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Autore: takecarenow    03/09/2014    3 recensioni
"Quindi..questo è un addio?" aveva chiesto. Cristina non era tipo da addii strappalacrime e abbracci interminabili e Owen ne era consapevole, ma in quel momento tutto ciò di cui aveva bisogno era stringerla a sé, sentire i loro corpi vicini ancora e ancora e ancora.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristina Yang, Meredith Grey, Owen Hunt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Un forte odore di vernice gli pervase le narici entrando in quella casa, dalla finestra filtrava un po' di luce e intorno era tutto vuoto: la stavano ristrutturando. Probabilmente agli altri non piaceva l'idea di vivere in una vecchia caserma dei pompieri, lui invece ne era affascinato. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, poteva ancora sentire il suo odore, la sua voce rimbombare tra le mura, le loro risate mentre di fretta salivano le scale con i vestiti già sparsi per casa. Altre volte in quegli anni era andato lì, ma non aveva mai neanche provato ad aprire la porta, se ne stava fermo a fissarla, era un modo per sentirsi vicino a lei. Aveva amato quella casa dal primo momento in cui vi aveva messo piede, aveva amato la donna che aveva abitato quella casa con lui, si erano costruiti una vita insieme, cose belle e brutte erano accadute lì. Per questo lui se ne stava fermo a guardarla, per non lasciarla andare, per tenerla legata a sé. In quel particolare giorno però decise di aprire quella porta, e fu travolto dai ricordi. Erano passati cinque anni e non c'era stato momento in cui non aveva pensato a lei, non un istante in cui la sua voce non l'aveva cercato, nemmeno un secondo in cui il ricordo di ciò che erano stati insieme non l'aveva tormentato. Si sedette con lo sguardo perso nel vuoto e la immaginò, era come averla lì con lui, poteva percepire la felicità e la tristezza che avevano provato in quelle mura, tutto l'amore, la passione, le cose non dette, i rancori, le delusioni. Dopo il divorzio non vi erano più tornati, ma per lui quella era sempre stata casa loro e per questo ogni anno, in quella data, lui passava di lì e ricordava. Ricordava anche cose successe altrove, in ospedale, al bar, per strada e, inevitabilmente, pensava a quel giorno.


Lo aveva svegliato la televisione quella mattina. Avevano passato la notte insieme, lui e Cristina, l'ultima notte. Per la prima volta dopo tanti anni, tanti tira e molla e quell'amore passionale che era sempre stato il loro, sentiva che quella era la fine. Avrebbe continuato ad amarla, era l'amore della sua vita, dopotutto, l'unica che fosse mai stata capace di fargli perdere la testa e il controllo. Volevano cose diverse, Owen e Cristina, e questo non gli aveva mai permesso di stare insieme come desideravano, quello stesso amore li avrebbe consumati, prima o poi.
"Perché è accesa?" le aveva chiesto in riferimento alla tv. 
Stava controllando le previsioni, quel giorno aveva un volo da prendere e Owen lo sapeva bene, purtroppo. Non poteva più posticipare Zurigo.
"Quindi..questo è un addio?" aveva chiesto. Cristina non era tipo da addii strappalacrime e abbracci interminabili e Owen ne era consapevole, ma in quel momento tutto ciò di cui aveva bisogno era stringerla a sé, sentire i loro corpi vicini ancora e ancora e ancora.
"Ieri notte non è stato abbastanza?"
"No" l'avevano presa sul ridere, loro erano così.
Si erano baciati, in quella roulotte un po' troppo stretta. Non sapevano che quello sarebbe stato l'ultimo bacio. Avevano deciso di darsi il grande addio in ospedale, quando Cristina sarebbe andata a controllare uno dei pazienti, due persone che si amano in quel modo
hanno bisogno di tempo per dirsi addio. 
"Oh merda! Merda! Il mio telefono è morto..e mi serve la presa Europea!"
"Cristina!"
"Oh no, ora mi tocca andare al centro commerciale.A dopo."

Mentre era in ospedale la Kepner lo aveva fermato.
"Capo, posso parlarle?"
"Lo stai già facendo."
"In privato."
"Kepner, parla e basta."
"Sono incinta. Lo so che è presto e senza preavviso ma-"
"Sono felice per te, congratulazioni." le aveva detto prima che la sua attenzione fosse catturata dal notiziario che annunciava un'esplosione avvenuta al centro commerciale, si pensava ad un atto terroristico. Aveva ordinato di liberare i letti e di tenersi pronti per tutti i feriti che sarebbero arrivati, poi si era reso conto. Gli era tornata in mente la frase che Cristina gli aveva detto quella mattina, "mi tocca andare al centro commerciale", e il cuore aveva iniziato a battergli forte. Non poteva essere, non doveva essere. Le ambulanze avevano iniziato a portare feriti e persone in fin di vita, molte erano state trovate già morte e ognuno in ospedale stava facendo del suo meglio per risolvere la situazione. Quando finalmente era arrivata la notizia che l'esplosione non era stata un attacco terroristico, tutti si erano sentiti sollevati, pazienti, dottori, tutti tranne Owen. Aveva girato tutto l'ospedale chiedendo di lei, aveva provato a telefonarle una, due, tre volte, poi si era rassegnato ed era tornato a dirigere l'ospedale. Almeno finché non ricevette una telefonata, la conferma a tutte le sue paure. Gli avevano detto di aver trovato il corpo di una donna asiatica di più o meno trent'anni, dai documenti risultava che fosse Cristina Yang e il suo era il numero da chiamare in caso di emergenza. Gli era caduto il mondo addosso, aveva sentito il cuore rompersi in mille pezzi e le gambe cedergli, non poteva crederci. Aveva pensato che fosse solo uno scherzo, che ci fosse stato un errore, ma poi gli avevano mostrato il corpo e allora non ce l'aveva fatta, si era seduto con lo sguardo perso e gli occhi pieni di lacrime. La sua Cristina, la sua roccia, l'amore della sua vita. Aveva chiesto di restare solo con lei per un momento, aveva bisogno di tempo per realizzare ciò che era appena successo, si era avvicinato al corpo e gliel'aveva detto: "Ti amerò per sempre, sei l'amore della mia vita, non amerò mai un'altra donna". Gliel'aveva sussurrato più volte e poi l'aveva baciata, aveva ricordato il loro primo incontro e come l'aveva sollevata da terra stringendola tra le braccia, si era innamorato di lei già in quel momento; aveva ricordato la prima volta che l'aveva portata nella stanza dell'impianto di ventilazione, la stessa stanza dove gli aveva detto per la prima volta che lo amava, aveva ricordato la sua risata, il suo sorriso, la sua determinazione, il modo in cui gli era stata vicino mentre cercava di superare il trauma post-guerra, il loro matrimonio e anche il divorzio, le notti passate insieme e tutto l'amore che si erano donati a vicenda. 
Cristina se n'era andata, per sempre.



In quegli anni aveva avuto altre storie, ma mai nulla di serio, nulla che fosse durato più di un mese o due. La verità era che nessuna riusciva a capirlo come faceva Cristina, con lei aveva imparato a conoscere una parte di sé che aveva sempre avuto troppa paura di scoprire. Ma Cristina gli dava forza, era riuscita in poco tempo a distruggere i demoni che lo tormentavano e aveva colmato quel vuoto che sentiva dentro di sé, si erano migliorati a vicenda, si erano salvati, e ora sembrava che ogni progresso fatto con lei fosse sparito.
Nel pomeriggio andò sulla sua tomba, lasciò un mazzo di fiori e stette lì per un po'. Non ci andava spesso, non gli piaceva quel posto, ma quando lo faceva le parlava un po' di lui, della sua vita e dell'ospedale, le parlava degli interventi di cardiochirurgia, dei casi più straordinari, sapeva che a lei avrebbe fatto piacere. Anche Meredith era lì, quel pomeriggio. Per lei quegli anni erano stati difficili, aveva perso la sua persona così come lui aveva perso l'amore della sua vita e nei primi tempi avevano cercato di farsi forza a vicenda. Owen sapeva quanto Meredith fosse importante per Cristina e sapeva che lei non avrebbe voluto vederla star male, per cui avevano condiviso il loro dolore e in qualche modo erano andati avanti. Si sedettero e iniziarono a parlare di lei, la ricordarono con il sorriso, si raccontarono tanti aneddoti che la riguardavano, ridendo tra le lacrime.
"Sai, quell'ultima sera che abbiamo passato insieme al bar, il nostro grande addio..lei mi ha chiesto di fare una cosa" disse Meredith ad un tratto, interrompendo le risate. "Mi ha chiesto di tenerti d'occhio e di non lasciare che diventassi cupo e triste."
Owen rise, e poi pianse. "E' incredibile come anche non essendo qui riesca a farmi provare le stesse identiche cose." il dolore che provava in quel momento era così acuto che avrebbe potuto percepirlo chiunque. 
"Una volta mi ha detto che avevo preso un pezzo di lei, aveva ragione. Porto un pezzo di lei in me e questo mi permette di andare avanti."
   
 
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