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Autore: AriannaWinchester    03/09/2014    2 recensioni
Questa è la prima fanfiction che ho scritto e vi prego di essere inclementi e darmi consigli a tutto spiano, buona lettura.
Due ragazze identiche
Due ragazzi identici
Due di loro si amano
Due di loro si odiano
Un fantasma che fantasma non è
Una profezia incompleta
E un castello ai confini del mondo.
Versate in una ciotola mescolate 3 volte in senso orario, fate lievitare nella mente, aggiungete un pizzico di sadismo e della sana sorpresa, versate in una teglia imburrata e mettete in forno a 180°. a cottura ultimata sfornate il dolce dal retrogusto amaro chiamato "La Dama Bianca"!
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Dama Bianca
 

Due giovani uscirono dal cinema, in cui erano entrati circa due ore prima, scherzando e ridendo sul film che avevano appena visto.
- Era troppo bella quella parte in cui si dichiaravano il loro amore!
- Sì, lo avrai detto almeno cento volte!
- E com’era bello l’attore che interpretava Matt! Assolutamente favoloso!
- Ma io sono più bello di lui, non è vero?- scherzò Paolo, e Francesca, ridendo, annuì e lo baciò.
Continuarono a passeggiare mano nella mano ignari di quello che sarebbe successo di lì a poco.
- Ehi, guarda lì, mi sembra abbia bisogno di aiuto.- fece Francesca, indicando una bruna ragazza con un abito bianco di foggia antica e, apparentemente immacolato, tranne che per una macchia scura al suo centro che ne rompeva il candore.
Era accasciata per terra, come addormentata, e i ragazzi decisero di andare a vedere se avesse bisogno di qualcosa. Ma, appena si avvicinarono, lei si alzò dalla sua postazione per infilarsi in un vicolo buio e stretto che non avevano mai notato, nonostante fosse sulla strada che portava alle loro case.
- Hai bisogno di aiuto? Fermati, ti serve qualcosa?- chiese Francesca senza ricevere risposta.
- Andiamo Francesca non ci vuole stare a sentire! Forza andiamo!
Solo allora la ragazza si girò mostrando il suo volto che un tempo doveva essere molto bello, ma che ora era sfigurato da un’orribile ferita sulla guancia destra, bagnata dalle lacrime che le rigavano il bel volto.
Solamente ora si accorgevano che aveva delle piccole escoriazioni e lividi anche sulle braccia candide e curate.
L’abito era di seta, ma anch’esso era sporco, sgualcito e strappato probabilmente dalla corsa.
Sconvolti dalla sua visione, dimenticarono i buoni propositi di poco prima per continuare a seguirla, esortati anche da una forza a loro sconosciuta e ancestrale, che li spingeva a proseguire contro ogni ragionevole dubbio intimasse loro di lasciarla andare.
Ma non appena delle perplessità si facevano spazio nelle loro menti, la donna si girava a mostrare la copiosa fuoriuscita del sangue dalla ferita sul suo petto, rimotivandoli a seguirla.
Dopo molte svolte in stradine secondarie di cui non rimembravano l’esistenza e di cui persero il conto, si trovarono di fronte ad un lugubre castello mai notato e che fece accapponare loro la pelle.
Era abbastanza strano che non lo avessero mai visto, perché era un edificio che non passava inosservato e loro conoscevano il paese come il palmo della loro mano; d’altronde era impossibile pensare fosse stato costruito da poco, considerando l’edera che lo avvolgeva come un verde mantello e la fuliggine che ne offuscava l’originaria bellezza.
Avevano per un attimo dimenticato la misteriosa straniera, quando lei riattirò l’attenzione su di se e, accostatasi al pesante portone di quercia, l’aprì sfiorandolo gentilmente.
- Scusami, è questa casa tua?- Fece Paolo beccandosi una gomitata nelle costole da parte di Francesca.
- Che c’è? Ho solamente chiesto se questa era casa sua ! Ma non eri tu quella che voleva aiutarla?
- Sì, certo; ma non è per questo.
- E allora? Forse hai cambiato idea?
- No, certo che no! Anzi dopo di questo anche tu sarai del mio stesso parere!- Fece Francesca indicando in direzione del portone del castello.
- Che cosa è successo? È semplicemente entrata… Oh mio dio! Hai ragione; ha bisogno di aiuto!
Negli occhi di ghiaccio di Paolo si specchiò la scritta appena comparsa sul portone che sembrava, però, vecchia di anni almeno a giudicare dalla vernice rossa.
Appena si avvicinarono ebbero però modo di verificare che non era vernice, ma qualcosa verso cui provavano molto più ribrezzo anche per il significato attribuibile alla scritta.
 
Au secours!
Era sangue!
Paolo e Francesca si precipitarono dentro e, non appena furono all’interno, i mozziconi di candele si accesero come per opera di servitori invisibili e il portone si chiuse con uno scatto che fece sobbalzare i due ragazzi.
Francesca si guardò intorno con i suoi occhi di mare e raccolse i lunghi capelli neri in una coda, e iniziò a curiosare intorno dimentica dello scopo primario per cui erano lì.
Finché la sua attenzione non fu attirata da qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere in un posto del genere: un manichino da sarta di fine seicento con addosso un abito da sposa in foggia francese della stessa epoca.
Lì il tempo sembrava essersi fermato a quel preciso periodo storico, come se qualcuno non volesse che niente fosse toccato o cambiato da com’era in precedenza.
Francesca si avvicinò al manichino al cui collo era appeso un medaglione di foggia diversa da quella dell’abito, ma dall’aria a lei familiare.
Lo prese, lo guardò, lo toccò ma niente! Non ricordava assolutamente dove lo aveva già visto!
- Francesca! Francesca, vieni qua!- la ragazza si riscosse dalla trance in cui era caduta e guardò Paolo che intanto era salito per le scale.
- E tu che ci fai lì sopra? Non siamo a casa nostra!
- Mi sono interessato a cercare di uscire da qui giacché il portone è troppo pesante per uscire da lì! Non capisco come ha potuto quella brunetta spostarlo come niente fosse. E lascia stare quel ciondolo che stai fissando da quando siamo arrivati! Non ne hai uno identico a casa?
- Ecco dove l’avevo già visto!- esclamò Francesca a gran voce. Beccandosi lei ora una gomitata da parte di Paolo.
- Shh! Ed io sarei il maleducato! Chi si è messo a gridare in casa di persone che non conosciamo neanche di nome! Non certo io… - fece Paolo imbronciato guardando di sottecchi la sua fidanzata e non accorgendosi che un paio di profondi occhi blu lo stava osservando non visto.
Francesca intanto aveva smesso di ascoltarlo per concentrarsi sulle scale salite poco prima da Paolo, cercando di immaginare cosa ci fosse alla loro fine.
- Che ne dici di salirle; invece di fissarle quelle scale?- le fece notare Paolo, e Francesca annuì, talmente conquistata da quel posto, da non rispondergli neanche a tono, come avrebbe fatto se fosse stata in sé.
Salì le scale come in un sogno, come assalita da una specie di déjà vu. Aveva la sensazione che nonostante non conoscesse il posto fosse già stata lì… Forse da piccola con i propri genitori quando erano ancora vivi…
Intanto, senza accorgersene, aveva salito quella scalinata ma, differentemente da come immaginava, non si era sentita una principessa, come aveva pensato vedendo “ Via col vento ”, ma piuttosto come se quelle fossero le scale di casa sua e fosse tornata dopo una lunga assenza.
Ecco, era proprio così che si sentiva, a casa. A casa dopo tanto, troppo tempo.
Ma quella non assomigliava neanche lontanamente a casa sua… La sua era una moderna casa luminosa e piena di finestre, mentre quella dove si trovavano non aveva niente di moderno ma soprattutto di luminoso! Dove aveva trovato la somiglianza?! Eppure c’era qualcosa di familiare, non come una somiglianza ma più come un ricordo, un senso di appartenenza che non aveva mai sentito neanche a casa sua o con i propri genitori.
Intanto, mentre Francesca si perdeva nei suoi monologhi mentali, Paolo aveva continuato a esplorare, e aveva trovato qualcosa che non si sarebbe mai neanche sognato di vedere il quel maniero, che sembrava, erroneamente, abbandonato: delle stanze da letto di tutte le epoche e di tutti gli stili, tirate a lucido come se fossero state appena lasciate.
Si passava da quella in tema con il castello, a quella in stile hippy, a quella uguale alla camera dei genitori di Francesca… Era perfettamente uguale… sembrava anche di vederli nelle fotografie sparse qua e là… Ma, non era una sua impressione, c’erano veramente delle foto dei genitori di Francesca e… anche di Francesca da piccola! Ma cosa ci facevano delle foto della sua fidanzata e dei suoi genitori in quel castello che sembrava non essere abitato da secoli? Ma non era esattamente sicuro che non fosse abitato, perché a giudicare da come le camere fossero tirate a lucido, ci doveva essere qualcuno che le puliva.
Fu il suo turno di restare imbambolato, e quello di Francesca di scuoterlo dalla trance, per indicargli una porticina che si trovava nell’unico posto sporco in quel corridoio lindo come non mai.
Ma non era stato solo quel particolare ad attirare la loro attenzione, ma piuttosto il fatto che solo da quella stanza provenivano dei rumori a differenza delle altre.
Si affrettarono così a oltrepassarne la soglia.
Quando entrarono, sentirono subito che quella era una stanza diversa dalle altre, che avevano visto fino ad ora, infatti, nonostante fosse tutto molto sporco e disordinato, era l’unica vera stanza abitata perché si vedeva che le altre erano artefatte, visto che erano troppo pulite per poter essere state utilizzate… in tempi brevi almeno.
Era una stanzetta piccola, col basso soffitto spiovente gremito di ragnatele con, in un angolo, un lettuccio disfatto e una microscopica scrivania ingombra di scartoffie.
Videro poi un armadio con l’anta socchiusa che si muoveva a scatti, come per tremiti di freddo o di paura.
Lo spalancarono e trovarono all’interno un vecchietto raggomitolato in se stesso, che tremava per la paura e li guardava come in un sogno.
Era terrorizzato dalla loro presenza e continuava a blaterare qualcosa riguardo a una sua fidanzata, o qualcosa del genere e non osava guardarli in faccia.
Ma quando Francesca si avvicinò, alzò gli occhi e diede un grido iniziando ad allontanarsi da lei come se avesse appena visto un fantasma . Ma quando lei lo vide e l’abbracciò, si mise a piangere, ma lei lo scosse gridando:
- Zio Eleazar! Che ci fai qui in Italia? Non eri in Francia l’ultima volta che ti sono venuta a trovare?
- Aspetta un attimo!- fece Paolo confuso dalla piega che stavano prendendo i fatti-Tu conosci questo vecchio pazzo?- fece rivolgendosi a Francesca.
- Pazzo, a me? Ma ti sei visto? Non hai neanche notato la somiglianza tra la tua fidanzata e la ragazza che avete seguito! E quando parlo di somiglianza, mi riferisco al fatto che sono pra-ti-ca-men-te UGUALI!
- E tu come lo sai quello che abbiamo fatto, e come siamo arrivati qua? Non ti abbiamo detto niente riguardo a questo!- chiese Francesca insospettita da quella situazione quanto minimo inquietante.
- Ma…veramente…io…- balbettò imbarazzato Eleazar.
- Veramente, niente! Esco da casa per una tranquilla serata al cinema con il mio ragazzo, e mi ritrovo chiusa in un castello con uno zio che non vedo da quando ero piccolissima e che dovrebbe essere in Francia! FRANCIA! Non Italia! E nel caso ti fosse sfuggito noi siamo in Italia, in Sicilia più precisamente! Che è a chilometri di distanza! – sbottò Francesca ai suoi balbettii senza capo né coda.
- Veramente ti stai sbagliando… non siamo in Italia ma in Francia, nel castello de Bordeaux della contessina Amour Entrelesiecle…
- Ma di cosa stai parlando? Noi siamo in Italia nel nostro piccolo paesino di montagna…- chiese Francesca andando nel panico.
- Allora, se siete in un paesino di montagna, perché dalla finestra si vede l’oceano Atlantico? Che ne dite di sedervi e farvi raccontare tutta la storia da qualcuno che l’ha vista con i propri occhi…
 
La storia inizia nel XVII secolo con la venuta alla corte di Parigi di un giovane duca italiano e del suo fratello minore. La Prima Dama di corte, la più bella donna di tutta Parigi, s’innamorò ricambiata da quest’ultimo, ma il loro amore puro era maledetto dalla malsana passione del fratello maggiore. Infatti, anche lui era innamorato della bellissima Amour, ma non essendo ricambiato il suo carattere, inizialmente allegro e amichevole, diventò a poco a poco più chiuso e aggressivo rispetto a prima. E poi, da chiuso e aggressivo, divenne pazzo, tanto da arrivare ad aggredire, in un impulso d’ira, la donna amata proprio il giorno del suo matrimonio. Macchiatosi del suo sangue, nel delirio seguente al fatto delittuoso, si avvelenò. Uccidendosi sperava di espiare il proprio peccato per essersi macchiato di omicidio. Ma, al contrario di quello che pensava, non trovò la pace tanto agognata, ma più che altro un dolore talmente forte che nonostante fosse, inizialmente pentito, poi maledisse Amour dicendole:
 

 
 
 
 
“Quando la progenie dell’odio con quella dell’amore si unirà,
finalmente tu libera sarai,
ma poiché questo mai avverrà
per sempre prigioniera resterai”
 
 
Da allora cerca l’incarnazione del vero amore in qualcuno della sua famiglia e in qualcuno della famiglia del suo assassino, per smettere di essere un fantasma. L’ultima coppia che ha trovato è stata quella della tua famiglia, ma quando ha scoperto che tuo padre non poteva essere appartenente alla famiglia del suo promesso sposo, li mandò di nuovo a casa loro e dalla loro figlioletta. Ma purtroppo una macchina tagliò loro la strada, lasciando loro morti e te orfana. Restasti viva solo per la cintura. Per questo ci sono molte foto tue e della tua famiglia in questa casa. Probabilmente te ne sarai accorta.
 
- Ho capito il legame che c’è tra me e il fantasma, ma tu che ci fai qui?
- Io non sono tuo zio, io sono un tuo lontano nonno, sono il promesso sposo di Amour…
- Come è possibile, se sei chi dici di essere, che tu sia ancora vivo? E come puoi essere mio nonno?
- Sono tuo nonno perché, prima di sposarci io e Amour, abbiamo avuto una figlia che affidai ad un orfanotrofio che si prese cura di lei. Per rispondere alla tua prima domanda, ho preso un elisir che mi ha fatto rimanere giovane più a lungo rispetto alla media e fatto invecchiare più lentamente, ma l’ho finito circa vent’anni fa ed ho iniziato a invecchiare molto velocemente, e così da giovane di trent’anni mi sono trasformato in vecchio con cinquant’anni in più a carico.
- Comunque che cosa dobbiamo fare per salvare la tua fidanzata?
- Dovete solamente attraversare un labirinto, entrare nella cripta che si trova al centro, aprirla con questa chiave e, dopo essere entrati, cercare la sua tomba e mischiare il vostro sangue e farlo cadere su di essa. Solo dopo questo simbolico sacrificio, lei sarà libera di poter trovare la pace. Ed io con lei.
- Va bene. Lo faremo. – disse decisa Francesca, attirandosi addosso lo sguardo sorpreso di Paolo e di Eleazar, che le chiesero se fosse sicura. Ma al contrario di quanto si aspettavano, lei non fu titubante nel rispondere, ma anzi confermò loro che lo avrebbe fatto sicuramente.
- C’è ancora una cosa che dovresti sapere sul tuo legame con mia moglie e su quello del tuo ragazzo con mio fratello… È qualcosa d’inquietante che vi farà rimanere sbalorditi…
- Ma che cosa c’è di più inquietante di così?! - scherzò Francesca – Ho appena scoperto che ho una nonna fantasma e un nonno pressoché immortale!
- Forse è meglio che lo vediate da soli…- detto questo gli chiese di seguirlo.
Quando arrivarono a una porta chiusa, che aveva l’aria di non essere stata aperta da moltissimo tempo, si arrestarono per aprirla.
Quale fu la loro sorpresa quando trovarono una sala da pranzo immensa con appesi alle pareti dei ritratti antichi, probabilmente erano gli antenati di Francesca.
Eleazar li accompagnò in un angolo dove mostrò loro alcuni ritratti, ricostruendo la storia della famiglia…
Poi li portò di fronte ad un quadro coperto da un telo… Lo scostò e… Sia Francesca che Paolo rimasero stupefatti dal fatto di ritrovarsi in quel quadro abbigliati alla moda del XVII secolo.
Rimasero a guardare quei se stessi del passato per un tempo indefinibile, finché non trovarono qualche piccola differenza tra loro e le persone del ritratto, come ad esempio la diversa carnagione o colore degli occhi, infatti, Francesca vide che lei era più scura rispetto quella ragazza, e che Paolo aveva degli occhi più chiari rispetto il ritratto.
Ma a parte queste piccole differenze erano praticamente uguali.
Quando realizzarono che avevano dei sosia in un dipinto, si girarono verso Eleazar per chiedere spiegazioni.
-Ve lo avevo detto che sarebbe stato inquietante…
- Sì, ma per inquietante pensavamo intendessi, che so, qualche particolare macabro nel labirinto, o qualcosa del genere che avrei decisamente preferito a questa specie di sosia nel passato che ho visto! Mi potresti spiegare chi sono questi due ragazzi?
- Certo, con piacere! Lei è mia moglie ed il ragazzo è mio fratello!
- Come? Quel fratello?
- Certo avevo solo lui come fratello!
- E ne parli con tanto affetto?
- Che ci posso fare è mio fratello, e poi era pazzo quando ha ucciso mia moglie!
- Non ho ancora capito che c’entra con il fatto che abbiamo dei sosia nel passato.
- Non sono sosia- chiarì Eleazar – voi siete i Doppelgänger di mia moglie e di mio fratello.
- Che cosa sono i Doppelquellocheè? E perché io lo sono come la mia ragazza?
- I Doppelgänger sono come dei gemelli che nascono nella stessa famiglia ma a distanza di molti anni. E voi lo siete di mia moglie e di mio fratello per una maledizione.
- Quindi abbiamo un Doppelqualcosa l’uno, un fantasma da salvare e una maledizione… C’è qualcosa che ho dimenticato?
- No, non credo. Hai fatto un riassunto impeccabile di tutto quello che vi ho detto.
- Ok basta perderci in chiacchiere- fece Francesca – andiamo a liberare Amour e andiamocene da qui.
Detto questo i due giovani, si avviarono verso la porta accompagnati dall’anziano signore che li seguiva molto velocemente per la sua età.
L’uomo li accompagnò all’ingresso del labirinto raccomandando loro di tenere sempre la mano destra appoggiata alla siepe d’edera.
Francesca e Paolo entrarono e si ritrovarono nel buio più profondo cui non erano preparati. Menomale Paolo aveva portato una piccola torcia elettrica, che li aiutò a fare luce nel buio corridoio d’edera che li ricopriva e nascondeva loro anche la luce del sole nascente.
Ad un certo punto Francesca urtò il piede contro qualcosa che si frantumò all’istante. Paolo puntò la luce contro il rumore e scoprì che per terra era disseminato di ossa umane e Francesca aveva urato contro un cranio. Alla loro scoperta, i due ragazzi fecero un balzo indietro staccandosi dal muro. Ma ricordando l’avvertimento del vecchio si riattaccarono subito all’edera.
Alla fine dopo aver sfondato un altro teschio, trovarono finalmente la cripta.
Aprirono con le chiavi date loro dall’anziano.
Entrarono e iniziarono a cercare la tomba della contessina.
- Questa è troppo vecchia!
- Questa è troppo recente!
- Questa è anonima!
- Questa non è sicuramente sua! È di un certo Marcel!
Passarono in breve in rassegna tutte le tombe e urne presenti, ma inizialmente non trovarono la tomba cercata. Solo dopo ricordarono che essendo morta uccisa non avrebbe potuto essere sepolta con il suo nome, quindi si recarono di nuovo alla tomba anonima.
- Proviamo - disse Francesca, nonostante non fosse più molto decisa.
Così, preso un coltellino svizzero, si tagliarono il palmo della mano e unendoli versarono il sangue sulla tomba.
In quel momento accadde il miracolo. Dal loro sangue uscì una nuvola di vapore che si concretizzò nella ragazza che avevano seguito all’inizio della loro incredibile avventura, che sorrise loro e sparì in un bagliore di luce accecante, non prima di averli teletrasportati ognuno nella propria casa.
I due ragazzi si telefonarono e, dopo aver appurato che non era stato tutto un sogno, andarono a dormire.
Intanto al castello de Bordeaux Amour, non più fantasma, si stava disperando, mentre qualcuno si divertiva come non mai.
Quest’ultimo era Eleazar che nel guardarla le ripeté la vera profezia che nessuno sapeva tranne lui.
 
 
Quando la progenie dell’odio con quella dell’amore si unirà
finalmente tu mia sarai
e  poiché questo prima o poi avverrà
per sempre prigioniera resterai
 
 
- Ora sai la verità! Non hai mai potuto avere una possibilità di redenzione! Hai solamente reso di nuovo me e te umani così da poter stare per sempre insieme.
In quel momento il suo volto si trasfigurò mostrando il suo vero essere.
Era uguale a Paolo, ma i suoi occhi erano molto più freddi e calcolatori rispetto a quelli del suo Doppelgänger.
Finalmente poteva stare con Amour senza che il fratello lo impedisse, senza che la salvasse di nuovo.
Aveva avuto il suo lieto fine.
 
FINE
 
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