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Autore: Diamont Duchess    05/09/2014    5 recensioni
" [...] L'unica donna che in otto anni sia venuta da me, l'unica donna che non abbia mai avuto paura del mio passato e dei miei denti, l'unica che sia mostrata gentile e disponibile con quello che chiamano " Il Cannibale di Baltimora".
Una donna rara, un diamante allo stato grezzo."
I pensieri di un Cannibale, di un Mostro .
Ricordi che lenti sfumano e che porterebbero qualsiasi persona ad un suicidio. Ma non lui.
Hannibal ha ancora Lei, il suo Diamante chiamato Clarice Starling.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarice Starling, Hannibal Lecter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Per troppi anni ho vissuto senza vivere realmente la vita, aggrappandomi solamente alla memoria , labile sostegno di una vita priva d'essenza.
Quante volte , ormai stanco della stessa visione, chiudendo gli occhi , mi facevo trasportare dalla memoria in lande ormai dimenticate e distrutte che continuavano a vivere  solo nei miei ricordi?
Troppe per esser elencate, troppe per un uomo ed una vita sola.
Per 8 anni non ho visto il Sole, per 8 anni non ho visto un Cielo, per 8 anni non ho visto il susseguirsi delle Stagioni, per 8 anni non ho visto la Vita.
Pensate che stia esagerando?
Richiudete un uomo in una cella con l'unica visione di se stesso, osservate gli effetti.
Quell'uomo, prima rabbioso contro il mondo per la sua sventura, finirà col commiserare la sua sorte ed imputare le colpe dell'intero Cosmo alla sua persona ormai piena di tutti i peccati e che anche l'Inferno, a suo dire, ha rigettato.
Provate ad allontanarvi dalla società per qualche tempo, proverete all'inizio un senso di liberazione, ma poi?
Quella libertà così solitaria vi basterà? Vi basterà più? Cercherete un modo per tornare in un Mondo che non vi vorrà più.
I miei esempi sono così assurdi , dite?
Vivere senza la Vita pensate che sia davvero possibile?
Vivere senza un Sole che ti scaldi la pelle, senza una brezza e un temporale che ti rinfreschi l'anima, senza una Donna che ti scaldi la Carne ... Pensate davvero che questa sia vita?
Vale la pena di vivere così, in questo modo così miserevole?
Tanto vale uccidersi, direte voi, mio pubblico.
Troppo semplice.
La codardia non dovrebbe far parte dell'uomo e della sua indole, ma essendo l'uomo un animale strano, ancora mi stupisco delle sue fughe.
Se seguissi questa via, mi sarei già tolto la vita in qualche buffo e insolito modo ( per morire ci sono così tante via come lo sono quelle del Signore non credete?) , ma ancora adesso, dietro queste sbarre, rinchiuso in questa cella, non posso fare a meno di amare la Vita come un bambino che scopre il Sole , la Luna e le Stelle per la prima volta.
Quel "fanciullino" , come diceva Pascoli, in me ancora non è morto.
Sono troppo attaccato alla Vita per morire in questa cella, sotto la sorveglianza di questi mostri che chiamano carcerieri.
Ricordo ancora le Stelle e la Luna per poter morire così precocemente.
Il ricordo di quella luce così innaturale è ancora impresso nella mia memoria in maniera indelebile.
Solo il Tempo potrà cancellare ciò che ricordo.
Allora sarà veramente la fine.
E quando i ricordi scivoleranno via dalla mia mente, non avrò più niente a cui aggrapparmi tranne ad una ragazza, una giovane donna dai capelli castani, dal viso dolce e dagli occhi combattivi e pieni di paura.
L'unica donna che in otto anni sia venuta da me, l'unica donna che non abbia mai avuto paura del mio passato e dei mie denti, l'unica che sia mostrata gentile e disponibile con quello che chiamano " Il Cannibale di Baltimora".
Una donna rara, un diamante allo stato grezzo.
Ricordo ancora la prima volta che ci vedemmo, sapete?
Una ragazza timida, vestita e ripulita alla bene e meglio , pronta a svolgere il suo lavoro, pronta a sacrificarsi per un'istituzione chiamata FBI.
Come era buffa quella ragazza!
Ricordo la paura volare nei suoi occhi e attraversare veloce tutto il volto, ricordo con esattezza la sua voce, tremante prima e decisa poi, con che gentilezza si mostrava a me.
Ed io potevo mai esser scortese con un esser così?
Mai, la maleducazione non fa per me, non l'ho mai sopportata e mai la sopporterò sulla bocca degli altri.
Era spaventata, ma ciò non impediva l'instaurarsi di una piacevole conversazione, la prima dopo 5 anni di solitudine, di discorsi fatti solamente con le persone che abitavano i miei ricordi.
Cercava, pensate un po', di sottopormi un questionario banale per la catalogazione dei cosiddetti "Mostri" per tracciare un profilo psicologico di quelli che definivano "Pazzi".
Me lo sottopose con un sorriso ed io, con un altro sorriso, glielo rimandai indietro.
Non mi faccio catalogare come il bestiame, ho una certa dignità e questo la donna riuscì a capirlo.
Non potei non notare nei suoi occhi un velo di tristezza di fronte alla mia non collaborazione, ma non potevo di certo sottopormi ad un test come quello soprattutto se era una allieva di Crawford, quel losco individuo, capo di non ricordo quale dipartimento dell'FBI , a sottopormelo.
Eppure in lei c'era qualcosa che tutti gli altri parevano non avere.
Gentilezza in primis e curiosità per il mio stato.
Non nego che non sapesse chi fossi ( era impossibile non saperlo in quegli anni ) eppure ciò non le impediva di condire la nostra conversazione di gentilezza e premure.
Era un tipo interessante che avrei voluto conoscere in profondità, ma le sbarre e la mia condizione mi impedivano qualsiasi contatto umano che non fosse unicamente un dialogo nel quale si contrapponeva un vetro così spesso da far ribalzare voci e sentimenti.
Scappò da me , delusa di quel colloquio infruttuoso.
Ma tornò velocemente quando mi accorsi che Migg (colui che abitava la cella accanto alla mia ) aveva prima insultato con parole e poi con fatti la Non ancora Agente dell'FBI.
La chiamai velocemente, con forza, con rabbia.
Da anni la mia voce non era così dura e così preoccupata, da anni non sforzavo in un modo così prepotente le corde vocali .
La donna, inorridita e schifata, tornò avvicinandosi al vetro che ci separava.
Un vetro spesso che doveva separare i nostri corpi, le nostre menti e le nostre azioni.
Mi appoggiai ad esso guardando la donna negli occhi.
Notai paura per l'accaduto e per quella che può esser definita la mia "vicinanza".
Non ricordo di esserle stato così vicino, di averla guardata così profondamente negli occhi, di aver potuto aspirare a quel contatto umano che per troppi anni mi era stato precluso dalla Legge degli Stati Uniti.
Almeno fino ad adesso...

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