamente accaduto, qualche parlamentare, erano sempre stati uomini e donne sotto i cinquant'anni – fatta eccezione per qualche Senatore – e, spesso, sotto i quaranta.
Quando sarebbe tornata dall'America Claudia si sarebbe iscritta a quel partito, ne era certa.
Lo aveva deciso alla fine della vacanza e aveva pensato di comunicarlo a Davide l'ultima sera del loro soggiorno, durante la cena di nuova New York, città da cui sarebbero ripartiti per l'Europa.
Ma non ne aveva avuto il tempo, perché proprio in quella serata, passata in un ristorantino di Little Italy scelto per abituarsi all'idea di tornare a casa, Davide aveva chiesto alla sua amata di passare tutta la vita insieme, di sposarsi presto, il prima possibile.
E Claudia era scoppiata in un pianto pieno di gioia, perché domanda più bella non avrebbero potuto fargliela.
Aveva preso l'aereo il giorno dopo con gli occhi ancora lucidi di felicità, e appena arrivata a casa aveva buttato le braccia intorno al collo del padre e gli aveva comunicato la felice novità.
Il signor Oreste, che aveva visto Gianluca sposarsi un paio di anni prima e da poco sapeva che la moglie del primogenito aspettava un bambino, era stato contentissimo di quella notizia, anche se gli si stringeva il cuore a pensare che entro poco sarebbe rimasto solo nella casa in cui aveva sempre vissuto fin dal 1975, anno del matrimonio con la madre dei ragazzi.
I due giovani avevano deciso di iniziare i preparativi per le nozze in autunno, così da dire il loro sì, ovviamente in modo civile, la primavera successiva.
Ma dopo la gioia immensa della proposta, una volta tornata a Roma, Claudia aveva dovuto dire al padre e al fidanzato di volersi iscrivere al PcdI.
Ed era stata questa la scelta che lei aveva avuto il coraggio di fare e che molti non avrebbero mai fatto.
Oltre a non essere argomento di discussione solito la politica era, nel suo quartiere, considerata come un male, un qualcosa che andava allontanato il più possibile.
Secondo tutti, infatti, gli uomini grigi sempre ben vestiti erano solo maledette sanguisughe alle quali del popolo interessava poco o niente.
E sì che quella zona poteva essere stata scordata dallo Stato prima ancora che da Dio e dagli uomini, ma per la ragazza questo non era di certo un buon motivo per disprezzare la politica in ogni sua sfumatura.

Anzi, secondo lei doveva casomai essere l'esatto contrario; tutta quell'assenza di Stato, tutti quei ragazzini che parevano abbandonati a loro stessi avrebbero dovuto, per Claudia, spronare tutti a fare qualcosa per migliorare la situazione ed evitare che cose simili capitassero ancora.
Ma invece nulla, nessuno si era mai interessato alla cosa.
Forse era successo, in realtà, una o due volte, e quella gente era stata subito vista male e considerata come fosse appestata.
Anche Claudia avrebbe fatto quella fine, lo sapeva. Appena la voce della sua decisione fosse arrivata alle orecchie degli abitanti del quartiere lei sarebbe stata come mai esistita, mai conosciuta.
Probabilmente sarebbe stato anche peggio, perché era comunista e i pochi che in zona votavano lo facevano a destra, ma pazienza.
Qualcuno avrebbe detto che dalla figlia di Oreste Petrolini bisognava aspettarselo, era sempre stata così strana, così diversa dagli altri, chiusa in casa o in libreria a studiare senza quasi mai uscire con gli altri ragazzi.
A lei di cosa avrebbe detto la gente importava poco, anche perché una volta sposata con Davide sarebbe andata a vivere ben lontano da lì, e l'unica cosa che si augurava era che la sua scelta non avesse ripercussioni su suo padre e sull'attività commerciale con cui tirava avanti da praticamente sempre, perché se fosse accaduto qualcosa del genere non se lo sarebbe mai perdonata.
Prima di andare via però doveva fare una cosa, doveva salutare quello che da parecchi anni era considerabile il suo unico amico in quel pezzo di città, Oscar.
Oscar aveva tre anni più di Claudia ma in prima media era stato bocciato due volte.
Lei frequentava la scuola un anno avanti e al terzo tentativo del ragazzino di arrivare in seconda si erano ritrovati nella stessa classe.
Non era stato un male, per quanto la differenza tra una bambina di dieci anni e un preadolescente di tredici fosse forte si erano subito trovati bene insieme e già dopo poche settimane erano diventati amici stretti.
Anche lui era assiduo frequentatore del cortile, ma giocava con tutt'altra gente rispetto a Claudia, motivo per cui lì non si erano mai incontrati.
L'amicizia tra i due era stata positiva per Oscar, perché grazie alla ragazzina era riuscito a superare bene tutti i tre anni di scuola media senza più fermarsi, e alla fine del percorso aveva discusso a lungo con i genitori pregandoli di lasciarlo iscrivere al liceo scientifico, ma non c'era stato verso di convincerli.
Liceo significava università, e loro non avevano né i soldi né la voglia di farlo studiare e diventare dottore in chissà cosa.
La madre di Oscar faceva le pulizie, il padre aveva un banco di frutta e verdura al mercato del rione, lui era il primo di quattro fratelli e gli altri tre erano tutti molto più piccoli.
In casa, quindi, c'era un costante bisogno di soldi e il necessario per fargli frequentare l'università era utopico potessero averlo.
Così il ragazzo si era iscritto all'istituto tecnico di zona per prendere un diploma che gli consentisse di iniziare a lavorare subito per dare una mano ai genitori.
I primi due anni erano stati molto positivi, ma con l'inizio del triennio i suoi voti erano calati parecchio ed era stato bocciato.
A quel punto, tre anni indietro rispetto al dovuto, aveva deciso di lasciare definitivamente gli studi e cercare qualcosa da fare, iniziando con l'aiutare suo padre al mercato.
Per Claudia era stata come una sconfitta personale, perché in quei sei anni aveva fatto il possibile per spronare l'amico ad andare avanti e studiare, cercando anche i modi più assurdi per fargli frequentare un giorno l'università.
Ma le cose erano andate diversamente e pazienza, loro sarebbero rimasti amici comunque, anche se da quel momento si sarebbero sicuramente visti di meno.
Oscar aveva saputo fin da subito dell'interessamento della ragazza per Marx e l'ideologia comunista.
Non ne era stato entusiasta ma neanche troppo contrario, dopo tutto sapeva che Claudia era diversa dagli altri ragazzi del quartiere. E poi, comunque, quando stavano insieme avevano bene altro di cui parlare.
Crescevano troppo in fretta e si vedevano troppo poco per non passar quel tempo a raccontarsi tutta la loro vita, altro che parlare di politica o simili.
Ma quel giorno Claudia doveva assolutamente dirlo, ad Oscar, dirgli che si era iscritta al partito, che aveva deciso di mettersi al servizio dello Stato e dedicare alla politica la sua intera vita.
E sperava che il suo migliore amico fosse contento per lei, lui che era stato il primo che aveva chiamato quando aveva scoperto di essere passata al test di medicina, ancora prima di suo padre.
Si era però tragicamente sbagliata, purtroppo, perché la reazione del ragazzo era stata totalmente opposta.
- Vuoi andare a fare la serva?- Le aveva chiesto. - Vuoi fare quella che distrugge la vita degli altri? Vuoi fare lo stesso lavoro di chi parla parla ma poi non fa nulla, è questo che vuoi fare della tua vita?-
Claudia era rimasta a dir poco sconvolta da quella risposta, ma era una ragazza abbastanza forte ed intelligente da poter rispondere all'amico facendo valere le sue ragioni senza urlargli addosso.
- In realtà io voglio fare l'esatto contrario, Oscar. Io voglio cambiare le cose, o almeno iniziare a fare qualcosa del genere. Te lo ricordi? Ne parlavamo anche insieme quando mi chiedevi perché fossi tanto fissata con Marx e con il comunismo. Adesso ho soltanto deciso di dedicare la mia vita a questo, per quanto possibile, di non lasciare che le mie rimangano solo parole.-
Gli aveva parlato con tutta la sincerità possibile, quella che usava sempre e solo con lui, perché erano migliori amici e si faceva così.
Ma l'altro pareva non volersi muovere di un solo passo dalle sue posizioni.
- È bello, Clà. Sarebbe bello ma non funziona così, e forse lo sai anche meglio di me. Prima che tu cambi il sistema o qualsiasi altra cosa è lui che cambia te. E poi scusa, la laurea che stai prendendo in medicina? Tutti gli sforzi che hai fatto in questi anni e che ancora stai facendo non servono a nulla? Vuoi buttare tutto all'aria?-
Claudia sospirò. - Non voglio buttare all'aria proprio un bel niente, io mi laureerò e realizzerò il mio sogno come medico, ma questo non significa che non possa cercare di fare qualcosa per il mio paese, anzi.-
- È colpa di Davide, vero? Ti ha convinta negli Stati Uniti che il modello di vita americano era sbagliato e tu quindi hai deciso di iscriverti al partito comunista.- Oscar parlava con una sintassi elementare,con frasi degne di un bambino di dieci anni e cercando di ripetere a pappagallo concetti che nella sua mente erano vaghi e confusi.
Ripescava frasi anticomuniste sentite da piccolo, quando ancora c'era la
Guerra Fredda, e le mischiava a quelle sentite più avanti, incapace di scindere le situazioni in cui le aveva udite per il semplice fatto che non aveva la più pallida idea di quali potessero essere i contesti storici, sociali e politici in cui qualcuno aveva detto questa o quell'altra cosa.
E a Claudia tutto quel voto pneumatico che l'amico aveva in testa, quella mancanza totale di interessi, curiosità e ideali di ogni genere, faceva male, perché aveva provato a lungo a convincerlo del fatto che vivere non fossero solo alzarsi e lavorare per guadagnare il necessario ad andare avanti.
Ma evidentemente, non c'era riuscita.
Nonostante tutto però provò a sorridere, perché quando aveva sentito il nome di Davide il suo sguardo, proprio come quello di ogni ragazza innamorata, si era illuminato facendole ricordare che doveva dire ad Oscar un'altra cosa importantissima.
- No, Davide non è neanche comunista, figurati. Ma c'è una cosa che devo dirti a riguardo. Io e Davide ci sposiamo, Oscar. Abbiamo deciso di passare la vita insieme.-
Lo sguardo del giovane si fece strano.
Non aveva nulla contro Davide, lo vedeva felice con Claudia. Soprattutto vedeva felice lei e questo gli bastava, ma non era stupido, sapeva che se si fosse sposata sarebbe andata via, iscritta al partito o meno.
- Sei venuta a dirmi addio, Clà?-
Anche il suo tono di voce si era fatto cupo, triste, completamente diverso da quello che aveva avuto fino a poco prima.
Erano seduti uno di fronte all'altra, sulla loro solita panchina,quella dei loro pomeriggi insieme in quegli anni.
Claudia tentò di prendergli le mani, lo faceva sempre quando i loro discorsi diventavano più tristi, ma Oscar le tirò indietro, quasi a dirle, silenziosamente, che era il caso di allontanarsi perché secondo lui sarebbe stato meglio così.
La ragazza provò a parlargli, allora, a dirgli che non sarebbe andata in quel modo e che il loro rapporto sarebbe stato sempre più forte di ogni sua decisione, ma era stato tutto inutile.
Oscar si era alzato dopo poco e l'aveva guardata con gli occhi pieni di lacrime che mai e poi mai avrebbe pianto.
- È finita, quindi, e non lo negare. Sono felice del fatto che tu sia venuta a dirmelo.-
- Oscar non è così, e lo sai anche tu.- Provò a dirgli un'ultima volta.
- Sta' zitta! Lo sai anche tu cosa? Tu lo sai, Claudia, tu sai che per me non c'è più posto nella tua vita, smettila di mentirti da sola!-
La ragazza avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma non riuscì a farlo.
Tra loro si era formato come un muro invisibile, lo stesso che lei aveva visto per tutti quegli anni tra la sua vita e quella dei suoi coetanei nel quartiere.
Claudia sospirò guardandolo il silenzio, scendendo dolorosamente a patti con l'idea che lui avesse ragione; non ci sarebbe stato più spazio per il loro rapporto nella vita che lei presto avrebbe intrapreso.
Rimasero senza parlare per alcuni minuti che parvero piccole eternità.
Il sole iniziava a calare, la sua intensità si riduceva rapida in quella serata di settembre, così rapida che in poco tempo il ragazzo fu in grado di guardarlo fisso senza avere problemi.
E fu proprio mentre osservava la palla infuocata illuminare Roma di uno splendido arancione come se fosse una canzone di Antonello Venditti che parlò di nuovo.
- Io spero solo che tu sappia a cosa vai in contro, Claudia.- Disse tornando a guardare la ragazza. - Mi auguro che tu possa realizzare qualcosa, anche se la vedo difficile. Mi mancherai, ma non cercarmi. Non apparteniamo più alla stessa vita o allo stesso mondo.

Però una cosa te la chiedo; ricordati di guardare il tramonto. Sempre, anche se diventerai qualcuno di importante, che tanto i palazzi del potere stanno sui colli e da lì si vede bene.
Te guardalo, sempre, così magari ti ricorderai di me e di questi anni che ti apparterranno fino alla fine della tua vita. Buona fortuna, Claudia.-
Oscar si girò, le diede le spalle e iniziò a camminare rapido, svoltando al primo incrocio per tornare verso casa.
La ragazza rimase ferma, impietrita dalle sue parole e dalla freddezza con cui era andata via.
Tentò di chiamarlo urlando ma fu tutto inutile, lui era già lontano, troppo.
In quel momento si rese contro di come, forse, non erano così lontani poi solo da pochi attimi.
E pianse.


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Dopo lunghi ripensamenti ho deciso di postarla
No, non è un racconto politico e la situazione dell'Italia - descritta nel prossimo capitolo - è completamente mutata da quella reale.
Per il resto niente, è una storia triste e felice come sempre accade, e spero di poter rendere al meglio ogni sua parte.
Ringrazio da ora chiunque la leggerà <3

   
 
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