Libri > Cronache del mondo emerso
Ricorda la storia  |      
Autore: I m a witch    04/09/2014    5 recensioni
“Il tempo fa all'amore quello che il vento fa al fuoco:
spegne il piccolo, scatena il grande.”

Dubhe non sapeva se quello fosse o no amore.
C’era stato Sarnek, c’era stato Lonerin; nessuno, però, era come Learco.
**Seconda classificata al multifandom contest "Coppie su coppie" indetto da Eireen_23 sul forum di EFP**
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dubhe, Learco
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~Fuoco~
 
 
 
 “Il tempo fa all'amore quello che il vento fa al fuoco:
spegne il piccolo, scatena il grande.”
 
 
Correva furtiva tra i corridoi del palazzo, nascondendosi dietro le imponenti colonne ogniqualvolta avvertiva un rumore sospetto.
Ombra tra le ombre, illuminata solamente dalla luce lunare che filtrava dalle ampie finestre, scivolava attraverso porte e sale, diretta verso l’unico angolo di quel posto maledetto in cui, lo sapeva bene, avrebbe trovato pace e disperazione al tempo stesso.
Il luogo in cui si trovava lui, ad aspettarla, tutte le notti da una settimana a quella parte.
Il cuore prese a battere ferocemente e non certo per la paura di essere scoperta: era ansiosa e impaziente di vederlo, di carezzarlo, di stringerlo a sé. Era impaziente di ubriacarsi di lui, ancora una volta.
“L’ultima volta!”, si disse.
La sua coscienza rise, sorniona.
Lo prometti tutte le volte.
Scacciando quei pensieri dalla sua mente, si intrufolò dietro una pesante porta in legno finemente decorata, nei piani alti del palazzo. Si erano dati appuntamento lì, in una delle aree abbandonate.
Si diceva che antichi spiriti si aggirassero tra quelle mura, ma poco le importava. I demoni, lei, li aveva dentro, e nel vero senso della parola. Per di più quelle voci infondate sarebbero state un ottimo deterrente per qualsiasi curioso che si trovasse a vagare da quelle parti, proteggendoli da occhi indiscreti.
Entrò con cautela e lo trovò seduto su un polveroso letto a baldacchino.
Le dava la schiena, coperta da una sottile casacca di bianco cotone che lasciava intravedere la sua elegante figura, ma era certa che l’avesse avvertita.
«Sei in ritardo» disse, infatti.
Si girò verso di lei, rivolgendole uno dei suoi dolci sorrisi.
Dubhe spostò il peso da un piede all’altro, fissando lo sguardo su un indefinito punto oltre la finestra della stanza, vedendo e non vedendo uno dei cortili interni. Non era ancora abituata a quelle sensazioni, al sentirsi a disagio davanti a qualcuno, ad arrossire per un suo sorriso. Si sentiva stupida e debole e il suo orgoglio non le avrebbe mai permesso di mostrarsi in quel modo ad una persona qualunque. Il punto, però, era proprio questo: lui non era affatto una persona qualunque.
«Scusa, ma stanotte la guardia era più vigile. Non che sia un problema, per me, ad ogni modo»
Si sedette accanto a lui, sprofondando nel morbido materasso. Le cinse le spalle con un braccio, baciandola su una tempia. Le venne istintivo scostarsi leggermente, ma lui non sembrò offendersi, almeno non apparentemente: aveva imparato a conoscerla, in quei mesi, e sapeva quanto non fosse incline alle manifestazioni d’affetto.
«Non è mai un problema, per te» sorrise lui, accarezzandole i capelli.
Se fosse stato un altro a dire quelle parole probabilmente si sarebbe offesa, pensando che fossero di scherno. Di lui, però, non poteva dubitare.
Quel pensiero la spaventò.
Come poteva fidarsi così tanto di quel ragazzo, del figlio di colui che l’aveva maledetta con quella Bestia?
Era innaturale, era pericoloso, era…
«Mi sei mancata»
Fu solo un sussurro, ma lo sentì come se l’avesse gridato al mondo.
Il suo cuore perse un battito e lei, per un attimo, si abbandonò a quelle sensazioni dolci e del tutto nuove.
Senza nemmeno accorgersene si appoggiò alla spalla di lui, cingendogli la vita con le braccia.
Sentì la sua testa che si appoggiava sulla sua, per poi depositarvi un bacio.
Si chiese se fosse quello, l’amore.
Lei non poteva dirlo con certezza. In tutta la sua vita, sentiva di aver provato in tutta la loro complessità solamente sentimenti come l’odio o la vendetta.
Ma l’amore…
C’era stato il Maestro. Sarnek, il primo uomo che aveva considerato tale. C’era stato un tempo in cui aveva creduto di amarlo.
C’era stato Lonerin, la sua determinazione, la sua dolcezza. La sua pietà, ciò che più odiava.
Erano dei fuochi, nella sua mente, dei piccolie e deboli fuochi a confronto di ciò che provava in quel momento.
Learco era… diverso. Diverso da Sarnek, da Lonerin o da chiunque avesse incontrato.
Aveva le sue stesse ferite sul corpo e sull’anima, eppure le appariva come un faro in quella crudele guerra.
Lo sentì cercare le sue labbra e lei non poté far altro che assecondare quella tacita richiesta, sollevando il viso e incontrando lui, la sua bocca morbida e calda.
Lo baciò con necessità, mentre quelle nuove sensazioni continuavano ad assalirla a ondate, spingendola a stringerlo sempre più forte a sé, quasi temesse che si potesse volatilizzare da un momento all’altro.
Learco la fece distendere sul letto, accarezzandola e liberandola dai suoi abiti, godendo della vista del suo corpo.
Dubhe si sorprese ancora nel constatare che non c’era alcuna vergogna nei loro gesti. La complicità che si era creata quasi la impauriva, eppure un sorriso nacque dalle sue labbra nell’osservarlo, anche lui nella sua nudità, mentre si calava su di lei e tornava a impossessarsi delle sue labbra, dei suoi seni e della sua intimità.
Era sua, così come lo era lui.
Erano schiavi di quella che non era una passione fugace: lo avevano compreso da tempo e, proprio per questo, vivevano quei loro incontri con la deferenza riservata a qualcosa di unico e sacro.
Quel fuoco ardeva, sotto la loro carne, bruciava nell’animo. Dava loro una rinascita, una speranza.
In quel momento erano vivi, insieme.
«Io… credo di amarti»
Una lacrima sfuggì insieme a quelle parole, una sola.
Lo vide fermarsi, guardarla con stupore che divenne gioia, che divenne amore.
«Anche io. Non mi sono mai sentito così»
Le accarezzo una guancia, raccogliendo quella perla che era scivolata sempre di più, fin quasi ad insinuarsi fra i suoi capelli.
Dubhe lo baciò, sorridendo, per la prima volta non ebbe paura e la sua mente fu libera dai demoni del passato.
Un vento aveva preso a soffiare su quel fuoco, non per estinguerlo, ma per ravvivarlo, renderlo più forte.
Forte come loro.

 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Cronache del mondo emerso / Vai alla pagina dell'autore: I m a witch