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Autore: altan    03/09/2014    2 recensioni
Paul si chiese per l’ennesima volta come accidenti aveva fatto a finire in quella situazione di cui si poteva dire tutto tranne che fosse bella.
Non c’era proprio nulla di bello o divertente nel trovarsi legati ad una sedia di legno – scomoda e scheggiata per giunta- e nell’avere la fotocopia in carne e ossa di Yosemite Sam con tanto di baffoni rossi e cappello da cow boy che ti punta una pistola alla testa. Peccato che il suddetto Yosemite Sam non avesse nulla a che fare con il simpatico pistolero dei Looney Tunes incapace di colpire un elefante ad un palmo dal suo naso, ma fosse uno spietato assassino dalla mira praticamente infallibile.
Rating giallo per il linguaggio
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paul si chiese per l’ennesima  volta come accidenti aveva fatto a finire in quella situazione di cui si poteva dire tutto tranne che fosse bella.
Non c’era proprio nulla di bello o divertente nel trovarsi legati ad una sedia di legno – scomoda e scheggiata per giunta- e nell’avere la fotocopia in carne e ossa di Yosemite Sam con tanto di baffoni rossi e cappello da cow boy che ti punta una pistola alla testa. Peccato che il suddetto Yosemite Sam non avesse nulla a che fare con il simpatico pistolero dei Looney Tunes incapace di colpire un elefante ad un palmo dal suo naso, ma fosse uno spietato assassino dalla mira praticamente infallibile.
È in queste situazioni che il cervello di Paul partorisce quelli che lui stesso definisce pensieri idioti.
Il nonno di Paul, quell’anima pia che ha diviso la sua vita tra la guerra e una bottiglia di Whisky – non necessariamente  di buona qualità- avrebbe definito quella situazione come brutta. Pessima, forse, se si fosse sbilanciato un po’. Poi probabilmente avrebbe iniziato a raccontare una delle sue avventure di giovane soldato e a quel punto la banda di idioti che sta per mandare il nipote all’altro mondo, avrebbe potuto fare solo due cose. La più sensata secondo Paul, e cioè spararsi un colpo in testa. Una morte decisamente più piacevole e – soprattutto- rapida di quella che sarebbe toccata loro ascoltando i racconti di suo nonno. Oppure lasciarlo andare  nella speranza che questi decidesse di chiudere il becco.
Sparare al vecchio soldato non sarebbe servito a molto. Di una cosa sola Paul era assolutamente certo: nemmeno da morto suo nonno sarebbe stato zitto. Probabilmente adesso era all’inferno a far impazzire il diavolo. Ammesso che il poveretto non avesse già dato le dimissioni.
Il padre di Paul invece avrebbe definito la situazione in cui si trovava il figlio problematica. Poi avrebbe iniziato a calcolare  percentuali, probabilità e chissà che altro e avrebbe trovato un modo – Paul ci avrebbe potuto scommettere- per scappare.
Paul invece, che non era un genio matematico, né possedeva la parlantina rintontente di suo nonno, la  definiva come la classica situazione di merda. O – a voler essere più delicati- di cacca, non che poi il concetto cambiasse molto.
Comunque la si volesse definire quella situazione, brutta, pessima, problematica, di me… cacca, restava sempre la stessa, e lui, Paul, si trovava sempre legato ad una sedia scomoda con una pistola puntata alla testa, e presto il suo cervello sarebbe stato sparso per tutto il pavimento di quel vecchio, disgustoso e puzzolente magazzino.
È ironica a volte la vita. Ti prende per il culo dal primo all’ultimo girono e, comunque vadano le cose, non se ne esce mai vivi.
E la vita con Paul, si era divertita davvero un sacco. Dopotutto un modo migliore per farlo andare al creatore doveva pur esserci! Anche da morto avrebbe dato soddisfazione a quell’arpia che – sicuramente Paul era ubriaco quel giorno-  era stata sua moglie per quasi dieci anni. L’ex moglie finalmente avrebbe potuto vedere con i suoi occhi cosa c’era dentro la testa del suo ex marito. Infondo questo era un suo desiderio da molto tempo.
Fin da bambino Paul aveva sempre sognato di diventare investigatore privato. Perché poi sognasse proprio quello e non di diventare astronauta o medico o – perché no- una star del cinema, Paul ancora se lo chiedeva. Forse era colpa di quel telefilm, che sua nonna adorava tanto: Magnum PI. Era bella la vita di Magnum, piena di avventura e di donne – ne trovava una diversa ogni puntata!-  l’unica cosa che Paul sperava sarebbe stata diversa nella sua di vita rispetto a quella del protagonista del telefilm era la villa. Lui desiderava possederne una, non abitare in quella di un altro.
La realtà, però, come spesso succede, era molto diversa dai sogni. E ben presto Paul se n’era reso conto.
A quasi cinquant’anni, si trovava con un matrimonio fallito alle spalle, una ex moglie che era peggio di una sanguisuga quando si trattava di chiedere soldi – che lui non aveva e di cui lei non aveva alcun bisogno- due figli con cui a stento parlava e che, per usare un eufemismo bell’e buono, non lo sopportavano e una pistola puntata alla testa. Certo fino a poche ore prima aveva posseduto anche un’auto. Un Impala del ’67*. Nera. In perfette condizioni. Era il suo orgoglio, la sua passione, l’unica cosa che quell’arpia della sua ex non era riuscita a sottrargli col divorzio. E ora, quei bastardi gliel’avevano ridotta a un cumulo di vecchie ferraglie.
Ecco per quello il buono e pacifico Paul se l’era presa davvero molto. Nessuno – e con nessuno Paul intendeva proprio nessuno: presidente e divinità comprese- poteva permettersi di distruggere la sua adorata macchina e sperare di passarla liscia. Sarebbe tornato dall’altro mondo pur di farla pagare a quel tizio che nel giro di pochi minuti gli avrebbe aperto una presa d’aria non richiesta al centro della fronte. E dire che per i quasi trent’anni che possedeva la “Paul’s investigation” la cosa più pericolosa che gli era capitata era stato cercare il gatto di una vecchia signora. Tre ore impiegò Paul per trovare il gatto fuggiasco. Se ci ripensa ancora gli viene da ridere – per non piangere- . Quando il gatto ha visto arrivare il povero investigatore si è dato alla fuga, fuga che si era conclusa con la caduta del suddetto gatto in un fiume da cui poi Paul era stato costretto a recuperarlo. L’animale che non era stato particolarmente felice del bagno fuori programma e che riteneva Paul responsabile dell’accaduto decise bene di vendicarsi.
Dopo quell’esperienza Paul imparò due regole fondamentali per la sua sopravvivenza:
1) I gatti sono animali estremamente permalosi e pericolosi quando si arrabbiano.
2) Mai fidarsi delle vecchiette: si lamentano per ogni cosa e pagano una miseria.
Lui con il compenso ricevuto per aver recuperato quel gatto psicopatico è riuscito a mala pena a pagarsi le spese ospedaliere…
Ora a quasi cinquant’anni si trova a dover affrontare una banda di svitati dal grilletto facile!
Decisamente qualcuno si sta divertendo alle sue spalle. E dire che per un glorioso attimo Paul aveva pensato che quella specie di piano organizzato in tutta fretta con quell’idiota che aveva deciso di seguirlo improvvisandosi investigatore per un giorno- per poi darsela a gambe al primo segno di pericolo- avrebbe funzionato. La sua speranza era morta quando un tizio tutto muscoli e niente cervello l’aveva catturato e poi legato alla famosa sedia scomoda e piena di schegge.
Certo quello era solo il piano A. In fin dei conti due persone sono un po’ poche per poterne catturare cinque, ma comunque…
Il problema era che nemmeno il piano B stava funzionando alla grande…
«Allora dimmi dove hai nascosto il diamante e ti prometto che ti lascerò andare» disse il capo banda sventolando la pistola sotto al naso di Paul.
«Te lo ripeto ancora Yosemite Sam…» iniziò Paul per poi bloccarsi alla vista della faccia stranita dell’uomo che lo teneva sotto tiro. «Yosemite Sam, il pistolero dei Looney Tunes. Mai visto? No? Che infanzia triste devi avere avuto!»
«Avevo altro da fare che guardare stupidi cartoni alla televisione» si difese l’altro contrariato.
«Immagino che per mettere su una banda come questa serva impegno e un bel po’ di tempo. Idioti tutto muscoli come questi non devono essere facili da trovare» replicò Paul mettendo insieme tutto il sarcasmo di cui disponeva. Essere ammazzato da dei tizi che a stento distinguevano la destra dalla sinistra bruciava un po’ – parecchio- il suo orgoglio.
«Tu parli troppo per i miei gusti, lo sai?»
«La mia ex moglie non sarebbe d’accordo. A quanto pare non comunicavamo abbastanza o qualcosa del genere» rispose l’investigatore alzando le spalle per quanto gli fu possibile.
Paul era sempre stato convinto – e nessuno gli avrebbe mai fatto cambiare idea- che la vera ragione per cui sua moglie lo aveva lasciato fosse un'altra. E aveva anche il fondato sospetto che quel motivo avesse poco a che fare con la comunicazione e tutto con un venticinquenne palestrato possessore di una Jaguar nera** che per qualche motivo assolutamente sconosciuto andava a casa loro tutti i mercoledì pomeriggio dalle tre alle cinque. Stranamente quel giorno a quell’ora la casa era sempre libera… Che poi chissà come – lui non ne sapeva niente eh- alla Jaguar nera fosse capitato un piccolo incidente che aveva provocato la rottura di tutti i vetri dell’auto, il foramento di tutte le ruote e qualche ammaccatura piuttosto profonda alla carrozzeria, e che  la storia tra quei due – la sua ex moglie e il palestrato- non fosse durata a lungo erano un altro paio di maniche. Lei aveva deciso di averne abbastanza di un marito che si guadagnava da vivere recuperando gatti pazzi dai fiumi. E dire che quando si erano conosciuti era stato proprio questo ad affascinarla in lui. Nel giro di pochi mesi aveva chiesto e ottenuto il divorzio.
Da quel momento c’erano una trentacinquenne divorziata, madre di due figli di dieci e dodici anni in più sulla piazza e un uomo praticamente sul lastrico che per risparmiare aveva trasformato la sua agenzia nella sua nuova abitazione.
Paul avrebbe aggiunto volentieri qualche altro aggettivo per definire sua moglie come sanguisuga, befana, tro… vabbè la lista è molto lunga e il senso si capisce lo stesso, fatto sta che la comunicazione non era il principale dei loro problemi.
«Allora Roberts, il diamante che fine ha fatto?» domandò ancora Yosemite Sam.
«Non lo so» rispose Paul e la cosa strana era che non stava nemmeno mentendo. Non sapeva davvero dove fosse il diamante. Anche se aveva un’idea piuttosto precisa in proposito… stranamente il suo compare per un giorno era sparito proprio dopo che avevano trovato il diamante chissà come mai…
«Allora penso che ti ucciderò»
«Ma non dovei lasciarmi andare?» domandò Paul che adesso cominciava a sentire una certa ansia. Insomma doveva ancora vedere la fine del campionato di Baseball, che cavolo! Non poteva morire proprio ora!
«In effetti si» ammise il tipo lisciandosi uno dei lunghi baffi rossi. «Ma ho cambiato idea»
«Eh mi pareva» sbuffò Paul.
Ok era arrivata la fine dei giochi. Game over per lui. Presto sarebbe morto.
Oh il suo amico piedipiatti gliel’avrebbe pagata cara. Sarebbe diventato il suo spiritello dispettoso! Al diavolo lui e il suo “non preoccuparti, tienili impegnati che noi arriviamo in fretta”. Se questa lui la definiva fretta…. E Paul si era fidato.
Di un poliziotto.
Anche i sassi sanno che non ci si può fidare della puntualità di un poliziotto!
“Il nonno si starà rivoltando nella tomba” pensò Paul. Quand’era ancora in vita suo nonno quell’anima pia, era solito dire tra una bestemmia e un rutto – dopo che i poliziotti lo avevano riportato a casa semisvenuto per via dell’alcol- che i piedipiatti  quei “cani maledetti” e bla bla bla – per quanto si sforzasse Paul non riusciva proprio a farsi venire in mente quali altri epiteti usasse – erano le uniche persone al mondo in grado di arrivare tardi al loro funerale. E Paul doveva dargli ragione.
Anche con tutte le strade bloccate ci si impiegano al massimo venti  minuti di macchina per andare dalla centrale al magazzino in cui si trovava lui in questo momento! E ne erano passati quaranta di minuti da quando l’investigatore privato aveva chiesto aiuto alla polizia.
«Qualche ultima parola Roberts? Non che a qualcuno interessi se hai qualcosa da dire»
«Si. Fammi sapere se nella prigione della contea fanno vedere i cartoni animati. E spediscimi una cartolina per Natale» disse Paul con un sorriso a trentadue denti guardando un punto dietro a Yosemite Sam. «Certo che voi poliziotti guidate più lenti di una nonnetta novantenne che ha forato!» brontolò rivolto all’oscurità.
«Sta zitto Paul e ringrazia che siamo venuti a salvare quel tuo inutile culo!» rispose burbero un poliziotto uscendo dall’ombra e puntando una pistola contro il capobanda.
«Decisamente qualcuno si diverte a vedermi nei guai. Altrimenti avrebbe fatto arrivare quell’idiota di uno sbitto due secondi più tardi e tanti saluti a me» si disse Paul mentre veniva slegato dalla scomoda sedia scheggiata su cui era stato costretto a sedere da un poliziotto che lo guardava ad occhi sbarrati. Probabilmente pensava che fosse pazzo, ma a Paul non importava: da anni aveva rinunciato a sembrare una persona normale. Se lo fosse stato – normale- avrebbe di sicuro cambiato lavoro. Solo un pazzo recupera i gatti delle vecchiette e si diverte pure nel farlo.
                                                        
                                                                       - FINE-
 
* Riferimento a Supernatural <3
** Riferimento a Maledetto Americano di Melian_Belt. Se non l’avete letto fatelo subito.  La sua storia è                                                               
     StupendaJ
 
Ok premetto che non voglio offendere nessuno e che se per qualche motivo l’ho fatto chiedo scusa.
Poi… io amo i cartoni. E Yosemite Sam è sempre stato uno dei miei preferiti insieme a Willy il coyote. Mi hanno sempre fatta ridereJ Detto questo è la prima volta che pubblico qualcosa nella sezione delle originali quindi abbiate pietà e lanciatemi solo i pomodori marci, le uova tenetele per la prossima volta ;-) volevo scrivere qualcosa di comico – o quanto meno divertente- ma non so se ci sono riuscita… in ogni caso se vi ho strappato solo un sorriso sono più che feliceJ e sarei ancora più contenta se mi diceste cosa ne pensate. Accetto qualunque cosa.
 
 
   
 
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