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Autore: Agapanto Blu    05/09/2014    1 recensioni
(LuzeCentric!)
***
Quel ragazzino… Quel ragazzino era la causa di tutto.
Aveva sedotto Luka, lo aveva portato al tradimento usando quell’amore e quella gentilezza che nessun altro gli avrebbe mai dato, lo aveva ingannato e poi aveva ‘dimenticato’. Sempre che avesse dimenticato sul serio, cosa di cui Luze non era certo.
Non dimentichi la persona che ami, non se i tuoi sentimenti sono sinceri.

***
I pensieri e le emozioni di Luze nei confronti di suo fratello, mentre lo spia da lontano su ordine di Reiga.
Affetto e Odio si amalgamano nella mente del Duras fino ad essere indistinguibili l'uno dall'altro: quale verità sceglierà il Crosszeria dagli occhi ametista? Detesterà il fratello che l'ha tradito o accetterà la metà con cui condivide nascita, aspetto e sangue?
-Sulle note della canzone "Le Piaghe" dal film "Il principe d'Egitto", ho usato il testo come parte integrante della storia, nei dialoghi e nei pensieri dei personaggi.-
***
Dedicata a Brokeback91 per il suo compleanno, anche se un po' in anticipo :)
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Così disse il Signore
 


 
Così disse il Signore:
-Siccome hai rifiutato di liberare la mia gente,
per tutto il Regno d’Egitto
manderò una pestilenza ed una piaga,
nella tua casa, nel tuo letto,
nei tuoi ruscelli, nelle tue strade,
nella tua acqua e nel tuo pane,
sul tuo bestiame, sulle tue pecore,
sui tuoi buoi nei tuoi campi,
nei tuoi sogni, nel tuo sonno,
fino a che ti spezzerai, fino a che non cederai.-
 
-Dice il Signore: Lascia andare il mio popolo perché mi possa servire!-

“Lo troverei toccante, se non fosse anche incredibilmente ironico.”
Luze sollevò lo sguardo dalle pagine ingiallite e crepitanti, rese sottili come fumo e fragili quanto cristallo dal passare di una quantità di anni che, invece, a malapena avevano intaccato il suo corpo. Il demone dagli occhi ametista richiuse il volume nella sua mano sinistra con un tonfo soffocato dalla polvere e abbassò il braccio lungo il proprio fianco per rimanere fermo e dritto di fronte alla figura del suo master che oltrepassava la soglia della biblioteca.
Il castello di Reiga ad Infernus non aveva nulla da invidiare ad un qualsiasi maniero del mondo umano, ma era molto più grosso e decisamente meno…vivo così, dal momento che ancora il suo padrone non era forte a sufficienza per mantenerlo nel mondo umano, il guerriero Crosszeria si ritrovava spesso a vagare per i corridoi infiniti e cupi, calpestando con relativa forza le pietre quasi violacee dei pavimenti solo per sentire il suono dei suoi passi rimbombare tra le pareti. Non era abituato al silenzio, aveva sempre vissuto a stretto contatto con altri schiavi anche quando era a servizio di altri padroni, ma da quando era stato evocato dal Necromancer l’alternativa era la solitudine o la compagnia di Cadenza ed Elegy.
Luze avrebbe preferito morire divorato da un esercito di formiche, piuttosto che avere a che fare con i due Generali. Più volte in passato quei due avevano sfruttato la loro posizione per umiliarlo, per divertimento o per vendetta nei confronti del suo gemello, e pertanto l’unico istinto che il giovane dai lunghi capelli neri riusciva a provare alla loro vista era un forte desiderio di uccidere che, però, sarebbe andato contro gli ordini del suo master.
Reiga non si sprecò a chiudere la porta della biblioteca alle proprie spalle, ma si avvicinò a Luze lasciando che il proprio mantello blu ondeggiasse appena, rivelando le fattezze sottili e minuziosamente accurate della sua divisa, simile a quelle dei demoni di Infernus ma molto più ricca per ricordare il suo status di evocatore.
Il Crosszeria invece non portava la propria, in quel momento. Odiava la sensazione di appartenenza che quell’abito gli dava, gli pareva di essere parte di quel mondo che detestava, perciò la evitava come la peste quando non era richiamato ad incarichi ufficiali. In quel momento, vestiva solo dei morbidi pantaloni neri infilati negli alti stivali di pelle dello stesso colore e una lucente camicia candida lasciava scoperta la parte superiore del suo petto attraverso due bottoni slacciati. I capelli corvini, lunghi fin oltre la vita, erano lasciati sciolti e liberi sulle spalle in definite ciocche che li rendevano simili a rivoli di pece scintillante. A differenza di suo fratello, Luze non apprezzava esporre la propria pelle, pertanto vestiva sempre abiti consoni alla decenza e ritrovava nella propria chioma un barlume di protezione per quando, come in passato era accaduto, gli abiti lui veniva costretto a toglierli.
“Allora…” continuò Reiga lasciando che le proprie ciocche alabastro, lunghe solo fino alla linea della mascella, ondeggiassero piano attorno al suo volto, “Trovi la tua lettura interessante?”
Gli occhi grigi del Necromancer saettarono al dorso del libro mentre Luze lo rimetteva a posto nello scaffale alla sua destra, ma questi ignorò la domanda.
“Posso fare qualcosa per voi, padrone?” chiese mentre si voltava nuovamente verso il suo interlocutore.
Reiga diede le spalle al proprio subordinato per raggiungere la finestra di fronte alle scaffalature.
“Cadenza è stato richiamato.” spiegò, “Dopo che tuo fratello lo ha così palesemente sfidato e ferito, è diventato incontrollabile. Preferisco tenerlo sotto controllo ancora un po’, prima di rimandarlo tra gli umani. Elegy, dal canto suo, è come sai ancora ferito, sempre per mano di tuo fratello. Non mi resta altra scelta che mandare te sulla Terra al posto loro.” Reiga si voltò, lasciando la luce della Luna Rossa alle sue spalle rendesse la sua figura scura e a malapena distinguibile, “Si tratterà solo di una raccolta di informazioni sugli attuali movimenti della famiglia Giou: posso sperare che almeno tu riesca a tornare da me con dei risultati soddisfacenti senza che Luka ti costringa ad una riprovevole ritirata?”
Luze si morse la lingua per non rispondere malamente a quell’affermazione. Non poteva dire di rispettare il suo master, ma era un padrone migliore di molti altri: con Reiga, obbedire era sufficiente ad evitare una qualsiasi violenza e il Necromancer non aveva mai nemmeno preteso servigi di genere diverso dalla lotta con gli Zweilt. Luze non lo apprezzava, ma apprezzava essere suo famiglio dal momento che il suo status era notevolmente migliorato. Con la storia che aveva alle proprie spalle, poi, Reiga aveva anche suscitato la sua comprensione: il tradimento bruciava molto di più se consumato in famiglia, l’emarginazione era qualcosa a cui ci si abituava ma l’umiliazione che ne conseguiva non smetteva mai di pulsare.
“Master.” rispose solamente, chinando la testa con rispetto mentre già sentiva il raggio d’azione dei propri poteri allargarsi permettendogli di raggiungere con la propria coscienza il mondo umano.
Svanì prima di vedere la lieve piega di un sorriso sulle labbra del suo padrone.
 
-Manderò uno sciame, manderò un’orda.-:
così disse il Signore.
 
Luze rimase fermo, nascosto nell’ombra della porta che dava sul tetto di un edificio vicino alla scuola che gli Zweilt frequentavano. Non c’era nessuno né nella strada né alle finestra, era il pieno della mattinata, ma lui non era così stupido da pensare che Luka non fosse lì da qualche parte, abbastanza vicino da percepirlo se solo si fosse avvicinato di un passo ancora alla Luce del Dio.
Sbirciando la figura di quest’ultima attraverso una finestra, Luze si chiese per l’ennesima volta che cosa suo fratello avesse visto in quel patetico ragazzino umano dai capelli ramati e gli occhi color ambra. Certo, nelle vite precedenti poteva concedergli di essere stato una donna di una bellezza eterea e sottile, ma il sesso del partner non era qualcosa che avesse mai preoccupato i demoni come accadeva con gli umani: abituati alla ricerca anche del minimo piacere, le creature di Infernus non potevano essere più indifferenti alle particolarità dell’oggetto che permetteva loro di raggiungere anche la più effimera delle beatitudini. Ora, indipendentemente dalla bellezza efebica che aveva mantenuto in parte, era comunque solo un ragazzino senza memoria del proprio passato che a malapena vedeva Luka come un amico, figurarsi un compagno di vita o anche solo di letto.
Luze pensava che il suo gemello si stesse solo ostinando in una storia senza uscita, masochista come probabilmente era sempre stato, e questo lo irritava ancora di più. Avesse tradito per qualcosa, avrebbe avuto una ragione valida a giustificare i suoi gesti e lui avrebbe potuto odiarlo senza pensieri; ma in quella situazione… Perché Luka non se ne andava?, che cosa lo teneva così attaccato a quell’esistenza fragile e temporanea? Quel Yuki era così dannatamente inferiore e stupido e ingenuo e… Luze neanche aveva voglia di stare a contare tutti i suoi difetti.
Il Crosszeria fece vagare lo sguardo sui tetti circostanti quando percepì una sottile vibrazione all’interno del proprio cranio, nella parte bassa della nuca, ma quando tracciò meglio la sensazione capì che Luka non l’aveva individuato. La sua presenza veniva dal basso, doveva essere in strada, e lui non si era preoccupato di nasconderla quindi non stava cercando di prenderlo di sorpresa. Luze, silenzioso, andò a camuffare la propria per non essere scoperto.
Un’auto rossa apparve da dietro la curva e andò a fermarsi davanti al cancello della scuola. Quando la portiera dell’autista si aprì, la sagoma alta e longilinea che ne uscì quasi gli strappò un ruggito di furia pura e devastante. Mentre lo fissava appoggiarsi all’auto per attendere il suo ‘master’, Luze poteva immaginare il sapore del sangue di Luka sulla lingua. Avrebbe avuto lo stesso gusto del suo, dei momenti in cui si era morso la lingua per non urlare dal dolore sotto le torture dei suoi precedenti masters e delle volte in cui si era leccato le ferite perché la saliva era tutto ciò che avesse a disposizione per disinfettare tagli e bruciature. Non sembrava una prospettiva allettante, eppure il suo corpo bramava così tanto di affondare i denti nella carne viva del suo gemello, di riprendersi ciò che l’egoismo di quest’ultimo gli aveva strappato, quella metà che si era preso per sé alla loro nascita…
I suoi occhi ametista puntavano la nuca di Luka con tanta intensità da fargli sperare quest’ultima non reggesse alla pressione ed esplodesse definitivamente una buona volta. E pensare… E pensare che una volta avrebbe dato tutto pur di conoscere veramente Luka, pur di potersi riunire a quella metà che tanto in alto era salita nella gerarchia di Infernus, quella figura che faceva sperare tutti i Crosszeria in un futuro di potere, uno scenario in cui la loro famiglia fosse così temuta da porre fine alla propria schiavitù solo con un’occhiata a quelli che superbamente osavano definirsi i loro padroni.
Una volta ti chiamavo ‘Fratello’., realizzò Luze fissando il gemello, lasciando che momenti del passato emergessero nella sua memoria spingendolo ad immaginare un dialogo con Luka senza spettatori né schieramenti, senza lame che cozzavano tra loro e scintille che brillavano davanti ai loro occhi prima di cadere sulle loro braccia e sui loro volti, causando dolori così infinitesimali da non essere nemmeno registrati, Una volta pensavo che la possibilità di farti ridere fosse tutto ciò che avessi mai desiderato.
 
-Manderò il fulmine dal cielo,
manderò il fuoco che piova a dirotto.-
 
La sagoma bassa e minuta della Luce dei Giou corse verso Luka. Arrivò da lui con tanta velocità da far pensare ad impazienza e gli si fermò di fronte per scambiare alcune parole.
Perfino da quella distanza Luze riuscì a vedere il sorriso sul suo volto mentre piegava la testa da un lato, forse per qualcosa che Luka aveva detto. Quando poi il ragazzo biondastro aggirò l’auto per salire al posto del passeggero e i suoi occhi viola scrutarono il viso di Bloody Cross intento a sedersi a sua volta, anche il volto del demone traditore mostrava un vago sorriso sulle proprie labbra, un’espressione che mai aveva vestito ad Infernus.
Luze strinse i pugni quando una morsa gli serrò lo stomaco.
E anche adesso, realizzò, vorrei che Dio avesse scelto qualcun altro a servire come tuo nemico in nome Suo. I suoi occhi si chiusero in automatico mentre la verità lo colpiva allo stomaco come un maglio rovente. Combattere contro Luka… È l’ultima cosa che volevo.
 
-Manderò una grandine di ghiaccio rovente
su ogni campo, su ogni città.-
 
Il ruggito che spezzò il muro dei suoi denti, gli arricciò le labbra, scoprì le sue zanne e illuminò le sue iridi di minaccia e violenza, di sete di sangue pura e semplice, si diffuse nell’aria attorno a lui quando l’auto si allontanò lungo la strada.
Che cosa diamine sto facendo?!
La sua stupidità lo fece sibilare mentre scattava all’inseguimento della macchina. Si era fatto confondere, aveva abbassato la guardia quando lui avrebbe dovuto saperlo meglio di chiunque altro.
Era nella natura di Luka, nel suo essere demone tra i demoni e nel sangue del Re che gli scorreva nelle vene, nella sua bellezza senza pari anche tra le creature delle Tenebre e nella sua compostezza: ammaliava. Nessuno, né umano né demone, poteva resistergli. Era il suo dono e la sua maledizione essere desiderato, per il suo corpo o per il suo viso o per il suo potere, da chiunque lo vedesse. Anche Luze aveva pagato quel prezzo e avuto quel dono, ma in Luka il tutto era amplificato dai poteri di Satana che correvano nel suo sangue e dai suoi occhi argentei come la luna che contrastavano con la chioma corvina comune ad entrambi. Era un demone, turbava la sua preda portandola a desiderare il proprio cacciatore con stupida cecità e lui per poco non vi era cascato a sua volta, pur essendo consapevole del rischio.
Idiota!, si disse mentre l’auto di suo fratello e del suo patetico protetto passava il cancello della Mansione del Crepuscolo, la casa degli Zweilts.
Luze fissò la sagoma del palazzo al di là del Kekkai, usando i suoi poteri per penetrare la barriera almeno con la vista. Quella costruzione era un castello, enorme e imponente, che avrebbe potuto ospitare comodamente un centinaio di persone ma era abitato da neanche una ventina d’anime.
Chiuse gli occhi mentre l’indignazione montava in lui e la sua mente gli mostrò le capanne nelle catacombe sotto il palazzo di Lucifero in cui vivevano gli schiavi senza padrone, le celle in cui venivano rinchiusi i combattenti più forti e i bambini strappati alle famiglie per essere sbattuti nelle mani dei Generali ed essere brutalmente addestrati a combattere, la sagoma ovale della piccola arena in cui i ragazzini venivano fatti lottare tra loro come cani per la semplice promessa di un pasto che calmasse i crampi allo stomaco, le stanze lussuose dei padroni, i tappeti sottili messi come cucce più che giacigli ai piedi dei letti a baldacchino, le lenzuola di seta rese bollenti da una passione imposta e raramente ricambiata.
Il freddo, il caldo, i gemiti, i pianti, le grida, il fumo, il sudore, le catene, i roghi. Il dolore. Era tutto scolpito dietro le sue palpebre in un macabro memento di chi fosse, da dove fosse partito e dove sarebbe sempre e inevitabilmente tornato, indipendentemente da quanto bene o male lo trattasse il padrone di turno.
Questa era casa mia. Tutto questo dolore e questa devastazione., ricordò, a se stesso e a Luka, Come mi tortura dentro…, riaprì gli occhi, fissando la casa degli Zweilts con la stessa rabbia con cui aveva fissato Luka poco prima e nella sua testa era proprio suo fratello che le sue iridi stavano incenerendo, Tutti innocenti che soffrono per la tua testardaggine e il tuo orgoglio.
 
-Manderò le locuste nel vento
come il mondo non ha mai visto,
su ogni foglia, su ogni stelo,
finché non rimarrà nulla di verde.
Manderò il mio flagello, manderò la mia spada.-
Così disse il Signore.
 
Alcuni giorni dopo, Luze osservava silenziosamente Luka camminare a pochi passi di distanza dal suo Yuki, stretto tra la Zweilts biondiccia e quell’altro ingordo. Non sembrava disturbato dal fatto che il suo master non lo stesse considerando, che avesse tanto contatto fisico con un altro uomo – o forse si sarebbe dovuto preoccupare di più della femmina, ora che la Luce del Dio era un maschio? – e nemmeno tentava di avvicinarsi, di parlargli, di riprenderselo. Se ne stava buono e silenzioso a camminare sulla linea dell’ombra di quel ragazzino patetico, esattamente come ci si sarebbe aspettato dal cane che era.
Sarebbe stata presto Valpurga e solo Luze sapeva ciò che questo significava realmente per suo fratello: i poteri di tutti i demoni venivano amplificati, ma quelli di Satana venivano addirittura centuplicati. Non sarebbe stato nulla di visibile ad occhio esterno, ma il sangue del Re nelle vene di Luka avrebbe iniziato a bruciarlo dall’interno – memento della propria presenza e punizione per il suo tradimento –, ogni singola goccia sarebbe diventata incandescente come lava e non si sarebbe fermata ma avrebbe continuato a scivolare nel corpo che la accoglieva, indifferente alla sofferenza immane che causava. Ogni vena e arteria, ogni organo interno ed ogni osso, perfino gli occhi e la bocca, ogni singolo minuscolo capillare, per non parlare del cuore che era il centro pulsante di tutto l’apparato: tutto per Luka sarebbe diventato immediatamente di fuoco, per lui sarebbe stato come venire arso vivo su un rogo lento e inestinguibile. Eppure, Luze ne era certo, avrebbe ingoiato il proprio dolore e finto di stare bene per poter combattere e difendere il proprio padrone da tutti i nemici che in quella notte sarebbero accorsi, ben più numerosi che in qualsiasi altro momento.
E la Luce del Dio e gli Zweilt non avrebbero mai scoperto la dedizione di Luka, mentre tutti i demoni che lo conoscevano di nome, che sapevano quanto Lucifero avrebbe pagato per riavere indietro il suo servo prediletto, quanto potere avrebbero guadagnato dal suo sangue, avrebbero posto i loro occhi su di lui sapendolo indebolito da quel dolore allucinante.
Luze strinse i pugni. Più suo fratello combatteva, più aumentavano i nemici che si chiamava addosso e tutto per un ragazzino che nemmeno si ricordava di lui.
Tu, che chiamavo fratello, perché devi chiamarti addosso un altro colpo?
Gli occhi di Luze saettarono a Yuki.
 
-Manderò il mio flagello, manderò la mia spada.-
 
Quel ragazzino… Quel ragazzino era la causa di tutto.
Aveva sedotto Luka, lo aveva portato al tradimento usando quell’amore e quella gentilezza che nessun altro gli avrebbe mai dato, lo aveva ingannato e poi aveva ‘dimenticato’. Sempre che avesse dimenticato sul serio, cosa di cui Luze non era certo.
Non dimentichi la persona che ami, non se i tuoi sentimenti sono sinceri.
Yuki rideva con i due Zweilt accanto a lui. Luka rimaneva indietro, senza intromettersi.
Se solo quel ragazzino non fosse mai esistito… Se il suo gemello non si fosse fatto abbindolare dalle sue bugie… Loro due sarebbero stati ancora fratelli, Luka sarebbe stato il Crosszeria più potente mai esistito nella storia e anche i Generali Opast lo avrebbero temuto. Avrebbe potuto addirittura liberare la loro famiglia dalla schiavitù, se solo quella donna non l’avesse portato via da loro.
Luka non capiva, ma Luze vedeva benissimo. Vedeva suo fratello in ginocchio davanti ad un fantasma, pronto a tutto, anche a morire, pur di ottenere anche solo un’occhiata fulminea e sbadata. Era il demone più forte dell’Inferno e si comportava come il più misero dei mendicanti.
Era disgustoso, umiliante per tutta la loro razza che in ginocchio era costretta a viva forza da quel peccato che Luka aveva ripetuto.
Il tradimento bruciava l’anima di Luze, vi apriva grossi buchi che si ingigantivano fino a lasciare solo sporchi lembi penzolanti dalle sue ossa e poi continuava fino a lasciare solo cenere dietro di sé. Era veleno nella sua gola, lama nella sua carne, carbone ardente sulla sua pelle; era irritante e rovente, doloroso e inclemente. Era l’acqua che l’aveva dissetato nelle ore accanto ai bracieri quando forgiava spade per un padrone che rideva nel frustarlo, il pane che l’aveva nutrito nei giorni incatenato al soffitto della sua cella mentre attendeva che un nuovo signore venisse a prenderlo, la lucidità cui si era aggrappato nelle notti tra lenzuola di seta che lo incatenavano come rovi a maiali cui avrebbe solo voluto tagliare la gola.
E Luka… Luka era sfuggito a tutto questo…per cosa? Per seguire un quindicenne indeciso e debole nel suo pomeriggio di shopping con gli amici?! Per fargli da guardia del corpo e amarlo con la devozione di un fedele al proprio dio in cambio di un banale e squallido ‘Grazie’?! Davvero?!
Era come se...fosse Luka, adesso, a tenere prigioniera la sua famiglia. Avere la possibilità di liberare qualcuno e non farlo equivaleva ad esserne il carceriere.
Lascia andare la mia gente., ruggì la mente di Luze, Lasciali andare, Luka.
 
-Così disse il Signore.-
 
Luze strinse i denti, unico movimento che potesse fare senza essere notato, prima di entrare nel salone del palazzo di Satana.
A differenza di suo fratello, che vi aveva praticamente vissuto per la maggior parte della sua vita, lui non aveva mai calcato i pavimenti dei piani sul livello del terreno o addirittura sopraelevati del castello; aveva visto solo le sue segrete, dove era stato rinchiuso quando era diventato un guerriero veramente pericoloso, e le catacombe sottostanti dove venivano ammassati gli Zess che per un motivo o per l’altro non soddisfacevano i gusti degli altri demoni, le donne che non sapevano combattere e i bambini ancora troppo piccoli per iniziare l’addestramento.
Non poteva dire di essere contento di questo cambiamento.
Era nel bel mezzo della missione per il suo master quando la voce di Lucifero gli era entrata nel cervello e lo aveva chiamato a presentarsi a lui. L’ordine era stato tanto perentorio da non lasciargli scelta e Reiga gli aveva concesso di obbedire, forse perché sapeva che altrimenti il Re dei demoni non avrebbe esitato ad eliminare il suo subordinato.
Luze oltrepassò la porta e percorse i quattro passi che lo distanziavano dal centro del salone, si fermò di fronte al trono immerso in un’ombra troppo fitta per intuire la sagoma che vi sedeva sopra quindi si inginocchiò per terra e si tolse il cappello per portarlo al petto.
“Mio Signore?” chiese, a voce bassa per non mostrarsi arrogante.
‘Tu, che chiamavo fratello, come sei arrivato ad odiarmi tanto?’
Luze si irrigidì e sgranò gli occhi, scioccato, sentendo la propria stessa voce, differente da quella di Luka solo perché appena di una tonalità più squillante, sibilare quelle parole – che forse la sua mente aveva solo vagamente pensato – in un tono sarcastico e maligno, palesemente teatrale. Per un lungo istante non seppe cosa fare, poi una mano guantata di velluto nero si posò sotto la sua mascella accogliendola su di sé con delicatezza e con rudezza invece gli fece sollevare la testa.
Gli occhi ametista si sgranarono, la gola iniziò a bruciare, la bocca si asciugò improvvisamente e una terribile e inarrestabile paura crebbe in lui alla vista del sovrano.
Satana era di una bellezza raffinata e maestosa con la mascella squadrata incorniciata da baffi aristocratici e da una barba curata, i suoi occhi erano rosso cremisi ed erano incorniciati da lunghe ciglia mentre i capelli, della stessa tonalità scarlatta, erano tirati indietro e legati in una morbida coda di cavallo. Era alto e ben piazzato di spalle, sulle labbra aveva un sorriso vago ed evanescente ma tutto, ogni singola cosa di lui, sembrava urlare ‘pericolo’.
Luze immaginò essere al suo servizio per più di quattrocento anni e tremò al solo pensiero.
È questo ciò che vuoi?” gli chiese Lucifero, la voce morbida quanto i guanti. Probabilmente anche i capelli e la pelle avevano quella stessa consistenza delicata e calda, ma a Luze continuavano a venire i brividi. “Desideri il destino di tuo fratello, Luze? Desideri essere al suo posto…traditore come lui?”
Luze sgranò gli occhi ancora di più.
Quelle parole…erano un’accusa molto grave. In quel momento, il Duras capì che dalle sue risposte sarebbe dipesa la sua vita.
 
-Manderò lo sciame, manderò l’orda.-
 
“Io non…”
“Non mentirmi, Luze. Non ti conviene.”
Il Crosszeria si sforzò di non deglutire, ma scosse un po’ la testa.
“No, mio Signore.” assicurò, mantenendo la voce appena più forte di prima, per ribadire la sua fermezza.
Gli occhi di Lucifero lo indagarono ancora per un attimo, quindi egli piegò un po’ la testa da un lato.
“Chiudi gli occhi.” ordinò e Luze fu lesto ad obbedire pur di sfuggire a quella vista, maestosa ma terrificante allo stesso tempo.
La mano di Satana scivolò sulla sua guancia sinistra, carezzò la sua pelle e poi gli spostò i capelli all’indietro per stringerli in un pugno delicato che nemmeno fece male alla nuca del demone. Tenne le ciocche strette e le nascose e Luze capì. Capì che Satana lo stava temporaneamente rendendo suo fratello e rivoletti sottili di sudore gelido gli corsero giù per la schiena. Prima che potesse decidere cosa fare, il Re parlò ancora.
“Gli sei così simile.” disse, “È per questo che mi sento in dovere di chiarire alcune cose con te, dal momento che sei il suo gemello. Non vorrei mai anche tu ti facessi venire delle idee balzane come quelle che tuo fratello ha scelto di seguire. Mi capisci, vero?”
Luze tremò appena, ma annuì e le mani di Lucifero lasciarono il suo viso e i suoi capelli ma fili di ombre gli avvolsero le braccia per tirarlo delicatamente in piedi. Il demone obbedì e si rialzò, aprì gli occhi in tempo per vedere Satana tornare ad accomodarsi sul proprio trono e provò una sensazione di sgomento all’idea di essere sopravvissuto alla vicinanza di una tale creatura.
Il Re si sedette sul proprio scranno, posò le mani sui braccioli e lo fissò dritto negli occhi.
Allora, Luze,” continuò, la voce ora un po’ più fredda e dura, “lascia che il mio cuore si indurisca e non si curi più di quanto alto il prezzo possa crescere.” Il Duras provò a dire qualcosa, ma gli occhi rossi di Lucifero si illuminarono minacciosamente e il demone sentì qualcosa avvolgergli la gola, serrandola in una morsa per alcuni istanti prima di svanire. “Non mi interessa cosa pensi, Luze Crosszeria.” continuò il sovrano mentre il demone tentava di deglutire e si stringeva il collo in una mano, “Non mi importa quanto forte tu credi sia tuo fratello o cosa hai passato fino ad ora, né i tuoi patetici sogni da ragazzino maltrattato o le tue idee da rivoltoso fallito. Qualsiasi cosa tenterai, io la distruggerò sotto i tuoi occhi; ogni minima resistenza che organizzerai, la spezzerò e l’annegherò nel sangue della tua famiglia. Alla fine, tutto ciò che avrai fatto, non conterà nulla di fronte al costo che dovrai pagare.” Un sorriso lieve, crudele, sollevò le labbra di Satana. “Sarà sempre e comunque così. Io non lascerò mai andare la tua gente.
 
-Così disse il Signore.-
 
Luze sentì il gelo nel proprio corpo mentre i suoi occhi, sgranati, registravano illusioni dei massacri che Satana aveva promesso.
Era stato su abbastanza campi di battaglia da potersi figurare le pile di cadaveri con precisione agghiacciante, il sangue che correva in rivoletti a disegnare un’enorme e tremolante ragnatela sulla terra mentre tingeva quest’ultima di un nero innaturale e identico a quello delle ombre che attorniavano Lucifero, il fumo che copriva il cielo e la sensazione di soffocamento data dal calore dei fuochi e dal dolore delle ferite e dalla patina di sudore sulla pelle. Nella sua mente, gli Zess ammassati nelle catacombe pativano una fine ancor peggiore, rinchiusi come topi in gabbia senza possibilità di fuga né armi per difendersi, chiamati con il proprio vero nome e forzati ad inginocchiarsi da soli di fronte al proprio boia oppure costretti ad uccidersi a vicenda, madre con figli e fratello con fratello e amante con amante… La portata di quel genocidio distrusse Luze nel profondo, spazzò via ogni suo rimasuglio d’orgoglio e lo piegò nello spirito lasciandolo a malapena in piedi nel corpo.
Deglutì ancora e di nuovo chiuse gli occhi, tentando di sfuggire allo sguardo di Satana nel quale sapeva che da quel momento in poi avrebbe sempre rivisto quello stesso macabro scenario.
Così disse il Signore.” rispose, la voce fredda e gelida mentre si inchinava.
Lucifero scoppiò a ridere, poi schioccò le dita e Luze si ritrovò nel mondo degli umani, in piedi in un vicolo poco lontano dalla Mansione del Crepuscolo.
Appoggiò una mano al muro, si piegò su se stesso e vomitò per terra.
 
-Non lascerò andare la tua gente.-
 
Reiga entrò nella biblioteca quando percepì il ritorno di Luze, ma si fermò, sorpreso, nel trovarlo con in mano il libro che lo aveva sempre accompagnato nell’ultimo mese e di fronte a sé, sul tavolo, un braciere acceso la cui fiamma crepitava leggermente mentre gli illuminava il volto di luci rosse e arancio e gialle.
“Già di ritorno?” chiese, avvicinandosi.
“Ne siete deluso, padrone?” replicò Luze, sollevando su di lui le proprie gelide iridi ametista.
Reiga scosse la testa.
“Ammetto di aver temuto per un attimo che saresti stato ucciso.” spiegò sospirando, “Un’evocazione del Re degli Inferi non è quasi mai una cosa buona.”
Luze non rispose, ma tornò con gli occhi alla fiamma che stava attecchendo e Reiga lesse in quel suo contegno freddo che qualcosa, in quell’incontro, aveva turbato profondamente il giovane Crosszeria.
Non disse niente, però, e rimase a guardarle il profilo del suo servitore in attesa che questi facesse qualcosa, ma quando infine agì, Reiga sgranò gli occhi.
Luze gettò il libro tra le fiamme.
Lo guardò prendere fuoco, quindi si voltò verso il proprio evocatore.
“Avete altri ordini per me, Master?” chiese, apatico.
Reiga esitò, sbatté le palpebre un paio di volte prima di capire, quindi scosse la testa.
“No, sei libero di andare, Luze.” concesse, ma continuò ad osservare la sagoma del proprio servitore anche quando questi l’ebbe oltrepassato, fino all’istante in cui sparì oltre la porta della biblioteca chiudendosela alle spalle.
Quindi, gli occhi del Necromancer corsero alla copertina del libro per un’ultima volta.
“Cos’è successo, Luze?” mormorò, tra sé e sé, mentre il fuoco iniziava a divorare le lettere dorate del titolo.
The Bible.
 
Lascia andare la mia gente.



 
Lo so, lo so, non uccidetemi, per favore!
Povero Luze, gliene capitano sempre di tutti i colori nella mia testolina bacata ç.ç Che dire, ho sentito la canzone del cartone animato "Il principe d'Egitto" (titolo "Le piaghe", io non posseggo nulla) e...andiamo! Era PALESEMENTE Luze! Sembrava scritta apposta per lui! (Come avrete intuito, le parti della canzone sono quelle scritte in viola.)
Mi è sempre piaciuto Luze, amo e rispetto la devozione che porta alla sua famiglia e il fatto che -in fondo- il peggioramento delle condizioni di vita di questa per via del tradimento di Luka sia l'unico motivo per cui il nostro piccolo occhi-viola è furioso con suo fratello. Però ci sono momenti, sia nell'anime che nel manga, in cui sembra che lui non riesca veramente ad odiare il suo gemello e questo mi fa sciogliere: è esattamente il tipo di personaggio che piace a me, tormentato e insicuro! Awwwww! ^w^
Non confondiamoci, però, io amo Luka e Luka soltanto, Luze è tenero finché volete ma io faccio parte dei fan di suo fratello (NdLuze: E allora perché hai scritto un'intera lunghissima -e noiosissima- One Shot su di me? NdMe: Perché su tuo fratello ho già scritto una Long di sei capitoli, gneeee! ... 'Attenzione, all'interno del programma potranno essere inseriti prodotti a scopo pubblicitario' v_v) perciò non scherziamo. Luka è Luka. Luze è Luze.
Detto questo, tanto per chiarire, sì, il libro che Luze stava leggendo all'inizio della storia e alla fine è la Bibbia: la citazione in viola all'inizio è l'introduzione della canzone, ma quella in corsivo nero viene dal libro dell'Esodo ed è l'ordine che Dio dice a Mosè di riferire al Faraone, ogni volta facendolo seguire dalla minaccia di una delle piaghe appunto.
Che altro dire? Ho denigrato sia Yuki che Tokho (che ho definito 'biondastra') e Tsukumo ('ingordo', ma poverino!, ha solo molta fame, ecco! v.v) ma sappiate che l'ho fatto solo perché Luze l'avrebbe fatto. Adoro Tsukumo, è uno dei miei personaggi preferiti, e anche Tokho è tenera, quindi non incolpatemi né linciatemi. Ho fatto ciò che ho fatto solo in nome dell'IC! (NdLuze: Che non hai rispettato comunque... NdMe: ç_ç Ma perché anche i miei personaggi devono maltrattarmi?! NdLuze: Io non sono un tuo personaggio. NdMe: DETTAGLI!)
Boh, direi che ho finito, anche perché Luze è arrabbiato con me per averlo fatto passare per la vittima della situazione, quindi...
A presto, dunque!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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